Sul Viglio e sulle orme di Frassati la “Festa della Croce”

Come ogni anno la prima settimana di luglio ricorre la Festa della Croce, posta sul Monte Viglio. Questa bellissima escursione è parte del sentiero Pier Giorgio Frassati del Lazio, sulle orme di questo ragazzo che amava portare i suoi amici in montagna per spingere il loro sguardo «verso l’Alto» e che sarà dichiarato santo il prossimo anno. Il giovane beato torinese, amante di Dio e degli uomini, sarà canonizzato durante il Giubileo del 2025. I Sentieri Frassati sono nati negli anni ’70, uno per ogni regione d’Italia, con un’iniziativa popolare sostenuta dall’Azione Cattolica, dal Club Alpino Italiano e dai Vescovi italiani. Nel Lazio il Sentiero è un’esperienza di cammino pensata per tre giorni, dal Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra alla Certosa di Trisulti, che nel suo tratto centrale percorre la bellissima cresta dei Monti Cantari passando sulla vetta del Viglio. Proprio su questo tratto del Sentiero Frassati, domenica 7 luglio ci siamo incamminati per percorrere i circa 550 metri di dislivello che separano il passo di Serra sant’Antonio dalla croce di vetta, posta nel 1973 su iniziativa dei giovani dell’Azione Cattolica di Anagni. Il Vice presidente Giovani Lorenzo Trinti e un gruppetto di associati si sono messi in cammino verso la vetta. E’ lo stesso vice presidente giovani che così racconta: «La giornata è partita bene, ma sappiamo che la montagna è imprevedibile, difatti lungo il cammino il tempo è peggiorato bruscamente, siamo incappati in un forte vento e tanta pioggia, ma nonostante le avverse condizioni meteo con tanto animo e buona volontà abbiamo proseguito la salita. Ci siamo sostenuti, incoraggiati e aiutati l’un l’altro a dimostrazione che nella vita c’è sempre qualcuno su cui poter contare e pronto a sostenerti, ed anche se non tutti sono saliti in vetta, è stato, davvero, significativo il camminare insieme nella difficoltà del momento. Insieme a noi, come ogni anno, erano presenti anche tanti soci del C.A.I. In vetta era prevista la celebrazione della Messa che, a causa del maltempo, è stata poi celebrata alla fine della discesa a valle». A cura della presidenza dell’Azione Cattolica diocesana 

“Questa è casa tua”: famiglie in festa con l’Azione Cattolica

Nel mese di giugno di ogni anno l’Azione Cattolica diocesana si incontra unitariamente per fare festa e quello che conta non è tanto il luogo, il programma della giornata, ma l’incontro, ritrovarsi tutti insieme, adulti/issimi, giovani/issimi, ragazzi e famiglie, parte di una realtà che esiste proprio grazie all’esistenza di ognuno. Sabato 8 giugno ci siamo ritrovati presso il bellissimo Parco naturale dei Monti Lepini, sito nel Comune di Sgurgola, un oasi di verde e di pace, gestito e curato eccezionalmente dal dottor Francesco Antonelli e dalla sua famiglia. Una vera scoperta per tanti di noi che non avevamo idea di quanta bellezza racchiudesse quel luogo che si intonava a meraviglia con il tema guida della giornata: “Questa è casa tua”. Ci siamo ritrovati in tanti, provenienti da diverse realtà parrocchiali della nostra diocesi. Non mancava il nostro assistente unitario don Rosario Vitagliano insieme a don Agostino Santucci e Padre Albert Leal Celis della parrocchia di Sgurgola. La giornata è iniziata con una colazione di benvenuto, proseguita con bans, canti e giochi preparati dai giovani. Dopo il saluto della presidente diocesana Concetta Coppotrelli i gruppi sono stati guidati nella visita del parco dal dott. Antonelli che ci ha illustrato tutta la flora che incontravamo lungo il percorso riscuotendo interesse ed entusiasmo di tutti i partecipanti. Terminata la visita, divisi per settori, gli adulti e i giovani, si sono confrontati su alcune tematiche riprese dal documento preparatorio alla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio, dando luogo a dei “Laboratori di partecipazione” come piccole piazze della democrazia. I giovani, con l’aiuto dell’avvocato Daniele Bruno, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù e di sua moglie Valentina, una coppia di sposi impegnati e di don Rosario, si sono confrontati sul tema: “La comunità come luogo della libertà e della legalità” dove è emersa la consapevolezza che ognuno di noi può contribuire nel suo piccolo ad un cambiamento e la necessità sì di ascoltare l’altro, ma anche l’esigenza di essere ascoltati. “Comunità come il luogo della libertà, in cui tutti sono rispettati, tutti sono custoditi, tutti sono protagonisti, tutti sono impegnati in favore degli altri” e la “giustizia come una virtù che agisce tanto nel grande, quanto nel piccolo e che: non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana.” Gli Adulti, suddivisi in tre gruppi, insieme ai coordinatori Luca Ciocci, Antonio Salvi e Massimo Cerasaro, si sono confrontati sui seguenti temi:  L’ACR, insieme agli educatori ha predisposto un laboratorio pratico relativo ad un corretto uso delle risorse della terra e su come non sprecarle inutilmente. Terminati i momenti di confronto, i relatori di ogni settore hanno restituito a tutti i presenti le condivisioni emerse, per brevità ne riportiamo alcuni spunti salienti. Il primo tema sul desiderio di una ripartenza ha preso spunto dalle parole di Papa Francesco: “Non possiamo risanare la nostra relazione con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le nostre relazioni umane” (Laudato Si 119). Se non ci si prende cura dell’uomo è impossibile curare l’ambiente. Occorre dunque porre attenzione alla cura soprattutto degli anziani spesso soli o parcheggiati nelle Rsa che vivono gli ultimi anni della loro vita in una condizione di solitudine, senza nulla togliere al lavoro che tanti operatori sanitari fanno con amore in queste strutture. ll secondo tema, che in questi giorni ha avuto una triste conferma, ovvero il tema della cittadinanza attiva: poco meno di un italiano su due non ha esercitato il proprio diritto di voto, si rileva un cittadino con diritti e doveri quasi teorici sempre più rintanato nel proprio individualismo perché non viene ascoltato, oggi più di ieri si avverte la mancanza di partecipazione alla vita sociale, pubblica e comunitaria che ci fa tutti più poveri. Qualcuno ha ricordato che Paolo VI ebbe a dire che la politica è una delle più alte forme di carità. Il terzo punto Educazione, cultura e formazione ha messo a fuoco la centralità della famiglia nel ruolo educativo dei più piccoli e del benessere della società: “Nella famiglia vengono inculcati fin dai primi anni di vita i valori morali, si trasmette il patrimonio spirituale della comunità religiosa e quello culturale della Nazione. In essa si fa l’apprendistato delle responsabilità sociali e della solidarietà.” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 213). Il mondo oggi non ha bisogno di maestri ma di testimoni, e i maestri sono riconosciuti come tali solo in quanto testimoni credibili. Lo svuotamento della cultura contemporanea dei valori cristiani ci chiede di tornare all’essenzialità del Vangelo. Un modello educativo diventa cultura quando è condiviso ed appartiene a tutta una comunità di persone. A seguire, la celebrazione della Messa (nella foto) immersi nella natura del bosco, officiata dall’assistente unitario don Rosario che ci ha fatto riflettere sul cambiamento del cuore, docile allo Spirito. Durante la celebrazione, è stato condiviso anche “un minuto per la pace” promosso dal FORUM INTERNAZIONALE AZIONE CATTOLICA (FIAC) dal 2014. Il pranzo è stato momento di ulteriori relazioni e di confronto ma soprattutto di festa e di gioia. Abbiamo concluso la giornata divertendoci con attività e giochi che hanno coinvolto tutti i presenti e, per finire, abbiamo donato e piantato insieme ai proprietari del parco un albero di ulivo, messo in dimora con la collaborazione dei giovanissimi e donato ai partecipanti un vasetto con semi di girasole. Al termine, saluti e abbracci per tutti in attesa delle prossime attività estive. «Insieme è la parola chiave per costruire il futuro: è il noi che supera l’io per comprenderlo senza abbatterlo, è il patto tra le generazioni che viene ricostruito, è il bene comune che torna a essere realtà e non proclama, azione e non solo pensiero» (Instrumentum Laboris, n. 29). Il bene comune diventa bene comune globale perché abbraccia anche la cura della casa comune. Occorre un discernimento attento per cercare assieme come realizzarlo, in uno stile sinodale che valorizzi a un tempo competenza e partecipazione, che sappia essere attento alle nuove generazioni.

