Sinodalità e unità dei cristiani nell’incontro diocesano sull’ecumenismo

«Una sinfonia di tutti, alcuni, uno: così ha descritto il cammino attuale della Chiesa, monsignor Juan Usma (nella foto, durante il suo intervento) del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, invitato a parlare nella parrocchia del Sacro Cuore di Laguccio domenica 19 gennaio, a un bel numero di partecipanti, per l’incontro diocesano promosso dall’Ufficio per il dialogo ecumenico della diocesi di Anagni-Alatri. Mons. Usma ha ripercorso le fasi progressive dell’affascinante storia di un cammino della Chiesa cattolica, che apriva le porte anche alle altre Comunioni cristiane, sia di Oriente che d’Occidente. Storia della progressiva comprensione del senso della Chiesa stessa e di trasformazione del suo volto negli ultimi 150 anni, che fa sperimentare come lo Spirito Santo – nonostante tutti i limiti umani – sia all’opera. A partire dal Concilio Vaticano I – interrotto tra gli altri degli eventi incalzanti dell’unificazione dell’Italia – che fece in tempo a definire solo l’importanza del primato del Papa (uno); le fasi successive nel ‘900 col Vaticano II che completando il Vaticano I sviluppò la collegialità (alcuni) e mise in luce il volto di una Chiesa ‘popolo di Dio’ (tutti), con i laici protagonisti anche loro della vita ecclesiale (v. decreto Lumen Gentium) e l’apertura al dialogo ecumenico (v decreto Unitatis Redintegratio), e quindi l’urgenza di riscoprirci fratelli anche con gli altri cristiani. Il Sinodo dei Vescovi, istaurato immediatamente dopo il Concilio, rappresenta un importante passo per la Chiesa cattolica. E infine, il processo sinodale avviatosi dal 2021 al 2024 costituisce una importante novità per aver voluto coinvolgere tutto il popolo di Dio tramite un ascolto capillare a tutti i livelli. La Chiesa intera è stata chiamata a vivere insieme la comunione, la partecipazione e la missione, in ascolto insieme dello Spirito Santo. Il documento finale del Sinodo sulla Sinodalità ha una ricca impronta ecumenica che vale la pena scoprire. Mons. Usma presentando in modo succinto gli otto temi ecumenici descritti nel testo, ha sottolineato l’importanza del dialogo come stile di vita: grazie a un ascolto, vero e profondo, si può riflettere e imparare gli uni dagli altri, conoscendo anche le pratiche sinodali delle altre Chiese e cercando nuove forme di sinodalità. La veglia di Preghiera “TOGETHER. Raduno del Popolo di Dio” per affidare allo Spirito Santo i lavori sinodali, costituisce un’icona del Sinodo sulla sinodalità: capi di Chiesa e leader delle Comunioni Cristiane mondiali assieme a papa Francesco hanno pregato per il sinodo della Chiesa cattolica. Inoltre, la veglia ecumenica dell’11 ottobre 2024 – ricorrenza dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II – tenutasi nel luogo del martirio dell’apostolo Pietro, in ascolto di brani della Lumen gentium e l’Unitatis redintegratio, letti dai delegati fraterni, è stato anche un momento per ricordare il sessantesimo anniversario di questi due importanti documenti. I sedici delegati fraterni appartenevano alle tradizioni ortodosse, ortodosse orientali, protestanti storiche ed evangeliche/pentecostali. Il Sinodo sulla sinodalità ci invita a metterci in cammino, senza estinguere lo Spirito Santo, ma lasciando che sia Lui a creare una vera “armonia sinfonica tra tutti, alcuni e uno” a tutti i livelli. Come indica il documento finale dobbiamo stabilire reti di amicizie e di relazioni con gli altri cristiani, tramite un vero scambio non tanto di idee quanto di ‘doni’. Questa “armonia sinfonica” nella quale ognuno ha un compito e una funzione fondamentale per il bene di tutto il corpo di Cristo, incomincia dalle parrocchie. Possiamo così sognare una Chiesa più bella, accogliente, gioiosa, casa per tutti. Mons. Usma ci ha ricordato che se lo Spirito Santo è colui che fa l’unità, il primo compito è pregare per l’unità di tutti i cristiani, seguendo l’esempio di Gesù nel Getsemani. Restiamo certi che lo Spirito Santo ci sorprenderà. Grazia Passa (a nome dell’Ufficio diocesano per il dialogo ecumenico di Anagni/Alatri)
