Estate a misura di giovani. Ecco tutte le iniziative…

Preghiera, incontro, testimonianze, giochi: questi gli ingredienti della “Giornata dei giovani – Estate 2024”, insieme al vescovo Ambrogio Spreafico, che si terrà sabato 15 giugno all’Acquapark di Tecchiena, con ingresso gratuito dalle 10 alle 18. L’iniziativa è a cura degli uffici di pastorale giovanile e dei centri vocazionali delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone- Veroli-Ferentino e si aggiunge ad un ricco e variegato calendario e dopo la veglia di Pentecoste della settimana scorsa, con il vescovo Ambrogio. Tra gli ulteriori appuntamenti già previsti, prosegue il ciclo “Lampada ai miei passi – La Parola incontra la nostra vita”. Il prossimo incontro si terrà venerdì 24 maggio a Trivigliano (chiesa Sant’Anna, h 21) sul tema “E tutti furono ricolmati di Spiriti Santo”. C’è poi il pellegrinaggio a piedi ad Assisi, sulla Via di Francesco, dal 10 al 13 luglio, per i giovani dai 16 ai 35 anni. Si partirà da Poreta, borgo nei pressi delle fonti del Clitunno, per arrivare – zaino in spalla – ad Assisi dopo 4 giorni di cammino, intervallati da momenti spirituali e di approfondimento ma anche di sana amicizia e da un paesaggio che in ogni angolo parla e respira di quello che poi si troverà nella città di san Francesco, di santa Chiara e del beato Carlo Acutis. Sempre in estate, dal 27 luglio al 2 agosto, è previsto un pellegrinaggio a Lourdes riservato ai giovani, in aereo, organizzato insieme all’Ufficio pellegrinaggi e alla parrocchia Maria Santissima del Rosario (per info, si possono consultare le pagine social della pastorale giovanile e dell’ufficio pellegrinaggi). Tutte iniziative che vedono il supporto fattivo e organizzativo della Consulta pastorale giovanile diocesana, nominata nei mesi scorsi dal vescovo Spreafico e di cui fanno parte: Lorenza Castagnacci (Forania di Alatri), Carlo Cerasaro (Anagni), Camilla Cuva (Fiuggi), Elisa Finocchio (Anagni), Ilaria Fiorini (Alatri), Ludovica Paris (Fiuggi). Questa commissione coadiuva i responsabili delle pastorali giovanile e vocazionale, don Luca Fanfarillo e don Pierluigi Nardi nelle varie iniziative pastorali, di incontro e di aggregazione dei ragazzi e dei giovani, per i ragazzi e per i giovani. Igor Traboni

Il vescovo ai giovani: «Connessi alla vita, perché ci piace!»

Molto partecipata e sentita è stata la veglia di Pentecoste dei giovani con il vescovo Ambrogio, tenutasi nella serata di venerdì 17 maggio presso la chiesa del Sacro Cuore, a Frosinone. Nel piazzale antistante la chiesa, si sono dapprima ritrovati circa 300 giovani provenienti da varie parrocchie, associazioni e movimenti delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino, attorno ad un grande braciere, per una serie di invocazioni, canti e preghiere allo Spirito Santo. In maniera altrettanto semplice, ma ben strutturata, la veglia è poi proseguita all’interno della chiesa, seguendo il tema scelto per la serata, ovvero “AscioltiAMOmoci”, con quelle tre lettere che aprono alla più grande parola ‘amore’ messe in bella evidenza. Il vescovo Ambrogio Spreafico si è poi rivolto ai giovani presenti con una riflessione, mettendo subito in risalto la bellezza della serata – organizzata dalle pastorali giovanili e vocazionali delle due diocesi – e dello stare insieme: «Ognuno di noi ha le sue fatiche, debolezze, sogni, ma adesso stiamo insieme, e non solo connessi in chat. Siamo insieme fisicamente, e non è una cosa da poco! Tante volte uno pensa di stare insieme ad un altro solo perché è connesso, ma non è così; questa di stasera è la vita vera: incontrarsi, parlarsi, pregare insieme. Noi vogliamo essere connessi alla vita perché ci piace!», ha rimarcato il vescovo, calamitando ancor di più l’attenzione dei giovani, per poi aggiungere: «Lo Spirito Santo è presenza di amore nella nostra vita, ci dà la forza di costruire qualcosa di bello nel mondo. Ma il mondo non cambia se non cambiamo noi. E la forza ci viene anche dal Vangelo che ci parla quando lo ascoltiamo, per poi mostrarci agli altri come un segno. Questa è la vita dei cristiani e di tutta l’umanità. Noi crediamo che incontraci ci aiuta, ci dà speranza per costruire un mondo nuovo. Abbiamo bisogno di pace, di dialogare con gli altri. Insieme siamo una forza di amore e di pace», ha concluso Spreafico. Un incontrarsi che poi è continuato per molti dei giovani: chi con una pizza, chi con un gelato e chi ancora con un cornetto. Ma sempre insieme! Igor Traboni