Intelligenza artificiale: il convegno di Azione Cattolica

 “Intelligenza artificiale e pace”, questo il titolo del messaggio di papa Francesco al mondo intero, per la 57° giornata mondiale per la pace, celebrata lo scorso 1° gennaio. Messaggio che ha ispirato il settore adulti dell’Azione Cattolica diocesana a dare vita al convegno dal titolo ‘Intelligenza artificiale: prospettive e sfide etiche’, tenutosi presso il Centro pastorale di Fiuggi. Numerosi i partecipanti intervenuti per ascoltare don Alessandro Picchiarelli, relatore esperto del settore; sacerdote della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, ha studiato Ingegneria informatica e delle telecomunicazioni presso l’Università degli Studi di Perugia, ha conseguito la laurea in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi e alla Gregoriana di Roma e attualmente svolge la sua attività di docente presso la scuola interdiocesana di Teologia di Foligno. E’ anche docente del corso sull’Etica della tecnologia presso l’Istituto Teologico e di Scienze Religiose di Assisi, collabora con l’Istituto Affari Internazionali di Roma ed è l’autore del libro “Tra profilazione e discernimento, la teologia morale al tempo dell’algoritmo”: volume che accoglie l’invito di papa Francesco, rivolto ai teologi e agli ingegneri informatici, di «impegnarsi in uno sviluppo etico degli algoritmi, di farsi promotori di un nuovo campo dell’etica per il nostro tempo, l’ ‘algor-etica’». Al centro del convegno, la riflessione su come il nostro essere immersi in un mondo sempre più tecnologicizzato, porti a non chiederci più come funziona una certa tecnologia ma a darla per scontata, impedendoci di renderci conto dell’impatto vero che essa ha nella nostra vita. «Gli artefatti tecnologici – ha spiegato don Alessandro – prendono sempre più decisioni per l’uomo, sull’uomo e con l’uomo. Gli algoritmi, oggi, decidono cosa deve essere visto e cosa può essere ignorato, cosa può essere conosciuto e cosa è bene non divulgare, cosa può interessare a qualcuno o cosa non tocca la curiosità di un utente, assumendo dunque un ruolo sociale importante nella creazione di valori, di cultura e di conoscenza, quasi sostituendosi all’uomo. Una Intelligenza artificiale che non è così intelligente, che ‘vive’ totalmente delle informazioni che l’uomo volontariamente e non, concede agli artefatti tecnologici cui si affida per soddisfare i propri bisogni. Bisogni che, senza una ‘governance etica’ vengono stimolati e pilotati, con l’effetto di annientare la volontà umana».  Un convegno che ha trovato grande curiosità nei partecipanti che, con attenzione, si sono coinvolti anche con numerose domande. A don Alessandro Picchianelli, il ringraziamento dell’Azione Cattolica diocesana e di tutti coloro che hanno colto l’importanza di pensare lo sviluppo tecnologico come fonte di possibilità di comunicazione e informazione, soprattutto quando organizzati e orientati alla luce di un’immagine di persona e del bene comune che ne rispecchi le valenze universali. Giusy Secondino Presidenza Diocesana Azione Cattolica