“Sii te stesso!”: 37 giovani della diocesi immersi in due giorni di spiritualità

“Sii te stesso!” è stato il tema trattato nei due giorni di spiritualità per giovanissimi tenutisi ad Albano Laziale, presso i Missionari del Preziosissimo Sangue, dal 27 al 29 dicembre 2024. L’iniziativa ha visto impegnati l’Azione Cattolica diocesana in collaborazione con le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, l’Ufficio Catechistico diocesano e la Pastorale giovanile diocesana. Hanno partecipato all’iniziativa 37 giovanissimi delle scuole superiori della diocesi di Anagni-Alatri, provenienti da Alatri, Fiuggi, Anagni e Fumone. Sotto la guida di don Gianluigi Corriere e degli educatori, i giovani hanno potuto riflettere sul loro personale modo di essere se stessi. Confrontandosi con la determinazione di Gesù di Nazareth, nel rimanere fedele alla missione affidatagli dal Padre, e con la bellezza dell’atto creativo, riportato in Genesi, i giovani sono stati richiamati a concepire la “libertà” come responsabilità del “Bene”. Il perseguimento del “Bene” può rendere felici in pienezza e ricostituire l’originaria “armonia”. Nei due giorni passati insieme non sono mancati momenti ricreativi e di fraternità sentita, sia con visite per la città di Albano Laziale e sia con animazioni serali. I giovanissimi hanno apprezzato il tema trattato e i momenti di fraternità, come testimoniano alcune delle loro risonanze: «È stata un’esperienza molto costruttiva, veramente profondi i momenti di preghiera e le riflessioni guidate dal sacerdote»; «La mia esperienza ad Albano è stata davvero positiva. Mi sono trovata molto bene sia con gli educatori, che sono stati sempre disponibili, sia con gli altri ragazzi. L’ambiente era molto accogliente, e ho avuto l’opportunità di imparare cose nuove. È stata un’esperienza molto formativa, che mi ha arricchito sotto diversi aspetti»; «Sono stati due giorni brevi ma intensi. Le attività che abbiamo svolto ci hanno aiutato a riflettere e a fare dei passi in avanti con il nostro rapporto con la fede. Ovviamente non sono mancati anche i momenti di divertimento insieme e le risate, con giochi, balli di gruppo, scherzi durante il pranzo e la cena… Insomma fare le ore piccole non è stato un problema visto che questo mini campo è stato il miglior modo di chiudere il 2024»; «L’esperienza è stata formativa soprattutto per i lavori di gruppo perché il confronto con gli altri è stato altamente stimolante». Significativa è stata anche la partecipazione dei giovani alla celebrazione dell’apertura dell’anno giubilare ad Anagni, svoltasi domenica 29 dicembre 2024, al termine della quale il vescovo Ambrogio Spreafico ha salutato i giovani e, richiamando il tema trattato nei due giorni passati ad Albano, li ha sollecitati ad un rinnovato impegno nel costruire comunione attraverso le relazioni. “L’unione fa la forza” … è un proverbio che bene rende l’importanza di mettersi in rete nel rispondere all’emergenza educativa. Suor Cleopatra Subiaco, ASC (nella foto, l’incontro dei giovani con il vescovo Ambrogio ad Anagni, al termine dell’apertura dell’anno giubilare)
Nonni-giovani e la memoria del patrimonio culturale diocesano con il Progetto Mab

