Il Vescovo alla Santissima: «Anche noi possiamo essere “grandi” perché servi nell’amore»

Anche il vescovo Ambrogio Spreafico tra i primi pellegrini a tornare al santuario diocesano della Santissima Trinità di Vallepietra, dopo l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza a seguito del ferimento nel maggio scorso di un giovane fedele colpito da un masso staccatosi dalla montagna. Il vescovo ha celebrato Messa giovedì 25 luglio, a 24 ore dalla riapertura del luogo sacro, nel giorno della festa liturgica di San Giacomo e alla vigilia di quella di Sant’Anna, particolarmente venerata dai fedeli che salgono alla Santissima.«Siamo molto contenti di essere tornati qui – ha detto Spreafico all’inizio della Messa – e ringraziamo il Signore che ci aiuta a ritrovare il senso della comunità attorno all’altare della mensa eucaristica».Nel corso dell’omelia, il vescovo di Anagni-Alatri, prendendo spunto dal Vangelo del giorno, ha ricordato come «oggi ci sono tanti dominatori nel mondo, da quelli che conosciamo ai piccoli prepotenti che magari sfruttano gli altri con la piaga del caporalato e ce ne accorgiamo solo quando ci sono fatti di cronaca, che assoggettano i giovani con lo spaccio di droga. E qualche volta anche nelle nostre comunità possono esserci delle persone che pensano di avere dei piccoli poteri. Ma non è questa la vita dei discepoli di Gesù, che ci ricorda invece che chi vuole essere grande deve farsi servo. Ecco, Gesù ci dice che bisogna essere “grandi” ma per realizzarci nell’umanità, non per essere prepotenti. Servo è colui che ascolta il Figlio di Dio che ci vuole far crescere nella nostra umanità, come sorelle e fratelli». E invece, ha aggiunto Spreafico, il mondo sembra andare in tutt’altra direzione: «Oggi c’è poco rispetto degli altri, siamo sempre lì pronti a giudicare, a parlar male, a scrivere male degli altri. Ma il vero servo è colui che si accorge del bisogno dell’altro e si mette a disposizione, senza pretendere niente. E’ colui che lava i piedi come ha fatto Gesù, chinatosi su di noi e che tutti ci conosce per nome, sa delle nostre fatiche, dei dolori, ma anche delle attese, delle speranze. Gesù ci dice che la nostra grandezza è quella di metterci a servizio e questo può renderci felici», ha aggiunto il vescovo, ricordando quindi la figura del buon samaritano «che ebbe compassione e si fermò, anche se aveva da fare. Invece noi oggi abbiamo sempre fretta, abbiamo sempre qualcosa da fare. Ma se vedete una persona triste, sola, fermatevi: questo guarisce anche il nostro egoismo e ci aiuta a farci “grandi” perché servi».Il vescovo Spreafico è quindi tornato sulla riapertura del santuario della Santissima Trinità, ringraziando tutti colori che si sono adoperati per la messa in sicurezza come ha fatto poi anche il rettore monsignor Alberto Ponzi, rivolgendo un invito ai fedeli: «E’ bello essere qui, passare davanti alla bella immagine della Santissima Trinità che ci guarda negli occhi, ma facciamoci davvero guardare, usciamo da quella cappellina diversi, perché in quegli occhi c’è lo sguardo di Dio che ci dice: anche tu devi cambiare, puoi farti servo e per questo grande, un uomo vero che realizza se stesso nell’amore e nella condivisione». Il vescovo ha poi tratteggiato la figura di sant’Anna, rifacendosi alla sua tenera maternità: «Ci ha donato la madre del figlio di Dio e noi tutti, anche noi uomini, dobbiamo imparare ad essere un po’ madri, ad amare come amano le madri, perché l’amore è pazienza e se invece fai il prepotente non ottieni niente. Sant’Anna ci protegga perché anche noi possiamo essere “madri” di tanti e possiamo aiutare i nostri giovani a costruire un mondo più fraterno». Al termine della celebrazione il vescovo ha quindi ricordato il suo recente breve viaggio a Gerusalemme, sottolineando il dolore e la sofferenza incontrati e invitando tutti a pregare per la pace «magari al mattino appena svegli: un segno di croce e una preghiera per la pace: Sant’Anna, che veniva proprio da quella terra, ne sarebbe contenta». La Messa è stata celebrata nella chiesa sotterranea al coperto, stante il divieto, sempre per quei motivi di sicurezza che tutti i fedeli sono tenuti a rispettare, di sostare in alcune aree all’aperto del santuario. di Igor Traboni