Azione Cattolica “A braccia aperte”: il racconto di un’esperienza

L’evento nazionale “A Braccia Aperte” dell’Azione Cattolica, che si è svolto il 25 aprile in piazza San Pietro a Roma, ha rappresentato un momento di profonda spiritualità e condivisione per migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia. L’evento nazionale “A Braccia Aperte” dell’Azione Cattolica, che si è svolto il 25 aprile in piazza San Pietro a Roma, ha rappresentato un momento di profonda spiritualità e condivisione per migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia. Anche la diocesi di Anagni-Alatri, con i partecipanti che si sono alzati prima dell’alba e muovendo dai diversi paesi con più di 200 persone, si è diretta verso piazza San Pietro piena di entusiasmo, con l’assistente don Rosario Vitagliano, adulti, giovani e bambini e diversi assistenti parrocchiali. Dalla nostra diocesi, nei giorni precedenti, si sono resi disponibili anche dei volontari (giovani e adulti) che, distribuiti nei diversi punti, insieme a tanti altri volontari arrivati da tutta l’Italia, hanno aiutato il Centro nazionale per l’accoglienza delle diocesi. Il cuore dell’evento è stato l’incontro con Papa Francesco, durante il quale sono stati pronunciati messaggi di speranza e di misericordia. Il Papa ha accolto con gioia gli oltre 80 mila partecipanti provenienti da tutte le diocesi d’Italia, sottolineando l’importanza di vivere con il cuore aperto all’abbraccio misericordioso di Dio. Le sue parole hanno ispirato e confortato i presenti, invitandoli a mettere al centro delle loro vite l’amore e la misericordia. Le sue parole: «Il titolo che avete scelto per il vostro incontro è infatti “A braccia aperte”. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno. E soprattutto è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama, ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti, come ci mostra la parabola del Padre misericordioso (cfr Lc 15,1- 3.11-32). Cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci? Perciò vorrei proporvi, come spunti di riflessione, tre tipi di abbraccio: l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva e l’abbraccio che cambia la vita.” La festa poi è continuata con degli ospiti di eccezione come Neri Marcorè e Giovani Caccamo che hanno animato la piazza, ma i protagonisti sono stati come sempre i ragazzi. Belle le testimonianze di giovani e adulti di AC che hanno accolto a loro volta dei giovani e ragazzi scappati dalla guerra in Ucraina, toccanti sono state le parole dei giovani e adulti dell’Emilia che, nonostante la grande tragedia dell’alluvione, si sono messi in gioco, diventando anche loro degli “angeli del fango”. Forte la testimonianza sulla pace del Cardinale Pizzaballa, direttamente da Gerusalemme. La festa poi è continuata con balli e canti animati dal coro di Avezzano. Dopo l’incontro con Papa Francesco, circa 600 delegati provenienti da ogni parte d’Italia si sono riuniti a Sacrofano, nella Domus Fraternae, per la 18ª Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica che aveva come titolo “Testimoni di tutte le cose da lui compiute”. Durante questa assemblea, i delegati delle varie presidenze diocesane hanno lavorato intensamente sul documento assembleare, che diventerà poi documento per gli orientamenti triennali. Inoltre, i delegati sono stati chiamati a votare il nuovo consiglio nazionale, assumendo un ruolo chiave nell’orientare le attività dell’associazione. L’Assemblea nazionale non è stata solo un’occasione di lavoro intenso, ma anche di condivisione, riflessione e preghiera. Durante la giornata di venerdì, i partecipanti hanno vissuto una bellissima adorazione eucaristica presieduta dal cardinale Parolin. Durante questa toccante cerimonia, è stata annunciata con gioia la notizia che il beato Pier Giorgio Frassati sarà proclamato santo nel prossimo anno giubilare, un momento di grande gioia e di rinnovata ispirazione per tutti i presenti. Le giornate si sono aperte con la presenza dell’Assistente e di volta in volta dei cardinali Semereraro, Zuppi, Grech, Farrel. Durante l’Assemblea, il presidente nazionale della Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, ha colto l’occasione per esprimere gratitudine a tutti i partecipanti, con parole toccanti, ha dichiarato: «Ringraziamo tutti coloro che hanno dato la disponibilità alla candidatura al Consiglio Nazionale, rendendo possibile questa competizione democratica. In Azione Cattolica vogliamo vivere e offrire una pratica della democrazia, perché dentro le regole della democrazia c’è l’attenzione al più debole. Da piazza San Pietro l’Azione Cattolica italiana ha scelto di allargare le braccia: nella stagione sinodale che stiamo attraversando e alla vigilia del Giubileo, l’associazione, in conclusione alla XVIII assemblea nazionale, desidera vivere in maniera significativa il tempo presente, tenendo a mente che non ci sono tempi buoni e cattivi, ma solo occasioni per vivere il proprio impegno a servizio del Vangelo nella Chiesa e nel paese». “A Braccia Aperte” ha offerto a migliaia di persone l’opportunità di rinnovare la propria fede, di incontrare il Santo Padre e di condividere esperienze e progetti per un impegno sempre più concreto nella testimonianza del Vangelo. L’abbraccio misericordioso di Dio continua ad essere al centro dell’azione e della vita dell’Azione Cattolica, che si conferma un importante punto di riferimento per la comunità ecclesiale e per la società italiana nel suo insieme. A cura della Presidenza diocesana di Azione Cattolica Il cuore dell’evento è stato l’incontro con Papa Francesco, durante il quale sono stati pronunciati messaggi di speranza e di misericordia. Il Papa ha accolto con gioia gli oltre 80 mila partecipanti provenienti da tutte le diocesi d’Italia, sottolineando l’importanza di vivere con il cuore aperto all’abbraccio misericordioso di Dio. Le sue parole hanno ispirato e confortato i presenti, invitandoli a mettere al centro delle loro vite l’amore e la misericordia. Le sue parole: «Il titolo che avete scelto per il vostro incontro è infatti “A braccia aperte”. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello

