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Giubileo 2025

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La circolare diocesana

La tradizione vuole che ogni Giubileo venga proclamato tramite la pubblicazione di una Bolla Papale (o Bolla Pontificia) d’Indizione. Per “Bolla” si intende un documento ufficiale, generalmente scritto in latino, con il sigillo del Papa, la forma del quale dà nome al documento stesso. All’inizio il sigillo era solitamente di piombo e recava sul fronte l’immagine dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Fondatori della Chiesa di Roma, e sul retro il nome del Pontefice. Più tardi un timbro d’inchiostro sostituirà il sigillo metallico, ma questo continuerà ad essere utilizzato per i documenti di maggiore rilievo. Ogni Bolla è identificata dalle sue parole iniziali. Per esempio, San Giovanni Paolo II ha indetto il Grande Giubileo dell’Anno 2000 con la Bolla Incarnationis mysterium (“Il Mistero dell’Incarnazione”), mentre Papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia (2015-2016) con la Bolla Misericordiae vultus (“Il volto della misericordia”). La Bolla di indizione del Giubileo, in cui si indicano le date dell’inizio e del termine dell’Anno Santo, viene emanata di solito l’anno precedente, in coincidenza con la Solennità dell’Ascensione. Per il Giubileo del 2025, il Santo Padre, Papa Francesco, ha letto la bolla Spes non confundit, durante la cerimonia di consegna nell’atrio della Basilica di San Pietro in Vaticano, il 9 maggio 2024.

L’indulgenza, dono senza prezzo della misericordia divina, è uno dei “segni” peculiari degli Anni giubilari. Lunedì 13 maggio la Penitenzieria Apostolica ha reso note le Norme sulla concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo 2025. Questa, scrivono citando quanto affermato da Papa Francesco nella Bolla d’Indizione del Giubileo, Spes non confundit, è «una grazia giubilare» che «permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio». Anche in occasione del prossimo Giubileo, per volontà del Santo Padre, la Penitenzieria «intende spronare gli animi dei fedeli a desiderare e alimentare il pio desiderio di ottenere l’indulgenza» e per questo ha stabilito alcune prescrizioni e linee guida per i pellegrini.

Vai al testo integrale delle Norme

“Giubileo” è il nome di un anno particolare: sembra derivare dallo strumento utilizzato per indicarne l’inizio; si tratta dello yobel, il corno di montone, il cui suono annuncia il Giorno dell’Espiazione (Yom Kippur). Questa festa ricorre ogni anno, ma assume un significato particolare quando coincide con l’inizio dell’anno giubilare. Ne ritroviamo una prima idea nella Bibbia: doveva essere convocato ogni 50 anni, poiché era l’anno ‘in più’, da vivere ogni sette settimane di anni (cfr. Lev 25,8-13). Anche se difficile da realizzare, era proposto come l’occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione, e comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra.

Citando il profeta Isaia, il vangelo secondo Luca descrive in questo modo anche la missione di Gesù: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2). Queste parole di Gesù sono diventate anche azioni di liberazione e di conversione nella quotidianità dei suoi incontri e delle sue relazioni.

Bonifacio VIII nel 1300 ha indetto il primo Giubileo, chiamato anche “Anno Santo”, perché è un tempo nel quale si sperimenta che la santità di Dio ci trasforma. La cadenza è cambiata nel tempo: all’inizio era ogni 100 anni; viene ridotta a 50 anni nel 1343 da Clemente VI e a 25 nel 1470 da Paolo II. Vi sono anche momenti ‘straordinari’: per esempio, nel 1933 Pio XI ha voluto ricordare l’anniversario della Redenzione e nel 2015 papa Francesco ha indetto l’Anno della Misericordia. Diverso è stato anche il modo di celebrare tale anno: all’origine coincideva con la visita alle Basiliche romane di S. Pietro e di S. Paolo, quindi con il pellegrinaggio, successivamente si sono aggiunti altri segni, come quello della Porta Santa. Partecipando all’Anno Santo si vive l’indulgenza plenaria.

 

COS’E’ LA CARTA DEL PELLEGRINO?

È una carta digitale gratuita e nominale, necessaria per partecipare agli eventi del Giubileo e per organizzare il proprio pellegrinaggio alla Porta Santa.

Darà inoltre accesso a sconti su trasporti, alloggi, ristorazione, mobilità, eventi culturali.

COME LA OTTENGO?

La carta si acquisisce solo ed esclusivamente registrandosi al portale delle iscrizioni, a cui si accede tramite il sito register.iubilaeum2025.va/user o tramite l’app ufficiale del Giubileo. Dopo aver inserito i propri dati, il pellegrino riceve un codice Qr identificativo-personale e un account sulla app.

COME MI ISCRIVO AGLI EVENTI?

Dopo aver necessariamente ottenuto la carta del Pellegrino, e aver fatto accesso con il proprio account dal sito o dall’app, ci si potrà iscrivere al pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro e a tutti gli eventi principali del Giubileo. Tale strumento di registrazione permette un’organizzazione ordinata dell’accesso, sia alla Porta Santa di San Pietro, sia agli eventi principali per i quali si prevede un numeroso afflusso di pellegrini. Il portale consente l’iscrizione come singoli o come gruppi, permette di segnalare eventuali disabilità, di modificare o cancellare le prenotazioni, gestendo l’orario, il giorno e il mese del pellegrinaggio.

