Il vescovo ai giovani: «Siate protagonisti del bene!»

«Siate  protagonisti del bene, perché questa è la vita. Siate gente che coinvolge gli altri e che camminano insieme, come i pellegrini». Questo l’impegno, ma al contempo anche l’augurio, che il vescovo Ambrogio Spreafico ha lasciato ai giovani delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino ritrovatisi nella serata di venerdì 22 novembre a Ferentino, nella chiesa di Sant’Agata, per vivere la Giornata interdiocesana della gioventù. A causa delle condizioni meteo, il programma è stato tutto concentrato nella bella e ospitale chiesa affidata ai padri Guanelliani, rispetto al preventivato pellegrinaggio per le vie di Ferentino, ma è stato comunque «un pellegrinaggio del cuore», come ha ricordato all’inizio don Luca Fanfarillo, responsabile della pastorale giovanile di Anagni-Alatri. Proprio quel cuore, ancora più grande perché rimarginato dalle ferite, che una operatrice e un’ospite della Comunità “In dialogo” di Trivigliano hanno aperto – senza nascondimenti e mezze frasi – ai giovani presenti, nella testimonianza che ha introdotto la serata. «In comunità facciamo sì un cammino in avanti, ma anche in profondità», ha detto Miriam ripensando a voce alta anche alla sua storia, al ritrovarsi inizialmente «con gente tossica come me che però mi dava testimonianza», e a quell’abbraccio con il Signore «perché lui voleva la mia stori così. E per questo gli sono grata». Una comunità, ha aggiunto, «dove condividiamo tutto, ma ci accorgiamo che fuori, in famiglia, a scuola, spesso non è così. E allora – ha concluso Miriam rivolgendosi ai presenti – sentitevi fortunati perché c’è chi vi vuole bene, chi vi ascolta». Un percorso che passa anche attraverso l’accettazione di limiti e sbagli personali, come ha testimoniato poi Francesca, 24 anni, ospite della Comunità dopo essere finita giovanissima nel vortice delle dipendenze: «Ancora non mi voglio tanto bene, ma ci sto provando!». In un crescendo di attenzione da parte dei ragazzi presenti, è quindi intervenuto il vescovo Spreafico: «Nella vita c’è bisogno di consolazione, di qualcuno che ascolta. Noi spesso non parliamo più perché magari ci vergogniamo o abbiamo paura, ma soprattutto perché non c’è nessuno che ci ascolta. Questa è una tragedia! E invece, bisogna avvicinarsi all’altro, dirgli: come stai? E la risposta può già essere qualcosa per cominciare a liberare quello che uno ha dentro, proprio come succede in Comunità», ha aggiunto il vescovo facendo riferimento all’operato della “In Dialogo” e del fondatore padre Matteo Tagliaferri «uomo saggio». Siamo in un mondo, ha aggiunto il vescovo, «in cui i prepotenti prima o poi troveranno un altro più prepotente. E così nascono le guerre. Ma non conviene essere violenti, cari giovani. Eppure in questo mondo manca la gentilezza, anche nel nostro mondo dove rischi di non trovare mai uno che si ferma perché preferisce fare lo sbruffone in giro per Frosinone o Ferentino. Poi magari è insoddisfatto e da qui vengono fuori quelle cose brutte che sono successe. E poi, quando uno uccide il padre, la madre, un altro ragazzo, ci chiediamo: ma perché è successo? Perché aveva il fuoco dentro!». Da qui l’invito a incasellare la vita su binari ben diversi «perché voi anche stasera siete insieme e avete la possibilità di confrontarvi, di pensare, invece di star sempre lì con il telefonino a chattare. Certo, oggi è difficile vivere, ma se non siamo con gli altri, non ce la facciamo. Noi siamo fatti per stare con gli altri!, non certo come milioni di ragazzi giapponesi, gli hikikomori, che se ne stanno tutto il giorno isolati. Bisogna fermarsi, ascoltarsi, parlarsi», ha rimarcato Spreafico, ricordando anche il recente «incontro molto bello» che i giovani hanno vissuto a Tecchiena Castello, prima di offrire anche un ricordo personale, che ha ancor di più calamitato l’attenzione dei giovani: «Quando ero a Roma, studiavo le lingue antiche, anche lingue un po’ mezze morte, finché un amico non mi ha detto: ma perché non vieni con noi, nelle periferie, a fare il doposcuola? Così ho iniziato, in quelle periferie, e mi sono salvato, perché se aiuti gli altri allora sì che sei felice!», si è avviato a concludere il suo intervento, non prima di aver lasciato quelle consegne-impegno di cui dicevamo all’inizio. La serata è poi proseguita con i giovani divisi in cinque gruppi per riflettere su quanto detto e per dare risposte ad altre domande, tracciate da don Francesco Paglia, responsabile della Pastorale vocazionale di Frosinone-Veroli-Ferentino. Il tutto prima del grande silenzio, che ha però parlato al cuore di tutti, dell’Adorazione, preparato peraltro in maniera semplice ma efficace dalle Francescane di Ferentino. A conclusione, il “mandato” consegnato ai giovani da Alina, ora a Patrica ma già missionaria in Costa d’Avorio: una piccola scatolina, con dentro un fiammifero e la dicitura “Accendi la speranza!”. Con l’augurio che i giovani consumino quello e mille altri fiammiferi. di Igor Traboni