Concetta Coppotelli confermata alla guida dell’Azione Cattolica diocesana

Il vescovo Ambrogio Spreafico ha confermato Concetta Coppotelli alla guida dell’Azione Cattolica diocesana per il triennio 2024/2027. Concetta Coppotelli, 64 anni, pensionata di un’industria farmaceutica, sposata da 37 anni con Massimo Cerasaro, madre di 4 figli e nonna di Riccardo e Ginevra,  negli anni ha ricoperto vari incarichi nell’Azione Cattolica, fino alla presidenza diocesana; è anche referente diocesana per il Sinodo. Di seguito pubblichiamo un suo saluto e alcune note di don Bruno Durante. Saluto di Concetta Coppotelli: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua Parola” (Lc 1, 38). Con queste parole, Maria, madre del nostro Salvatore e madre nostra, accetta il progetto di Dio. Ogni socio di AC, nel momento in cui riceve la tessera dell’Associazione, deve far proprie queste parole della Vergine Santa ed Immacolata. Infatti, aderire all’AC significa rispondere senza esitazione alla chiamata di Dio; accettare, come Maria, di accogliere Gesù Cristo nel nostro cuore per rispondere alla vocazione che anima ogni membro dell’Associazione! «Viviamo nel mondo riconoscendone il valore, ma liberi da ogni logica che lo assolutizza e ne fa un idolo. Si può essere cristiani solo a condizione di compiere delle scelte, consapevoli che non tutte quelle possibili sono compatibili con il Vangelo» (Progetto formativo, 4.0). E poiché il legame di Dio con noi ci fa creature libere, ciò va vissuto nella responsabilità: siamo chiamati a rispondere del dono che Egli ci ha fatto vivendo all’altezza di esso e realizzando in noi il Suo progetto. Siamo chiamati ad abitare il nostro tempo con slancio missionario. Questo è il tempo che ci è dato di vivere ed è in questo tempo, non in altre stagioni, che abbiamo la responsabilità di cogliere i segni della presenza di Dio. “E’ compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un’esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali”. In modo particolare ciascuno è chiamato a vivere il suo tempo prendendosi cura dei fratelli che incontra: è il Signore che ce li affida. Amare l’altro, aiutarlo a crescere, accompagnarlo nei suoi percorsi di vita è la nostra vocazione laicale. E allora ECCO IL NOSTRO SI’, ecco il mio SI! Carissimi fratelli e sorelle dell’Azione Cattolica di Anagni –Alatri, desidero prima di tutto ringraziare il nostro Vescovo, Mons. Ambrogio Spreafico per la fiducia che indegnamente ha riposto in me per questo secondo mandato. A lui e alla Chiesa tutta, tutti insieme, garantiamo la preghiera e il nostro contributo di laici associati che, in comunione con la Gerarchia, condividono ansie e fiducia nel progetto di Dio per la nostra Chiesa diocesana. Sono profondamente grata al Signore per tutti gli amici di Azione Cattolica passati e recenti con cui ho condiviso e continuo a condividere un pezzo di strada. Nulla sarebbe stato senza la generosità dei tanti Presidenti diocesani che mi hanno preceduta, hanno seminato largamente e che ancora oggi sono sempre a disposizione per confronti e consigli sempre preziosi. Un grazie ai sacerdoti assistenti che accompagnano e accompagneranno i nostri cammini associativi diocesani e parrocchiali. Un grazie alla Presidenza e al Consiglio uscente del quadriennio appena terminato con cui abbiamo vissuto tempi non facili che ci ha visti fare i conti con una pandemia che, nonostante tutto, non ha scoraggiato il servizio che mai è venuto meno. Mi preme sollecitare un’attenzione particolare al cammino Sinodale voluto da Papa Francesco, che riguarda tutta la Chiesa, cammino nel quale l’Azione Cattolica diocesana è pienamente immersa, per camminare insieme sotto la guida dello Spirito e, realizzare con tutti, questo “noi più grande”. Sono particolarmente grata per tutti i volti incontrati, le mani strette, gli abbracci, le risate e i pianti raccolti, gli amici dei movimenti e delle comunità, le religiose e i religiosi, le monache di Clausura con cui abbiamo condiviso attività diocesane per costruire il “NOI”. Un pensiero particolare non può non essere rivolto a tutti i soci e assistenti defunti che sono nelle mani di Dio gustando il Paradiso e che sono certa, ci sostengono da lassù. Vi abbraccio tutti e confido nella preghiera e nel sostegno di ognuno come io farò con voi! Questa invece la nota di don Bruno Durante: Concetta me la ricordo in AC da sempre. Educatrice ACR all’inizio, in quel tempo entusiasmante del post-Concilio, fervente d’innovazione e di desiderio di partecipazione. Si era come impregnati della dignità appena riscoperta del laicato, ma soprattutto desiderosi di partecipare alla nuova stagione di corresponsabilità ecclesiale. Allora si partecipava e si apparteneva perché contagiati della gioia d’incontrarsi, di approfondire, di conoscere, per meglio identificarsi come cristiani e come cittadini. Una stagione straordinaria e stupenda! Ha svolto il ministero, come con una punta d’orgoglio lo si chiamava, di educatrice ACR, mentre frequentava il gruppo giovanile guidato da Pina Giacomini, ora madre Costanza, clarissa gioiosa nel monastero di Borgo Valsugana in Trentino. Le succedette nello stesso servizio. La vita in AC a quel tempo ferveva: oltre gli incontri settimanali per la formazione ordinaria, Concetta era sempre presente ai raduni, ai campi scuola, e poi cresceva nella coscienza della Chiesa particolare con le visite alle associazioni parrocchiali. Gli esercizi spirituali annuali, finalmente portavano al culmine la spiritualità che la caratterizzava di cristiana nel mondo, a servizio della Chiesa. La sua affabilità le permetteva una relazionalità semplice, profonda, mai elitaria ed esclusiva.  Ha vissuto la responsabilità del settore giovanile, fino a quando sposa di Massimo Cerasaro; dopo una breve pausa, fu cooptata, come coppia di sposi, nel consiglio diocesano per seguire l’Area Famiglia e Vita. Una scelta felicissima perché la famiglia è apparsa da subito lo spazio congeniale del suo impegno, emerso decisamente in questi tempi difficili, sia dal punto di vista sociologico per la crisi della stessa, sia associativo per il progressivo assottigliamento delle appartenenze all’AC. E comunque si sono manifestate più chiaramente la sua forza tranquilla, l’equilibrio, la costanza, la capacità di accompagnamento delle persone. Capacità che oggi più di ieri, si manifestano nel servizio gratuito alla Chiesa diocesana, dopo il rinnovo da parte del nostro Vescovo S.E. Mons. Ambrogio Spreafico, della carica di Presidente diocesana per il triennio 2024-2027 e nel servizio alla parrocchia di San Giovanni, insieme al marito, con il Parroco e un’altra coppia di amici

