«Trinità guida d’amore»: il vescovo alle Compagnie della Santissima

Come da tradizione, i responsabili delle Compagnie che ogni anno organizzano i pellegrinaggi al santuario diocesano della Santissima Trinità di Vallepietra hanno incontrato il rettore don Alberto Ponzi, per fare il bilancio soprattutto spirituale ma anche organizzativo, dopo la chiusura invernale del 2 novembre scorso. E quest’anno alla riunione, tenutasi domenica 19 novembre nella chiesa di San Biagio a Fiuggi, ha partecipato anche il vescovo Ambrogio Spreafico che ha tenuto subito a ringraziare i presenti e lo stesso don Ponzi, rivolgendo poi alcuni pensieri, ad iniziare dall’importanza della presenza della Trinità in questo mondo così pervaso dall’egoismo e dall’odio «ma così non funziona la vita, non solo in quei Paesi dove ci sono le guerre ma purtroppo anche nel quotidiano: tante volte bisogna dire che la prepotenza dà frutti cattivi e amari perché divide, fa nascere rancore, odio, tristezza, inimicizia. Sarà per quello che ha lasciato la pandemia o perché la vita è difficile per tanti, ma oggi vedo tanta arroganza e disinteresse per gli altri. Però la Santissima ci dice che noi abbiamo bisogno degli altri e che se non viviamo con gli altri e per gli altri ne va di mezzo la nostra umanità». Spreafico ha poi ricordato le sue presenze di quest’anno al santuario e al vicino paese di Vallepietra, sottolineando come in tutte le varie occasioni «sono rimasto colpito quando ho visto le Compagnie e ho capito la forza che hanno il santuario e la Santissima. Ognuno pregava la Trinità a modo suo, con la fisarmonica, la chitarra o anche solo con la voce, ma non c’era confusione, perché nessuno ha “strimpellato” imponendo sugli altri come si fa di solito, quando chi urla di più sembra abbia più ragione. Ognuno pregava, anche in maniera diversa come è normale che sia, ma creando armonia, perché usava le parole della Chiesa, di Gesù, del Vangelo. Vi voglio davvero ringraziare ed elogiare – ha aggiunto il vescovo rivolgendosi alle compagnie attraverso i loro responsabili – per la vostra devozione e invitarvi a non perderla ma ad alimentarla ancora, aiutando gli altri, e soprattutto i giovani, a capire che se viviamo in armonia allora la vita diventa più bella e uno scopre anche la felicità e la gioia di vivere con gli altri. Certo, non dobbiamo essere d’accordo su tutto perché ognuno ha il suo pensiero, ma – ha rimarcato Spreafico rifacendosi al Vangelo del giorno  – il Signore conosce le nostre capacità, i nostri talenti diversi da quelli degli altri  e a tutti Dio dona qualcosa di importante e di prezioso, basti pensare che un talento di quella parabola corrispondeva a ben 18 anni di lavoro. E allora mai sotterrare i talenti, anche quel singolo talento che il Signore ci dà perché ci vuole bene. Siamo chiamati a metterli a frutto con semplicità, amore e simpatia; come uomini e donne che sanno vivere con gli altri. Oggi c’è bisogno di ascolto e ascoltandoci impariamo a costruire insieme un mondo fraterno. Voi delle compagnie rappresentate un pezzo della nostra vita cristiana per aiutarci a rendere il mondo più umano, più bello, meno diviso. Chiediamo di essere un po’ come la Trinità, cioè una comunione di amore», si è avviato a concludere il suo intervento monsignor Spreafico. Dal canto suo, don Alberto Ponzi ha rimarcato la grande ripresa dei pellegrinaggi dopo il tempo della pandemia, anche nei numeri, che parlano di circa 63mila comunioni distribuite nelle Messe al santuario e quindi di almeno il doppio dei fedeli che sono saliti al sacro speco. Confortante anche il numero delle confessioni, pure questo in notevole aumento. Il rettore ha quindi elogiato le circa 340 compagnie, presenti sia nel Frusinate che nelle province e regioni limitrofe, per il loro comportamento sempre più consono alla spiritualità del luogo: «Continuiamo così anche per essere di esempio per ragazzi e giovani che salgono al santuario, sempre più numerosi e motivo di speranza. Ricordando anche che il sacrificio è parte essenziale del pellegrinaggio: lo zaino in collo permette di capire cosa significa la fatica e guardare alla meta da raggiungere, ovvero il santuario, ma anche alla meta della nostra vita che è l’eternità». di Igor Traboni