Famiglia: l’attrice Beatrice Fazi si racconta

Si è tenuto lo scorso 12 maggio, presso il Centro Pastorale di Fiuggi, l’incontro con l’attrice Beatrice Fazi, organizzato dagli uffici per la Pastorale della famiglia delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino (video di Fabio Viti)

L’attrice Beatrice Fazi si racconta. A Fiuggi l’incontro per le famiglie

Gli uffici per la pastorale della famiglia delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino hanno organizzato un incontro con l’attrice Beatrice Fazi e la sua famiglia, che si terrà domenica 12 maggio a Fiuggi, presso il Centro pastorale in via dei Villini, con inizio alle 17.30. Attrice e conduttrice televisiva, 41 anni, sposata e madre di quattro figli, Beatrice Fazi è arrivata al grande pubblico soprattutto per la sua partecipazione a quattro edizioni della fiction “Un medico in famiglia”, con Lino Banfi. Ma il suo curriculum si è poi impreziosito con altre fiction, tanto teatro, alcuni film e un modo garbato di presentarsi ai telespettatori, ad esempio con la conduzione di “Beati voi”, su Tv2000. E’ anche autrice del libro “Un cuore nuovo. Dal male di vivere alla gioia della fede”, edito da Piemme.

Sinodalità e primato: cammino della commissione ortodossa-cattolica. Incontro ad Anagni