Anche il 2024 ha visto l’Ufficio diocesano per i Beni culturali e l’Edilizia di culto portare a termine un progetto integrato Mab (Musei archivi biblioteche), soffermandosi sullo specifico del titolo “Memoria, responsabilità, creatività. L’8×1000 per proteggere e valorizzare il patrimonio culturale diocesano”.Un percorso le cui tappe sono state scandite anche da vari incontri, con realtà diverse del territorio – dai giovani studenti di una classe del Liceo classico di Anagni agli utenti del Centro anziani di Anagni – e che l’Ufficio diocesano ha reso ancora più esplicativi e fruibili, anche da chi non ha partecipato direttamente, con una serie di video, ora disponibili sul canale Youtube della diocesi di Anagni-Alatri.Impossibile riportare, per motivi di spazio, la cronaca degli incontri susseguitisi da settembre ad oggi ma, senza nulla togliere agli altri, ci piace ricordare qui quello del 24 settembre, quando gli studenti hanno incontrato 16 anziani; incontro introdotto da Federica Romiti, direttrice dell’Ufficio diocesano, da Alice Popoli, responsabile dei progetti per la Pastorale degli anziani nella diocesi di Frosinone- Veroli-Ferentino e da Giuseppe Viti, presidente del Centro anziani di Anagni. Mediante un abbinamento casuale per estrazione, sono state create le coppie “studente- nonno” e ciascun ragazzo ha raccolto in un’apposita scheda le informazioni e i ricordi collegati a libri/fotografie/ cartoline selezionati dagli anziani per l’attività di restauro. Al termine delle interviste, sia i ragazzi che gli anziani hanno sintetizzato l’esperienza in una frase o parola chiave.E poi, il 13 novembre, Federica Romiti ha restituito ai ragazzi e agli anziani una sintesi del progetto MAB, articolato sulle parole chiave “memoria”, “responsabilità”, “creatività”, mostrando anche i reels realizzati; mettendo in evidenza la risonanza delle parole chiave lasciate dai partecipanti al primo incontro e le connessioni del progetto con l’impiego delle risorse 8×1000 per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Alessandro De Cupis ha spiegato il metodo e la curaimpiegati dai ragazzi nel restauro dei documenti loro affidati. A seguire, ciascun ragazzo ha illustrato le schede, l’apparato fotografico e gli interventi effettuati, restituendo personalmente il documentoal “nonno” proprietario. Il progetto ha così raggiunto l’obiettivo, che poteva sembrare ambizioso ma che è stato realizzato proprio grazie alla predisposizione dei partecipanti, di attivare una significativaesperienza intergenerazionale. (nella foto, uno degli incontri-laboratorio con i giovani del Classico di Anagni e gli utenti del Centro anziani di Anagni)
Arte e fede: il “San Sisto” patrimonio del nuovo Museo diocesano di Alatri

Il restauro di un affresco del giovane Cavalier d’Arpino raffigurante San Sisto, un progetto formativo promosso dall’Associazione Gottifredo in collaborazione con la diocesi di Anagni-Alatri e il sostegnodella Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, un volume che illustra la rilevanza storica e artistica del dipinto che getta nuova luce sulla fase giovanile e la precocità dell’ingegno di Giuseppe Cesari e le ragioni della sua presenza ad Alatri, subito dopo il ritrovamento delle reliquie del patrono della cittànel 1584.Tra l’altro, va detto che il tutto richiama alla memoria viva anche la figura di Ignazio Danti, matematico, astronomo, cosmografo: studi e conoscenze che gli valsero il meritato appellativo di “vescovo scienziato”; Ignazio Danti fu infatti consacrato vescovo di Alatri nel 1583, e qui morì il 19 ottobre1586, dopo essersi speso totalmente per la sua gente, con una particolare sollecitudine per i poveri ma senza dimenticare i suoi interessi culturali, compreso quello per la pittura, tanto che volle commissionare all’allora giovane artista Giuseppe Cesari, poi divenuto famoso in tutto il mondo con il nome di “Cavalier d’Arpino”, proprio questo ritratto di san Sisto.Di tutto questo si parlerà mercoledì 11 dicembre presso il Museo diocesano di Alatri (zona acropoli, accanto alla Concattedrale) nella sala grande dell’Episcopio dove l’affresco è collocato, con la presentazione del volume “Il San Sisto del Cavalier d’Arpino. L’affresco restaurato”.Insieme con il vescovo monsignor Ambrogio Spreafico, prenderanno la parola il curatore