I giovani di Azione Cattolica in pellegrinaggio alla Santissima

Prima dell’inizio della scuola, il settore giovani dell’Azione Cattolica diocesana ha organizzato una bellissima iniziativa per tutti i giovani della diocesi di Anagni-Alatri. Tra sabato 9 e domenica 10 settembre, infatti, noi, un bel gruppo di giovani accompagnati da alcuni adulti. siamo partiti per un pellegrinaggio al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra. Zaini in spalla, nel pomeriggio di sabato 9 ci siamo ritrovati nella piazzetta del paese di Vallepietra.  Guidati nella preghiera iniziale da suor Cleopatra Subiaco, affidando alla Mamma celeste il cammino, noi giovani e adulti attraverso i sentieri di montagna, immersi nel verde e tra paesaggi suggestivi, siamo saliti fino al Santuario. Per me, che ero lì per la prima volta, è stata un’esperienza molto forte, veramente bella e formativa. Durante il percorso, sempre guidati da suor Cleopatra, abbiamo fatto tre tappe di riflessione partendo da alcuni brani del Vangelo. Prima tappa – Unica sostanza l’amore. Seconda tappa – Centralità della relazione. Terza tappa – In Gesù Cristo la Trinità è all’opera. Arrivati a destinazione, siamo entrati cantando nella cappellina della Santissima Trinità. Ad accoglierci c’era don Alberto Ponzi, Rettore del Santuario, che ci ha spiegato gli affreschi, creando un’atmosfera di fede e devozione che ci ha toccato il cuore. Dopo la preghiera comunitaria e un momento di raccoglimento, siamo usciti. Sono rimasto molto colpito dalla ritualità con cui si scendono i gradini della scala che porta al piazzale, camminando all’ indietro, senza mai dare le spalle all’immagine della Santissima Trinità. “Mai dare le spalle a Dio!” come dice don Alberto. Alla sistemazione degli zaini per la notte è seguita la cena: un buon piatto caldo di pasta, servito dai volontari del santuario e anche dal nostro caro don Alberto che ci ha dimostrato tanto affetto e considerazione. La cena fatta tutti insieme è stata una bella opportunità per condividere l’esperienza appena vissuta. Sotto un cielo stellato e nel silenzio del Santuario avvolto dalla notte, è iniziata la veglia di preghiera, con l’adorazione eucaristica, dal titolo dedicato al pellegrinaggio: “Tocco d’Amore… Effetto Domino”, guidata da don Alberto e suor Cleopatra. Il canto iniziale ha riempito di armonia il silenzio… “ … E canterò solo per te la mia più bella melodia. Che volerà nel cielo immenso. E griderò al mondo che un nuovo sole nascerà. Ed una musica di pace canterò…” Successivamente alla veglia, un altro momento toccante è stato il “passaggio” dei Ragazzi dell’ultimo anno Acr al gruppo Giovanissimi Ac. Questo momento era stato preparato con cura e creatività dagli educatori. I ragazzi del “passaggio”, infatti, sono stati invitati a scrivere su alcuni cartoni bianchi della pizza cosa si aspettavano di vivere nel gruppo dei più grandi e i giovanissimi a scrivere semplicemente il loro nome. Tra le molte aspettative non è mancato il desiderio e la voglia di fare nuove esperienze, di incontrare nuovi amici e di divertirsi insieme a loro. L’attività si è conclusa con un “domino” formato dai cartoni “compilati” dai ragazzi e dai giovani presenti, a significare il contagio e la trasmissione dell’amore di Gesù all’altro, all’altro, all’altro… con effetto domino. Infatti, “L’Effetto Domino”, è la proposta formativa che l’AC offre ai noi giovanissimi per quest’anno associativo. Al risveglio, dopo una notte piuttosto movimentata fino alle prime luci dell’alba, abbiamo condiviso la colazione e poi la Messa nel piazzale del Santuario.

Professione di una novizia al Carmelo di Carpineto

Grande festa al Carmelo di Carpineto Romano, uno dei tre monasteri di clausura della nostra diocesi, dove sabato 2 settembre la novizia Stefania emetterà i primi voti semplici. La cerimonia si terrà nella chiesa di San Giovanni, sempre al Carmelo, alle 16 e sarà officiata dal vescovo emerito Lorenzo Loppa. Nata a Cagliari 56 anni fa, prima di 4 sorelle, e rimasta poi vedova con un figlio, la novizia ha ripreso il cammino cristiano nel tempo, dopo averlo un po’ “tralasciato”, inserendosi anche nel terz’Ordine Carmelitano di Sassari, città in cui nel frattempo si era trasferita. Arrivata al Carmelo di Carpineto per fare un’esperienza, è poi tornata a casa, ma il richiamo della vita di consacrazione è stato così forte che Stefania si è poi licenziata ed è tornata a Carpineto per l’aspirantato, quindi il postulandato e ora il noviziato. A questa cerimonia dei voti semplici saranno presenti la mamma, il figlio e le sorelle della novizia.

