Concetta Coppotelli confermata alla guida dell’Azione Cattolica diocesana

Il vescovo Ambrogio Spreafico ha confermato Concetta Coppotelli alla guida dell’Azione Cattolica diocesana per il triennio 2024/2027. Concetta Coppotelli, 64 anni, pensionata di un’industria farmaceutica, sposata da 37 anni con Massimo Cerasaro, madre di 4 figli e nonna di Riccardo e Ginevra,  negli anni ha ricoperto vari incarichi nell’Azione Cattolica, fino alla presidenza diocesana; è anche referente diocesana per il Sinodo. Di seguito pubblichiamo un suo saluto e alcune note di don Bruno Durante. Saluto di Concetta Coppotelli: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua Parola” (Lc 1, 38). Con queste parole, Maria, madre del nostro Salvatore e madre nostra, accetta il progetto di Dio. Ogni socio di AC, nel momento in cui riceve la tessera dell’Associazione, deve far proprie queste parole della Vergine Santa ed Immacolata. Infatti, aderire all’AC significa rispondere senza esitazione alla chiamata di Dio; accettare, come Maria, di accogliere Gesù Cristo nel nostro cuore per rispondere alla vocazione che anima ogni membro dell’Associazione! «Viviamo nel mondo riconoscendone il valore, ma liberi da ogni logica che lo assolutizza e ne fa un idolo. Si può essere cristiani solo a condizione di compiere delle scelte, consapevoli che non tutte quelle possibili sono compatibili con il Vangelo» (Progetto formativo, 4.0). E poiché il legame di Dio con noi ci fa creature libere, ciò va vissuto nella responsabilità: siamo chiamati a rispondere del dono che Egli ci ha fatto vivendo all’altezza di esso e realizzando in noi il Suo progetto. Siamo chiamati ad abitare il nostro tempo con slancio missionario. Questo è il tempo che ci è dato di vivere ed è in questo tempo, non in altre stagioni, che abbiamo la responsabilità di cogliere i segni della presenza di Dio. “E’ compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un’esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali”. In modo particolare ciascuno è chiamato a vivere il suo tempo prendendosi cura dei fratelli che incontra: è il Signore che ce li affida. Amare l’altro, aiutarlo a crescere, accompagnarlo nei suoi percorsi di vita è la nostra vocazione laicale. E allora ECCO IL NOSTRO SI’, ecco il mio SI! Carissimi fratelli e sorelle dell’Azione Cattolica di Anagni –Alatri, desidero prima di tutto ringraziare il nostro Vescovo, Mons. Ambrogio Spreafico per la fiducia che indegnamente ha riposto in me per questo secondo mandato. A lui e alla Chiesa tutta, tutti insieme, garantiamo la preghiera e il nostro contributo di laici associati che, in comunione con la Gerarchia, condividono ansie e fiducia nel progetto di Dio per la nostra Chiesa diocesana. Sono profondamente grata al Signore per tutti gli amici di Azione Cattolica passati e recenti con cui ho condiviso e continuo a condividere un pezzo di strada. Nulla sarebbe stato senza la generosità dei tanti Presidenti diocesani che mi hanno preceduta, hanno seminato largamente e che ancora oggi sono sempre a disposizione per confronti e consigli sempre preziosi. Un grazie ai sacerdoti assistenti che accompagnano e accompagneranno i nostri cammini associativi diocesani e parrocchiali. Un grazie alla Presidenza e al Consiglio uscente del quadriennio appena terminato con cui abbiamo vissuto tempi non facili che ci ha visti fare i conti con una pandemia che, nonostante tutto, non ha scoraggiato il servizio che mai è venuto meno. Mi preme sollecitare un’attenzione particolare al cammino Sinodale voluto da Papa Francesco, che riguarda tutta la Chiesa, cammino nel quale l’Azione Cattolica diocesana è pienamente immersa, per camminare insieme sotto la guida dello Spirito e, realizzare con tutti, questo “noi più grande”. Sono particolarmente grata per tutti i volti incontrati, le mani strette, gli abbracci, le risate e i pianti raccolti, gli amici dei movimenti e delle comunità, le religiose e i religiosi, le monache di Clausura con cui abbiamo condiviso attività diocesane per costruire il “NOI”. Un pensiero particolare non può non essere rivolto a tutti i soci e assistenti defunti che sono nelle mani di Dio gustando il Paradiso e che sono certa, ci sostengono da lassù. Vi abbraccio tutti e confido nella preghiera e nel sostegno di ognuno come io farò con voi! Questa invece la nota di don Bruno Durante: Concetta me la ricordo in AC da sempre. Educatrice ACR all’inizio, in quel tempo entusiasmante del post-Concilio, fervente d’innovazione e di desiderio di partecipazione. Si era come impregnati della dignità appena riscoperta del laicato, ma soprattutto desiderosi di partecipare alla nuova stagione di corresponsabilità ecclesiale. Allora si partecipava e si apparteneva perché contagiati della gioia d’incontrarsi, di approfondire, di conoscere, per meglio identificarsi come cristiani e come cittadini. Una stagione straordinaria e stupenda! Ha svolto il ministero, come con una punta d’orgoglio lo si chiamava, di educatrice ACR, mentre frequentava il gruppo giovanile guidato da Pina Giacomini, ora madre Costanza, clarissa gioiosa nel monastero di Borgo Valsugana in Trentino. Le succedette nello stesso servizio. La vita in AC a quel tempo ferveva: oltre gli incontri settimanali per la formazione ordinaria, Concetta era sempre presente ai raduni, ai campi scuola, e poi cresceva nella coscienza della Chiesa particolare con le visite alle associazioni parrocchiali. Gli esercizi spirituali annuali, finalmente portavano al culmine la spiritualità che la caratterizzava di cristiana nel mondo, a servizio della Chiesa. La sua affabilità le permetteva una relazionalità semplice, profonda, mai elitaria ed esclusiva.  Ha vissuto la responsabilità del settore giovanile, fino a quando sposa di Massimo Cerasaro; dopo una breve pausa, fu cooptata, come coppia di sposi, nel consiglio diocesano per seguire l’Area Famiglia e Vita. Una scelta felicissima perché la famiglia è apparsa da subito lo spazio congeniale del suo impegno, emerso decisamente in questi tempi difficili, sia dal punto di vista sociologico per la crisi della stessa, sia associativo per il progressivo assottigliamento delle appartenenze all’AC. E comunque si sono manifestate più chiaramente la sua forza tranquilla, l’equilibrio, la costanza, la capacità di accompagnamento delle persone. Capacità che oggi più di ieri, si manifestano nel servizio gratuito alla Chiesa diocesana, dopo il rinnovo da parte del nostro Vescovo S.E. Mons. Ambrogio Spreafico, della carica di Presidente diocesana per il triennio 2024-2027 e nel servizio alla parrocchia di San Giovanni, insieme al marito, con il Parroco e un’altra coppia di amici