Apre ad Anagni l’Emporio solidale Caritas

Nasce ad Anagni un altro Emporio solidale della Caritas diocesana. Mercoledì 24 luglio alle 17 verrà infatti inaugurata la struttura che sorge nei locali del centro (via Gimignani, 2) già delle suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, con una cerimonia che vedrà anche la presenza del vescovo Ambrogio Spreafico. L’emporio solidale “L’altra spesa” è il secondo della diocesi, dopo quello già aperto alle porte di Fiuggi, in territorio di Torre Cajetani. Questo di Anagni, che fungerà anche da centro di ascolto Caritas, sarà aperto per ora due volte a settimana, il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12, e sarà a disposizione degli utenti dei paesi della forania anagnina. Anche in questa area, infatti, come rimarca il codirettore della Caritas diocesana Piergiorgio Ballini, i bisogni sono crescenti e sempre più numerose sono le persone che si rivolgono alla Caritas per i pacchi alimentari, per un sostegno nel pagamento delle utenze, delle medicine o di spese sanitarie varie. Bisogni sempre più emergenziali sul territorio della diocesi; basti pensare che l’emporio di Torre Cajetani intercetta già circa 500 persone in cerca di aiuti nei tre giorni di apertura di questa struttura (il lunedì e il venerdì alla mattina e il mercoledì pomeriggio).

Il nuovo libro del vescovo Ambrogio: “Cerchiamo Cristo nei poveri”

È stato pubblicato, per le Edizioni Velar, il nuovo libro del vescovo Ambrogio Spreafico, dal titolo: “Cerchiamo Cristo nei poveri”. Ecco la nota editoriale che accompagna l’uscita del libro: Secondo l’Autore del libro, mons. Spreafico, Vescovo di Anagni-Alatri e Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, i poveri ci evangelizzano, ci permettono, cioè, di incontrare il Signore, perché ci fanno uscire da noi stessi; in qualche modo, ci costringono a chinarci su di loro, sui loro bisogni, e a stabilire con essi una relazione, come fece Gesù. In questo senso scopriamo il significato vero della carità, che è molto di più che solidarietà e assistenza. I poveri non sono soltanto i destinatari della nostra bontà, ma sono un luogo teologico della presenza di Gesù e ci aprono le porte all’incontro con lui. Si tratta, dunque, di uscire dall’idea di dover solo assistere, ma di passare, come Gesù, lungo le strade e i luoghi di vita, per incontrare, avvicinarsi, ascoltare, stabilire una relazione che provoca guarigione, perdono, vince l’isolamento e l’esclusione, include. Mediante l’amore per i poveri si partecipa concretamente alla costruzione del Regno di Dio. Altre pubblicazioni di Mons. Spreafico

Il 24 luglio riapre il santuario della Santissima. Il 25 luglio la Messa del Vescovo