Anche quest’anno, come Commissione diocesana dell’Ufficio per l’Ecumenismo, abbiamo voluto presentare a un più vasto pubblico i risultati del dialogo teologico in campo ecumenico, convinti che solo una recezione del movimento ecumenico da parte del popolo di Dio può portare all’unità dei cristiani. Venerdì 12 aprile, presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni, si è  svolto l’incontro ecumenico sul tema «Sinodalità e primato: percorso negli ultimi documenti del dialogo ortodosso-cattolico», con la partecipazione del prof. don Pasquale Bua per la parte cattolica e dal prof. Maskin Kivelev da parte ortodossa russa. Partendo dal Vaticano I con la sua urgenza storica di affermare le prerogative divine del papa da una parte e con l’interruzione forzata del Concilio dall’altra, il prof. Bua, tra l’altro membro della Segreteria del Sinodo,  ha chiarito la vera intenzione dei Padri conciliari di produrre, accanto al documento sul ministero petrino (Pastor aeternus) un altro sul ministero dei vescovi. Purtroppo, l’interruzione dei lavori conciliari ha consegnato alla storia successiva una visione parziale di chiesa, sbilanciata sul primato papale. Il Vaticano II  ha equilibrato il servizio di Pietro con il ridare il giusto posto a tutto l’episcopato, come è messo bene in luce dalla Lumen Gentium, e ha iniziato un nuovo approccio con le altre chiese e comunità cristiane. Il relatore ha proseguito mettendo in risalto come tutti i papi dopo il Concilio si sono pronunciati in modo innovativo sul primato petrino.  Paolo VI ha parlato del primato papale «di servizio, ministero e amore» e ha istituito il Sinodo dei Vescovi, come istituzione permanente. Papa Giovanni Paolo II nella enciclica Ut Unum Sint  ha affermato che il primato  petrino esiste come garante dell’unità, ma paradossalmente, è diventato causa di disunione. Ha messo in risalto come il papa detiene un primato nel servizio e Gesù ha indicato Pietro come ‘roccia’, ma non per le sue capacità bensì per pura grazia di Dio. Il primato di Pietro è  vegliare, essere sentinella perché la Chiesa non sia minacciata da lupi rapaci. Inoltre, il primato petrino non può essere vissuto separato dal collegio dei vescovi di cui il papa stesso fa parte. Infine, ha chiesto ai teologi di studiare una nuova forma di esercizio del primato, senza negare ciò che è essenziale ad esso (UUS, 88-96). Benedetto XVI fin dal primo momento ha posto il dialogo ecumenico come prioritario nel suo ministero petrino, ha incoraggiato il lavoro tra ortodossi e cattolici e infine, con le sue dimissioni, ha dato una nuova percezione del papato. Papa Francesco ha messo in luce  il fatto che  l’appello di S. Giovanni Paolo II a cercare una nuova forma di esercizio del primato non sia stato ancora pienamente recepito. Ha invitato a una “conversione del papato” (EG 32). Ha affermato che il papa non è  al di sopra della Chiesa, ma dentro la Chiesa, un vescovo tra i vescovi (Discorso per il 50° del Sinodo dei vescovi). Ha iniziato una decentralizzazione di responsabilità che coinvolge anche la periferia e, fra i titoli riconosciuti al papa, ha preferito quello di ‘vescovo di Roma’. Inoltre, con la sua decisione di iniziare un cammino sinodale nella Chiesa cattolica ha aperto una strada nuova anche nella comprensione del suo ministero. Don Bua ha fatto riferimento poi ai dialoghi ecumenici circa il primato, iniziati già dal 1968 tra la chiesa cattolica e quella anglicana, fino agli incontri della Commissione ortodossa-cattolica. La pregevole relazione di Bua per la capacità di sintesi e chiarezza si è conclusa con piste di riflessioni su tre nodi da affrontare: ripensare ai fondamenti biblici del primato petrino con uno sguardo ai testi dei Vangeli non più condizionati da “letture confessionali”; studiare a fondo ciò che appartiene al primato come diritto divino, riconosciuto come elemento essenziale perché la Chiesa si conservi come Cristo l’ha voluta, da ciò che sono le interpretazioni accumulate lungo i secoli e  tener  conto dei limiti del primato di giurisdizione e di infallibilità, in quanto «il papa non scavalca l’autorità dei vescovi ma la preserva e, se necessario, la supplisce» e, riguardo alla infallibilità «il papa non crea nuove dottrine, ma riconosce e proclama ciò che tutta la Chiesa infallibilmente crede». Partendo dalla svolta del Vaticano II e dall’incontro memorabile di Atenagora I con Paolo VI che sigillò un nuovo approccio che si stava dischiudendo tra le due Chiese sorelle, il prof. Kivelev ortodosso russo, attualmente docente a Roma in alcune pontificie università, ha offerto al pubblico il cammino ecumenico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, in particolar modo con la chiesa russa.  Il relatore riferendosi al Documento di Ravenna (2007) ha affermato qual era la prassi del governo della Chiesa sia in Oriente che in Occidente nel I millennio, quando  non c’era sinodalità senza protos, un «primo», né protos senza sinodalità. Questa stretta interrelazione tra primato e sinodalità veniva espressa a livello locale, regionale e universale.  A quest’ultimo livello, il protos tra i patriarchi era riconosciuto nel vescovo di Roma anche dalle Chiese orientali. Il prof. Kivelev ha affermato come nel II millennio, dopo la frattura del 1054, il governo nella Chiesa Ortodossa è stato caratterizzato dalla sinodalità, sottolineando quanto sia difficile tra i 15 patriarcati di cui è essa composta (la Chiesa Russa ne riconosce 11), arrivare a “una sinfonia”. Ha accennato, come esempio, alla mancata partecipazione di quattro Chiese al Concilio pan-ortodosso svoltosi a Creta nel giugno 2016. Dopo una preparazione unanime, iniziata dagli anni ’60 del XX secolo, quattro giorni prima dell’inizio dell’evento che doveva radunare tutte le Chiese ortodosse, la Chiesa russa insieme a  quelle di Bulgaria, Georgia e Antiochia ritirarono la loro partecipazione. Per quanto riguarda il cammino ecumenico il relatore ha delineato il rapporto della Chiesa cattolica con la Chiesa russa segnato da momenti di ravvicinamento, come il permesso dato ai cattolici nel Sinodo del 1962, di poter ricevere la Comunione nei luoghi dove mancava un prete cattolico e al fatto che la Chiesa ortodossa russa è la sola a riconoscere come validi tutt’e sette i sacramenti della Chiesa cattolica. Oggi però si avverte una certa