Un campo “Senza paura” per ragazzi e giovanissimi di Azione Cattolica

Dopo l’esperienza del campo unitario dello scorso anno a Pietracamela, dove con tanta difficoltà sono ripartite le attività estive, quest’anno avevamo programmato un momento dedicato in particolare ai ragazzi. “Senza paura” è stato il titolo del campo-scuola diocesano che ha visto protagonisti i ragazzi dell’ACR 12-14 ed i giovanissimi, presso il “Centro di spiritualità suor Teresina” in San Giovanni Incarico, da domenica 30 luglio a domenica 6 agosto. Tuttavia, non possiamo certo affermare che un po’ di “paura” non abbia accompagnato gli educatori e quanti si sono dedicati alla preparazione del campo-scuola, non solo nella fase di organizzazione ma anche nel corso della settimana vissuta insieme. La paura di numeri finalmente “fuori controllo” (oltre 70 ragazzi) dopo la lunga pagina del Covid che sembrava aver ormai anestetizzato la partecipazione ad esperienze di questo tipo, che ha colti tutti noi impreparati. Impreparati rispetto al numero di posti disponibili all’interno della struttura che ci ha ospitato, così da richiedere che una parte dei ragazzi si sistemasse all’aperto in tenda. Impreparati rispetto alla composizione della squadra degli educatori, già risicata dall’inizio e che ha dovuto fronteggiare defezioni dell’ultimo minuto (per cause di forza maggiore) buttando nella mischia, chi, non più giovanissimo, dei campi estivi aveva fatto la storia, senza immaginare di essere ancora il presente. Come non ricordare quindi con immensa gratitudine la disponibilità ancora una volta prestata dall’intramontabile Letizia, che ha magistralmente guidato il gruppo degli educatori, ed il servizio impagabile offerto in cucina da due coppie di sposi, Antonello e Antonella e Claudio e Gianfranca. Come non ricordare, infine, con altrettanta gratitudine, la guida preziosa di don Walter che ha accompagnato gli educatori ed i ragazzi tutti all’incontro quotidiano con la Parola e con Gesù Eucarestia, mentre non mancava di farsi amico e compagno di strada lungo il cammino che abbiamo condiviso tutti insieme. Sapete cosa ne è venuto fuori? Un campo che ha fatto incontrare due diversi modi di concepire il campo- scuola, in casa e in tenda, e soprattutto tutti i settori della nostra AC diocesana, dall’Acr agli adulti, integrando persone, esperienze, stagioni e luoghi in una mescolanza che ha preso forma e sostanza giorno dopo giorno. I ragazzi, dal canto loro, ci hanno ricordato ancora una volta, a dispetto di quello che superficialmente potrebbe pensarsi, che ogniqualvolta viene  offerta loro una proposta che si districhi attraverso l’esperienza dell’incontro con l’altro, dell’apertura verso l’altro, fino alla fiducia verso l’altro che porti a camminare insieme e condividere pezzi di vita (tutte tematiche affrontate nel corso del campo), ebbene loro non hanno poi così tanta paura di abbandonare le proprie comodità quotidiane, di seguire figure adulte che abbiano qualcosa da raccontare, di fare silenzio, fuori e dentro se stessi, di perdonare e di riconciliarsi, con gli altri e con Dio. Quindi vogliamo, fiduciosi, credere che gli stessi ragazzi non avranno avuto nemmeno paura di affrontare la conclusione di una esperienza così ricca e intensa, né di portare e riportare a casa, nella vita quotidiana, un frammento di quello che hanno scoperto e vissuto, per non archiviare nel libro dei ricordi una pagina così speciale ma per segnarne l’inizio di nuove. Non a caso abbiamo cercato di creare in quei giorni anche un contatto, seppure virtuale, con i giovani convocati da Papa Francesco a Lisbona per la 37° Giornata Mondiale della Gioventù e con l’esperienza che stavano vivendo, ricordando ai nostri ragazzi del campo- scuola che da qui a qualche anno saranno proprio loro ad essere convocati e chiamati a rispondere “presente!”: nel frattempo non mancheranno occasioni, nelle parrocchie e nella diocesi, per continuare ad incontrarsi e crescere insieme nell’amicizia e nella fede. Fiduciosi noi educatori e tutta l’equipe, crediamo che l’esperienza vissuta insieme, con tanta generosità e tanta gioia, abbia contagiato anche i ragazzi; d’altronde vivere esperienze forti e vere non lasciano nessuno indifferente né a livello umano e né a livello spirituale. Abbiamo cercato partendo dal tema “Senza paura” di trasmettere ai ragazzi a volte rassegnati quanto di buono e di bello da ex giovani avevamo vissuto ai nostri tempi “è solo donando che si riceve”. Ecco quindi preghiera e festa, momenti di deserto e musica, Messa e giochi e tanto altro… festa e non rassegnazione, festa dell’incontro e delle conoscenze degli altri e di Dio, festa e non rassegnazione di fronte alle difficoltà che comunque ci sono e ci saranno ma soprattutto fiducia e speranza. E allora, se il titolo del campo-scuola è stato “Senza paura”, tutti noi, educatori e ragazzi, siamo tornati a casa con la consapevolezza che forse più che non avere paura, non dobbiamo avere paura di avere paura, e questo possiamo farlo nella misura in cui riusciamo a mettere per un attimo da parte i nostri calcoli e lasciamo, invece, che i conti li faccia tornare Dio. A cura dell’Equipe ACR e settore Giovani dell’Azione Cattolica diocesana