della pubblicazione Mario Ritarossi, storico dell’arte, e Tarcisio Tarquini, presidente dell’Associazione Gottifredo; coordinerà l’incontro Federica Romiti, direttrice dell’Ufficio Beni culturali della diocesi di Anagni- Alatri. Tra gli invitati ci saranno anche gli studenti d’arte del corso di pittura del Liceo artistico “Anton Giulio Bragaglia” di Frosinone, accompagnati dal dirigente professor Fabio Giona.Nel volume, edito da Gottifredo Edizioni e pubblicato con il contributo del Mic-direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali compaiono, dopo la prefazione di monsignor Ambrogio Spreafico (che scrive tra l’altro, riferendosi ovviamente al dipinto: “Era un capolavoro che avevamo sotto gli occhi da secoli ma che non aveva mai ricevuto fino ai giorni nostri l’attenzione che meritava”) e l’introduzione di Tarcisio Tarquini, alcuni saggi (con abstract in inglese) di Mario Ritarossi, Francesco Petrucci, conservatore del Museo del Barocco di Ariccia, Maria Letizia Molinari, autrice del restauro. Tutti contributi che consentono nel migliore dei modi, anche a coloro che non sono troppo adusi al mondo dell’arte pittorica, di avvicinarsi comunque all’opera e a tutto il genio del Cavalier d’Arpino e di converso all’operato del vescovo Ignazio Danti, ma anche alle tecniche del restauro, alla precocità dell’arte di Giuseppe Cesari e alla sontuosità di un emblema encomiastico di antica e armoniosabellezza.Ad impreziosire il libro, un ricco repertorio fotografico che documenta, con ricchezza di particolari, l’affresco prima e dopo il restauro, illustrandone gli interventi più rilevanti che hanno restituito il dipinto al suo originario splendore.Nell’occasione, dopo la presentazione del volume, che segna la prima iniziativa dell’appenacostituito Museo diocesano, avverrà la restituzione al Museo stesso di tre opere appena restauratee di notevole pregio: si tratta infatti di un Crocifisso e un dipinto su tavola col Battesimo di Cristo del XVII secolo e una scultura lignea del Bambino Gesù del XVIII secolo.
Anagni, incontro delle giovani famiglie: il matrimonio è un viaggio che dura tutta la vita

«L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia » (Amoris laetitia, 1). Il Santo Padre Papa Francesco esorta la Chiesa affinché sappia annunciare, soprattutto ai giovani, la bellezza e l’abbondanza di grazia che sono racchiuse nel sacramento del matrimonio e nella vita familiare. L’invito è di formare e accompagnare i giovani affinché possano non solo comprendere, ma anche sperimentare la presenza del Signore nella coppia e così, giungano a «maturare la certezza che nel loro legame c’è la mano di Dio». Ci sta a cuore che si ripensi seriamente la preparazione al matrimonio come un accompagnamento continuo prima e dopo il rito sacramentale in una vicinanza competente e concreta, fatta di legami tra famiglie che si sostengono vicendevolmente. Papa Francesco: “Invito tutti coloro che lavorano nella pastorale famigliare a non scoraggiarsi di fronte a un compito che può sembrare difficile, impegnativo o addirittura al di sopra delle proprie possibilità. Coraggio! Cominciamo a fare i primi passi! Diamo inizio a processi di rinnovamento pastorale! Mettiamo la mente e il cuore a servizio delle future famiglie, e vi assicuro che il Signore ci sosterrà, ci darà sapienza e forza, farà crescere in tutti noi l’entusiasmo e soprattutto ci farà sperimentare la « dolce e confortante gioia di evangelizzare » (Evangelii gaudium, 9).Sono oltre dieci anni che nella parrocchia di San Giovanni De Duce di Anagni, insieme al parroco padre Florent, e ad un’altra coppia, Fausto e Assunta, seguiamo i percorsi di preparazione al matrimonio, occasioni di relazioni e amicizie autentiche, che tali si confermano nel tempo. Abbiamo sperimentato che mantenere i contatti e proseguire gli incontri dopo il matrimonio è molto importante. Le giovani coppie