Mercoledì 24 luglio il santuario diocesano della Santissima Trinità di Vallepietra riapre ai fedeli, dopo l’esecuzione dei lavori (nella foto) per la messa in sicurezza, a seguito dell’incidente del 25 maggio scorso, quando un sasso staccatosi dalla montagna sovrastante colpì al capo un giovane pellegrino di Olevano Romano, le cui condizioni sono poi comunque andate progressivamente migliorando. Il giorno successivo, giovedì 25, al santuario salirà il vescovo Ambrogio Spreafico, per celebrare Messa alle 17, nel giorno della ricorrenza di sant’Anna, la madre di Maria la cui devozione popolare è fortemente legata per l’appunto anche a quella della Santissima.La notizia della riapertura, tanto attesa dai fedeli non solo della Ciociaria, ma anche delle province e regioni limitrofe, è stata comunicata ufficialmente dal rettore del santuario, monsignor Alberto Ponzi, con questa nota: “Carissimi pellegrini, siamo qui a comunicarvi che mercoledì 24 luglio riaprirà il nostro amato santuario. Chiedo a voi pellegrini e devoti di adeguarvi alle indicazioni che vi saranno date all’arrivo al santuario. L’ ingresso al santuario sarà possibile solo attraverso un camminamento coperto, realizzato a partire dal candelabro fino all’ ingresso del tunnel che porta alla chiesa San Giovanni Paolo II. Tutto questo è stato possibile grazie allo sforzo del santuario e del comune di Vallepietra, per permettere ai pellegrini di tornare a visitare e venerare l’immagine della Santissima Trinità”.Per mettere in sicurezza l’area del santuario, infatti, sono stati eseguiti dei lavori di somma urgenza, così illustrati dal comune di Vallepietra, in un’altra nota ufficiale del neo sindaco Daniele Mioni in cui si legge tra l’altro: “Nei primi 30 giorni di mandato ci siamo occupati esclusivamente sul progetto di messa in sicurezza del Santuario, abbiamo presentato e ci siamo fatti approvare un progetto in regione in tempi record, grazie al tempestivo intervento del consigliere regionale Flavio Cera e dell’assessore al bilancio Giancarlo Righini. Nel frattempo che si compirà la gara per i lavori regionali, abbiamo però pensato di abbreviare ulteriormente i tempi creando un progetto-specchio di quello presentato in Regione, questa volta affittando le strutture”.Ed ecco dunque realizzato questo camminamento coperto che consentirà ai fedeli e ai visitatori di raggiungere il santuario in sicurezza. Il percorso obbligato così delineato, ci tiene a sottolineare don Alberto Ponzi, va assolutamente rispettato e non si può uscire o deviare dallo stesso, per motivi di sicurezza. Tornando al giorno di riapertura, verrà celebrata come da consuetudine nei feriali una Messa al mattino, alle 10.30. Il giorno dopo, giovedì 25, ci saranno Messe ogni ora al mattino, dalle 8 alle 12, mentre quella pomeridiana è prevista per le 17, celebrata per l’appunto dal vescovo Spreafico, cui però quest’anno non seguirà la processione. Come sempre, saranno disponibili dei sacerdoti per le confessioni.Eventuali variazioni di orario, per motivi logistici, verranno comunicate attraverso i social della diocesi e del santuario. di Igor Traboni

Inaugurati a Fumone i locali per l’attività pastorale e la canonica

Sono stati inaugurati, nel pomeriggio di mercoledì 11 luglio, la casa canonica e i locali per l’attività pastorale delle parrocchie di Fumone, in località Pozzi, presso la parrocchia San Pietro Celestino V e San Paolo VI. La struttura, costruita ex novo con i fondi Cei dell’8xMille, viene inaugurata ad un anno dalla cerimonia della posa della prima pietra. La celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo Monsignor Ambrogio Spreafico,con concelebranti il parroco don Roberto Martufi, il vicario generale della diocesi mons. Alberto Ponzi, mons. Claudio Pietrobono, don Antonio da Padova -sacerdote del Ruanda in servizio nella nostra Diocesi- e dal diacono Vincenzo Pesoli, ha visto la grande partecipazione della comunità di Fumone e proprio nell’omelia il Vescovo ha ricordato come questi nuovi locali possano diventare vivi proprio attraverso le persone, sottolineando l’importanza di fare le cose insieme, perché solo così si può costruire qualcosa di bello e crescere in un cammino di fede e comunione fraterna. Dopo la celebrazione eucaristica sono stati inaugurati, con la benedizione da parte del Vescovo Spreafico e il consueto taglio del nastro, i nuovi locali pastorali. I ringraziamenti del parroco vanno a tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione del centro, a partire dalla Ditta Paolo Costantini che ha consegnato i lavori nei tempi prestabiliti, l’Ufficio dei Beni culturali e l’edilizia di Culto della diocesi che ha portato avanti le pratiche del progetto, e tutti coloro che in ogni ruolo si sono messi a disposizione per la pulizia e la sistemazione dei locali. Don Roberto Martufi ha ricordato, poi, come questa struttura sia stata progettata e sognata come punto di incontro e ritrovo per le attività pastorali della comunità. Il sindaco di Fumone Matteo Campoli dal canto suo ha ringraziato il Parroco per le belle parole e l’impegno costante e il Vescovo per aver permesso la costruzione del complesso, facendo omaggio di una targa con il nome della struttura “Centro Pastorale San Paolo VI”. Il Vescovo e il Parroco hanno infine ricordato, prima della benedizione, l’importanza dei fondi Cei dell’8xMille alla Chiesa Cattolica italiana, perché è proprio grazie ad essi che si possono realizzare strutture come questa, ovvero un centro parrocchiale che servirà come luogo di aggregazione per le attività della parrocchia. Il pomeriggio si è concluso con un momento di agape fraterna. di Chiara Campoli

