Anche gli oratori di Fumone e Anagni “A gonfie vele!”

Anche l’oratorio “San Paolo VI” di Fumone e il “Pier Giorgio Frassati” di Anagni hanno preso parte domenica scorsa 21 aprile alla presentazione del sussidio estivo “A gonfie vele!”, in una giornata che l’Anspi ha organizzato presso il MagicLand di Valmontone, con la partecipazione di quasi 3500 tra ragazzi, animatori e accompagnatori arrivati da 117 oratori di tutta Italia, superando anche le più rosee previsioni degli organizzatori e dopo che nel 2023 (primo anno post-Covid) i partecipanti erano stati 1800. Da Anagni si è mosso un gruppo di 50 persone, mentre altre 35 hanno rappresentato Fumone, assieme al parroco don Roberto Martufi (che ringraziamo anche per le info utili alla stesura di questo articolo) Si tratta in pratica di una sorta di rappresentanza dei circa 700 aderenti Anspi conteggiati a tutto il 31 dicembre scorso nella diocesi di Anagni-Alatri. In questi primi mesi del 2024 siamo già a oltre 200 ragazzi che gravitano attorno ai nostri oratori, ma è chiaro che il numero lieviterà di molto con le varie attività estive. Oltre ai due citati, vanno infatti ricordati anche gli oratori “A due passi dal cielo” (zona delle “parrocchie in comunione con Maria”, nelle campagne tra Alatri e Tecchiena), l’oratorio Tufano ad Anagni e il gruppo “Valore assoluto”, sempre ad Anagni, che pure aderiscono all’Associazione nazionale San Paolo Italia. Grazie a varie attività, questi oratori portano avanti formazione cristiana a 360° e i vari sussidi, sia quello invernale che quello estivo presentato per l’appunto a Valmontone, vogliono aiutare gli oratori ad essere luoghi di formazione. Lo sport, ad esempio, è uno di questi mezzi e non a caso gli oratori del Lazio stanno preparando un grande evento regionale che si terrà nel prossimo mese di giugno. Nei primi 8 giorni di settembre, invece, gli oratori Anspi si ritroveranno a Bellaria-Igea Marina, sulla costa romagnola, per la grande festa nazionale. Per tornare al sussidio estivo presentato presso il parco divertimenti di Valmontone, “A gonfie vele!”  vuole essere una drammatizzazione ispirata all’Odissea di Omero, suddivisa in 20 giornate, proprio come gli anni che Ulisse trascorse lontano da Itaca. E così, attraverso giochi, attività e riflessioni, il sussidio guiderà i ragazzi in un viaggio alla scoperta di sé stessi e degli altri, insegnando loro valori di estrema importanza come l’amicizia, il coraggio e la perseveranza.

L’invito di don Luca: «Feste più sobrie e senza sponsor, per fare comunità»