San Rocco onorato a Vico grazie alla Confraternita

Dopo la pandemia e lo stop forzato, la Confraternita di San Rocco, compatrono di Vico nel Lazio, ha voluto superarsi con un programma davvero ricco per festeggiare il santo tanto amato. L’obiettivo finale delle varie manifestazioni è lodevole: il ricavato della festa, infatti, servirà a dare inizio ai lavori di ristrutturazione del tetto che, nel corso degli anni passati, ha provocato grossi danni all’interno della chiesa e ai dipinti della volta che proprio per questo necessitano di grandi e delicati interventi. La Confraternita è consapevole dei notevoli sforzi economici che serviranno ed è pronta ad impegnarsi al massimo anche nei prossimi anni, in modo tale da tornare a valorizzare al meglio un luogo di culto importante per la comunità di Vico nel Lazio e non solo. «Quest’anno si torna anche dopo circa trent’anni, con la sagra della braciola, le cui origini risalgono al 1979 e andò avanti fino all’agosto del 1992», afferma il priore Filippo Rondinara che, insieme ai confratelli e consorelle, si sta impegnando fortemente per far rivivere una bella tradizione persa negli anni. Si parte sabato 12 agosto alle 18 con il Rosario e alle 18.30 con la Messa. Domenica 13 agosto alle ore 11.15 la Messa. Lunedì 14 agosto alle 18 è in programma il Rosario e alle 18.30 la Messa. A seguire, dalle ore 20.30 la tradizionale Sagra della braciola con l’intrattenimento musicale “DM Live”. Nel giorno dell’Assunta e di Ferragosto, Martedì 15, una serata speciale all’insegna del buon cibo e della buona musica con gli stand gastronomici e l’intrattenimento musicale delle “Mille Note”. Mercoledì 16 alle 10.30 si celebrerà la  Messa e a seguire la processione con la statua di San Rocco accompagnata dalla locale banda musicale. Alle 16.30 gonfiabili e zucchero filato per i più piccoli e a partire dalle 20.30 la sagra della polenta con l’intrattenimento musicale degli R2 Music Live. Alle 23.30 spettacolo pirotecnico! Giovedì 17 agosto sono in programma alle 18 il Rosario e alle 18.30 la Messa per i fratelli defunti. Il Comitato della Confraternita vi invita a partecipare per onorare San Rocco, ma anche per poter gustare tanto cibo e ascoltare buona musica!

