Caritas e Pastorale giovanile impegnate nella raccolta alimentare

All’insegna di quella Quaresima di carità che in tutte LE settimane di avvicinamento alla Pasqua ha spinto le comunità parrocchiali diocesane a farsi prossime ai bisogni degli altri, così come auspicato dal vescovo Ambrogio Spreafico, sabato 23 marzo si è tenuta una giornata speciale di raccolta alimentare, organizzata dalla Caritas di Anagni-Alatri e con il supporto dei ragazzi della Pastorale giovanile diocesana. Davanti a tanti supermercati, nei giorni recedenti la raccolta già segnalati con degli appositi manifesti colorati, si sono così ritrovati numerosi volontari, di tutte le età, per raccogliere e sistemare le donazioni fatte da tante persone, sensibili e sensibilizzate verso l’aiuto a quanti spesso non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena o a far fronte alle più elementari esigenze pratiche (bollette, istruzione dei figli, ecc) per la conduzione di una normale vita familiare. «La raccolta alimentare è andata abbastanza bene – racconta soddisfatto Piergiorgio Ballini, responsabile della Caritas diocesana – Molta gente si è fermata per donare, lasciando beni di prima necessità e non deperibili nei carrelli che abbiamo lasciato fuori dai supermercati che hanno aderito all’iniziativa e che ancora una volta ringraziamo per la disponibilità. Tutti gli alimenti sono stati raccolti e sono già in distribuzione alle varie Caritas parrocchiali, secondo le rispettive esigenze che ci hanno comunicato. Una parte di questi beni alimentari verrà invece destinata all’emporio solidale, che si troIn azione volontari Caritas e tanti giovani delle parrocchie va alle porte di Fiuggi venendo da Alatri, e al Centro Caritas che nelle prossime settimane apriremo ad Anagni, nei locali delle suore del Preziosissimo Sangue, nei pressi di Porta Cerere». Se la generosità delle persone anche questa volta non si è fatta attendere, è anche vero che, in generale, occorre fare uno sforzo ancora maggiore, perché, come rimarca Ballini «le esigenze sono aumentate e purtroppo continuano ad aumentare: sono sempre più numerose le singole persone e soprattutto le famiglie che si rivolgono alla Caritas diocesana o a quelle parrocchiali per ricevere almeno un pacco, perché impossibilitate pure a fare una normale spesa. Tanta gente è rimasta senza lavoro e purtroppo con scarse possibilità di trovarne un altro, a causa dell’età. Molti vivono in situazioni economiche comunque precarie, perché in cassa integrazione o con stipendi troppo bassi rispetto all’aumento del costo della vita. In tanti non riescono a far fronte alle spese sanitarie oppure hanno difficoltà anche nell’acquisto dei libri per far studiare i figli. E poi c’è un capitolo a parte, e che stiamo riscontrando sempre più come allarmante, che è quello delle bollette per le utenze domestiche o per mandare avanti attività commerciali e artigianali: energia elettrica e gas sono di nuovo fortemente aumentate e molta gente viene da noi per chiedere un aiuto per pagare le bollette ed evitare così il distacco di luce o gas. Noi facciamo quello che possiamo ma, ripeto, le urgenze sono sempre di più, anche perché in tanti confidavano su incentivi vari, come il reddito di cittadinanza, che ora sono venuti a mancare». E dalla Caritas diocesana non nascondono un altro, grande problema: «Sta diminuendo anche il numero delle persone generose che hanno sempre donato. Diciamolo chiaramente: sono tempi difficili per tanti e se prima potevi permetterti di donare cento, adesso devi ridurre a cinquanta o a dieci. Speravamo che dopo la pandemia la situazione potesse normalizzarsi, ma così non è stato». Alla raccolta, come detto, hanno partecipato anche tanti ragazzi volontari: «La loro risposta e l’entusiasmo che hanno portato – commenta a tal proposito don Luca Fanfarillo, responsabile della Pastorale giovanile diocesana – è stato senza dubbio buona, soprattutto in alcuni centri della diocesi, e dunque si tratta di qualcosa da ripetere. Tutto però si può e si deve migliorare e, in tal senso, è auspicabile un maggior coinvolgimento delle varie comunità parrocchiali perché a loro volta coinvolgano i giovani in questo slancio di solidarietà».