Il vescovo in visita al Centro estivo “Al Sicomoro” di Fiuggi

Il vescovo Mons. Ambrogio Spreafico nella mattinata di mercoledì 3 luglio ha fatto visita al Centro estivo “Al Sicomoro”, presso la chiesa Regina Pacis di Fiuggi.Il Centro ospita numerosi bambini e ragazzi di tutte le età che, con i loro educatori, vivono il periodo estivo all’insegna del gioco, dello sport, dell’amicizia e della preghiera.Il Vescovo, accolto dal parroco padre Enzo Iannacone, ha presieduto un momento di preghiera ricordando a tutti che si può vivere insieme in pace e senza guerra.Mons. Spreafico si è poi soffermato sulla bellezza della diversità, dicendo tra l’altro che anche se siamo tutti diversi possiamo essere tutti amici, così come Gesù che ha voluto accanto a sé degli amici per stare insieme come comunità. Insieme possiamo costruire la pace come veri fratelli, il Sicomoro è proprio questo: vivere insieme un cammino di fede e di amicizia.

«Il Signore è il Dio della vita»: l’omelia del vescovo Ambrogio nella Messa per la professione perpetua di suor Evelyne

Questo il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Ambrogio Spreafico nella celebrazione per la Professione perpetua di Sr. M. Evelyn (Cistercensi della carità), in Anagni, domenica 30 giugno 2024 Sorelle e fratelli, concludiamo il giorno del Signore con la professione perpetua di Sr. M. Evelyne ela benedizione del “Giardino dello sposo”, voluto da Madre Claudia come luogo di incontro con ilSignore e con la bellezza del giardino di Dio. Cara Sr. Evelyne, non poteva esserci giorno miglioreper la tua consacrazione solenne al Signore, perché nelle rose di questo giardino tu possa crescerecome rosa che profuma dell’amore di Dio.Il Signore è il Dio della vita. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura. E’ bene ricordarselo in unmondo pieno di morte e di violenza, che generano paura, chiusura, indifferenza, che fannodimenticare che abbiamo la responsabilità di aiutare tutti a vivere, dai piccoli che devono nascere ecrescere con la pazienza dell’amore, ai vecchi che non possiamo abbandonare come inutili, daimigranti che hanno diritto di vivere come noi fino ai giovani che spesso giudichiamo e aiutiamopoco a non crescere nell’illusione di una felicità effimera.Il Vangelo ci indica la via per come vivere, per tornare a vivere, come fece Gesù a quella donna ealla figlia di Giairo. Quella donna stava perdendo la vita (il sangue rappresentava la vita). Tutticonoscevano la situazione della donna, anche i medici a cui aveva fatto ricorso. Ma la vita nonriprendeva. Possiamo capire la vergogna di quella donna. Sì, la malattia talvolta fa vergognare,perché il corpo si indebolisce fino a diventare irreposcibile. Quella donna si confonde tra la folla,ma vuole arrivare a Gesù, almeno a toccare il lembo del mantello. Non è un gesto magico. Quellembo rappresenta il lembo del mantello della pregheria che gli ebrei indossavano. Lei sa chequell’uomo è un uomo di Dio, un uomo di preghiera. E Gesù se