“Un fiore per la missione”: la bellissima iniziativa dei ragazzi di Piglio

Quando si sente parlare di missionari, si immaginano sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si dedicano all’evangelizzazione ma che non fanno parte della nostra quotidianità. Noi ragazzi di Piglio, invece, è da qualche anno che abbiamo conosciuto Sabrina Atturo, una ragazza che lavora in Ciad con la Fondazione Magis e attraverso dei video abbiamo conosciuto anche don Giuseppe Ghirelli, un sacerdote missionario della nostra diocesi scomparso due anni fa, ma che vive ancora nei cuori di tante persone e, proprio attraverso un suo video, abbiamo capito che essere missionari non è soltanto portare il Vangelo o fare cose straordinarie ma essere missionari significa essere cristiani, quindi ognuno di noi può e deve essere missionario nei contesti in cui vive. A tal fine, sostenuti ed incoraggiati dal nostro parroco, don Raffaele Tarice e dalle nostre catechiste, per aiutare i missionari, abbiamo realizzato domenica 27 ottobre il mercatino “UN FIORE PER LA MISSIONE”. Per questa iniziativa sono stati allestiti ben cinque banchetti, in altrettanti punti del nostro paese di Piglio: uno presso la parrocchia di San Giovanni, un altro a Santa Maria, il terzo alla Giravota, il quarto alla Madonna delle Rose e l’ultimo a San Lorenzo. E con l’entusiasmo e la gioia che contraddistingue noi ragazzi, abbiamo coinvolto tutta la comunità: chi ha montato il gazebo, chi ha portato oggetti da vendere, chi ha pensato alla locandina per pubblicizzare l’evento, chi è andato al vivaio a prendere le piantine di violette … E poi, noi ragazzi del catechismo, dell’Azione Cattolica Ragazzi e giovanissimi di Azione Cattolica, che abbiamo venduto le piantine per raccogliere una piccola somma da inviare a Missio. Certamente questo contributo non risolverà le tante povertà del mondo, ma Santa Teresa di Calcutta diceva così: “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo, all’oceano quella goccia mancherebbe”. di Chiara Coseglia