Servizio Civile, nuove convocazioni

Servizio Civile Universale Bando 2023 Convocazione procedure selettive I candidati sotto elencati sono convocati per le procedure selettive al Bando di Servizio Civile Universale del 22 dicembre 2023. La presente comunicazione equivale a convocazione ufficiale alle procedure selettive Si avvisa che il calendario dei colloqui potrebbe subire variazioni. Si invitano pertanto tutti i candidati a monitorare quotidianamente questa pagina. Ogni candidato è tenuto, pena esclusione, alla presenza a tutti e due gli appuntamenti. 1) Corso Informativo e Dinamiche di Gruppo Mercoledi 03 Aprile 2024 dalle ore 9:00 alle ore 13:00 ONLINE SU PIATTAFORMA ZOOM da seguire presso gli uffici della Caritas Diocesana di Frosinone Veroli Ferentino in viale Volsci 105. A seguire alle ore 13,30 colloquio individuale in presenza. Sono convocati i seguenti candidati: COGNOME NOME LINUCCI CATERINA *Si consiglia di contattare preventivamente la sede per esporre eventuali difficoltà. ​ Si ricorda che la mancata presentazione del candidato alla giornata del 03 APRILE 2024, equivale a rinuncia da parte dello stesso e pertanto non potrà presentarsi alla fase successiva (COLLOQUI INDIVIDUALI). Tutti i candidati sono invitati a rispettare al massimo la puntualità. Le spese di viaggio per raggiungere la sede di selezione è a totale carico del partecipante. Per eventuali comunicazioni o necessità di chiarimenti si può contattare i seguenti Uffici della Caritas diocesana di Anagni Alatri. CONTATTO SEDE: 0775 514214 – 3204111451 (Comunicazione pubblicata il 23 Marzo 2024 alle ore 7:30)

«Sotto la croce invochiamo la fine di ogni violenza e guerra». Il vescovo alla veglia per i missionari martiri