sperimentano l’accoglienza, si sentono accolte in piccoli percorsi di dialogo, di confronto e di condivisione e non mancano mai i momenti di ascolto delle difficoltà e delle piccole fragilità quotidiane, come non mancano i piccoli momenti formativi. Venerdì 7 dicembre ci siamo incontrati in preparazione all’Avvento presso la sala parrocchiale, piccoli e grandi, coppie diventate famiglie, volti sorridenti e gioiosi, tra pianti di bimbi e tante risate, condividendo al termine dell’incontro anche una piccola cena.Abbiamo provato a vedere questo tempo di Avvento nella nostra quotidianità familiare, ed è apparso subito chiaro che tanto del tempo è volto alla ricerca dei regali, all’albero di Natale, al presepe, agli addobbi, alla preparazione della cena della Vigilia e al pranzo del giorno dopo in uno scorrere veloce e frenetico.Dedichiamo tanto spazio per tutte queste cose ma il Natale è solo questo?Alcuni ci hanno detto che “dovrebbe essere ogni giorno Natale”, altri di vederlo come una opportunità di scegliere di vivere il tempo più lentamente, rallentato, evadendo dal tran tran di tutti i giorni, per vivere davvero un “Dio che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ciò che consente di uscire dal circolo vizioso del tempo ripetitivo è proprio guardare la propria vita in vista di una meta, di un compimento: il tempo allora diventa Storia, la nostra storia.Dio, fatto uomo, ha avuto bisogno di una famiglia terrena come le nostre per venire al mondo, di una famiglia “normale” che faceva le cose ordinarie di ogni giorno, come le nostre.Il fatto che Cristo sia vissuto in una famiglia, vuole ricordarci che la famiglia è luogo di santità e alla quale anche noi siamo chiamati.Il messaggio lasciato è stato chiaro: rallentiamo il passo, non facciamoci prendere da tutto questo contorno consumistico, che per alcuni aspetti è anche un bel momento di festa ma soprattutto cogliamo l’occasione di incontrare Gesù Bambino. Noi viviamo l’attesa come un tempo perso. Eppure è l’attesa che, facendoci compagnia, ci ridona quel gusto autentico della vita. Proviamo a vivere l’Avvento come un tempo di attesa, ma non come un’attesa vuota, piuttosto come un tempo di speranza. Predisponiamo il nostro cuore affinché Dio possa abitare la nostra vita e ridonarci speranza. Così quando arriveremo a Natale potremmo realmente gioire della nascita del nostro Salvatore.Ci siamo lasciati con l’impegno di rivederci al più presto per proseguire il cammino in un percorso per famiglie, anche con coloro che non erano presenti o chi interessato volesse aggiungersi. Massimo e Concetta Per info: A partire dal 17 gennaio alle ore 21 in parrocchia ripartiranno i percorsi di preparazione al matrimonio, gli interessati possono rivolgersi direttamente al parroco Padre Florent.
Ministero dell’Accolitato per i nostri due seminaristi diocesani

Ai seminaristi diocesani Lorenzo Ambrosi, di Fiuggi, e Lorenzo Sabellico, di Fumone (nella foto, durante una funzione nella Cattedrale di Anagni) mercoledì 11 dicembre verrà conferito il ministero dell’Accolitato. La cerimonia si terrà presso il Seminario regionale Leoniano di Anagni, alle 18.30, presieduta dal vescovo di Latina-Terracina- Sezze- Priverno, Mariano Crociata.Entrambi entrati giovanissimi in Seminario nel 2019, subito dopo aver conseguito la maturità, Lorenzo Ambrosi e Lorenzo Sabellico compiono così un ulteriore passo verso l’ordinazione diaconale e quella sacerdotale. Insieme a questi due e peraltro unici seminaristi della diocesi di Anagni-Alatri, l’Accolitato verrà conferito, in un giorno di grande festa per tutto il Seminario regionale, anche a Paolo Cola (diocesi Tivoli e Palestrina), Leonardo Conte (diocesi Sabina- Poggio Mirteto), Agostino De Santis (Latina- Terracina-Sezze-Priverno), Agostino Iafano (Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), SamueleMazzoli (Sabina-Poggio Mirteto).