ne accorge. Ma come poteva contutta quella gente che si accalcava attorno a lui? Lo dicono i discepoli con grande meraviglia. Lodiremmo anche noi. Chi si accorge dei tanti che cercano guarigione, aiuto, speranza, che vorrebberoincontrare, toccare qualcuno per dire che esistono, che vorrebbero essere considerati, aiutati, guariti.Chi si accorge di loro? La folla ha sempre fretta. Noi abbiamo sempre fretta! Siamo in un mondo didistratti da se stessi, abbiamo sempre da fare. Chi se ne importa – sembra sentir dire – se tantianziani, poveri, deboli, profughi, avrebbero bisogno del tuo aiuto, avrebbero bisogno di esseresalvati? Ma così non c’è vita. E così o giovani si perdono, i vecchi muoiono soli, i migrantimuoiono nel mare o nei deserti, mentre i grandi si chiudono nella paura.Sorelle e fratelli: venite in questo giardino. Lì c’è Gesù. Lui ti può aiutare, salvare, guarire dallamalattia congenita del to io, della tua indifferenza. Fermati! Riposati! Fai come Giairo. Nonrassegnarti! Non smettere di cercare Gesù, di importunarlo con le tue parole, con la preghiera. Lui èli per ascoltarti. 2Oggi Madre Claudia vorrebbe dirti: vieni in questo giardino in un mondo di donne e uomini chenon sanno fermarsi, che non colgono il fiore della bellezza, che distruggono il creato perl’arroganza e l’affarismo dei ricchi e dei potenti. Il Signore, lo sposo, ti aspetta. Qui troverai pace,troverai parole, sentimenti, pensieri, potrai dare riposo alla tua umanità. Potrai guarire dal maledell’indifferenza e dell’egoismo, dalla paura e dalla tristezza, che ti paralizzano e ti impediscono diamare. Rendi un giardino il tuo cuore e il luogo dove vivi ogni giorno! Rendi un giardino il desertodi amore e di carità, quella per cui Madre Claudia ha voluto vivere e che ci lascia come eredità.Cara Suor Evelyne, gusta la bellezza e la gioia del giardino di Dio, dove ha voluto porre l’umanitàfin dall’inizio perché le donne e gli uomini potessero vivere insieme in pace, come sorelle e fratelli.Tu vieni dall’Uganda, un grande Paese di un continente dimenticato o sfruttato da tanti perimpossessarsi delle sue ricchezze, ma pieno di giovani, di speranze, di futuro. Preghiamo perchénon ci dimentichiamo di loro! La preghiera sia la tua forza, come indica il braccio verticale dellacroce. La fraternità e la carità la cura della tua umanità e di quella degli altri, come indica il braccioorizzontale. Non ci siano mai confini per la tua carità. Siete come Cistercensi della Carità unpiccolo fiore nel numero, ma potete essere un roseto di speranza per la vostra testimonianza diamore e di cura per i piccoli e per tutti, un seme della presenza amorevole di Dio in questo mondo.Lo auguro a voi tutte, mentre noi vi accompagneremo con la preghiera in questo luogo checustodisce la memoria di una lunga storia della Chiesa e che da oggi è arricchita da questo“Giardino dello sposo” rinnovato nella sua bellezza.

Un libro, una professione perpetua e un roseto nel segno di Madre Claudia De Angelis