Questo il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Ambrogio Spreafico nel corso della veglia interdiocesana per i missionari martiri – Chiesa Sacratissimo Cuore di Gesù, Frosinone, venerdì 22 marzo 2024 ——————————————— I discepoli di Gesù erano appena usciti dal tempio di Gerusalemme, di cui avevano ammirato lamaestosità. Gesù parlò invece della sua distruzione. Ciò suscitò in Pietro, Giacomo e Giovanni ladomanda su quando ciò sarebbe avvenuto. Fratelli e sorelle, a volte noi ammiriamo giustamente lagrandiosità delle cose, siamo attratti dalla loro bellezza, e ancor più altrettanto giustamente cistupiamo quando questa bellezza viene intaccata o distrutta. Pensiamo alla distruzione provocatadalla guerra o dai cambiamenti climatici. La fine di qualcosa che avevamo ammirato giustamente cirattrista. Dimentichiamo tuttavia di essere fragili e di vivere in un mondo fragile. Ciò impaurisce erattrista, spesso fa chiudere in se stessi, fa isolare dagli altri, dalla consapevolezza di essere parte diun mondo di cui siamo tutti responsabili e anche fratelli e sorelle. I nomi, che leggeremo e a cui ciuniremo in preghiera, sono nomi di donne e uomini che a mani nude hanno confidato in Dio, che hapermesso loro di continuare a essere testimoni della forza mite e umile del Vangelo, unica forza chevince il male e persino la morte.Gesù per questo ben due volte ammonisce i discepoli: “”Badate che nessuno vi inganni…”; e piùavanti: “Badate a voi stessi”. Quel badate sarebbe da tradurre piuttosto con “Guardate!” Cari amici,“guardate”, ci dice il Signore. Apri gli occhi. Non far finta di niente quando vedi la violenza, ladistruzione, quando vedi il male avanzare e impossessarsi della vita, o quando ne vedi leconseguenze nelle ingiustizie e nella povertà di tanti esseri umani. Guarda! Non voltarti dall’altraparte davanti all’uomo ferito, come fecero il sacerdote e il levita della parabola del BuonSamaritano. Se non “guardi” con lo sguardo di Gesù, fai attenzione perché il male potrebbeimpossessarsi anche di te. Se tu invece saprai vedere la realtà e il mondo con lo sguardo illuminatodalla parola di Dio e dalla fede, non sarai irretito dal male e persevererai fino alla fine e così saraisalvo, come tutti coloro che hanno creduto nella forza dello Spirito di Dio, che li ha sostenuti esalvati. Siamo in un mondo distratto, che fa fatica ad assumere quello sguardo profondo che saandare alla radice della realtà, perché aiutato dalla Parola di Dio e dalla fraternità in cui vive, quelladelle nostre comunità, che ci aiutano e sostengono. Sì, la fretta e la distrazione fanno abbassare losguardo, fanno dimenticare, fanno ritenere il male come qualcosa solo di passeggero. Ma il malelascia tracce, lascia dolore, lascia morte. Siamo troppo distratti e il nostro sguardo spesso siannebbia, non va oltre noi stessi e il nostro quotidiano.Per questo siamo qui, per assumere lo sguardo di Dio. Vogliamo stare con te in questi giorni,Signore Gesù, poco prima che tu cominci il cammino verso la croce, rinunciando alla solita frettache ci fa stare lontani. Fa’ che ti accompagniamo come tuoi amici, come sorelle e fratelli consapevoli che solo andando dietro a te fin sotto la croce potranno partecipare alla gioia della resurrezione, alla vittoria della vita sulla morte. Siamo fragili, incerti, paurosi, dimentichi, distratti, ma i testimoni che ci hanno preceduto seguendo te, e non se stessi, oggi si uniscono a noi e con noi formeranno quel popolo che ti vuole accompagnare a Gerusalemme, dove dalla croce pregheremo con te il Padre assieme a tutti loro e a tutti coloro per cui tu ti sei addossato la croce del dolore: ipoveri, le donne e gli uomini che soffrono per la guerra, i piccoli, gli anziani, i profughi nei ghettidel mondo, i disprezzati, gli oppressi dalla solitudine, dallo smarrimento e dalla sfiducia. gliscartati. Sotto la tua croce, con Maria e Giovanni, invochiamo la fine di ogni volenza e guerra,soprattutto in quella terra che tu hai percorso nella tua vita terrena. Lo chiediamo a te: dona almondo la pace che gli uomini non sanno darsi e rendici tutti testimoni fedeli del tuo amore gratuito.