Una serata «in musical» per aiutare i bambini di Betlemme

Una serata con una giusta dose di allegria, ma anche e soprattutto per dare una mano all’orfanotrofio di Betlemme, quanto mai bisognoso di aiuto in un periodo tra i più drammatici per la Terra Santa. E’ questo il senso dell’iniziativa delle Caritas delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino “Insieme per i bambini della Creche di Betlemme”, con il musical “Peter Pan” che verrà portato in scena sabato 14 dicembre al Palazzo dei congressi di Fiuggi, con inizio alle 21. Il ricavato della serata sarà infatti destinato alle suore della Carità di San Vincenzo de Paoli per il loro orfanotrofio di Betlemme e in sala sarà presente, insieme al vescovo Ambrogio Spreafico, suor Maria Mastinu, responsabile della struttura, che offrirà una testimonianza sul momento particolarmente difficile che lì si sta vivendo e quindi delle varie necessità dell’orfanotrofio e della popolazione tutta. L’orfanotrofio La Crèche accoglie oltre 100 bambini dai 0-6 anni, i 2/3 dei quali vengono inviati nella struttura dai servizi sociali per diversi motivi: indigenza familiare e maltrattamenti in un contesto di vita precaria e qui le suore vincenziane cercano comunque di mantenere il bambino con la madre, quando presente; abbandono di neonati dopo vari tentativi di aborto; accoglienza delle madri celibi, disperate, traumatizzate. «Alcuni bambini – raccontano le religiose attraverso il sito internet dell’orfanotrofio – arrivano direttamente da noi. Vengono lasciati davanti alla porta da un vicino, trovati in un campo dalla polizia, abbandonati sul portone da sconosciuti. A partire dalla metà degli anni ’80 La Crèche ha cominciato ad ampliare la propria missione, con un’evoluzione nella qualità dell’assistenza e dell’educazione, cresciute grazie a scelte accurate e lungimiranti operate dalla direzione che ha voluto porre al centro della propria attenzione e cura i bambini. Gli spazi sono stati risistemati per creare degli ambienti ampi, gioiosi e accoglienti per i bambini e funzionali per il personale». La struttura, peraltro l’unica del genere in Palestina, si sorregge grazie alle donazioni e, come detto, soprattutto in questo periodo, le necessità sono aumentate. Molto efficace è anche il sostegno a distanza di alcuni dei bambini ospiti, realizzato da varie organizzazioni internazionali, presenti anche in Italia, così come da parrocchie sparse in tutto il Paese, con una generosità spesso senza eguali e con molteplici iniziative benefiche. Ma adesso anche le nostre Chiese locali sono invitate a dare una mano a quei bambini nati proprio laddove è nato Gesù, ed ecco quindi l’organizzazione del musical, realizzato da “Tra sogno e realtà-Compagnia teatrale L’Officina di Ignacy”. Per ulteriori informazioni e per prenotare posti per la serata, è possibile contattare il numero 329-1878888, con gli organizzatori che puntano soprattutto sul passaparola per riempire il palacongressi fiuggino e aiutare i bambini di Betlemme. di Igor Traboni
Raduno delle corali diocesane. Spreafico: «Il canto coinvolga l’assemblea»

Domenica 17 novembre nella chiesa di Santa Maria Maggiore ad Alatri si è tenuto il 9° raduno diocesano delle corali parrocchiali. A fare gli onori di casa ed esibendosi per primo è stato proprio il coro della chiesa di Santa Maria Maggiore di Alatri, diretto da Antonio D’Alatri e da suo figlio Francesco. Si sono poi succeduti gli altri sei cori partecipanti. Don Bruno Durante, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano che ha organizzato il tutto, nella riflessione iniziale ha sottolineato che cantare è un vero e proprio ministero liturgico che si innesta nel dinamismo delle celebrazioni, a servizio dell’assemblea liturgica. Non si tratta dunque di essere professionisti o esecutori perfetti del canto, ma coristi delle celebrazioni liturgiche, chiamati a compiere anche un percorso di