Santi e altre figure: gli studenti di Trivigliano alla scoperta del Medioevo

Il 31 ottobre, nella classe 2B della Scuola secondaria di primo grado di Trivigliano, si è tenuto un evento speciale: il Festival del Medioevo. Un momento straordinario nato da una semplice domanda posta dai ragazzi ai professori qualche settimana fa: “Possiamo mascherarci ad Halloween?”. La risposta dei professori Valentina Cardinale, di Lettere, e Gabriele Ritarossi, di Religione, non si è fatta attendere e ha colto tutti di sorpresa. “Certamente!”,  ma con una condizione: niente zombie o mostri, tipici dell’immaginario di Halloween. Invece, gli alunni avrebbero interpretato personaggi del Medioevo, un’epoca che stanno studiando in classe, avvicinandosi così a figure storiche che hanno lasciato un segno indelebile. Così è nato il Festival del Medioevo, un’occasione per conoscere personaggi storici in modo originale e stimolante. Ogni studente ha scelto un personaggio medievale e ha preparato una breve presentazione, studiando costumi e dettagli storici con grande cura e dedizione, anche grazie al supporto delle loro famiglie. Il risultato è stato un’aula trasformata in un vero palcoscenico di storia e cultura, dove ogni alunno ha potuto incarnare un protagonista dell’epoca medievale. I ragazzi hanno messo in scena con entusiasmo le vite di alcune delle personalità più importanti del Medioevo: Simone ha interpretato Guglielmo il Conquistatore, raccontando la famosa Battaglia di Hastings e le sue gesta in Inghilterra; Davide ha impersonato Carlo Magno, il grande Imperatore del Sacro Romano Impero; Tommaso è stato Tommaso d’Aquino, noto filosofo e teologo; Gabriele ha dato voce a Dante Alighieri, il poeta esiliato di Firenze; e Francesco è stato San Francesco d’Assisi, l’umile servo di Dio che predicava l’amore per tutte le creature. Il viaggio nella storia è proseguito con Edoardo nei panni di Papa Bonifacio VIII, che ha evocato il potere della Chiesa nel 1300, e Giammarco come Goffredo di Buglione, il difensore della Terra Santa. Matteo ha impersonato Cristoforo Colombo, con il suo spirito da esploratore, mentre Elide ha dato vita a Matilde di Canossa, la contessa che sfidò re e papi. Altri ragazzi hanno presentato donne di grande forza e fede, come Anna nelle vesti di Giovanna d’Arco e Giada come Anna Comnena, la principessa bizantina. Giulia ha interpretato Ildegarda di Bingen, mistica e guaritrice, e Benedetta è stata Caterina da Siena, consigliera spirituale di papi. Viola ha rappresentato Violante di Aragona, mentre Evelyn ha incarnato Isabella di Castiglia, la regina che rese possibile il viaggio di Colombo. Infine, Greta ha interpretato Santa Chiara d’Assisi, che difese il suo convento con coraggio. Questo evento ha coinvolto profondamente la classe, grazie anche alla presenza e al supporto dei docenti di sostegno Tomei e Guardiani, che hanno accompagnato e incoraggiato i ragazzi in ogni momento. Non solo è stato un momento di apprendimento, ma anche di condivisione e crescita personale, dove ogni alunno ha contribuito a creare un’esperienza immersiva e indimenticabile. Grazie al Festival del Medioevo, la classe 2B ha potuto trasformare il semplice costume di Halloween in un’opportunità educativa, che ha permesso ai ragazzi di conoscere più da vicino le grandi figure del Medioevo, di riflettere sui valori che hanno caratterizzato quell’epoca, e di rivivere la storia in prima persona. Questa esperienza ha dimostrato come lo studio possa diventare un’avventura emozionante e come, anche attraverso il gioco, si possano scoprire le radici del nostro passato e il valore della cultura.