Gli esercizi di giovani e adulti Ac all’insegna del “cosa vuoi che io faccia?”

Si sono svolti a Fara in Sabina, in provincia di Rieti, presso il Monastero delle suore Clarisse Eremite, nei giorni dal 15 al 17 marzo scorsi, gli esercizi spirituali per giovani e adulti promossi dall’Azione Cattolica diocesana a cui ha partecipato un gruppo di 26 persone, guidato da don Bruno Durante. Un viaggio dell’anima all’interno di un’antica fortezza medievale (“Dio è per noi rifugio e fortezza”, Sal 45), complessa al suo interno, ma splendida all’esterno e proiettata verso paesaggi di pace oltre le sue mura che ha contribuito a creare una benefica risonanza tra l’anima del luogo e quella dei partecipanti alla presenza del Signore. Una trasposizione dell’anima e della sua complessità interiore, attraverso la quale don Bruno ci ha accompagnati con la Parola di Dio nel silenzio e nella preghiera, in un percorso necessario per fare il punto sulla nostra vita, per interrogarsi e lasciarsi interrogare dalla domanda: “Cosa vuoi che io faccia?”. Una riscoperta del silenzio che ci ha costretti a lasciare spazio a Dio. Le sette meditazioni (Babele e Pentecoste: il disegno; La chiamata di Abramo; Péirasmos – la prova – ; Le seduzioni del maligno; La condizione dell’uomo: la salvezza; Cana: la festa di Gesù, le feste degli uomini; Gerusalemme mia città -Apocalisse-), sono state intervallate dalla celebrazione della Messa, dalla preghiera delle Ore (Lodi mattutine, Vespri e Compieta) e dall’Adorazione Eucaristica. Nella chiesa dedicata a Santa Maria della Provvidenza sono risuonati i canti quaresimali e un raggio di luce coloratissima ci ha fatto visita nell’ultima celebrazione domenicale. Come si è potuto condividere nella Collatio finale, molto sentite sono state, tra le altre, la meditazione sulle nozze di Cana (Gv 2,1-11) e sulla condizione dell’uomo, la salvezza (Mc 1, 40- 45). Nella prima, la mediazione di Maria verso Gesù e i servitori che compiono al meglio delle loro possibilità gesti apparentemente inutili (riempire di acqua le anfore fino all’orlo perché “Qualsiasi cosa vi dirà, voi fatela”): ci siamo riconosciuti in quei servitori nelle innumerevoli volte in cui compiamo gesti apparentemente inutili nella nostra vita personale, associativa e di comunità, gesti che scopriamo di dover continuare a fare al meglio perché si compia in noi e in mezzo a noi la volontà di Dio. Nella seconda, la guarigione di un lebbroso (Mc 1, 40-45): Dio ha bisogno della croce per entrare nella vita dell’uomo attraverso la sofferenza, la malattia, penetra e dilata il cuore dell’uomo, la croce è una “collocazione provvisoria” a cui segue la Pasqua di Resurrezione che è “passaggio”. Il ritorno a valle da questa bella altura ha segnato per alcuni una sosta nella vicina Abbazia di Farfa, per poi riprendere il cammino verso il ritorno a casa dove continuare con il nostro impegno e la grazie di Dio a raccogliere i frutti di questa esperienza spirituale. Chiudiamo riportando un pensiero tratto da Jean Claude Dhôtel e da “La spiritualità ignaziana” e che sembra fare eco per ciascuno di noi alla domanda iniziale “cosa vuoi che io faccia?”: «Infine, l’uomo è in grado di entrare e di progredire in un giusto rapporto con se stesso. Peccatore e salvato, egli accetta consapevolmente il suo passato – pur pesante che sia – per iniziare il suo futuro. Egli sa che è proprio della sua natura fabbricare immagini e costruire progetti, ma imparerà a mettere una distanza tra il suo desiderio di Dio e i suoi progetti umani, di modo che, se essi crollano, egli ritorni al suo desiderio, se riescono, egli non ne faccia degli idoli. Nato a se stesso dallo Spirito, egli è liberato dal fascino delle immagini. Tanto, egli ha ormai un’altra Immagine da guardare. Che si lasci educare!». di Luca Ciocci Consigliere settore Adulti Ac