Campo estivo di Azione Cattolica: il racconto di un’esperienza

“Ad Aspera ad Astra”, attraverso le asperità si giunge alle stelle, la via della virtù e della gloria è irta di difficoltà, questa frase può rappresentare l’essenza di questo campo scuola svolto sui monti dell’Alto Adige. Il Covid-19 ci ha rallentato ma non ha mai fermato le attività estive, per il 2023 avevamo previsto questo campo scuola e così è stato, il 6 luglio di buon mattino siamo partiti in treno verso Bolzano. Il primo contatto è stato un po’ un ritrovarsi con alcuni amici che pur conoscendosi da sempre avevano nel tempo fatto esperienze diverse e cammini diversi con la certezza che nei giorni seguenti avrebbero condiviso e messo in comune dubbi e idee, proposte e difficoltà. Le asperità dei percorsi montani, i panorami e quelle lunghe salite lente lungo i sentieri ci hanno avvicinato veramente al Cielo in un clima di pace e serenità. I primi giorni ci siamo soffermati sul cammino sinodale ricondotto a due delle cinque costellazioni tematiche, relative alla fase sapienziale a) La missione secondo lo stile della prossimità. b) Formazione alla fede e alla vita. Uno ad uno siamo stati chiamati a prendere la parola, ad ascoltare e a condividere sinceramente il proprio pensiero, ciò ha consentito ad ognuno di riflettere e di riscoprire la propria interiorità e il proprio progetto di vita. Confrontarsi con gli altri è stato importante ma prima ancora è stato necessario confrontarsi con se stessi. Qualche contributo relativo al punto a): Importante andare verso gli altri e stare in mezzo alla gente, fuori dalla parrocchia, le persone che hanno bisogno sono lontane dalla Chiesa. Essere testimoni coraggiosi. Quale prossimità? quella della relazione, della vicinanza, quella dell’ascolto, curare la prossimità delle piccole cose. Qualche contributo relativo al punto b): Il percorso educativo non è più supportato dalle famiglie. Ad alcuni sembra che il Catechismo nozionistico abbia fatto il suo tempo, puntare piuttosto su cammini esperienziali con la certezza che tutta la comunità è chiamata ad accompagnare per arrivare alla consapevolezza del sacramento. Formarsi insieme, formare coppie che si dedichino all’accompagnamento dei giovani fidanzati e delle giovani famiglie, non formule ma esperienze di vita per formarsi al “NOI” perché il noi è già insieme. Ci sembra di liquidare tutto il nostro vivere dentro una società evanescente, quando invece sembra evidente che è stata dichiarata guerra alla verità. Don Bruno Durante, che nonostante la sua età, ci ha accompagnato e illuminato con la sua guida appassionata, ha dipanato più di qualche dubbio sui valori della nostra fede chiarendo cosa intende realmente la Chiesa sulle problematiche che i laici si trovano quotidianamente ad affrontare. Certamente, punti non risolti e diversità di vedute sono rimaste, ma la voglia di impegnarci e di continuare ad essere testimoni credibili si è sicuramente accresciuta. Con don Bruno ci siamo soffermati sulla Esortazione Apostolica” Verbum Domine” in particolare sui punti 51 “La contemporaneità di Cristo all’uomo di ogni tempo si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa” e sul punto 85 “Parola di Dio, matrimonio e famiglia.” Nella celebrazione sacramentale l’uomo e la donna pronunciano una parola profetica di reciproca donazione, l’essere “una carne”, segno del mistero dell’unione di Cristo e della Chiesa” (cfr Ef5,31-32). Per chiudere abbiamo toccato la figura di Gedeone (Libro dei Giudici6-7). Abbiamo passato momenti seri e momenti di festa, spirituali e mangerecci, di preghiera e di musica, grazie ai nostri due chitarristi, Antonio e Claudio, che hanno coinvolto anche altri ospiti, ottimo il diacono Vincenzo che invitava a partecipare alla messa gli ospiti che avvicinava, grazie a Lui, alcuni di loro hanno partecipato molto volentieri. Il tempo è volato dentro una natura meravigliosa, tra liturgia delle ore e la Messa, tra gli incontri e le escursioni, e purtroppo, è arrivato il momento di tornare a casa, sicuri di aver fatto il pieno di tante cose belle viste e di tante altre da serbare nel cuore. Guardando al prossimo anno inizieremo fin da domani a pensare a come ripetere e migliorare l’esperienza vissuta, continuando, nello stile AC, ad allargare sempre di più , la partecipazione  sia ai vicini che ai lontani perché…Come sapete, i campi per gli adulti non sono soltanto una bella vacanza (e certamente sarebbero una bella esperienza anche soltanto così): sono giornate ricche di momenti di amicizia, di passeggiate e di incontri, ma anche di formazione e di preghiera. Sono giorni (e notti) che si portano nel cuore, che fanno nascere relazioni belle e che fanno crescere insieme nella fede e nella vita. Sta ad ognuno di voi (di noi) decidere se vale la pena di “investire” qualche giorno di vacanza per trascorrere del tempo prezioso per voi stessi, per coltivare amicizie che fanno bene al cuore e momenti di formazione che nutrono la mente. A cura dell’Azione Cattolica diocesana