Scuola, famiglia, comunità: insieme, per aiutare i giovani

“Fragilità evolutive in un epoca di radicali cambiamenti”: questo il titolo del convegno organizzato dagli Uffici Scuola delle diocesi di Anagni – Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino e che si è tenuto venerdì 25 ottobre presso il Centro pastorale di Fiuggi, in collaborazione con l’Associazione Italiana Genitori (A.Ge) e con la dott.ssa Serena Zurma, psicologa, psicoterapeuta ASL di Frosinone e presidente A.Ge. di Colleferro. Un intero pomeriggio per approfondire un tema tanto importante quanto delicato, come quello dei giovani di oggi che sembrano invincibili ma spesso nascondono profonde insicurezze e fragilità che non gli permettono una crescita serena. In questo bel venerdì, c’è stata una vera e propria riflessione a più voci: ha aperto il convegno, con i saluti e una breve ma incisiva introduzione, don Antonio Castagnacci, per poi continuare con il professore dirigente Adriano Gioè, il professore e dirigente Giovanni Guglielmi, la dottoressa Serena Zurma, la prof.ssa Maria Dari, presidente IRSEF, la prof.ssa Anna Navarra, la dottoressa Eleonora Campoli, consigliere del Comune di Paliano, e la prof.ssa Silvia Anielli, docente di religione cattolica. Il convegno è stato moderato dalla prof.ssa Enrichetta Mastromarino, che ha presentato l’evento come un’occasione di ascolto, formazione e riflessione rivolta a tutti i partecipanti sensibili ai temi dell’educazione. Sono stati analizzati i cambiamenti socio-culturali che definiscono le esperienze giovanili nel mondo contemporaneo e che influenzano la formazione delle identità giovani, le dinamiche relazionali, facendo emergere nuove fragilità legate alla eccessiva presenza mediatica e alla pressione sociale. In questo quadro così complicato si è parlato del ruolo della famiglia e della scuola, agenzia educativa  che deve mettersi in ascolto, deve mettere al centro la persona, i suoi valori, la sua dimensione di vita, la sua storia, la sua crescita. Per questo in molte scuole si sta diffondendo sempre di più la consuetudine di istituire uno “sportello di ascolto”, gratuito e su base volontaria, che diventa un vero e proprio supporto. Sostenere i giovani nel superamento delle loro fragilità significa investire in un’educazione inclusiva, orientata al benessere e al potenziamento delle capacità individuali. La scommessa culturale dei prossimi anni sarà quella di costruire nel Paese e mettere a disposizione della scuola e della famiglia una cultura della pre- adolescenza e dell’adolescenza, che sostenga la scuola e la famiglia nella formazione delle nuove generazioni. A conclusione dei lavori si è arrivati a questa riflessione: per sostenere efficacemente i giovani e affrontare le fragilità evidenziate, è necessario sviluppare strategie integrate che coinvolgano scuole, famiglie e comunità. di Emanuela Sabellico

Il vescovo ai giovani: «Dialogo e amore, perché siamo una forza di amicizia e pace!»