Da mercoledì 26 a domenica 30 giugno Madre Claudia De Angelis, fondatrice della congregazionedelle Cistercensi della Carità, verrà ricordata nella sua città natale di Anagni con una serie di celebrazioni religiose, che avranno il culmine nella professione perpetua di una suora, la presentazione di un libro e l’inaugurazione del “roseto di Madre Claudia”. Più nel dettaglio, dal 26 al28 giugno si terrà un triduo di preghiera guidato da don Bruno Sperandini, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano, con celebrazione eucaristica alle 17.30 e adorazione dalle 20 alle 21. Sabato 29, presso la sala delle lapidi alle 19, la presentazione del libro “Con Claudia nel giardino dello Sposo”, di Autori vari. Domenica 30 giugno il vescovo Mons. Ambrogio Spreafico presiederà la celebrazione per la professione perpetua di suor Maria Evelyne Alinaitwe (chiesa Santi Cosma e Damiamo, alle 18), cui seguirà l’inaugurazione del roseto. Per quanto concerne il libro, preziosi sono i contributi sugli interventi di restauro e conservativo per la nuova sistemazione del giardino pensile nel complesso della casa madre delle Cistercensi e di cui trattano, anche con dovizia di corredo fotografico, i progettisti Luca Ciocci e Umberto Tommasi, con la collaborazione di Matteo Marcoccia. La parte più corposa del libro è affidata a Federica Romiti, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e l’edilizia di culto, mentre suor Patrizia Piva cura l’introduzione e scrive tra l’altro: “Quello che proponiamo è un testo a più mani che ha l’intento di valorizzare la nostra “Casa museo” incastonata nello splendido scenario architettonico del Palazzo Bonifacio VIII. Questa pubblicazione è la realizzazione di un sogno che da tempo, insieme alla mia Famiglia religiosa, avevamo nel cassetto. Una realizzazione resa possibile dalla sinergia di diverse menti e competenze, in un progetto di studio dettagliato che tende alla valorizzazione, ma anche a far conoscere questa ‘dimora mirabile’. Ognuno degli autori che ha messo mano a queste pagine è mosso da diversi ‘amori’: quello per l’arte, la cultura, la città di Anagni e il valore degli spazi verdi; ma in modo particolare e speciale per l’amore verso la figura di una donna anagnina, Claudia De Angelis della Croce, madre e fondatrice della Congregazione Suore Cistercensi della Carità”. Una volta inaugurato, il roseto verrà messo a disposizione anche per eventi spirituali, culturali, musicali e altro. di Igor Traboni

Giornata dei giovani: all’Acquapark con il vescovo Ambrogio

Preghiera, incontro, testimonianza, giochi: sono questi gli ingredienti che renderanno dicerto tutta da vivere la “Giornata dei giovani – Estate 2024”, programmata per sabato 15 giugno all’Acquapark, tra Frosinone e Tecchiena, con ingresso gratuito dalle 10 alle 18. Con igiovani ci sarà anche il vescovo Ambrogio Spreafico, per una iniziativa organizzata dalle Pastorali giovanili e vocazionali delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino.A proposito di iniziative estive a cura della Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Anagni-Alatri, ricordiamo anche l’appuntamento con il pellegrinaggio a piedi ad Assisi, sulla via di Francesco e con partenza in prossimità delle Fonti del Clitunno, dal 10 al 13 luglio prossimi.

Il Vescovo al Corpus Domini: «Riscopriamo che Lui è al centro della nostra vita»