Mediterraneo, mare di pace: ad Anagni un incontro ecumenico

Mediterraneo: un ‘mare nostrum’ su cui si affacciano popoli e culture diverse che potrebbero vivere nel rispetto reciproco e nella pace.  Le tre grandi Religioni monoteiste confuse spesso come responsabili di guerre e tragedie, causate invece da bassi interessi economici e politici. La speranza è messa a dura prova. La domanda urgente è: cosa possiamo fare noi cristiani?  Andare controcorrente in un cammino “alla rovescia” e costruire la pace ad ogni costo. Ma la pace è un’utopia se manca la fraternità vera. Questo sarebbe il compito principale dei cristiani. Fondare la pace  su una fraternità sentita e vissuta sinceramente, partendo dal piccolo, dalle situazioni concrete di ogni giorno, per arrivare al grande. Costruire spazi di fraternità in cui conoscerci, scoprire le bellezze delle altre Chiese e imparare gli uni dagli altri. Esperienza vissuta sabato 16 marzo, in un incontro ecumenico svoltosi nella chiesa parrocchiale di S. Andrea ad Anagni.  Non a caso una chiesa intitolata all’apostolo  fratello di  Simon Pietro: due apostoli che simboleggiano le Chiese sorelle di Oriente e di Occidente. Cattolici e una rappresentanza di altre Chiese, riuniti per un dialogo con Mirvet Kelli (nella foto), teologa della Chiesa siro-ortodossa, nel quale si è avvertito il calore e la bellezza di essere insieme come fratelli e sorelle. Un viaggio nel mondo di una Chiesa, una delle più antiche, fondata già nell’anno 36 d.C., in Siria, dove è nato il nome di ‘cristiani’, che mantiene in parte la stessa lingua di Gesù e che oggi è ancora molto viva anche in Kerala (India). E poi i motivi storici che l’hanno portata a rimanere isolata, ma custodendo intatta tutta la fede in Cristo Gesù. Dopo ben 15 secoli, la sorpresa di rincontrarsi con la Chiesa cattolica in un dialogo teologico aperto, e le dichiarazioni reciproche di riconoscimento di professare la stessa fede nella divinità e nell’umanità del Cristo, pur esprimendolo in un linguaggio diverso,  di tutti e sette i sacramenti, di cui tre – come l’Eucarestia, la confessione e l’Unzione degli infermi – possono essere ricevuto dai cattolici e dai siro-ortodossi, in caso di necessità, (vedi Dichiarazione comune del Papa Giovanni Paolo II e del Patriarca  siro d’Antiochia Moran Mar Ignatius Zakka Iwas, del 1984). È scaturita una serie di domande pratiche riguardanti l’oggi, da cui  è apparso chiaro che anche  i documenti ufficiali delle Chiese che dichiarano l’unità, rimangono sulla carta se non vengono conosciuti,  e se non c’è di base un “dialogo della vita” in cui i cristiani vivano l’amore reciproco. Dialogo della vita che porta ad aprirsi anche a quello interreligioso, come Mirvet Kelli ha mostrato attraverso la sua esperienza diretta con il mondo musulmano, col quale i cristiani siro-ortodossi convivono  ogni giorno. Dialogo che non consiste nel voler convertire l’altro, ma nello stabilire  contatti personali, dando testimonianza di amore a tutti i costi sull’esempio di Gesù. Solo così crollano i muri del rifiuto, ostilità, disprezzo. E infine la preghiera, quella ‘del cuore’, che dalla testa scende a tutta la persona – facendosi respiro dell’anima – in un rapporto di amore, confidenza, umiltà, abbandono. Cuore col quale avvicinare ogni altra persona. “Mi ha dato una bellissima testimonianza di fraternità nella diversità delle religioni” è stato uno dei tanti commenti dei presenti. Rivolgersi a ogni persona con occhi nuovi, senza pregiudizi, senza rancori – singolarmente e insieme – sapendo che in ogni essere umano c’è una presenza del Creatore di tutto, è un bel programma per la Chiesa che desidera essere ‘casa e scuola di comunione’ e ‘in uscita’.      di Grazia Passa      Membro della Commissione diocesana dell’Ufficio per l’Ecumenismo  e il Dialogo interreligioso

I ragazzi della media di Trivigliano al Centro Caritas “l’altra spesa”

Giovedì 21 marzo gli alunni della classe 2 media di Trivigliano, accompagnati dai docenti Valentina Cardinale, Agostina Agostini e Gabriele Ritarossi, hanno visitato il Centro diocesano Caritas “l’altra spesa “ e vissuto una mattinata di volontariato, sistemando il cibo organizzando gli scaffali dell’emporio e ascoltando l’intervento del direttore Caritas diocesano Piergiorgio Ballini. I ragazzi hanno potuto riflettere sull’importanza della solidarietà e dell’aiuto al prossimo, soprattutto in questo tempo di Quaresima e di carità e considerando che la nostra diocesi, su indicazione del vescovo Ambrogio Spreafico, ha impostato questo periodo forte dell’anno liturgico proprio su una Quaresima di carità. Erano presenti anche alcuni ragazzi del Servizio civile e dell’Unitalsi che si sono uniti in una mattinata di relazioni umane e di lavoro. L’iniziativa è stata inserita nel percorso di educazione civica dalle discipline di Lettere e Religione cattolica della scuola. I ragazzi sono stati poi raggiunti anche dal parroco di Trivigliano don Rosario Vitagliano. Al termine della mattinata, Piergiorgio Ballini ha così dichiarato: «Credo che in una società dove si è proiettati verso l’IO, in una società dove i bambini, gli adolescenti sono sempre più attratti da un mondo virtuale e asettico, una delle strade da percorrere insieme sia quello del servizio. Saper alzare lo sguardo verso il prossimo, avere la voglia di sporcarsi le mani e mettersi a disposizione di una società che ha bisogno di attenzione, amore e ascolto. Il servizio nella Caritas fa riscoprire il dono della gratuità … è bello donare senza aspettative… è bello scoprire che il messaggio che il mondo oggi vuole darci, che non si fa niente per niente non sia affatto vero! Grazie alla scuola media di Trivigliano e ai docenti che hanno voluto questa iniziativa creando una relazione e una rete con gli insegnanti e la scuola che è importante costruire. Giovedì è stato fatto il primo passo». Nelle foto, alcuni momenti della giornata