Azione Cattolica: assemblea diocesana e presto le nuove cariche

Atmosfera gioiosa e di trepidante attesa in casa dell’Azione Cattolica di Anagni-Alatri per la XVIII assemblea diocesana elettiva, tenutasi il 17 e 18 febbraio scorsi presso il Centro pastorale di Fiuggi, intitolata “Testimoni di tutte le cose da Lui compiute. Profezia di una presenza” e chiamata a rinnovare il consiglio di Ac diocesana per il prossimo triennio associativo 2024-2027. L’assemblea ha avuto inizio nel pomeriggio del sabato alla presenza del vescovo Ambrogio Spreafico, che ha guidato una lectio divina (nella foto il suo intervento) ispirandosi al capitolo sesto del Vangelo di Matteo, sottolineando la necessità di lasciarsi coinvolgere dallo stupore di ciò che accade intorno a noi, per contrastare la realtà dell’abitudine dalla quale sempre ci facciamo catturare; l’importanza di  ripensare l’autorevolezza di Cristo e non la sua autorità perché lui solo conosce cosa è bene per ciascuno di noi; l’importanza altresì di abbandonare l’idea di un Dio che si impone rispetto a Dio che vuole essere ascoltato perché parla solo per il nostro bene. In questo tempo di Quaresima, monsignor Spreafico ha inoltre voluto mettere l’accento su come l’elemosina ci apre alla gratuità, come la preghiera ci insegna a fare spazio al dialogo con Dio e come il digiuno sia separazione da tutto ciò che non è essenziale. E non ha mancato di rivolgersi direttamente all’Azione Cattolica diocesana, dicendo che essa ha un grande dono: quello di essere sempre capace di costruire qualcosa insieme, con gli altri e per gli altri, e che guidata dallo Spirito Santo è capace di condividere l’amore per Dio e per i fratelli. Concetti riascoltati in parte durante la Messa di domenica 18 febbraio, celebrata dal Vicario generale della diocesi, monsignor Alberto Ponzi, che nella sua omelia, oltre a parole di gratitudine nei confronti dell’AC diocesana, ha espresso il desiderio che l’associazione  possa essere presente in ogni parrocchia, per la sua capacità di testimonianza nel formarsi e operare insieme per il bene della Chiesa. Guidati da queste parole, l’assemblea ha quindi iniziato i lavori di lettura e approvazione del documento programmatico per il prossimo triennio associativo; un documento che, alla luce del lavoro svolto nell’ultimo quadriennio, vuole lasciare delle indicazioni su come camminare nel futuro più prossimo, tenendo sempre gli occhi fissi su Colui che veramente indica la via giusta, Cristo Gesù. La lettura del documento è avvenuta alla presenza di alcuni rappresentanti nazionali dell’associazione che hanno espresso il loro plauso nei confronti dell’Ac di Anagni-Alatri, per la grande capacità dimostrata nel ripartire dopo un periodo difficile dovuto alla pandemia, e riuscendo a portare e a realizzare proposte e obiettivi di grande significato. Nel pomeriggio, alla presenza anche dell’assistente diocesano don Rosario Vitagliano, che non manca mai di accompagnare l’associazione tutta anche attraverso la preghiera, è stato approvato dall’assemblea il documento. A seguire, si sono svolte le votazioni per eleggere i membri del nuovo consiglio diocesano di Ac che dovrà riunirsi in prima convocazione mercoledì 18 febbraio per eleggere i responsabili del settore adulti e giovani e dell’articolazione dell’Acr e che avrà il delicato compito di presentare al Vescovo una terna di nomi dalla quale monsignor Ambrogio Spreafico trarrà il nome del presidente diocesano. Buon lavoro al nuovo consiglio e buon cammino a tutta l’AC. A cura della presidenza diocesana uscente

Il vescovo alla marcia di Ac: «Costruiamo la pace ogni giorno»