Gli esercizi di giovani e adulti Ac all’insegna del “cosa vuoi che io faccia?”

Si sono svolti a Fara in Sabina, in provincia di Rieti, presso il Monastero delle suore Clarisse Eremite, nei giorni dal 15 al 17 marzo scorsi, gli esercizi spirituali per giovani e adulti promossi dall’Azione Cattolica diocesana a cui ha partecipato un gruppo di 26 persone, guidato da don Bruno Durante. Un viaggio dell’anima all’interno di un’antica fortezza medievale (“Dio è per noi rifugio e fortezza”, Sal 45), complessa al suo interno, ma splendida all’esterno e proiettata verso paesaggi di pace oltre le sue mura che ha contribuito a creare una benefica risonanza tra l’anima del luogo e quella dei partecipanti alla presenza del Signore. Una trasposizione dell’anima e della sua complessità interiore, attraverso la quale don Bruno ci ha accompagnati con la Parola di Dio nel silenzio e nella preghiera, in un percorso necessario per fare il punto sulla nostra vita, per interrogarsi e lasciarsi interrogare dalla domanda: “Cosa vuoi che io faccia?”. Una riscoperta del silenzio che ci ha costretti a lasciare spazio a Dio. Le sette meditazioni (Babele e Pentecoste: il disegno; La chiamata di Abramo; Péirasmos – la prova – ; Le seduzioni del maligno; La condizione dell’uomo: la salvezza; Cana: la festa di Gesù, le feste degli uomini; Gerusalemme mia città -Apocalisse-), sono state intervallate dalla celebrazione della Messa, dalla preghiera delle Ore (Lodi mattutine, Vespri e Compieta) e dall’Adorazione Eucaristica. Nella chiesa dedicata a Santa Maria della Provvidenza sono risuonati i canti quaresimali e un raggio di luce coloratissima ci ha fatto visita nell’ultima celebrazione domenicale. Come si è potuto condividere nella Collatio finale, molto sentite sono state, tra le altre, la meditazione sulle nozze di Cana (Gv 2,1-11) e sulla condizione dell’uomo, la salvezza (Mc 1, 40- 45). Nella prima, la mediazione di Maria verso Gesù e i servitori che compiono al meglio delle loro possibilità gesti apparentemente inutili (riempire di acqua le anfore fino all’orlo perché “Qualsiasi cosa vi dirà, voi fatela”): ci siamo riconosciuti in quei servitori nelle innumerevoli volte in cui compiamo gesti apparentemente inutili nella nostra vita personale, associativa e di comunità, gesti che scopriamo di dover continuare a fare al meglio perché si compia in noi e in mezzo a noi la volontà di Dio. Nella seconda, la guarigione di un lebbroso (Mc 1, 40-45): Dio ha bisogno della croce per entrare nella vita dell’uomo attraverso la sofferenza, la malattia, penetra e dilata il cuore dell’uomo, la croce è una “collocazione provvisoria” a cui segue la Pasqua di Resurrezione che è “passaggio”. Il ritorno a valle da questa bella altura ha segnato per alcuni una sosta nella vicina Abbazia di Farfa, per poi riprendere il cammino verso il ritorno a casa dove continuare con il nostro impegno e la grazie di Dio a raccogliere i frutti di questa esperienza spirituale. Chiudiamo riportando un pensiero tratto da Jean Claude Dhôtel e da “La spiritualità ignaziana” e che sembra fare eco per ciascuno di noi alla domanda iniziale “cosa vuoi che io faccia?”: «Infine, l’uomo è in grado di entrare e di progredire in un giusto rapporto con se stesso. Peccatore e salvato, egli accetta consapevolmente il suo passato – pur pesante che sia – per iniziare il suo futuro. Egli sa che è proprio della sua natura fabbricare immagini e costruire progetti, ma imparerà a mettere una distanza tra il suo desiderio di Dio e i suoi progetti umani, di modo che, se essi crollano, egli ritorni al suo desiderio, se riescono, egli non ne faccia degli idoli. Nato a se stesso dallo Spirito, egli è liberato dal fascino delle immagini. Tanto, egli ha ormai un’altra Immagine da guardare. Che si lasci educare!». di Luca Ciocci Consigliere settore Adulti Ac