Questo il testo completo dell’omelia pronunciata dal vescovo Ambrogio Spreafico per la solennità del Corpus Domini – Anagni, 2 giugno 2024 Sorelle e fratelli, ci stringiamo oggi con le nostre comunità attorno al Signore, che ancora una volta ci offre un luogo in cui possiamo ritrovarci insieme come sorelle e fratelli, resi tali dal suo corpo offerto per noi e dal sangue dell’alleanza versato per tutti. Siamo come quei discepoli, incerti e impauriti, che tuttavia accolgono l’invito del Signore, proprio prima della sua passione e morte, a celebrare la Pasqua con lui, mentre ancora non avevano neppure un posto già stabilito. Pensate, la prima Pasqua con Gesù raccontata dai Vangeli è frutto di una ricerca. Non c’era neppure un posto, anche perché la Pasqua ebraica si celebrava in famiglia, mentre nessuno di loro stava con la sua famiglia. Noi siamo abituati ad avere già tutto prefissato. Non ci mancano i luoghi. Anzi, ne abbiamo fin troppi! E talvolta i luoghi creano abitudine, ci privano di quella giusta inquietudine, che non è solo la fatica di prepararli adeguatamente (sarebbe il minimo richiesto!), quanto di preparare noi e il nostro popolo ad accedervi come a un luogo santificato dalla presenza del Signore.    Alcuni sacerdoti ricorderanno le preghiere che dovevano precedere la celebrazione dell’Eucaristia fin da quando si indossavano i paramenti sacri. Oggi a volte siamo troppo di fretta, e la fretta rischia di diminuire quella necessaria attenzione al mistero di grazia che si va a celebrare, così si cede all’improvvisazione. Cari amici, l’abitudine umilia il mistero, la forza santificatrice della celebrazione. Gli apostoli devono cercare un luogo adatto, che viene loro indicato in una casa al piano superiore con “una grande sala, arredata e già pronta”.    Quei discepoli non vissero la Pasqua con la loro famiglia di sangue, ma per la prima volta con la nuova famiglia di Gesù, quella in cui si è generati “non da sangue né da volere di carne, né da volere uomo, ma da Dio”. L’alleanza che nasce con quella Pasqua costituisce la famiglia dei fratelli e delle sorelle del Signore Gesù, morto e risorto per noi. È una famiglia senza confini e senza esclusioni, segno dell’umanità rinnovata dall’amore di Dio, in cui tutti ci riconosciamo figli di un unico Padre.    Qui noi infatti celebriamo la morte e resurrezione del Signore, forza di amore e di vita per noi e per il mondo. Nella Parola divenuta cibo per noi si nasconde la forza di una vita, da cui Dio non ha voluto escludere nessuno. Per questo l’antica sequenza che oggi si recita dice: “Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli, non deve essere gettato.” Qui ci nutriamo del pane degli angeli, che viene dato anche a noi pellegrini, donne e uomini che, come Israele, viviamo molte volte come in un deserto, a causa delle tante solitudini, della fatica delle relazioni, della poca umanità. Così talvolta ci perdiamo, preferiamo sfamarci da altre parti, rimpiangendo il cibo che perisce. Il pane dell’Eucaristia, fratelli e sorelle, ci rende figli, ci fa entrare nella famiglia di Dio. L’Eucaristia infatti fa la chiesa, fa la comunità. Da essa viene la nostra forza, da essa sgorga una nuova umanità, quella famiglia universale, senza confini, in cui tutti si possono riconoscere figli di Dio e fratelli e sorelle tra loro. Lo dice l’Apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”. La liturgia eucaristica è sacramento di unità, avvicina chi è lontano, sana le ferite dell’inimicizia, è perdono, insegna la misericordia e la gratitudine, libera dal rancore e dall’ira, perché è comunione con il Corpo di Cristo.    Potremmo chiederci allora: ma noi che dobbiamo fare? Qual è la nostra responsabilità in un mondo in cui facilmente si affida solo agli altri la responsabilità del cambiamento, della pace e dell’unità? Mosè, concludendo l’alleanza tra Dio e il suo popolo, “prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. (Ed essi) dissero: Quanto ha detto il Signore, noi lo eseguiremo e lo ascolteremo”. Ci sorprende il fatto che il popolo dica prima “lo eseguiremo” e poi “lo ascolteremo”. Non è un invito a non ascoltare anzitutto. Anzi, è bene che noi impariamo a vivere la Parola di Dio anche quando non abbiamo ancora capito tutto e ascoltato tutto. Il Signore ci parla ed è bene che noi viviamo la sua parola, senza sempre fare i maestri, i cristiani che già credono di sapere tutto e ripetono solo se stessi, umiliando il Vangelo ridotto alle nostre abitudini e scelte. Sorelle e fratelli, in questa festa del Corpus Domini riscopriamo che solo Lui è il centro della nostra vita e la salvezza del mondo. Affidiamoci a lui, saziamoci della Parola che ci dona e del pane che ci nutre, perché possiamo essere segno e strumento di unità, di fraternità e pace per tutti. Questo siano le nostre comunità: non solo luoghi dove si ripetono riti o si ripropone se stessi, ma case dove è sempre imbandita la tavola della fraternità in cui tutti possono trovare posto ed essere felici. Camminare con Gesù per la nostra città ci renda seminatori di bene e di amore, ci dia lo stesso sguardo amorevole con cui il Signore guarda alla nostra vita. Il Signore, passando per queste vie, sia di benedizione per chi è malato, solo, anziano, piccolo o fragile, povero. Sia per tutti sorgente di amore e di pace. Amen