Le feste patronali delle parrocchie? Una festa della fede e una riscoperta dell’essere comunità, senza chiedere soldi o sponsorizzazioni alle attività commerciali. Questo il senso della lettera aperta, affidata ai social, che don Luca Fanfarillo ha scritto ai fedeli dell’unità pastorale “parrocchie in comunione con Maria” a lui affidate(Laguccio, Mole Bisleti, Pignano, Sant’Emidio e Basciano).Ecco ampi stralci della lettera di don Fanfarillo: “Le nostre feste patronali saranno incentrate quest’anno sulla riscoperta della fede e saranno occasione per aiutare ciascuno a sentirsi parte attiva della comunità stessa. È finito il tempo di una fede troppo intimistica, dobbiamo riprendere in mano la nostra spiritualità; ci accorgiamo che la partecipazione alla vita comunitaria è troppo abitudinaria e stanca e sembra correre verso la fine di unavita di fede; si fa fatica ad incontrarsi e ad essere testimoni credibili. Ma lo Spirito Santo, per fortuna, ci permette di radere al suolo tutte le convinzioni personali che abbiamo verso la Chiesa e verso Dio.In questo anno abbiamo cercato di farlo anche noi attraverso i diversi momenti di formazione e preghiera e in particolare attraverso l’approfondimento della Parola, allo scopo di imparare a conoscere, in maniera più profonda e corretta, la nostra fede. La fede è amore: partecipazione al grande progetto di un Dio che si è rivelato come amore e per questo apre la porta ad una vita più autentica, gioiosa, intensa. La fede è annuncio di Gesù. Per questo papa Francesco ha chiesto a tutta la Chiesa di interrogarsi e di confrontarsi, alla scopo di orientare la fede verso l’inalterata verità del Vangelo. E questo siamo chiamati a farlo anche noi, perché una festa patronale non è vera se non ci si accorge che il suo compito è proprio quello di annunciare Gesù. Le nostre feste, pertanto, saranno un pochino più sobrie, vissute con spirito di fede, mettendo in primo piano il programma religioso e saranno, nella semplicità, occasione anche di incontro fraterno in spirito di amicizia. Quest’anno non chiederemo sponsor alle attività commerciali, ma solo una offerta libera come quella che chiediamo alle nostre famiglie, anche questo vuole essere un cambiamento rispetto agli altri anni, come segno di vicinanza e rispetto per le tante attività commerciali che oggi faticano ad andare avanti per le tante tasse e spese che sono tenute a sostenere. Accogliamo i doni di Dio e della sua costante presenza in mezzo a noi per crescere nell’amicizia ed allontanare ogni motivo di divisione”.

Torre Cajetani ha ricordato fra’ Marcello, morto in odore di santità

La comunità di Torre Cajetani ha reso omaggio alla memoria di fra’ Marcello da Torre, un religioso originario del paese, insigne predicatore e morto in odore di santità nel 1609, con una Messa in suffragio celebrata dal parroco don Rosario Vitagliano nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. “La morte di fra Marcello  – come scrive lo storico locale Gabriele Paris in una dettagliata pubblicazione – suscitò interesse nelle cronache Francescane e non solo del suo tempo. Un errore di trascrizione nella prima edizione degli Annali lo indicò originario di Torre in Sabina. Nonostante ciò, la devozione e la narrazione popolare dei torrigiani rimasero inalterate. Nei resoconti dell’epoca, fra Marcello è descritto come un autentico ‘penitente cristiano’, una figura straordinaria, esemplare nella virtù e dotata di grande eloquenza. Nel corso degli anni, gli abitanti di Torre fecero frequenti pellegrinaggi alla sua tomba a Priverno. Intorno alla metà del XVII secolo il suo corpo fu traslato nella chiesa locale, mantenendo intatta la fervente devozione dei compaesani; anche dopo la sua morte, si narrarono numerose grazie e miracoli attribuiti a lui. Con il passare del tempo, la venerazione andò progressivamente affievolendosi, finché nel 1872 l’Arciprete di Torre Don Serafino Dell’Uomo eseguì una prima ricognizione delle sue spoglie, ravvivando l’interesse. Nel 1946, su impulso di Giulio Cesare Gerlini, l’urna venne trasferita nel reliquiario della chiesa, contribuendo a rinvigorire la devozione grazie alle sue ricerche storiche e fotografiche. Nel luglio 1972, in occasione del centenario della prima ricognizione, fu eseguito un nuovo controllo sulle spoglie e l’urna fu spostata a destra dell’entrata della chiesa, dove precedentemente si ergeva l’altare delle Anime Purganti5. Infine, nel 2019, con i lavori di restauro della chiesa, l’urna fu collocata nella sua attuale sistemazione. Un’iscrizione sotto l’urna commemora questa storia, testimonianza di una devozione che ha attraversato i secoli”. Diversi i miracoli ricondotti a questo religioso, sia in vita che dopo la morte. Il nome preciso di fra’ Marcello, invece, non è stato ancora individuato. Nel 1664 il dottor Felice De Luca scrisse una biografia sul frate, ma ad oggi non è mai stata rinvenuta. In paese, inoltre, già nel 1900 non c’erano più suoi discendenti diretti, per cui non è stato possibile attingere ad altre fonti. Al religioso è stata dedicata anche questa poesia, scritta  da Maria Pia Fagiolo: FRA MARCELLINO (dalla Torre) Si partito dalla Tore pe’ i a fatte cappuccino – predicatore pe’ convertì la gente a nóstro Signore. Di sacrifici ni si fatti tanti, ca’ tinaristi sta’ tra gli Santi. Stai sulo in “odore di Santità” e pe’ ‘sta causa tèta pregà pe’ ottené le grazie ca ce vóto… pe’ diventà Santo te tinimota ‘nvocà vidi ‘n po’, se ‘nu miraculo iu po’ fa’. Nù ricurdamoce perciò quanno passimo denanze a fra Marcellino de di’ ‘n’orazione pi ‘stu Capuccino e de ghiedece de facce ca grazia che ghiedimo accusì, iu fao Beato e doppo Santo e pe’ la Tore sarà ‘n’atro vanto. Maruma me diceva che ‘nu scalino della chiesa, all’entrata laterale o alloco vicino, era iu cuscino de fra Marcellino. È vero o no, nu’ lu saccio ma lo vóglio raccuntà, è ’na tradizzione da tramandà. Ti prighimo fra Marcellino De prutegge i torriciani Che da oggi te pregheno tanto pure se nu’ t’ao fatto Santo.