crescita spirituale. Le corali hanno eseguito alcuni canti del tempo di Natale davanti ad una platea numerosa e non è mancata la presenza del vescovo Ambrogio Spreafico. Proprio dal vescovo che arrivato l’invito ai cori a a cantare melodie semplici che coinvolgano e facciano cantare tutta l’assemblea. Spreafico ha poi fatto riferimento anche all’inizio dell’anno liturgico e ha quindi auspicato un nuovo inizio per questa nostra umanità, segnata dalla guerra e dalla povertà; un nuovo inizio anche per i cantori che sono chiamati a suscitare nell’assemblea una sempre maggiore partecipazione alle celebrazioni, facendo vivere, proprio attraverso il canto, a tutti i fedeli una liturgia che spinga alla speranza e alla novità di vita per riprendere con vigore la vita quotidiana una volta usciti dall’aula liturgica. Da monsignor Spreafico è poi arrivato l’ulteriore invito alle corali anche a tener conto di aver cura della liturgia e del curare il tutto al meglio, affinché l’assemblea canti nelle celebrazioni. È stato veramente un incontro tra persone che attraverso il canto esprimono la loro fede, gioia e serietà hanno dato voce alla bellezza della preghiera, perché la musica unita al canto è un vero strumento di evangelizzazione che tocca il cuore delle persone, e permette una celebrazione dei sacramenti che fa percepire la bellezza di Cristo, visto che anche attraverso il canto si esprime la lode a Dio. Anche papa Francesco ha più volte sottolineato l’importanza degli animatori dell’assemblea liturgica, insistendo sul fatto che la musica e il canto sono strumento di evangelizzazione nel mondo di oggi. Emanuela Sabellico (nella foto, il coro di Santa Maria Maggiore, Alatri)
Il vescovo ai giovani: «Siate protagonisti del bene!»

«Siate protagonisti del bene, perché questa è la vita. Siate gente che coinvolge gli altri e che camminano insieme, come i pellegrini». Questo l’impegno, ma al contempo anche l’augurio, che il vescovo Ambrogio Spreafico ha lasciato ai giovani delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino ritrovatisi nella serata di venerdì 22 novembre a Ferentino, nella chiesa di Sant’Agata, per vivere la Giornata interdiocesana della gioventù. A causa delle condizioni meteo, il programma è stato tutto concentrato nella bella e ospitale chiesa affidata ai padri Guanelliani, rispetto al preventivato pellegrinaggio per le vie di Ferentino, ma è stato comunque «un pellegrinaggio del cuore», come ha ricordato all’inizio don Luca Fanfarillo, responsabile della pastorale giovanile di Anagni-Alatri. Proprio quel cuore, ancora più grande perché rimarginato dalle ferite, che una operatrice e un’ospite della Comunità “In dialogo” di Trivigliano hanno aperto – senza nascondimenti e mezze frasi – ai giovani presenti, nella testimonianza che ha introdotto la serata. «In comunità facciamo sì un cammino in avanti, ma anche in profondità», ha detto Miriam ripensando a voce alta anche alla sua storia, al ritrovarsi inizialmente «con gente tossica come me che però mi dava testimonianza», e a quell’abbraccio con il Signore «perché lui voleva la mia stori così. E per questo gli sono grata». Una comunità, ha aggiunto, «dove condividiamo tutto, ma ci accorgiamo che fuori, in famiglia, a scuola, spesso non è così. E allora – ha concluso Miriam rivolgendosi ai presenti – sentitevi fortunati perché c’è chi vi vuole bene, chi vi ascolta». Un percorso che passa anche attraverso l’accettazione di limiti e sbagli personali, come ha testimoniato poi Francesca, 24 anni, ospite della Comunità dopo essere finita giovanissima nel vortice delle dipendenze: «Ancora non mi voglio tanto bene, ma ci sto provando!». In un crescendo di attenzione da parte dei ragazzi presenti, è quindi intervenuto il vescovo Spreafico: «Nella vita c’è bisogno di consolazione, di qualcuno che ascolta. Noi spesso non parliamo più perché magari ci vergogniamo o abbiamo paura, ma