Il “dopo di noi” è adesso, ad Alatri. E presto anche ad Anagni e Guarcino

Garantire un futuro autonomo, sia abitativo che lavorativo, ai ragazzi disabili anche quando i genitori non ci saranno più: è questo, in estrema sintesi, il significato del “Dopo di noi”, il progetto nazionale che ora sta decollando ad Alatri (ma presto anche ad Anagni e Guarcino e che in provincia ha già trovato concreta applicazione con una struttura della cooperativa Diaconia a Frosinone) grazie all’associazione Insieme –  formata esclusivamente dai genitori di questi ragazzi e da amici volontari – e ad alcuni locali messi a disposizione dalla diocesi di Anagni-Alatri nel centro della cittadina ernica , a ridosso della chiesa di Santo Stefano, dove la vecchia e oramai inutilizzata casa parrocchiale è stata ceduta in comodato d’uso gratuito per 25 anni «L’abbiamo già ristrutturata, ora stiamo ultimando alcuni lavori – racconta Gianni Ricciotti, vice presidente dell’associazione –  e  a settembre saremo pronti per accogliere i primi 5-6 ragazzi che dunque inizieranno questo percorso di autonomia abitativa». I locali sono ampi, con 5 stanze al piano superiore, servizi e un salone a quello inferiore, e già ospitano anche la sede dell’associazione, presieduta da Sandra Frioni, in precedenza ubicata invece vicino all’ospedale, in via La Noce. «Ma in qualche modo possiamo dire che adesso siamo un po’ un’associazione itinerante – rirende Ricciotti – nel senso che stiamo portando avanti tante iniziative per i nostri ragazzi, dalla recente partecipazione allo street food organizzato dal Comune al campo estivo Dynamo all’Abetone, da cii siamo appena tornati». Tante sono infatti le attività portate avanti dall’associazione  e illustrate di recente anche in un incontro con il vescovo Ambrogio Spreafico. I ragazzi, ad esempio, curano anche un orto sempre nella zona dell’ospedale, che presto diventerà “sinergico”, con un metodo antico di coltivazione che non prevede l’uso di concimi, e con una parte del terreno da tempo destinata all’allevamento di chiocciole per i migliori ristoranti del Lazio. Proprio nella ristorazione, tra cucina e servizio in sala, i ragazzi di Insieme hanno da tempo affinato una grossa esperienza e alcune attività di Alatri li hanno anche assunti. Un ulteriore sbocco professionale potrebbe poi arrivare dal recupero dell’area Fraschette, ora appartenente al Demanio: è stato già presentato un progetto, che precede la creazione anche di un ostello e di un ristorante, ma i tempi burocratici sono quelli che sono. C’è poi l’impegno nello sport (di recente hanno sbaragliato il campo ai campionati regionali di bocce), così come stanno riprendendo i corsi di teatro e già si pensa al Natale e alla preparazione del grande presepe artistico. Accanto a tutto questo, e anzi come parte integrante, c’è poi tutta l’attività di informazione sul tema della disabilità e dell’inclusione, con incontri e convegni. «Ora seguiamo dai 20 ai 30 ragazzi, a seconda delle attività portate avanti – afferma il vicepresidente Ricciotti – e arrivano da tutta la provincia, proprio perché vedono in noi un esempio di progettazione creativa e operativa. Anche il lavoro di informazione sul territorio è teso a far capire come questi ragazzi disabili in realtà possono portare avanti tante cose». E a questo proposito è dunque utile tornare al progetto del “Dopo di noi” che però, almeno per il momento, non prevede una residenzialità fissa nelle strutture accreditate e quindi anche ad Alatri,  in attesa che cambi la normativa nazionale; i ragazzi saranno quindi ospitati a rotazione, fermo restando che riceveranno così una “preparazione” specifica perché un domani possano andare a vivere da soli anche altrove. E dopo Alatri, come detto, partirà pure Anagni, con un locale in via Nova, anche qui in una vecchia casa parrocchiale messa a disposizione dalla diocesi. E poi Guarcino, con il comune che ha messo a disposizione i locali ora inutilizzati di un vecchio asilo. Igor Traboni

Madre Fedele confermata alla guida delle Clarisse di Anagni. E’ il “governo” più giovane di sempre