Alatri, canti, religiosità e tradizioni: quante riscoperte

Sarà una domenica speciale per i ragazzi dell’Associazione Insieme di Alatri, una onlus che segue da vicino persone diversamente abili, che oggi presenteranno il canto tradizionale “Madonna della Civita”, nell’ambito di un progetto per riscoprire le cosiddette “cantarelle” alatrensi. Con fisarmonica e coro i ragazzi si esibiranno in tre chiese cittadine: alle 15 alla Madonna di Lourdes, in località Porpuro; alle 16 nella chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione, a Collelavena, e alle 17.15 a Santa Maria della Mercede, nella frazione della Fiura.Sempre per quanto concerne i suoni e i canti popolari di Alatri, proprio in questi giorni arriva a compimento un progetto, varato nel 2019, con la pubblicazione (per i tipi di Squilibri) di un volume e tre CD allegati: è questo l’ultimo atto di “Our Folksongs”, iniziativa dell’Associazione Gottifredo che mette insieme ricerca folclorica, raccolta e scrittura dei canti e delle musiche, rielaborazione artistica e attività formative. E che porta anche a far conoscere, mezzo secolo dopo la registrazione, un prezioso “corpus” di canti raccolti nella campagna di Alatri. Il tutto è stato curato dalla etnomusicologa Giuseppina Colicci, con un prezioso e certosino un lavoro di ricerca e rielaborazione di canti popolari dell’area di Alatri, città che ha iniziato piuttosto tardi ad affrontare con metodologia scientifica il suo repertorio di musiche di tradizione orale tanto che di esso non reca traccia neppure la raccolta più importante di musica popolare ciociara, quella di Luigi Colacicchi. Una sezione di canti popolari di Alatri, registrati nella zona di Intignano, e come viene ricostruito dalle note introduttive al libro, in realtà è presente nel volume di Ivan Cavicchi, “Mo ci risento ‘ste voci antiche”, che ha costituito una base di partenza per i giovani del gruppo I Trillanti che si sono messi alla ricerca dei cantori e dei brani censiti in quel testo e che, grazie a una continua, affettuosa opera di interrogazione hanno ricostruito e arricchito i lineamenti di un mondo musicale ormai avviato alla scomparsa. Dalle ricerche de “I Trillanti” e dal loro incontro con i compositori Antonio D’Antò e Luca Salvadori è nato tutto il resto.