soprattutto perché non c’è nessuno che ci ascolta. Questa è una tragedia! E invece, bisogna avvicinarsi all’altro, dirgli: come stai? E la risposta può già essere qualcosa per cominciare a liberare quello che uno ha dentro, proprio come succede in Comunità», ha aggiunto il vescovo facendo riferimento all’operato della “In Dialogo” e del fondatore padre Matteo Tagliaferri «uomo saggio». Siamo in un mondo, ha aggiunto il vescovo, «in cui i prepotenti prima o poi troveranno un altro più prepotente. E così nascono le guerre. Ma non conviene essere violenti, cari giovani. Eppure in questo mondo manca la gentilezza, anche nel nostro mondo dove rischi di non trovare mai uno che si ferma perché preferisce fare lo sbruffone in giro per Frosinone o Ferentino. Poi magari è insoddisfatto e da qui vengono fuori quelle cose brutte che sono successe. E poi, quando uno uccide il padre, la madre, un altro ragazzo, ci chiediamo: ma perché è successo? Perché aveva il fuoco dentro!». Da qui l’invito a incasellare la vita su binari ben diversi «perché voi anche stasera siete insieme e avete la possibilità di confrontarvi, di pensare, invece di star sempre lì con il telefonino a chattare. Certo, oggi è difficile vivere, ma se non siamo con gli altri, non ce la facciamo. Noi siamo fatti per stare con gli altri!, non certo come milioni di ragazzi giapponesi, gli hikikomori, che se ne stanno tutto il giorno isolati. Bisogna fermarsi, ascoltarsi, parlarsi», ha rimarcato Spreafico, ricordando anche il recente «incontro molto bello» che i giovani hanno vissuto a Tecchiena Castello, prima di offrire anche un ricordo personale, che ha ancor di più calamitato l’attenzione dei giovani: «Quando ero a Roma, studiavo le lingue antiche, anche lingue un po’ mezze morte, finché un amico non mi ha detto: ma perché non vieni con noi, nelle periferie, a fare il doposcuola? Così ho iniziato, in quelle periferie, e mi sono salvato, perché se aiuti gli altri allora sì che sei felice!», si è avviato a concludere il suo intervento, non prima di aver lasciato quelle consegne-impegno di cui dicevamo all’inizio. La serata è poi proseguita con i giovani divisi in cinque gruppi per riflettere su quanto detto e per dare risposte ad altre domande, tracciate da don Francesco Paglia, responsabile della Pastorale vocazionale di Frosinone-Veroli-Ferentino. Il tutto prima del grande silenzio, che ha però parlato al cuore di tutti, dell’Adorazione, preparato peraltro in maniera semplice ma efficace dalle Francescane di Ferentino. A conclusione, il “mandato” consegnato ai giovani da Alina, ora a Patrica ma già missionaria in Costa d’Avorio: una piccola scatolina, con dentro un fiammifero e la dicitura “Accendi la speranza!”. Con l’augurio che i giovani consumino quello e mille altri fiammiferi. di Igor Traboni
Giornata della gioventù: venerdì 22 novembre il piccolo pellegrinaggio dei ragazzi

I giovani delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone- Veroli-Ferentino celebreranno insieme laGiornata della gioventù, venerdì 22 novembre a Ferentino. Questo il programma, stilato dalle due Pastorali giovanili diocesane: ritrovo alle 20.15 presso Porta Montana (via Consolare) e quindi tretappe, in cammino, con altrettanti momenti di riflessione: sul pentimento, con testimonianza dei giovani della comunità “In dialogo”, presso la chiesa di Santa Maria de’ Cavalieri Gaudenti; ricerca,con catechesi del vescovo Ambrogio Spreafico, in Concattedrale; ringraziamento, con adorazione emandato missionario preso la chiesa della Madonna del Buon Consiglio. «Un piccolo pellegrinaggio nel centro storico di Ferentino – hanno scritto i ragazzi della pastorale giovanile della diocesi di Anagni-Alatri sui loro social – e lungo il cammino ci fermeremo per riflettere e vivere i tre atteggiamenti che Papa Francesco ci suggerisce nel messaggio per questa Giornata della gioventù: pentimento, ricerca e ringraziamento»