Azione Cattolica: assemblea diocesana e presto le nuove cariche

Atmosfera gioiosa e di trepidante attesa in casa dell’Azione Cattolica di Anagni-Alatri per la XVIII assemblea diocesana elettiva, tenutasi il 17 e 18 febbraio scorsi presso il Centro pastorale di Fiuggi, intitolata “Testimoni di tutte le cose da Lui compiute. Profezia di una presenza” e chiamata a rinnovare il consiglio di Ac diocesana per il prossimo triennio associativo 2024-2027. L’assemblea ha avuto inizio nel pomeriggio del sabato alla presenza del vescovo Ambrogio Spreafico, che ha guidato una lectio divina (nella foto il suo intervento) ispirandosi al capitolo sesto del Vangelo di Matteo, sottolineando la necessità di lasciarsi coinvolgere dallo stupore di ciò che accade intorno a noi, per contrastare la realtà dell’abitudine dalla quale sempre ci facciamo catturare; l’importanza di  ripensare l’autorevolezza di Cristo e non la sua autorità perché lui solo conosce cosa è bene per ciascuno di noi; l’importanza altresì di abbandonare l’idea di un Dio che si impone rispetto a Dio che vuole essere ascoltato perché parla solo per il nostro bene. In questo tempo di Quaresima, monsignor Spreafico ha inoltre voluto mettere l’accento su come l’elemosina ci apre alla gratuità, come la preghiera ci insegna a fare spazio al dialogo con Dio e come il digiuno sia separazione da tutto ciò che non è essenziale. E non ha mancato di rivolgersi direttamente all’Azione Cattolica diocesana, dicendo che essa ha un grande dono: quello di essere sempre capace di costruire qualcosa insieme, con gli altri e per gli altri, e che guidata dallo Spirito Santo è capace di condividere l’amore per Dio e per i fratelli. Concetti riascoltati in parte durante la Messa di domenica 18 febbraio, celebrata dal Vicario generale della diocesi, monsignor Alberto Ponzi, che nella sua omelia, oltre a parole di gratitudine nei confronti dell’AC diocesana, ha espresso il desiderio che l’associazione  possa essere presente in ogni parrocchia, per la sua capacità di testimonianza nel formarsi e operare insieme per il bene della Chiesa. Guidati da queste parole, l’assemblea ha quindi iniziato i lavori di lettura e approvazione del documento programmatico per il prossimo triennio associativo; un documento che, alla luce del lavoro svolto nell’ultimo quadriennio, vuole lasciare delle indicazioni su come camminare nel futuro più prossimo, tenendo sempre gli occhi fissi su Colui che veramente indica la via giusta, Cristo Gesù. La lettura del documento è avvenuta alla presenza di alcuni rappresentanti nazionali dell’associazione che hanno espresso il loro plauso nei confronti dell’Ac di Anagni-Alatri, per la grande capacità dimostrata nel ripartire dopo un periodo difficile dovuto alla pandemia, e riuscendo a portare e a realizzare proposte e obiettivi di grande significato. Nel pomeriggio, alla presenza anche dell’assistente diocesano don Rosario Vitagliano, che non manca mai di accompagnare l’associazione tutta anche attraverso la preghiera, è stato approvato dall’assemblea il documento. A seguire, si sono svolte le votazioni per eleggere i membri del nuovo consiglio diocesano di Ac che dovrà riunirsi in prima convocazione mercoledì 18 febbraio per eleggere i responsabili del settore adulti e giovani e dell’articolazione dell’Acr e che avrà il delicato compito di presentare al Vescovo una terna di nomi dalla quale monsignor Ambrogio Spreafico trarrà il nome del presidente diocesano. Buon lavoro al nuovo consiglio e buon cammino a tutta l’AC. A cura della presidenza diocesana uscente