Miracolo eucaristico di Alatri: le celebrazioni

Da martedì 12 a domenica 17 marzo si rinnova ad Alatri la devozione verso il miracolo eucaristico, detto anche dell’ostia incarnata, con il momento centrale che verrà vissuto mercoledì 13 con la Messa presieduta dal vescovo Ambrogio Spreafico e il rinnovarsi del recente gemellaggio di fede stabilito con Verona, di cui diremo meglio tra poco. Ricordiamo innanzitutto che il miracolo risale al 1228 quando – secondo una tradizione così tramandata – una ragazza del posto, delusa da un amore finito, si recò da una fattucchiera e questa le suggerì di bere un filtro magico, che però andava preparato con un’ostia consacrata. La ragazza andò quindi a comunicarsi ma riuscì a nascondere l’ostia e la nascose in un fazzoletto, riponendola in una madia, ma non portandola subito dalla fattucchiera perché presa da sensi di colpa. Quando si decise a farlo, tre giorni dopo, invece della particella bianca trovò un’ostia viva, di carne e rossa di colore. Si rivolse quindi ad un sacerdote e questi al vescovo che a sua volta interpellò papa Gregorio IX; il pontefice riconobbe l’avvenuto miracolo e lo certificò con una Bolla del 13 marzo 1228. Da allora la devozione non è mai venuta meno e da secoli l’ostia si trova in un ostensorio-reliquiario conservato nella Concattedrale di San Paolo (Civita), con quello di Alatri che è stato inserito a pieno titolo nel novero dei miracoli eucaristici italiani. Tornando al programma religioso di questi giorni, martedì  12 si comincia con la Messa in Santa Maria Maggiore, alle 17.30 e, a seguire l’adorazione eucaristica. Il 13 marzo, giorno anniversario della Bolla “Fraternitas tuae” di papa Gregorio IX, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17.15 l’ostensorio verrà debitamente esposto alla visione e alla preghiera dei fedeli, con un servizio di vigilanza garantito dai volontari dell’associazione carabinieri in congedo. Alle 17, e prima della processione con la reliquia, il vescovo Ambrogio Spreafico presiederà la solenne celebrazione eucaristica, assieme a 4 sacerdoti della diocesi di Verona, che torneranno in Ciociaria, assieme ad un gruppo di fedeli, a poche settimane di distanza dal pellegrinaggio dell’ostia incarnata di Alatri nella diocesi veneta. Un pellegrinaggio che ha visto migliaia di fedeli nelle varie tappe tra chiese, monasteri e altri luoghi di culto a Verona e dintorni.  Domenica 17 marzo, infine, sempre in Concattedrale, con inizio alle 17, si terrà la rassegna di musica corale sacra, giunta alla 18^ edizione, con la partecipazione delle corali di Alvito, Veroli e Alatri.

Ministero del Lettorato per i nostri due seminaristi

Nuovo passo verso il sacerdozio per i seminaristi diocesani Lorenzo Ambrosi e Lorenzo Sabellico: entrambi riceveranno il ministero del Lettorato mercoledì 13 marzo, alle 18.30, nel corso di una celebrazione eucaristica che si terrà presso la cappella Mater Salvatoris del seminario regionale Leoniano di Anagni, presieduta dal vescovo di Tivoli e Palestrina, Mauro Parmeggiani. Ambrosi e Sabellico, di Fiuggi il primo e di Fumone il secondo, sono entrati insieme in seminario 5 anni fa e si trovano ora al quarto anno formativo. Con i due seminaristi della diocesi di Anagni-Alatri, il Lettorato verrà conferito anche ad altri 5 seminaristi di varie diocesi del Lazio meridionale e suburbicarie di Roma, pure studenti del Leoniano, ovvero Agostino De Santis, Agostino Iafano, Leonardo Conte, Paolo Cola, Samuele Mazzoli. Tutti loro accompagniamo con la nostra preghiera.