Progetto Caritas: la graduatoria provvisoria

Di seguito si rende nota la graduatoria provvisoria del progetto “Sosteniamoci e progettiamo” della Caritas diocesi Anagni-Alatri, per il bando di Caritas italiana del 22 dicembre 2023.

Vico-Guarcino: concluso il Progetto Punto Gioia

Nei giorni scorsi si è concluso il Progetto Punto Gioia che, come riferisce Benedetta Ricci che ne è la responsabile per Nuovi Orizzonti, mira ad interventi di prevenzione e contrasto della povertà educativa per i giovani delle province di Frosinone e Latina. In particolare, questo progetto propone percorsi di prevenzione rispetto al tema delle dipendenze, toccando varie tematiche come la consapevolezza e la alfabetizzazione emotiva, la conoscenza di sé e l’ascolto. Al progetto, del tutto gratuito, ha aderito l’Istituto comprensivo di Guarcino, ed in modo particolare le classi terze di Vico nel Lazio e di Guarcino. Il progetto è nato all’interno dell’ora di religione cattolica, con il prof. Gabriele Ritarossi e supportato dal dirigente scolastico Antonella Sorge. I 6 incontri, che si sono tenuti in orario curricolare (il martedì a Guarcino e il venerdì a Vico), hanno dato ai ragazzi l’opportunità di riflettere sui temi sopra indicati, attraverso delle lezioni esperienziali, così da consentire ai ragazzi di confrontarsi, aprirsi e perfino commuoversi fino alle lacrime attorno a parole come libertà, paura, coraggio, ferite, dipendenza, affettività.  E’ Martina Vinci, della classe 3 di Vico, a raccontare l’esperienza vissuta in classe: “Gli incontri lezione che abbiamo fatto con la comunità nuovi orizzonti penso che siano stati utili non solo dal punto di vista scolastico. Sono stati belli perché ci hanno consentito di riflettere su delle cose che ci circondano. Per esempio io ho potuto tirare fuori delle cose che mi portavo dentro e che mi stavano succedendo con diverse difficoltà che mi attraversano anche a scuola. Sono stati dei momenti di confronto e di aiuto. Tra le attività che abbiamo svolto mi ha colpito quella sul significato delle dipendenze e del nostre fragilità”.