Il vescovo alla marcia di Ac: «Costruiamo la pace ogni giorno»

La preghiera comunitaria guidata dal vescovo e la riflessione offerta ai presenti dallo stesso monsignor Ambrogio Spreafico hanno chiuso nel pomeriggio di sabato 27 gennaio la Marcia della pace, organizzata dall’Azione Cattolica diocesana e ospitata dalla città di Alatri. E proprio piazza Santa Maria Maggiore ha rappresentato il centro dell’iniziativa, che qui è iniziata e qui si è conclusa, sul sagrato della chiesa degli Scolopi, con intervento del vescovo che alle centinaia di bambini festanti ha subito chiesto: «Ma è possibile la pace?», con un coro entuasiasta di “sì” levatosi dalla piazza, colorata di cappellini, bandane e bandiere. «Ma la pace è possibile – ha quindi detto Spreafico – solo se si dialoga. E per dialogare la prima cosa da fare è ascoltare gli altri. Quando parlano mamma e papà, ad esempio, voi bambini dovete stare zitti e ascoltare. Ma anche quando parla un bambino, i genitori, i grandi, hanno il  dovere di ascoltare! Oggi invece si ascolta troppo poco e si pensa sempre di avere ragione. Vogliamo la pace, certo, ma poi litighiamo tra noi, oppure non accogliamo l’altro che è in difficoltà, l’amico o con il compagno di a scuola che ha bisogno, quando addirittura non arriviamo ad esercitare la violenza, come purtroppo è successo in questa città di Alatri. Perché la violenza non è solo la guerra che vediamo in televisione. Ma ci riguarda anche da vicino, se solo pensiamo che in Italia ci sono 8 milioni si armi e di queste 6 milioni e mezzo non sono neppure dichiarate, per non parlare poi delle armi che mandiamo in tutto il mondo. Gesù invece ci insegna che si vive disarmati. E allora – ha invitato il vescovo – disarmiamo anche i nostri cuori, i pensieri, i sentimenti, perché la pace cammina e si costruisce anche dentro di noi e attorno a noi. E invece tanti nostri paesi fanno a gara nelle “chiacchiere” sugli altri. Oppure non riusciamo a trattenere il ditino sul cellulare e mettiamo i like se uno insulta un altro. Ma questo non è da cristiani, mentre bisogna ricordare che Gesù ha detto: io sono la pace! Ascoltiamo Gesù e impariamo a costruire rapporti di amicizia, impariamo anche ad essere gentili con gli altri. Siamo qui per costruire la pace, ogni giorno!», ha concluso il vescovo, non prima di aver ricordato a bambini e ragazzi l’importanza del Giorno della Memoria, celebrato sempre il 27 gennaio. La marcia e le iniziative collegate, come detto, sono state ospitate da una accogliente città di Alatri, grazie anche ai luoghi e alle strutture messe a disposizione dal sindaco Maurizio Cianfrocca. Presenti diversi sacerdoti diocesani: il parroco don Walter Martiello, l’assistente unitario dell’Ac don Rosario Vitagliano, don Fabio Tagliaferri, don Roberto Martufi, don Pierluigi Nardi, don Luca Fanfarillo . Dopo l’arrivo dei gruppi e i saluti della presidente diocesana Concetta Coppotelli, del sindaco di Alatri e della responsabile del circolo Legambiente di Anagni (partner di questa edizione)  Rita Ambrosino, i partecipanti si sono divisi per gruppi di età e, guidati dagli educatori per l’ACR, dall’equipe e dall’assistente per il settore giovani e con don Fabio per il settore adulti, si è riflettuto insieme sulle seguenti tematiche di pace. Piccolissimi-FACCIAMO ESPLODERE LA PRIMAVERA 6 / 8 anni – SULLE DITA DI UNA MANO 9 / 11 – GUERRA E PACE 12 / 14- È BELLO CIÒ CHE È PACE GIOVANISSIMI e GIOVANI : Pace e comunicazione- Priorità di pace. ADULTI-“ FEDE E PACE”: BEATI GLI OPERATORI DI PACE! Tanti i presenti, comprese alcune religiose, e diverse le parrocchie partecipanti, da Alatri, Anagni, Fiuggi, Acuto, Fumone, Filettino, Mole Bisleti, Tecchiena, Tecchiena Castello, Sgurgola, con alcune iniziative collaterali pure degne di nota, come ad esempio quella presa dalle educatrici di Tecchiena Castello che hanno portato i bambini del catechismo anche in Concattedrale per far loro conoscere il miracolo dell’Ostia incarnata, accolti calorosamente dal parroco don Walter Martiello. La marcia ha quindi percorso le vie del centro storico, per poi fermarsi in preghiera a piazza Regina e in largo Paolo Cittadini “Il Girone”, in ricordo di Emanuele Morganti e di Thomas Bricca, prima di tornare in piazza Santa Maria Maggiore. La marcia della pace attraversa città e paesi italiani da quasi mezzo secolo, come ci ricorda la presidenza dell’Ac diocesana: l’educazione alla Pace entra a far parte del percorso formativo dell’ACR dopo l’incontro nazionale con papa Paolo VI del 20 maggio 1978 il cui slogan “La pace nascerà: parola di ragazzi”. Pochi giorni prima del giorno fissato, si verificano a Roma alcuni fatti di violenza terroristica. Il cardinale vicario Ugo Poletti decide dunque di cogliere l’occasione per lanciare un appello alla città per vincere la violenza invitando “tutti i cittadini di buona volontà” a partecipare alla manifestazione. Lo slogan scelto dall’ACR per la prima Carovana di pace è: Per la pace tutti in campo. La Carovana della pace o marcia, diviene così un appuntamento fisso per l’AC della diocesi di Roma e man mano si allarga a tutte le altre diocesi italiane. Così, nel mese di gennaio di ogni anno, si inizia a preparare questa manifestazione: i gruppi ACR delle parrocchie si confrontano su come portare pace nel mondo che li circonda e preparano un messaggio da offrire durante la messa e da scambiarsi con le altre parrocchie; colorano poi striscioni, cartelloni bandiere e costruiscono strumenti per “farsi sentire” durante il percorso. Nasce l’idea di una manifestazione che, a chiusura del percorso di riflessione dei gruppi parrocchiali, porti i bambini a testimoniare davanti alla città il loro desiderio di pace e il loro impegno personale.