Solo… posti in piedi per chi è arrivato un po’ più tardi,  con la graziosa chiesa di Tecchiena Castello fin troppo piccola per accogliere i quasi 300 giovani arrivati da ogni parte delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino per l’incontro con il vescovo Ambrogio Spreafico nella serata di venerdì 11 ottobre: un appuntamento fortemente voluto proprio da monsignor Spreafico a mo’ di ideale cerniera tra i due incontri dell’assemblea interdiocesana, quello di sabato 5 ottobre tenutosi a Fiuggi e quello di domenica 13 previsto a Casamari. Un incontro, questo dei giovani, vissuto in un clima di amicizia (probabilmente una delle note più belle, perché abbiamo visto nascere nuovi legami con lo scambio di numeri di cellulare e mail, ma anche ragazzi tornare ad abbracciarsi dopo chissà quanto tempo, magari per aver fatto le medie insieme e poi essersi persi un po’ di vista), di gioia e allegria, ma anche e soprattutto di tanta partecipazione nei successivi gruppi di “approfondimento”, e di attenzione alle parole del vescovo. Monsignor Spreafico, dopo la lettura del brano evangelico dell’Annunciazione e la proiezione di un video realizzato dalla pastorale giovanile di Anagni-Alatri, ha parlato, come suo solito, a cuore aperto ai ragazzi presenti, invitandoli subito all’ascolto, proprio come ha saputo fare Maria, umile ragazza di un piccolo villaggio: «Anche voi giovani avete saputo ascoltare e stasera siete qui, in tanti. E invece, nei nostri mondi, quante volte uno parla e l’altro non ascolta. Succede in famiglia, tra gli amici; magari a scuola no, perché lì… dovete ascoltare per forza! – ha un po’ scherzato il vescovo, strappando un bel sorriso ai giovani, prima di tornare a parlare della serietà dell’argomento – Ma se non lo ascolto, come faccio a capire l’altro? Come faccio a capire se dietro quella faccia scura c’è un problema? No, cari ragazzi, non basta una chat, tutti quei puntini, abbreviazioni ecc che poi non si capisce niente. Se tu invece ascolti l’altro, allora lo capisci. Ma quante volte, mentre vi ritrovate a casa per il pranzo o la cena, e parlate tra di voi, invece di chattare? Guardate che i social sono utili, io non li condanno mica e con moderazione li uso anche io, perché è bello mettersi in contatto con chi magari sta dall’altra parte del mondo. Ma non si può sempre star lì a chattare. Se un tuo amico festeggia il compleanno, non mandargli un messaggio di fretta, ma chiamalo! Fai sentire che ci sei, che sei vivo! Quando ascolti, allora dialoghi. E la vita è dialogo! Pensateci un po’: perfino le guerre non finiscono senza un dialogo, senza che ci si metta attorno ad un tavolo per dialogare. Il dialogo fa la vita! E dialogo e amore vanno insieme. Se vuoi bene ad una persona, ma non la ascolti, come fai a capirla? Ed è proprio la prima cosa che fa Maria: ascolta». Il dialogo, ha aggiunto il vescovo, permette anche di liberarsi di una certa vergogna nel dire cose personali e quindi di farsi aiutare. Ed è il vero antidoto contro le guerre, anche le piccole guerre attorno a noi: «Quando covi qualcosa contro un altro, da amico diventa nemico. Succede anche con i followers. Ma le guerre nascono proprio perché tu cominci  a guardare l’altro prima come un estraneo e poi diventa un nemico. Ecco perché nel mondo ci sono 100 conflitti e ben 187 se contiamo pure le guerriglie». Ma noi, è stato l’ulteriore invito rivolto da Spreafico ai giovani, «possiamo fare tanto, se ci prendiamo la responsabilità di costruire qualcosa, perché la pace dipende da tutti; noi dobbiamo essere uomini e donne di pace. Gesù ci affida un tesoro e noi dobbiamo custodirlo, essere protagonisti del cambiamento delle nostre belle città. Invece oggi c’è troppo individualismo, Ma se tu in classe vedi un compagno che si isola, che magari ha un problema, tu te ne devi occupare, diventare un vero amico. Diciamo “no” all’egoismo, perché gli egoisti sono loro le prime vittime, sono dei “poracci”: pensi solo a te stesso e così ti rovini. Noi, cari ragazzi, siamo chiamati ad aprire gli occhi, a guardare lontano, a coltivare cuore e pensieri, perché si vive di ascolto. Voi siete una forza di amicizia e pace e Gesù conta su voi, su ognuno di voi!», ha concluso il vescovo Ambrogio, salutato da un fragoroso applauso dei giovani presenti. Poi, come detto, i partecipanti si sono divisi in gruppi secondo fasce di età, stimolati dai sacerdoti e  dai vari educatori presenti a riflettere sulle parole del vescovo e su altri stimoli offerti. E anche qui, facendo capolino tra un gruppo e l’altro, abbiamo notato dei giovani estremamente attenti e preparati, capaci di offrire ai coetanei spunti di riflessione mai banali. Insomma, davvero una gran bella serata, preparata al meglio dalle pastorali giovanili e vocazionali delle due diocesi, coordinate da don Luca Fanfarillo, don Pierluigi Nardi, don Tonino Antonetti, don Francesco Paglia, Andrea Crescenzi e con un “grazie” per l’accoglienza a Giorgia e Ilenia, educatrici di Tecchiena Castello. Tra i tanti giovani presenti, anche quelli di vari movimenti, gruppi e associazioni, dagli Scout ad Azione Cattolica e Nuovi Orizzonti, dai giessini di Comunione e Liberazione ai volontari delle Olimpiadi Victoria di Madonna della Neve e del Sicomoro di Fiuggi, ma di certo ne dimentichiamo qualcuno e ce ne scusiamo. Bella e significativa anche la presenza dei seminaristi delle due diocesi, accompagnati dall’assistente spirituale don Angelo Conti. A concludere il tutto, la benedizione finale, saluti e abbracci. Anzi, no: per molti anche un dopo-incontro con cornetti alla crema o panini con la porchetta, nella serata un po’ fresca ma con il cuore “scaldato” dalla gioia di un incontro. Igor Traboni