Giornata dei missionari martiri: venerdì 22 marzo la veglia con il vescovo

La Chiesa italiana celebra la 32^ Giornata dei missionari martiri, voluta per la fine del mese di marzo a ricordo  di monsignor Oscar A. Romero, vescovo di San Salvador, capitale del piccolo Stato centroamericano di El Salvador, ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava l’Eucarestia. E in questo giorno si fa memoria per quanti, come monsignor Romero, hanno dato la vita per il Vangelo in ogni parte del mondo. Per questa Giornata venerdì 22 marzo, alle 20.45, il vescovo monsignor Ambrogio Spreafico presiede la veglia di preghiera nella chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù in Frosinone.

Pellegrinaggio a piedi per i giovani ad Assisi

La Pastorale giovanile e vocazionale diocesana ha organizzato un pellegrinaggio a piedi ad Assisi, sulla Via di Francesco, dal 10 al 13 luglio, per i giovani dai 16 ai 35 anni. Si partirà da Poreta, il caratteristico borgo nei pressi delle fonti del Clitunno, per arrivare – zaino in spalla – ad Assisi dopo 4 giorni di cammino, intervallati da momenti spirituali e di approfondimento ma anche di sana amicizia e da un paesaggio che in ogni angolo parla e respira di quello che poi si troverà nella città di San Francesco, di Santa Chiara e del beato Carlo Acutis. E questo pellegrinaggio a piedi rappresenta la prima di una serie di iniziative estive per i giovani della nostra diocesi, organizzate dalla Pastorale e dalla Consulta, e delle quali vi daremo conto prossimamente. Per iscriversi o per avere maggiori informazioni, nel manifesto ci sono a disposizione una mail e dei recapiti telefonici ai quali rivolgersi.

Quaresima di carità: sabato 23 la raccolta alimentare Caritas e Pastorale giovanile

Nell’ambito della Quaresima di carità 2024, attraverso la quale la Caritas della diocesi di Anagni-Alatri intende dare un aiuto concreto a tante famiglie in difficoltà, sabato 23 marzo ci sarà una raccolta alimentare straordinaria in molti supermercati dei vari centri del territorio diocesano. I supermercati che aderiscono saranno facilmente riconoscibili dalla seconda locandina che qui pubblichiamo di seguito e dunque… occhio a trovarli, come ci invita a fare la prima locandina: basta davvero poco per aiutare chi è in difficoltà. Quest’anno, inoltre, insieme ai volontari della Caritas è prevista la mobilitazione anche di tanti ragazzi della nostra Pastorale giovanile diocesana, per cui davanti ai supermercati potete trovarli, intenti a raccogliere le donazioni di alimenti non deperibili. Laddove non saranno presenti i volontari Caritas o i giovani, ci saranno comunque degli appositi carrelli della spesa per lasciare le donazioni alimentari. Nei giorni successivi alla raccolta, i pacchi di alimenti verranno distribuiti alle singole Caritas parrocchiali per i bisogni delle famiglie che assistono.