Mons. Spreafico alla veglia per le vocazioni: «Dio chiama tutti. E asciuga le nostre lacrime»

Il vescovo Ambrogio Spreafico ha presieduto la veglia per le vocazioni, tenutasi nella serata di mercoledì 24 aprile nella chiesa parrocchiale di Tecchiena Castello e organizzata dalla Pastorale giovanile e da quella vocazionale della diocesi, con i rispettivi responsabili don Luca Fanfarillo e don Pierluigi Nardi e i componenti della Consulta diocesana dei giovani, alla presenza tra gli altri del parroco don Giorgio Tagliaferri, di altri sacerdoti, del diacono Giovanni Straccamore, di un nutrito gruppo di giovani provenienti soprattutto dalle zone limitrofe e da numerosi parrocchiani del Castello, che hanno anche ben animato la veglia con dei canti tutti dal risvolto vocazionale. «La profezia è visione, è capacità di andare oltre e di vedere oltre il nostro mondo – ha esordito il vescovo, prendendo spunto da un brano del libro dell’Apocalisse di San Giovanni letto poco prima – Ma noi spesso non sappiamo andare oltre perché il mondo cambi. Siamo schiacciati sul passato, sulle guerre, sulla violenza che riguardano anche le nostre strade, le nostre vite, e non solo Gaza, il sud di Israele e l’Ucraina. Eppure ci può essere un andare oltre che Dio vede con noi: se cominci a guardare oltre te stesso, Dio ti parla. Ma se te ne stai sempre lì ranicchiato su te stesso e non alzi mai lo sguardo e vai oltre, questo non succede». Monsignor Spreafico ha quindi invitato i presenti ad ascoltare la voce di Dio «una voce che diventa presenza nelle nostre vite, che diventa chiamata alla vocazione nelle sue diverse forme, perché Dio chiama tutti. E questa voce diventa promessa e asciuga le lacrime, perché tanto è il dolore del mondo, che vediamo anche vicino a noi. Ma finché non si assume il dolore dell’altro, continueremo sempre a vederlo come un nemico; finché non vedremo un uomo e una donna che hanno bisogno del tuo amore, non ci sarà mai pace e fraternità». Il vescovo Spreafico ha poi esortato a ad incontrare la voce di Dio soprattutto nella sua Parola, ricordando – sempre con riferimento alla lettura prima declamata – «che anche a noi viene chiesto di scrivere qualche pagina del nostro incontro con Dio, perché Lui passa, ci chiama e ci dice ‘vieni’, non startene lì rinchiuso nel tuo ‘io’ che non porta da nessuna parte, che non ti serve a niente». Un ultimo passaggio è stato dedicato dal vescovo ancora una volta al tema delle vocazioni: «Qualsiasi vocazione non deve mai essere individuale, ma va vissuta nella comunità. Un prete individualista, un laico individualista, è una persona che non ha accolto quell’invito ‘vieni’. E ci viene chiesto invece di farlo con le nostre comunità. Le nostre vocazioni, nella loro diversità, devono rispondere proprio a questa chiamata di Dio». La veglia, dal titolo “Creare casa”, ha poi avuto altri momenti forti: l’intronizzazione della Parola, portata all’ambone; la recita del Salmo 84 a due cori; l’adorazione e la riflessione silenziosa, accompagnata da un brano della “Christus vivit” di papa Francesco (“Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi”); l’offerta dell’incenso; la recita della preghiera per la pace, scritta in occasione di questa 61^ Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Proseguono intanto gli appuntamenti della Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Anagni-Alatri che, insieme ai coetanei della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, venerdì 17 maggio (chiesa del Sacratissimo Cuore, a  Frosinone, alle 20.45) animeranno la veglia di Pentecoste dei giovani sempre guidata dal vescovo Spreafico e che avrà come filo conduttore il tema “Ascoltiamoci, Cominciarono a parlare in altre lingue”. Vanno avanti anche gli incontri dell’equipe della pastorale giovanile diocesana con gli animatori, gli educatori e i catechisti dei gruppi giovanili dai 13 anni in su, divisi per foranie. I prossimi incontri in calendario sono quelli del 3 maggio per Anagni (chiesa di Osteria della Fontana, alle 21) e del 10 maggio a Fiuggi (presso il centro pastorale, sempre alle 21). di Igor Traboni

Anche gli oratori di Fumone e Anagni “A gonfie vele!”