Diversità, novità, armonia in Azione…Cattolica

14 gennaio 2024: primo appuntamento dell’anno per i soci adulti di Azione Cattolica della nostra diocesi, con la sorpresa della presenza di un paio di giovani desiderosi di fare anche questa esperienza. Un incontro partecipato, non perché ci siano stati grandissimi numeri, che a noi di AC interessano poco, ma perché ricco di presenza in termini di attenzione, coinvolgimento e condivisione. Ospiti dell’AC di Subiaco, che ha accolto i nostri adulti con la tipica familiarità che si respira in AC: sentirsi a casa, in casa di ‘altri’, è un dono immenso e una ricchezza da custodire. Una ricca colazione e i saluti dei due presidenti diocesani presenti, Concetta Coppotelli per la nostra diocesi e Gianluigi Sbaraglia per la diocesi di Tivoli, hanno dato inizio all’incontro curato dai vice presidenti Giusy Secondino e Marcello Ambrogi. Per rompere il ghiaccio, un simpatico gioco di conoscenza, ha introdotto il tema dell’incontro, che ha visto protagonista la parola DIVERSITÁ, palesando come questa parole nella lingua italiana faccia pensare a qualcosa di negativo o a qualcosa o qualcuno di diverso, estraneo, quasi lontano dalla normalità; a differenza di altre lingue, nelle quali, la parola diversità riporta, non al diverso, ma al differente, e dunque ad una accezione positiva del termine, che apre alla NOVITÀ di cui l’altro è ricco. Una novità che va accolta, esattamente come vogliamo venga accolta la nostra. E questo ce lo dice anche la Parola di Dio che, con il brano biblico della prima lettera ai Corinzi (cap. 12, 1-31), commentata dall’assistente diocesano don Rosario Vitagliano, ha aiutato a comprendere che tutti siamo unici, irripetibili e indispensabili, proprio per la nostra diversità. Come le tessere di un mosaico che, prese singolarmente, dicono poco ma insieme creano il capolavoro. E se c’è tutto questo, c’è ARMONIA, proprio come dice Papa Francesco: “Se ci sembra che lo Spirito Santo crei disordine, portando diversità dei carismi, dei doni, tutto ciò, sotto l’azione di Dio è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità, ma armonia.” «Dunque – concludono i vice adulti prima di partecipare alla Messa nella bellissima Cattedrale di Subiaco – tre parole vi lasciamo: DIVERSITÀ, NOVITÀ, ARMONIA, perché crediamo che questa sia la nostra missione di cristiani e come membri dell’Azione Cattolica». Dopo il pranzo e un momento di condivisione su quanto meditato in mattinata, l’incontro è proseguito con la visita al Monastero, prima di San Benedetto e Sacro Speco e poi di Santa Scolastica, per rientrare in serata, alla volta di casa stanchi, ma con la ricchezza di una giornata vissuta tra fede, cultura e tanta amicizia. A cura della Presidenza diocesana