La preghiera comunitaria guidata dal vescovo e la riflessione offerta ai presenti dallo stesso monsignor Ambrogio Spreafico hanno chiuso nel pomeriggio di sabato 27 gennaio la Marcia della pace, organizzata dall’Azione Cattolica diocesana e ospitata dalla città di Alatri. E proprio piazza Santa Maria Maggiore ha rappresentato il centro dell’iniziativa, che qui è iniziata e qui si è conclusa, sul sagrato della chiesa degli Scolopi, con intervento del vescovo che alle centinaia di bambini festanti ha subito chiesto: «Ma è possibile la pace?», con un coro entuasiasta di “sì” levatosi dalla piazza, colorata di cappellini, bandane e bandiere. «Ma la pace è possibile – ha quindi detto Spreafico – solo se si dialoga. E per dialogare la prima cosa da fare è ascoltare gli altri. Quando parlano mamma e papà, ad esempio, voi bambini dovete stare zitti e ascoltare. Ma anche quando parla un bambino, i genitori, i grandi, hanno il  dovere di ascoltare! Oggi invece si ascolta troppo poco e si pensa sempre di avere ragione. Vogliamo la pace, certo, ma poi litighiamo tra noi, oppure non accogliamo l’altro che è in difficoltà, l’amico o con il compagno di a scuola che ha bisogno, quando addirittura non arriviamo ad esercitare la violenza, come purtroppo è successo in questa città di Alatri. Perché la violenza non è solo la guerra che vediamo in televisione. Ma ci riguarda anche da vicino, se solo pensiamo che in Italia ci sono 8 milioni si armi e di queste 6 milioni e mezzo non sono neppure dichiarate, per non parlare poi delle armi che mandiamo in tutto il mondo. Gesù invece ci insegna che si vive disarmati. E allora – ha invitato il vescovo – disarmiamo anche i nostri cuori, i pensieri, i sentimenti, perché la pace cammina e si costruisce anche dentro di noi e attorno a noi. E invece tanti nostri paesi fanno a gara nelle “chiacchiere” sugli altri. Oppure non riusciamo a trattenere il ditino sul cellulare e mettiamo i like se uno insulta un altro. Ma questo non è da cristiani, mentre bisogna ricordare che Gesù ha detto: io sono la pace! Ascoltiamo Gesù e impariamo a costruire rapporti di amicizia, impariamo anche ad essere gentili con gli altri. Siamo qui per costruire la pace, ogni giorno!», ha concluso il vescovo, non prima di aver ricordato a bambini e ragazzi l’importanza del Giorno della Memoria, celebrato sempre il 27 gennaio. La marcia e le iniziative collegate, come detto, sono state ospitate da una accogliente città di Alatri, grazie anche ai luoghi e alle strutture messe a disposizione dal sindaco Maurizio Cianfrocca. Presenti diversi sacerdoti diocesani: il parroco don Walter Martiello, l’assistente unitario dell’Ac don Rosario Vitagliano, don Fabio Tagliaferri, don Roberto Martufi, don Pierluigi Nardi, don Luca Fanfarillo . Dopo l’arrivo dei gruppi e i saluti della presidente diocesana Concetta Coppotelli, del sindaco di Alatri e della responsabile del circolo Legambiente di Anagni (partner di questa edizione)  Rita Ambrosino, i partecipanti si sono divisi per gruppi di età e, guidati dagli educatori per l’ACR, dall’equipe e dall’assistente per il settore giovani e con don Fabio per il settore adulti, si è riflettuto insieme sulle seguenti tematiche di pace. Piccolissimi-FACCIAMO ESPLODERE LA PRIMAVERA 6 / 8 anni – SULLE DITA DI UNA MANO 9 / 11 – GUERRA E PACE 12 / 14- È BELLO CIÒ CHE È PACE GIOVANISSIMI e GIOVANI : Pace e comunicazione- Priorità di pace. ADULTI-“ FEDE E PACE”: BEATI GLI OPERATORI DI PACE! Tanti i presenti, comprese alcune religiose, e diverse le parrocchie partecipanti, da Alatri, Anagni, Fiuggi, Acuto, Fumone, Filettino, Mole Bisleti, Tecchiena, Tecchiena Castello, Sgurgola, con alcune iniziative collaterali pure degne di nota, come ad esempio quella presa dalle educatrici di Tecchiena Castello che hanno portato i bambini del catechismo anche in Concattedrale per far loro conoscere il miracolo dell’Ostia incarnata, accolti calorosamente dal parroco don Walter Martiello. La marcia ha quindi percorso le vie del centro storico, per poi fermarsi in preghiera a piazza Regina e in largo Paolo Cittadini “Il Girone”, in ricordo di Emanuele Morganti e di Thomas Bricca, prima di tornare in piazza Santa Maria Maggiore. La marcia della pace attraversa città e paesi italiani da quasi mezzo secolo, come ci ricorda la presidenza dell’Ac diocesana: l’educazione alla Pace entra a far parte del percorso formativo dell’ACR dopo l’incontro nazionale con papa Paolo VI del 20 maggio 1978 il cui slogan “La pace nascerà: parola di ragazzi”. Pochi giorni prima del giorno fissato, si verificano a Roma alcuni fatti di violenza terroristica. Il cardinale vicario Ugo Poletti decide dunque di cogliere l’occasione per lanciare un appello alla città per vincere la violenza invitando “tutti i cittadini di buona volontà” a partecipare alla manifestazione. Lo slogan scelto dall’ACR per la prima Carovana di pace è: Per la pace tutti in campo. La Carovana della pace o marcia, diviene così un appuntamento fisso per l’AC della diocesi di Roma e man mano si allarga a tutte le altre diocesi italiane. Così, nel mese di gennaio di ogni anno, si inizia a preparare questa manifestazione: i gruppi ACR delle parrocchie si confrontano su come portare pace nel mondo che li circonda e preparano un messaggio da offrire durante la messa e da scambiarsi con le altre parrocchie; colorano poi striscioni, cartelloni bandiere e costruiscono strumenti per “farsi sentire” durante il percorso. Nasce l’idea di una manifestazione che, a chiusura del percorso di riflessione dei gruppi parrocchiali, porti i bambini a testimoniare davanti alla città il loro desiderio di pace e il loro impegno personale.