Alatri: studenti alla scoperta di San Francesco e del suo anelito di pace

Martedì 8 ottobre le classi 2A e 2D dell’Istituto comprensivo Alatri 1 hanno approfondito la figura di San Francesco all’interno della omonima chiesa del centro storico di Alatri. L’iniziativa, nata nell’ora di religione con i docenti Gabriele Ritarossi e Paola Santoni, ha visto i ragazzi, accompagnati anche dai docenti Aurora Santachiara, Lavinia Cella e Paola Barone, confrontarsi con i testi scritti da Francesco, a cominciare dal Cantico delle creature e dalla preghiera di San Damiano come modelli letterari capaci di trasmettere ai ragazzi degli stili educativi a favore della pace e della cura del creato. Dopo un primo intervento sulla figura di Francesco tenuto dal docente di religione Gabriele Ritarossi, suggestivo è stato l’approfondimento sulla più antica e preziosa reliquia francescana presente ad Alatri, ovvero il mantello di Francesco donato dallo stesso santo nel 1222. I ragazzi hanno potuto avvicinarsi alla teca e osservare da vicino la pergamena sui cenni storici della preziosa reliquia. La giornata è stata arricchita anche dagli interventi di Giancarlo Rossi sulla storia della chiesa di San Francesco in Alatri, e Anna Mazzocchia dell’Ordine francescano secolare. A fine giornata i ragazzi hanno quindi dato vita ad un breve dibattito attorno alla pace da costruire nella vita di tutti i giorni, nei luoghi che quotidianamente si frequentano, provando a superare ciò che ostacola la pace interiore e con gli altri come l’invidia, l’orgoglio, la superbia, la rivalità, l’offesa. (nella foto, un momento della visita dei ragazzi nella chiesa di San Francesco)

I giovani pellegrini alla Santissima. Con la gioia di arrivare alla “meta” dell’amicizia con Gesù

Dal paese di Vallepietra, con la partenza fissata di buon mattino, fino al santuario della Santissima Trinità, per un’ascensione che ha unito la gioia dello stare insieme al desiderio di arrivare alla meta, sia pure anche con fatica, perché in alcuni tratti le due ore circa di salita presentano delle asperità. Ma alla fine, come detto, ecco la meta: in questo caso il sacro speco sotto la montagna, ideale rappresentazione dell’arrivare al Signore, senza tante zavorre, perché in montagna – come dovrebbe accadere nella vita – si va solo con l’essenziale. Ecco un po’ il senso ed il significato del pellegrinaggio che venerdì 6 settembre è stato compiuto da un gruppo di giovani e da alcuni adulti e organizzato dalla Pastorale giovanile e da quella vocazionale della diocesi, con i responsabili don Luca Fanfarillo e don Pierluigi Nardi che lo hanno guidato. Provenienti soprattutto dall’unità pastorale delle “parrocchie in comunione con Maria”, da Collelavena e da Tecchiena Castello, una volta giunti al santuario i pellegrini hanno partecipato alla Messa, molti di loro si sono accostati al sacramento della Riconciliazione (i confessori sono sempre a disposizione al santuario) e quindi un pranzo al sacco come ulteriore momento di convivialità e amicizia, prima di ridiscendere a Vallepietra, sempre a piedi e ancora per immergersi nel grande significato spirituale di ogni pellegrinaggio, che non può certo terminare una volta “arrivati”. Concetti bene espressi da don Luca Fanfarillo nel corso dell’omelia: «Il pellegrinaggio rappresenta un po’ la nostra vita. Durante il percorso si incontrano mille difficoltà, si fatica, ma quando si arriva alla meta la gioia è grande, specialmente se Gesù cammina accanto a noi». di Igor Traboni