I giovani di Azione Cattolica in pellegrinaggio alla Santissima

Prima dell’inizio della scuola, il settore giovani dell’Azione Cattolica diocesana ha organizzato una bellissima iniziativa per tutti i giovani della diocesi di Anagni-Alatri. Tra sabato 9 e domenica 10 settembre, infatti, noi, un bel gruppo di giovani accompagnati da alcuni adulti. siamo partiti per un pellegrinaggio al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra. Zaini in spalla, nel pomeriggio di sabato 9 ci siamo ritrovati nella piazzetta del paese di Vallepietra.  Guidati nella preghiera iniziale da suor Cleopatra Subiaco, affidando alla Mamma celeste il cammino, noi giovani e adulti attraverso i sentieri di montagna, immersi nel verde e tra paesaggi suggestivi, siamo saliti fino al Santuario. Per me, che ero lì per la prima volta, è stata un’esperienza molto forte, veramente bella e formativa. Durante il percorso, sempre guidati da suor Cleopatra, abbiamo fatto tre tappe di riflessione partendo da alcuni brani del Vangelo. Prima tappa – Unica sostanza l’amore. Seconda tappa – Centralità della relazione. Terza tappa – In Gesù Cristo la Trinità è all’opera. Arrivati a destinazione, siamo entrati cantando nella cappellina della Santissima Trinità. Ad accoglierci c’era don Alberto Ponzi, Rettore del Santuario, che ci ha spiegato gli affreschi, creando un’atmosfera di fede e devozione che ci ha toccato il cuore. Dopo la preghiera comunitaria e un momento di raccoglimento, siamo usciti. Sono rimasto molto colpito dalla ritualità con cui si scendono i gradini della scala che porta al piazzale, camminando all’ indietro, senza mai dare le spalle all’immagine della Santissima Trinità. “Mai dare le spalle a Dio!” come dice don Alberto. Alla sistemazione degli zaini per la notte è seguita la cena: un buon piatto caldo di pasta, servito dai volontari del santuario e anche dal nostro caro don Alberto che ci ha dimostrato tanto affetto e considerazione. La cena fatta tutti insieme è stata una bella opportunità per condividere l’esperienza appena vissuta. Sotto un cielo stellato e nel silenzio del Santuario avvolto dalla notte, è iniziata la veglia di preghiera, con l’adorazione eucaristica, dal titolo dedicato al pellegrinaggio: “Tocco d’Amore… Effetto Domino”, guidata da don Alberto e suor Cleopatra. Il canto iniziale ha riempito di armonia il silenzio… “ … E canterò solo per te la mia più bella melodia. Che volerà nel cielo immenso. E griderò al mondo che un nuovo sole nascerà. Ed una musica di pace canterò…” Successivamente alla veglia, un altro momento toccante è stato il “passaggio” dei Ragazzi dell’ultimo anno Acr al gruppo Giovanissimi Ac. Questo momento era stato preparato con cura e creatività dagli educatori. I ragazzi del “passaggio”, infatti, sono stati invitati a scrivere su alcuni cartoni bianchi della pizza cosa si aspettavano di vivere nel gruppo dei più grandi e i giovanissimi a scrivere semplicemente il loro nome. Tra le molte aspettative non è mancato il desiderio e la voglia di fare nuove esperienze, di incontrare nuovi amici e di divertirsi insieme a loro. L’attività si è conclusa con un “domino” formato dai cartoni “compilati” dai ragazzi e dai giovani presenti, a significare il contagio e la trasmissione dell’amore di Gesù all’altro, all’altro, all’altro… con effetto domino. Infatti, “L’Effetto Domino”, è la proposta formativa che l’AC offre ai noi giovanissimi per quest’anno associativo. Al risveglio, dopo una notte piuttosto movimentata fino alle prime luci dell’alba, abbiamo condiviso la colazione e poi la Messa nel piazzale del Santuario.