La montagna: dove Dio e l’uomo si incontrano

In quasi tutte le religioni la presenza delle montagne, come luogo di incontro fra Dio e l’uomo, diventa un simbolo. Le montagne nella Bibbia sono i luoghi scelti da Dio per manifestarsi. Vi è il monte Moria verso il quale Abramo sale con Isacco per offrirlo a Dio e dove incontra Dio che non vuole sacrifici umani. Mosè sale sul Sinai-Oreb ritenuti, per eccellenza, monti della rivelazione e incontra Dio. C’è quindi, e da sempre, un legame stretto tra la montagna, Dio e l’uomo. La montagna è un luogo dove si può trovare in silenzio e in preghiera un dialogo con Dio, avvicinandosi a Lui. La purezza del luogo, la natura incontaminata e i profumi del bosco ci liberano dai pensieri pesanti e negativi e ci danno sollievo per poter continuare la vita di tutti i giorni. Vivendo questa dimensione si possono imparare tante cose, il rispetto per il creato, tanto a cuore a papa Francesco e tema della sua enciclica ‶Laudato si’″, per gli animali, per la vita. Nel 2002 le Nazioni Unite hanno proclamato la “Giornata internazionale della montagna” e da allora ogni 11 dicembre la si festeggia, anche come preziosa occasione per riflettere sulla responsabilità che hanno gli uomini per tutelarla. La montagna regala esperienze uniche ed irrepetibili, si impara che ogni salita, semplice o complicata che sia, ha dentro di sé delle emozioni. La persona riscopre sé stessa anche nella forma più estrema; riscopre quella solitudine che aiuta a fortificare l’anima ed è un modo per guardarsi dentro. La montagna ci trasforma, ci aiuta a vivere e ad essere migliori ed è per questo che ha tutta questa magnificenza e contiene così tanti valori. Nella sua nudità ogni montagna ha tanto da dire…: insomma, è il luogo dove l’uomo si ritrova davanti al Signore. Salire in cima diventa allora la metafora dell’ascesi interiore che ognuno è chiamato a compiere. Raggiungere una vetta dopo grande fatica è un’esperienza liberante; ammirare il panorama dall’alto aiuta anche ad apprezzare la quotidianità e ad ammirare quella bellezza che tante volte dal basso non è nemmeno intuibile. Nel nostro territorio ci sono montagne che si ergono, maestose come la Monna, la Rotonaria, il Viglio, il Cotento e tante altre che, come grandi fari, ci ricordano che, pur essendo mute, ci parlano continuamente. E torna in mente quanto disse San Giovanni Paolo II: la montagna è “la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti”. E non a caso il santo pontefice polacco più volte amò ritirarsi sulle nostre montagne, da quelle del santuario della Santissima Trinità a quelle attorno a Piglio. Emanuela Sabellico

Il vescovo ai giovani: «Pensiamo alle croci del mondo»