Il Capitolo elettivo delle Clarisse del monastero di clausura di Anagni, riunitosi il 13 luglio scorso e presieduto dal vescovo Ambrogio Spreafico, ha confermato per il prossimo triennio, con un plebiscito di voti, Madre Fedele Subillaga Tabora. La giovane Madre ha 38 anni ed è originaria dell’Honduras. Vive in Italia dal 2008 e più precisamente nel monastero di Anagni, dove è entrata giovanissima e dove ha seguito con dedizione e fedeltà Madre Cristiana Graziani, morta il 5 giugno del 2020. Madre Fedele, con il suo spirito di comunione, di armonia, di pace, con il suo sorriso trasparente e sincero, è una Madre che sa far fiorire le sue vocazioni da tutto il mondo. Non a caso anche nel monastero anagnino c’è un fiorire di giovani interessate alla vita monastica; attualmente la comunità è formata da 21 monache, provenienti dall’Italia e da Paesi del Centro America. “Noi sappiamo – scrivono le monache Clarisse a proposito di Madre Fedele – che è una giovane Madre speciale che sa accogliere tutte le nostre piccole ricchezze spirituali e trasformarle in virtu’, sa accogliere le nostre povertà e trasformarle con l’aiuto di Dio in grazia per le Sorelle”. Il monastero, che è fondato sulla gioia e sulla fraternità, ha eletto la giovanissima suor Ester Matamoros Duran come Vicaria. Originaria del Nicaragua ha 33 anni e sta in Italia dal 2011. Entrata in monastero anche lei appena ventenne, suor Ester è piena di doni ed è brava in molte attività: cucito, cucina, canto, organo, studi, ordine della casa, pulizie varie: ha ottime capacità gestionali. Infine, è stata eletta Discreta del monastero suor Vittoria Giannicchi, originaria di Ceprano (FR) e nata proprio a Frosinone. Ha 42 anni, è la Sorella esterna del monastero anche se vive in clausura e aiuta la Madre Fedele in molte attività, specialmente nelle relazioni con l’esterno. Peraltro, si tratta del governo del monastero più giovane in assoluto, con un’età media attorno ai 40 anni!

Festa della Santissima Trinità al Santuario. In diretta streaming la Messa del vescovo Ambrogio

Dopo l’apertura ufficiale del 1° maggio scorso, è già molto alto l’afflusso dei pellegrini che, soprattutto la domenica, salgono al Santuario diocesano della Santissima Trinità. In questo fine settimana le strade della provincia di Frosinone, di Roma e di Latina saranno invase da un fiume di pellegrini che si mettono in viaggio a piedi e, dopo circa un giorno di cammino, arrivano a Vallepietra e nella giornata di sabato 3 giugno salgono al Santuario per la festa della Trinità. Tantissime sono le compagnie che si stanno preparando all’annuale festa della Santissima, come si può vedere scorrendo le varie pagine Facebook delle compagnie stesse, che da settimane pubblicano le locandine con i rispettivi programmi dei pellegrinaggi sia a piedi che con i pullman. Si prevede che anche quest’anno siano migliaia i fedeli che raggiungeranno il Santuario della Trinità di Vallepietra (1.350 metri di altitudine), per rendere omaggio all’immagine delle Tre Persone della Trinità, impressa dall’XI secolo sulla parete di roccia di una piccola grotta alle falde del Colle della Tagliata. Le compagnie e i pellegrini entreranno, preceduti dai rispettivi gonfaloni, nella grotta cantando l’inno alla Trinità. La leggenda ci ricorda di un uomo che, intento a coltivare il proprio terreno sul Colle , avrebbe visto i due buoi che trainavano l’aratro cadere nel vicino burrone; accorso sul limite del baratro sicuro della morte dei buoi, l’uomo li avrebbe invece trovati in posizione quasi di adorazione davanti all’immagine della Trinità, comparsa improvvisamente sulla parete della vicina grotta. Entriamo in dettaglio nel programma della festa che, come sempre, si divide in due momenti e luoghi diversi: Sabato 3 Giugno dalle prime ore del giorno le compagnie inizieranno ad arrivare al Santuario che aprirà le porte ai pellegrini alle 6. La giornata sarà principalmente dedicata a visitare e pregare sull’icona della Trinità; l’ingresso delle compagnie potrà essere seguito anche da casa con il collegamento in diretta sul sito internet del Santuario www.santuariovallepietra.it, sulla pagina Facebook e YouTube del Santuario a partire dalle ore 7. L’evento principale ci sarà sabato sera alle 19 con la Messa presieduta dal vescovo Ambrogio Spreafico; la Messa e la processione  potranno essere seguite anche da casa con il collegamento in diretta sul sito internet e sui social del santuario ma anche sul sito della diocesi www.diocesianagnialatri.it Alle 20.30 si svolgerà nel paese di Vallepietra la processione con il quadro della Trinità con le migliaia di pellegrini che sono stati in visita al Santuario la mattina; la processione sarà presieduta dal rettore del santuario mons. Alberto Ponzi. Un altro importante appuntamento sarà quello del “pianto delle zitelle” che si svolgerà domenica 4 giugno al Santuario a partire dalle 6.30, anche questo verrà trasmesso in streaming sul sito e i social del santuario. Subito dopo il Canto Sacro ci saranno le celebrazioni eucaristiche che potranno essere seguite fino alla Messa delle ore 9.30 in diretta streaming «È sempre grande – ha affermato don Alberto Ponzi, rettore del Santuario – il richiamo esercitato da questo luogo, dove la Fede e la bellezza della natura provocano le stesse grandi emozioni in chi lo ha già visitato e in coloro che vi giungono la prima volta». Il rettore augura a tutti i capi compagnia e a tutti i pellegrini un pellegrinaggio pieno di fede e devozione per la Santissima Trinità.