Un campo “Senza paura” per ragazzi e giovanissimi di Azione Cattolica

Dopo l’esperienza del campo unitario dello scorso anno a Pietracamela, dove con tanta difficoltà sono ripartite le attività estive, quest’anno avevamo programmato un momento dedicato in particolare ai ragazzi. “Senza paura” è stato il titolo del campo-scuola diocesano che ha visto protagonisti i ragazzi dell’ACR 12-14 ed i giovanissimi, presso il “Centro di spiritualità suor Teresina” in San Giovanni Incarico, da domenica 30 luglio a domenica 6 agosto. Tuttavia, non possiamo certo affermare che un po’ di “paura” non abbia accompagnato gli educatori e quanti si sono dedicati alla preparazione del campo-scuola, non solo nella fase di organizzazione ma anche nel corso della settimana vissuta insieme. La paura di numeri finalmente “fuori controllo” (oltre 70 ragazzi) dopo la lunga pagina del Covid che sembrava aver ormai anestetizzato la partecipazione ad esperienze di questo tipo, che ha colti tutti noi impreparati. Impreparati rispetto al numero di posti disponibili all’interno della struttura che ci ha ospitato, così da richiedere che una parte dei ragazzi si sistemasse all’aperto in tenda. Impreparati rispetto alla composizione della squadra degli educatori, già risicata dall’inizio e che ha dovuto fronteggiare defezioni dell’ultimo minuto (per cause di forza maggiore) buttando nella mischia, chi, non più giovanissimo, dei campi estivi aveva fatto la storia, senza immaginare di essere ancora il presente. Come non ricordare quindi con immensa gratitudine la disponibilità ancora una volta prestata dall’intramontabile Letizia, che ha magistralmente guidato il gruppo degli educatori, ed il servizio impagabile offerto in cucina da due coppie di sposi, Antonello e Antonella e Claudio e Gianfranca. Come non ricordare, infine, con altrettanta gratitudine, la guida preziosa di don Walter che ha accompagnato gli educatori ed i ragazzi tutti all’incontro quotidiano con la Parola e con Gesù Eucarestia, mentre non mancava di farsi amico e compagno di strada lungo il cammino che abbiamo condiviso tutti insieme. Sapete cosa ne è venuto fuori? Un campo che ha fatto incontrare due diversi modi di concepire il campo- scuola, in casa e in tenda, e soprattutto tutti i settori della nostra AC diocesana, dall’Acr agli adulti, integrando persone, esperienze, stagioni e luoghi in una mescolanza che ha preso forma e sostanza giorno dopo giorno. I ragazzi, dal canto loro, ci hanno ricordato ancora una volta, a dispetto di quello che superficialmente potrebbe pensarsi, che ogniqualvolta viene  offerta loro una proposta che si districhi attraverso l’esperienza dell’incontro con l’altro, dell’apertura verso l’altro, fino alla fiducia verso l’altro che porti a camminare insieme e condividere pezzi di vita (tutte tematiche affrontate nel corso del campo), ebbene loro non hanno poi così tanta paura di abbandonare le proprie comodità quotidiane, di seguire figure adulte che abbiano qualcosa da raccontare, di fare silenzio, fuori e dentro se stessi, di perdonare e di riconciliarsi, con gli altri e con Dio. Quindi vogliamo, fiduciosi, credere che gli stessi ragazzi non avranno avuto nemmeno paura di affrontare la conclusione di una esperienza così ricca e intensa, né di portare e riportare a casa, nella vita quotidiana, un frammento di quello che hanno scoperto e vissuto, per non archiviare nel libro dei ricordi una pagina così speciale ma per segnarne l’inizio di nuove. Non a caso abbiamo cercato di creare in quei giorni anche un contatto, seppure virtuale, con i giovani convocati da Papa Francesco a Lisbona per la 37° Giornata Mondiale della Gioventù e con l’esperienza che stavano vivendo, ricordando ai nostri ragazzi del campo- scuola che da qui a qualche anno saranno proprio loro ad essere convocati e chiamati a rispondere “presente!”: nel frattempo non mancheranno occasioni, nelle parrocchie e nella diocesi, per continuare ad incontrarsi e crescere insieme nell’amicizia e nella fede. Fiduciosi noi educatori e tutta l’equipe, crediamo che l’esperienza vissuta insieme, con tanta generosità e tanta gioia, abbia contagiato anche i ragazzi; d’altronde vivere esperienze forti e vere non lasciano nessuno indifferente né a livello umano e né a livello spirituale. Abbiamo cercato partendo dal tema “Senza paura” di trasmettere ai ragazzi a volte rassegnati quanto di buono e di bello da ex giovani avevamo vissuto ai nostri tempi “è solo donando che si riceve”. Ecco quindi preghiera e festa, momenti di deserto e musica, Messa e giochi e tanto altro… festa e non rassegnazione, festa dell’incontro e delle conoscenze degli altri e di Dio, festa e non rassegnazione di fronte alle difficoltà che comunque ci sono e ci saranno ma soprattutto fiducia e speranza. E allora, se il titolo del campo-scuola è stato “Senza paura”, tutti noi, educatori e ragazzi, siamo tornati a casa con la consapevolezza che forse più che non avere paura, non dobbiamo avere paura di avere paura, e questo possiamo farlo nella misura in cui riusciamo a mettere per un attimo da parte i nostri calcoli e lasciamo, invece, che i conti li faccia tornare Dio. A cura dell’Equipe ACR e settore Giovani dell’Azione Cattolica diocesana