I nostri giovani pellegrini a piedi alla Santissima

Una nuova e bella iniziativa è stata presa dalle Pastorali giovanili e vocazionali delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino. Si tratta di un pellegrinaggio a piedi al santuario della Santissima Trinità, che si terrà venerdì 6 settembre, Nel manifesto trovate tutte le info per partecipare, l’importante è ritrovarsi alle ore 8 nel paese di Vallepietra, dove c’è pure la possibilità di parcheggiare comodamente, anche nei pressi del piccolo cimitero, da dove è prevista poi la partenza per l’ascesa al santuario. Per quanti non se la sentissero di andare a piedi, c’è comunque la possibilità di partecipare, raggiungendo il santuario con l’auto, e partecipare alla Messa, che verrà celebrata alle 10.30. Ricordiamo che nell’area del santuario ci sono dei percorsi obbligati e che non si può assolutamente derogare da questi, per motivi di sicurezza. Il pellegrinaggio verrà guidato da don Luca Fanfarillo e don Tonino Antonetti.

Tempo d’estate: ecco cosa fare (e non fare) con bambini e ragazzi nei Campi e nei Grest

Il Servizio interdiocesano tutela minori (attivato dalle diocesi di Anagni-Alatri, Frosinone-Veroli-Ferentino, Gaeta, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo) ha inviato una lettera ai sacerdoti e ai responsabili dei vari campi estivi e Grest su alcuni comportamenti da adottare e altri da evitare nelle attività estive con bambini e ragazzi. Ecco il testo completo della lettera: Cari sacerdoti e responsabili Associativi,L’estate, come ogni tempo di vacanza, rappresenta per le nostre comunità parrocchiali e pastorali,per gruppi e movimenti, una preziosa opportunità per vivere esperienze educative che entrano nellamemoria personale e comunitaria di coloro che ne prendono parte.Sapendovi in questo tempo impegnati a organizzare queste esperienze ci sembra importantecondividere con voi alcune semplici regole che vi confermeranno nello stile educativo ecclesiale edella tutela dei minori ed alcuni altri comportamenti inappropriati che richiedono invece attenzionee vigilanza da parte dei parroci, sacerdoti assistenti e responsabili associativi, educatori e animatori.Stile educativo da promuovere*:

Non lasciamo sole le famiglie che vivono il dramma di un suicidio: incontro a Laguccio

La presenza di tante persone, ben oltre le aspettative degli stessi organizzatori che hanno infatti dovuto dirottare l’incontro da una prevista saletta alla più capiente chiesa (nella foto), è stata una delle prime risposte – anche e soprattutto a livello di attenzione e partecipazione – alla drammaticità del ripetersi di suicidi ad Alatri e nei paesi circostanti, da parte di giovani e non solo. L’incontro in questione, che si è tenuto quindi presso la parrocchia di Laguccio, è stato organizzato dal parroco don Luca Fanfarillo, dalle associazioni Radici e Alatri nel cuore e dall’Ama, di Ceprano, proprio come momento di condivisione e riflessione rispetto a quanti poi vivono il lutto derivante da questi suicidi, ma anche come una possibilità di intercettare i bisogni, le necessità, il grido d’aiuto di quanti poi decidono di farla finita con la vita. Molto preziosa si è rivelata la presenza di Stefania Casavecchia, presidente di Ama, la onlus che da diversi anni opera proprio per cercare di aiutare quelle famiglie che, spesso all’improvviso, vengono colpite dal suicidio di un congiunto. Insieme ai rappresentanti delle due associazioni di Alatri, ha poi portato contributo ed esperienza anche a Croce Rossa Italiana, ricordando che il numero gratuito 1520 in tutta Italia è a supporto anche di queste problematiche, attraverso esperti e psicologi.