Il Logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È utile osservare le onde che sono sottostanti e che sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che si dovrà sottolineare la parte inferiore della Croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. Non si trascuri il fatto che l’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. La Croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem.

Pellegrini di speranza

Testo di Pierangelo Sequeri

 

Fiamma viva della mia speranza

questo canto giunga fino a Te!

Grembo eterno d’infinita vita

nel cammino io confido in Te.

 

Ogni lingua, popolo e nazione

trova luce nella tua Parola.

Figli e figlie fragili e dispersi

sono accolti nel tuo Figlio amato.

 

Fiamma viva della mia speranza

questo canto giunga fino a Te!

Grembo eterno d’infinita vita

nel cammino io confido in Te.

 

Dio ci guarda, tenero e paziente:

nasce l’alba di un futuro nuovo.

Nuovi Cieli Terra fatta nuova:

passa i muri Spirito di vita.

 

Fiamma viva della mia speranza

questo canto giunga fino a Te!

Grembo eterno d’infinita vita

nel cammino io confido in Te.

 

Alza gli occhi, muoviti col vento,

serra il passo: viene Dio, nel tempo.

Guarda il Figlio che s’è fatto Uomo:

mille e mille trovano la via.

 

Fiamma viva della mia speranza

questo canto giunga fino a Te!

Grembo eterno d’infinita vita

nel cammino io confido in Te.

Durante il cammino, molto spesso affiora sulle labbra il canto, quasi sia un compagno fidato nell’esprimere i motivi del viandante. Questo vale pure per la vita della fede che è un pellegrinaggio alla luce del Signore Risorto. Le Sacre Scritture sono intrise di canto e i Salmi ne sono un esempio eclatante: le preghiere del popolo di Israele erano scritte per essere cantate, e nel canto presentare davanti al Signore le vicende più umane. La tradizione della Chiesa non fa che prolungare questo connubio, facendo del canto e della musica uno dei polmoni della propria liturgia. Il Giubileo, che di per sé si esprime come evento di popolo in pellegrinaggio verso la Porta Santa, trova anch’esso nel canto uno dei modi per dare voce al proprio motto, “Pellegrini di speranza”.

Il testo preparato da Pierangelo Sequeri, e musicato da Francesco Meneghello, intercetta i numerosi temi dell’Anno santo. Innanzitutto il motto, “Pellegrini di speranza”, trova la migliore eco biblica in alcune pagine del profeta Isaia (Isaia 9 e Isaia 60). I temi della creazione, della fraternità, della tenerezza di Dio e della speranza nella destinazione risuonano in una lingua che non è “tecnicamente” teologica, benché lo sia nella sostanza e nelle allusioni, così da farla risuonare eloquente alle orecchie del nostro tempo.

Passo dopo passo, il popolo dei credenti nel pellegrinaggio di ogni giorno si appoggia confidente alla fonte della Vita. Il canto che sorga spontaneo durante il cammino (cf. Agostino, Discorsi, 256) è rivolto a Dio. È un canto carico della speranza di essere liberati e sostenuti. È un canto accompagnato dall’augurio che giunga alle orecchie di Colui che lo fa sgorgare. È Dio che come fiamma sempre viva tiene accesa la speranza e dà energia al passo del popolo che cammina.

Il profeta Isaia a più riprese vede la famiglia degli uomini e delle donne, figli e figlie, che tornano dalla loro dispersione, raccolti alla luce della Parola di Dio: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce” (Isaia 9,1). La luce è quella del Figlio fatto Uomo, Gesù, che con la propria Parola raccoglie ogni popolo e nazione. È la fiamma viva di Gesù che muove il passo: “Álzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te” (Isaia, 60,1).

La speranza cristiana è dinamica e illumina il pellegrinaggio della vita, mostrando il volto dei fratelli e delle sorelle, compagni nel cammino. Non è un vagabondare da lupi solitari, ma un cammino di popolo, confidente e lieto, che si muove verso una destinazione Nuova. Il soffio dello Spirito di vita non manca di rischiarare l’alba del futuro che si appresta a sorgere. Il Padre celeste osserva con pazienza e tenerezza il pellegrinaggio dei suoi figli e spalanca loro la Via, indicando Gesù, il suo Figlio, che diventa spazio di cammino per tutti.


Padre che sei nei cieli,

la fede che ci hai donato nel

tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello,

e la fiamma di carità

effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo,

ridestino in noi, la beata speranza

per l’avvento del tuo Regno.

 

 

La tua grazia ci trasformi

in coltivatori operosi dei semi evangelici

che lievitino l’umanità e il cosmo,

nell’attesa fiduciosa

dei cieli nuovi e della terra nuova,

quando vinte le potenze del Male,

si manifesterà per sempre la tua gloria.

 

 

La grazia del Giubileo

ravvivi in noi Pellegrini di Speranza,

l’anelito verso i beni celesti

e riversi sul mondo intero

la gioia e la pace

del nostro Redentore.

A te Dio benedetto in eterno

sia lode e gloria nei secoli.

Amen