Campo estivo di Azione Cattolica: il racconto di un’esperienza

“Ad Aspera ad Astra”, attraverso le asperità si giunge alle stelle, la via della virtù e della gloria è irta di difficoltà, questa frase può rappresentare l’essenza di questo campo scuola svolto sui monti dell’Alto Adige. Il Covid-19 ci ha rallentato ma non ha mai fermato le attività estive, per il 2023 avevamo previsto questo campo scuola e così è stato, il 6 luglio di buon mattino siamo partiti in treno verso Bolzano. Il primo contatto è stato un po’ un ritrovarsi con alcuni amici che pur conoscendosi da sempre avevano nel tempo fatto esperienze diverse e cammini diversi con la certezza che nei giorni seguenti avrebbero condiviso e messo in comune dubbi e idee, proposte e difficoltà. Le asperità dei percorsi montani, i panorami e quelle lunghe salite lente lungo i sentieri ci hanno avvicinato veramente al Cielo in un clima di pace e serenità. I primi giorni ci siamo soffermati sul cammino sinodale ricondotto a due delle cinque costellazioni tematiche, relative alla fase sapienziale a) La missione secondo lo stile della prossimità. b) Formazione alla fede e alla vita. Uno ad uno siamo stati chiamati a prendere la parola, ad ascoltare e a condividere sinceramente il proprio pensiero, ciò ha consentito ad ognuno di riflettere e di riscoprire la propria interiorità e il proprio progetto di vita. Confrontarsi con gli altri è stato importante ma prima ancora è stato necessario confrontarsi con se stessi. Qualche contributo relativo al punto a): Importante andare verso gli altri e stare in mezzo alla gente, fuori dalla parrocchia, le persone che hanno bisogno sono lontane dalla Chiesa. Essere testimoni coraggiosi. Quale prossimità? quella della relazione, della vicinanza, quella dell’ascolto, curare la prossimità delle piccole cose. Qualche contributo relativo al punto b): Il percorso educativo non è più supportato dalle famiglie. Ad alcuni sembra che il Catechismo nozionistico abbia fatto il suo tempo, puntare piuttosto su cammini esperienziali con la certezza che tutta la comunità è chiamata ad accompagnare per arrivare alla consapevolezza del sacramento. Formarsi insieme, formare coppie che si dedichino all’accompagnamento dei giovani fidanzati e delle giovani famiglie, non formule ma esperienze di vita per formarsi al “NOI” perché il noi è già insieme. Ci sembra di liquidare tutto il nostro vivere dentro una società evanescente, quando invece sembra evidente che è stata dichiarata guerra alla verità. Don Bruno Durante, che nonostante la sua età, ci ha accompagnato e illuminato con la sua guida appassionata, ha dipanato più di qualche dubbio sui valori della nostra fede chiarendo cosa intende realmente la Chiesa sulle problematiche che i laici si trovano quotidianamente ad affrontare. Certamente, punti non risolti e diversità di vedute sono rimaste, ma la voglia di impegnarci e di continuare ad essere testimoni credibili si è sicuramente accresciuta. Con don Bruno ci siamo soffermati sulla Esortazione Apostolica” Verbum Domine” in particolare sui punti 51 “La contemporaneità di Cristo all’uomo di ogni tempo si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa” e sul punto 85 “Parola di Dio, matrimonio e famiglia.” Nella celebrazione sacramentale l’uomo e la donna pronunciano una parola profetica di reciproca donazione, l’essere “una carne”, segno del mistero dell’unione di Cristo e della Chiesa” (cfr Ef5,31-32). Per chiudere abbiamo toccato la figura di Gedeone (Libro dei Giudici6-7). Abbiamo passato momenti seri e momenti di festa, spirituali e mangerecci, di preghiera e di musica, grazie ai nostri due chitarristi, Antonio e Claudio, che hanno coinvolto anche altri ospiti, ottimo il diacono Vincenzo che invitava a partecipare alla messa gli ospiti che avvicinava, grazie a Lui, alcuni di loro hanno partecipato molto volentieri. Il tempo è volato dentro una natura meravigliosa, tra liturgia delle ore e la Messa, tra gli incontri e le escursioni, e purtroppo, è arrivato il momento di tornare a casa, sicuri di aver fatto il pieno di tante cose belle viste e di tante altre da serbare nel cuore. Guardando al prossimo anno inizieremo fin da domani a pensare a come ripetere e migliorare l’esperienza vissuta, continuando, nello stile AC, ad allargare sempre di più , la partecipazione  sia ai vicini che ai lontani perché…Come sapete, i campi per gli adulti non sono soltanto una bella vacanza (e certamente sarebbero una bella esperienza anche soltanto così): sono giornate ricche di momenti di amicizia, di passeggiate e di incontri, ma anche di formazione e di preghiera. Sono giorni (e notti) che si portano nel cuore, che fanno nascere relazioni belle e che fanno crescere insieme nella fede e nella vita. Sta ad ognuno di voi (di noi) decidere se vale la pena di “investire” qualche giorno di vacanza per trascorrere del tempo prezioso per voi stessi, per coltivare amicizie che fanno bene al cuore e momenti di formazione che nutrono la mente. A cura dell’Azione Cattolica diocesana