«Cari giovani, vi chiedo di pensare alle croci del mondo. Noi che spesso siamo abituati a guardare solo a noi stessi, e poi succede come a Frosinone o come ad Anagni… Per noi l’importante è solo condannare e invece bisogna capire che il male è forte e che, se non stai attento, prima o poi il male lo prendi. Seguendo questa Croce, seguiamo un Uomo figlio di Dio, uomo fino in fondo, che non ha risposto alla violenza con la violenza. Noi siamo qui perché crediamo che la vera risposta al male è l’amore, la benevolenza, la mitezza, il perdono. Quando pensiamo ai nostri malanni, pensiamo invece alle tante croci che ci sono nel mondo: ai 60 migranti morti di fame e di sete su un barcone fatto solo di assi di legno e un po’ di gomma; alla guerra in Ucraina, ai morti di Gaza e a quelli attaccati da Hamas, ai 600mila profughi in un campo del Kenya. Ma pensiamo anche agli anziani soli nelle Rsa, ai poveracci per le strade, all’amico di scuola bullizzato. Basta con i lamenti e pensiamo invece a queste croci». Così il vescovo Ambrogio Spreafico ha introdotto, nella serata di venerdì 15 marzo, la Via Crucis dei giovani e giovanissimi, tenutasi ad Anagni e organizzata dalla Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi. Sotto Porta Cerere si sono così ritrovati un centinaio di giovani e giovanissimi provenienti da diverse realtà della diocesi con i loro parroci, assieme ai seminaristi del vicino Leoniano, accompagnati da alcuni formatori, a un nutrito gruppo di suore, ma anche a diversi adulti che poi si sono uniti. Ogni “stazione” è stata “interpretata” proprio dai giovani dei diversi gruppi, con riflessioni e meditazioni mai banali, mai scontate, così da lasciare il segno in chi le ascoltava. Ed ecco allora, tanto per fare qualche esempio e proponendole volutamente in ordine sparso perché poi ognuno possa farne una sorta di collage, quanto meditato alla 5^ stazione, quando Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce, con le parole di un giovane che si fa Cireneo per il suo papà, in maniera davvero toccante: “Mio padre è stato un ragazzo come me, che forse vuole il mio ASCOLTO, soprattutto in questo tempo di assenza relazionale, in cui la comunicazione virtuale ha preso il posto del DIALOGO. Voglio pregare per lui, per le croci che porta, per i suoi atti d’amore, non pronunciati e manifestati, perché io un giorno possa essere un padre capace di mettermi a servizio della fragilità degli ultimi”. E altre parole, sempre così cariche di amore da parte dei figli, sono state poi dedicate anche alle madri. Oppure all’11^ – Gesù inchiodato alla Croce – laddove “per mezzo di un dono totale di amore, vengono inchiodati su quella croce, insieme a Cristo, tutti nostri peccati. Nel cammino fino al Calvario, nel peso della croce, nei segni della sofferenza, nei chiodi che trafiggono mani e piedi, è scritto l’amore misericordioso del Padre per noi.”. O alla 10^ stazione – Gesù spogliato delle vesti – a riflettere sul fatto che “la cattiveria degli uomini oggi ha spogliato Gesù delle vesti, come ogni giorno ci spoglia della pace dei cuori, quando veniamo presi in giro, traditi nelle confidenze che facciamo agli amici, giudicati e non capiti”. Alla 13^ stazione, quando Gesù è trafitto da una lancia, vederlo “ancora lì, sulla croce. Un uomo in carne ed ossa, con le sue fragilità, con le sue paure. Ti vedo Gesù in quella umanità che spesso dimentichiamo di riconoscere in te e di ricercare in noi stessi e negli altri, troppo presi da una vita che spinge sull’acceleratore, ciechi e sordi di fronte alle difficoltà e al dolore altrui”. O ancora, alla 12^ e a Gesù che muore in Croce, con altri ragazzi che così hanno invitato a meditare: “Tutto è compiuto, tutto sembra essere finito. La terra trema, intorno è buio. Quando Gesù manca nelle nostre vite, quando pensiamo di poter fare a meno di Lui, quando viviamo senza Dio, la terra trema, intorno è buio. Quando usiamo violenza contro gli altri, quando discriminiamo, quando escludiamo, la terra trema, intorno è buio. Quando facciamo guerra, uccidiamo, calpestiamo, la terra trema, intorno è buio. Ma Gesù ci ha amati tanto da donare a noi il suo ultimo alito di vita, affinché noi potessimo vivere del suo stesso respiro. Quel respiro è vita, è pace, è accoglienza, è dono, è consolazione, è amore”. Fino alla quattordicesima stazione, a Gesù posto nel sepolcro: “Nell’oscurità del sepolcro tutto sembra essere finito e davanti al Tuo corpo noi siamo impauriti, smarriti…accasciati al suolo senza un’umana speranza nel futuro…ma proprio in questa paura e incertezza si rivela il più grande atto d’amore della storia…l’amore di Chi, senza limite, si dona…Dio fa generosamente offerta di se stesso. Il Tuo amore ci illumina, la Tua croce ci ha insegnato che la salvezza passa attraverso la sofferenza e la sconfitta…le Tue parole di vita ci hanno fatto comprendere che più forte della morte è questo Tuo amore…ecco l’alba della Resurrezione! Il buio che avvolge i nostri affanni, le nostre speranze, i nostri dubbi non sarà più buio se abbiamo il coraggio di aprire il nostro cuore alla luce sfolgorante della Tua Resurrezione!”. E così, in maniera semplice e composta, i giovani – illuminati non solo dalle fiaccole posate a terra ma soprattutto dai loro cuori –  hanno percorso il centro storico di Anagni, passando tra coetanei come loro seduti ai tavolini dei locali all’aperto, incuriositi ma rispettosi; tra chi rincasava o accompagnava il cane fuori, fermandosi anche loro, forse colti un po’ di sorpresa, per una Padre nostro e un’Ave Maria; con le imposte degli antichi palazzo aperte di scatto sulla notte anagnina e su quel brusio di altre preghiere proveniente da uno “strano” corteo di ragazzi, alternato a grandi silenzi da toccare con mano. Fino a piazza Innocenzo III e al saluto finale di don Luca Fanfarillo, responsabile della Pastorale giovanile diocesana, a ricordare che quell’andare appresso ad una Croce può