Anche l’oratorio “San Paolo VI” di Fumone e il “Pier Giorgio Frassati” di Anagni hanno preso parte domenica scorsa 21 aprile alla presentazione del sussidio estivo “A gonfie vele!”, in una giornata che l’Anspi ha organizzato presso il MagicLand di Valmontone, con la partecipazione di quasi 3500 tra ragazzi, animatori e accompagnatori arrivati da 117 oratori di tutta Italia, superando anche le più rosee previsioni degli organizzatori e dopo che nel 2023 (primo anno post-Covid) i partecipanti erano stati 1800. Da Anagni si è mosso un gruppo di 50 persone, mentre altre 35 hanno rappresentato Fumone, assieme al parroco don Roberto Martufi (che ringraziamo anche per le info utili alla stesura di questo articolo) Si tratta in pratica di una sorta di rappresentanza dei circa 700 aderenti Anspi conteggiati a tutto il 31 dicembre scorso nella diocesi di Anagni-Alatri. In questi primi mesi del 2024 siamo già a oltre 200 ragazzi che gravitano attorno ai nostri oratori, ma è chiaro che il numero lieviterà di molto con le varie attività estive. Oltre ai due citati, vanno infatti ricordati anche gli oratori “A due passi dal cielo” (zona delle “parrocchie in comunione con Maria”, nelle campagne tra Alatri e Tecchiena), l’oratorio Tufano ad Anagni e il gruppo “Valore assoluto”, sempre ad Anagni, che pure aderiscono all’Associazione nazionale San Paolo Italia. Grazie a varie attività, questi oratori portano avanti formazione cristiana a 360° e i vari sussidi, sia quello invernale che quello estivo presentato per l’appunto a Valmontone, vogliono aiutare gli oratori ad essere luoghi di formazione. Lo sport, ad esempio, è uno di questi mezzi e non a caso gli oratori del Lazio stanno preparando un grande evento regionale che si terrà nel prossimo mese di giugno. Nei primi 8 giorni di settembre, invece, gli oratori Anspi si ritroveranno a Bellaria-Igea Marina, sulla costa romagnola, per la grande festa nazionale. Per tornare al sussidio estivo presentato presso il parco divertimenti di Valmontone, “A gonfie vele!”  vuole essere una drammatizzazione ispirata all’Odissea di Omero, suddivisa in 20 giornate, proprio come gli anni che Ulisse trascorse lontano da Itaca. E così, attraverso giochi, attività e riflessioni, il sussidio guiderà i ragazzi in un viaggio alla scoperta di sé stessi e degli altri, insegnando loro valori di estrema importanza come l’amicizia, il coraggio e la perseveranza.

Il vescovo ai ministranti: «Quanto è bello il vostro servizio!»