Diversità, novità, armonia in Azione…Cattolica

14 gennaio 2024: primo appuntamento dell’anno per i soci adulti di Azione Cattolica della nostra diocesi, con la sorpresa della presenza di un paio di giovani desiderosi di fare anche questa esperienza. Un incontro partecipato, non perché ci siano stati grandissimi numeri, che a noi di AC interessano poco, ma perché ricco di presenza in termini di attenzione, coinvolgimento e condivisione. Ospiti dell’AC di Subiaco, che ha accolto i nostri adulti con la tipica familiarità che si respira in AC: sentirsi a casa, in casa di ‘altri’, è un dono immenso e una ricchezza da custodire. Una ricca colazione e i saluti dei due presidenti diocesani presenti, Concetta Coppotelli per la nostra diocesi e Gianluigi Sbaraglia per la diocesi di Tivoli, hanno dato inizio all’incontro curato dai vice presidenti Giusy Secondino e Marcello Ambrogi. Per rompere il ghiaccio, un simpatico gioco di conoscenza, ha introdotto il tema dell’incontro, che ha visto protagonista la parola DIVERSITÁ, palesando come questa parole nella lingua italiana faccia pensare a qualcosa di negativo o a qualcosa o qualcuno di diverso, estraneo, quasi lontano dalla normalità; a differenza di altre lingue, nelle quali, la parola diversità riporta, non al diverso, ma al differente, e dunque ad una accezione positiva del termine, che apre alla NOVITÀ di cui l’altro è ricco. Una novità che va accolta, esattamente come vogliamo venga accolta la nostra. E questo ce lo dice anche la Parola di Dio che, con il brano biblico della prima lettera ai Corinzi (cap. 12, 1-31), commentata dall’assistente diocesano don Rosario Vitagliano, ha aiutato a comprendere che tutti siamo unici, irripetibili e indispensabili, proprio per la nostra diversità. Come le tessere di un mosaico che, prese singolarmente, dicono poco ma insieme creano il capolavoro. E se c’è tutto questo, c’è ARMONIA, proprio come dice Papa Francesco: “Se ci sembra che lo Spirito Santo crei disordine, portando diversità dei carismi, dei doni, tutto ciò, sotto l’azione di Dio è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità, ma armonia.” «Dunque – concludono i vice adulti prima di partecipare alla Messa nella bellissima Cattedrale di Subiaco – tre parole vi lasciamo: DIVERSITÀ, NOVITÀ, ARMONIA, perché crediamo che questa sia la nostra missione di cristiani e come membri dell’Azione Cattolica». Dopo il pranzo e un momento di condivisione su quanto meditato in mattinata, l’incontro è proseguito con la visita al Monastero, prima di San Benedetto e Sacro Speco e poi di Santa Scolastica, per rientrare in serata, alla volta di casa stanchi, ma con la ricchezza di una giornata vissuta tra fede, cultura e tanta amicizia. A cura della Presidenza diocesana

I giovani di Azione Cattolica in pellegrinaggio alla Santissima

Prima dell’inizio della scuola, il settore giovani dell’Azione Cattolica diocesana ha organizzato una bellissima iniziativa per tutti i giovani della diocesi di Anagni-Alatri. Tra sabato 9 e domenica 10 settembre, infatti, noi, un bel gruppo di giovani accompagnati da alcuni adulti. siamo partiti per un pellegrinaggio al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra. Zaini in spalla, nel pomeriggio di sabato 9 ci siamo ritrovati nella piazzetta del paese di Vallepietra.  Guidati nella preghiera iniziale da suor Cleopatra Subiaco, affidando alla Mamma celeste il cammino, noi giovani e adulti attraverso i sentieri di montagna, immersi nel verde e tra paesaggi suggestivi, siamo saliti fino al Santuario. Per me, che ero lì per la prima volta, è stata un’esperienza molto forte, veramente bella e formativa. Durante il percorso, sempre guidati da suor Cleopatra, abbiamo fatto tre tappe di riflessione partendo da alcuni brani del Vangelo. Prima tappa – Unica sostanza l’amore. Seconda tappa – Centralità della relazione. Terza tappa – In Gesù Cristo la Trinità è all’opera. Arrivati a destinazione, siamo entrati cantando nella cappellina della Santissima Trinità. Ad accoglierci c’era don Alberto Ponzi, Rettore del Santuario, che ci ha spiegato gli affreschi, creando un’atmosfera di fede e devozione che ci ha toccato il cuore. Dopo la preghiera comunitaria e un momento di raccoglimento, siamo usciti. Sono rimasto molto colpito dalla ritualità con cui si scendono i gradini della scala che porta al piazzale, camminando all’ indietro, senza mai dare le spalle all’immagine della Santissima Trinità. “Mai dare le spalle a Dio!” come dice don Alberto. Alla sistemazione degli zaini per la notte è seguita la cena: un buon piatto caldo di pasta, servito dai volontari del santuario e anche dal nostro caro don Alberto che ci ha dimostrato tanto affetto e considerazione. La cena fatta tutti insieme è stata una bella opportunità per condividere l’esperienza appena vissuta. Sotto un cielo stellato e nel silenzio del Santuario avvolto dalla notte, è iniziata la veglia di preghiera, con l’adorazione eucaristica, dal titolo dedicato al pellegrinaggio: “Tocco d’Amore… Effetto Domino”, guidata da don Alberto e suor Cleopatra. Il canto iniziale ha riempito di armonia il silenzio… “ … E canterò solo per te la mia più bella melodia. Che volerà nel cielo immenso. E griderò al mondo che un nuovo sole nascerà. Ed una musica di pace canterò…” Successivamente alla veglia, un altro momento toccante è stato il “passaggio” dei Ragazzi dell’ultimo anno Acr al gruppo Giovanissimi Ac. Questo momento era stato preparato con cura e creatività dagli educatori. I ragazzi del “passaggio”, infatti, sono stati invitati a scrivere su alcuni cartoni bianchi della pizza cosa si aspettavano di vivere nel gruppo dei più grandi e i giovanissimi a scrivere semplicemente il loro nome. Tra le molte aspettative non è mancato il desiderio e la voglia di fare nuove esperienze, di incontrare nuovi amici e di divertirsi insieme a loro. L’attività si è conclusa con un “domino” formato dai cartoni “compilati” dai ragazzi e dai giovani presenti, a significare il contagio e la trasmissione dell’amore di Gesù all’altro, all’altro, all’altro… con effetto domino. Infatti, “L’Effetto Domino”, è la proposta formativa che l’AC offre ai noi giovanissimi per quest’anno associativo. Al risveglio, dopo una notte piuttosto movimentata fino alle prime luci dell’alba, abbiamo condiviso la colazione e poi la Messa nel piazzale del Santuario.