Al Leoniano celebrazione con quattro Vescovi

Lo scorso giovedì 29 aprile presso il Pontificio Collegio Leoniano di Anagni si è tenuta un’importante e peculiare celebrazione, sia per la comunità del seminario che per la nostra Chiesa particolare. Sono infatti convenuti nell’augusto collegio quattro vescovi, alunni emeriti del Leoniano: Mons. Lorenzo Loppa, nostro vescovo diocesano, Mons. Lino Fumagalli, della diocesi di Viterbo, Mons. Domenico Pompili, originario della nostra diocesi e attuale vescovo di Rieti e Mons. Felice Accrocca, della arcidiocesi di Benevento. A concelebrare con loro il Rettore del seminario, rev.do Emanuele Giannone e il resto dell’equipe formativa. Il motivo che ha spinto questa celebrazione è stato il ricordo della nascita al cielo di padre Mario Rosin, ricorrendo nello stesso giorno il trentesimo anniversario. Padre Rosin fu una figura molto cara alla comunità del Leoniano, egli infatti ne fu direttore spirituale ed anche docente di filosofia presso l’omonimo Istituto Teologico. Come ha ricordato il vescovo Lorenzo durante la celebrazione da lui presieduta, padre Rosin amava essere nascosto e non al centro dell’attenzione, amava essere silenzioso e nel silenzio prestare il suo servizio con tutta umiltà e dedizione. Era un uomo di profonda povertà interiore e esteriore, volgeva il suo cuore solo ed esclusivamente a quel Dio che lo aveva chiamato alla Sua sequela. Un uomo che ha saputo dare molto amore nel ministero sacerdotale e ha portato numerosi frutti. Ciò ce lo fa capire anche il fatto che padre Rosin sia apprezzato e ricordato con grande affetto dall’intera popolazione di Anagni e non solo dalla comunità del Leoniano. Affianco a questa commemorazione, la celebrazione è stata anche l’occasione per ringraziare Dio del dono del sacerdozio al nostro vescovo Lorenzo e al vescovo Lino. I due vescovi, infatti, furono compagni negli anni del seminario e quest’anno hanno la gioia di festeggiare il loro cinquantesimo di ordinazione presbiterale. Il vescovo Lorenzo venne ordinato presbitero il 17 luglio 1971, mentre il vescovo Lino il 24 luglio successivo ed insieme hanno voluto condividere questo giubilo con la comunità del seminario, di cui oltretutto il vescovo Lino fu rettore per diversi anni. La scelta, inoltre, di vivere questo momento di gioia proprio nell’anniversario della morte di padre Rosin non è stata certamente casuale, altresì con tal segno hanno voluto ribadire come la figura del padre gesuita sia stata fondamentale nella loro formazione sacerdotale. Dopo la celebrazione eucaristica è seguito un momento conviviale nel refettorio del seminario, dove abbiamo potuto festeggiare tutti insieme questo grande traguardo che i due vescovi hanno oltrepassato nella gioia del Signore Risorto. Una serata quella del giovedì appena trascorso che ha lasciato a tutti noi seminaristi una grande gratitudine nei confronti di Dio, che ci ama e che ci dona ogni giorno infinite gioie. Vorrei ora concludere augurando i migliori auspici per i vescovi Lino e Lorenzo, che il Signore li possa sempre guidare nell’esercizio del loro ministero. Soprattutto vorrei rivolgere, a nome della diocesi, uno speciale ringraziamento e augurio per il nostro vescovo Lorenzo, che tra noi ci testimonia la presenza del Buon Pastore. Lorenzo Sabellico