La parrocchia di Trivigliano ha ospitato, domenica 21 aprile, la Giornata diocesana dei ministranti, accogliendo il vescovo Ambrogio Spreafico che ha celebrato Messa, con il parroco don Rosario Vitagliano, don Bruno Durante dell’Ufficio liturgico diocesano, il cancelliere don Claudio Pietrobono, il diacono Vincenzo Pesoli e presenti anche i seminaristi Lorenzo Ambrosi e Lorenzo Sabellico. Nella domenica del Buon Pastore, proprio da questa figura è partito il vescovo, parlando ai chierichetti presenti: «Gesù è quel pastore che deve tenere unito il gregge, che ne ha la responsabilità, perché nessuna pecora si perda o resti indietro. E’ il pastore che si preoccupa di tutti noi, che ci conosce, che ci chiama per nome. E allora noi non dobbiamo aver paura, anche se talvolta ci nascondiamo, in questa società in cui ci si abitua a tenere tutto per se, a non confidare pene, dolori, fatiche. E poi c’è un altro grande difetto di questo mondo – ha aggiunto il vescovo – e cioè che nessuno sta a sentire. Se uno ci parla, diciamo subito: sbrigati, che ho da fare; se poi ci parla un anziano, allora pensiamo subito: ma quello dice sempre le stesse cose… Gesù invece ci chiama e ci chiede di ascoltarlo. E ascoltare è qualcosa di molto importante nelle nostre vite, nelle relazioni, nel modo di essere con gli altri, nel dare tempo all’ascolto degli altri. In una famiglia spesso succede che uno sta davanti alla tv, un’altra pulisce casa, voi bambini e ragazzi state spesso a chattare con il telefonino, e nessuno parla, nessuno ascolta! Ma così non va bene perché ci abituiamo all’isolamento. Non basta essere connessi in Rete: bisogna essere connessi nella vita, vedersi, ascoltarsi, parlarsi, incontrarsi. Come ogni volta che ci incontriamo nelle nostre comunità, in quello che  Gesù chiama “il recinto”, dove siamo invitati ad entrare. E Gesù ci rende famiglia, comunità, anche nelle nostre diversità: dove trovi oggi un posto dove puoi entrare liberamente? Gesù non scaccia mai nessuno dalla sua casa, tutti possono entrare.  Nel mondo, invece, spesso non è così. Nelle nostre comunità si ascolta la Parola di Dio e alla fine ci si accorge che è possibile essere insieme, perché parliamo tutti la lingua del Vangelo, i canti, le risposte… tutti come un’unica famiglia. E questo è un  po’ un miracolo!» «E allora – ha rimarcato Spreafico, rivolgendosi ancor più direttamente ai ministranti – quanto è bello il vostro servizio all’altare, perché è un modo per rendere bella la celebrazione ed essere al servizio, perché nella casa di Dio nessuno è padrone, ma tutti siamo al servizio. Certo, poi ci sono le responsabilità, quella del parroco, del catechista; ma tutti siamo servi gli uni degli altri con umiltà, mai con protagonismo e violenza come talvolta avviene nella vita». Dopo aver ancora una volta ringraziato i ministranti per il servizio che prestano, il Vescovo ha aggiunto: «Se ascoltiamo solo noi stessi c’è un pericolo: il mondo è pieno di mercenari, briganti e lupi, è un mondo violento, che ti vuole acciuffare, portare dalla sua parte. E se non ascolti Gesì arriva uno che pian piano ti ruba i sogni, i pensieri, un po’ come la droga. Un mondo troppo violento, non solo per le guerre ma per la prepotenza, l’incapacità di ascoltare gli altri, per un modo di vivere sempre un po’ troppo duro. Ma non sarebbe più bello trattarci con gentilezza? E invece pensiamo solo a sgambettare, a escludere uno, a parlar male dell’altro: il bullismo è la conseguenza di questa mentalità. I lupi sono pronti: state attenti soprattutto voi giovani. E  allora Gesù chiede anche a noi di essere pastori, perché tutti siamo chiamati a prenderci cura degli altri, anche delle altre pecore. Gesù dice a ognuno: non devi giudicare quelli che non ci sono ma conquistarli, non devi fargli le prediche ma conquistarli con simpatia, affetto, comprensione, solidarietà, amore; questa è una responsabilità che abbiamo tutti, anche voi piccoli dovete essere capaci, con i vostri amichetti e amichette, di comportarvi con simpatia e amore, per dimostrare che voi ascoltate Gesù, e gli altri pian piano capiranno. Non sempre è facile, ma è un impegno per cui vale la pena vivere, perché noi crediamo che la pace è possibile se uno accetta di dialogare con gli altri. E dobbiamo essere pacificatori, laddove ci troviamo: in famiglia, a scuola, al lavoro». (nelle foto, con un ‘grazie’ a Bruno Calicchia, alcuni momenti della celebrazione)