Alatri: il vescovo in visita in ospedale e alla parrocchia della Fiura

Sabato 10 e domenica 18 febbraio il vescovo Ambrogio Spreafico ha fatto visita ad Alatri a due importanti realtà: una, l’ospedale San Benedetto, importante per l’intero territorio diocesano ma anche per quello provinciale, e l’altra – la parrocchia della Fiura – tra le più grandi presenze pastorali della città, con i suoi circa 4.500 abitanti e un territorio che arriva fino ai confini con Veroli e Collepardo. All’ospedale di Alatri il vescovo è stato accolto dal cappellano, don Alessandro Tannous, e con questi ha celebrato Messa al cambio turno delle 14, così da dare la possibilità a più personale possibile, sia medico che paramedico, di partecipare al rito, insieme ai malati che hanno potuto deambulare fino alla cappella ospedaliera. Spreafico, che ha così voluto suggellare le celebrazioni per la Giornata del malato insieme a quella interdiocesana di Fiuggi di domenica 11 febbraio, nel corso dell’omelia ha ricordato l’importanza di farsi prossimi con i malati e i sofferenti. La solitudine per queste persone è ancora più brutta, ha argomentato il vescovo, e tutti noi siamo chiamati a dare del tempo alle persone, a comunicare con gli altri, a non vivere isolati, in tanti “io” che non producono niente e che, anzi, fanno solo intristire le persone, giovani compresi, tutti intenti solo a pigiare sul telefonino, a chattare, senza curarsi del vicino di casa solo, dell’anziano che non ha nessuno che lo vada a visitare. Nella mattinata di domenica 18 febbraio, poi, il vescovo è tornato ad Alatri, nella contrada della Fiura e nella sua parrocchia, dedicata a Santa Maria della Mercede. Anche qui, insieme al sindaco Maurizio Cianfrocca,  è stato accolto da don Alessandro Tannous, il sacerdote che, insieme all’ospedale, porta avanti quest0altro compito pastorale. Originario del Libano, 47 anni, don Alessandro ora è anche cittadino italiano ed è parroco a La Fiura dal 2020, dopo aver servito in precedenza la parrocchia di Collepardo. Il vescovo Spreafico ha celebrato la Messa delle 11 e nel corso dell’omelia ha invitato a rapporti sempre più umani, nel segno della fratellanza e non di quelle critiche che servono solo a distruggere l’altro. «C’è bisogno di recuperare una dimensione sempre più umana e di costruire rapporti di armonia, di simpatia, senza star sempre lì a correre da una parte all’altra». Il vescovo ha benedetto anche gli anelli di una coppia di sposi della contrada, Giselda e Loreto, nel 50° di matrimonio e, al termine della Messa, si è intrattenuto a lungo con i fedeli per scambiare due chiacchiere.

Il vescovo pellegrino a piedi alla Santissima: «Camminiamo insieme»

Oltre duemila persone hanno partecipato, nella mattinata di venerdì 16 febbraio, al pellegrinaggio al santuario della Santissima Trinità, in occasione della festa dell’Apparizione, unico giorno in cui il sacro speco, chiuso da inizio novembre e maggio, riapre ai fedeli. In molti sono saliti a piedi da Vallepietra, guidati dal vescovo Ambrogio Spreafico, per un pellegrinaggio che è iniziato per l’appunto nella chiesa del piccolo borgo, dove il vescovo è stato accolto alle 7 del rettore del santuario e parroco di Vallepietra, monsignor Alberto Ponzi, e dal sindaco Flavio De Santis. «Ci tenevo tanto ad essere qui con voi, a farmi pellegrino con voi – ha detto il vescovo in un breve saluto prima della benedizione ai fedeli già radunati in chiesa – ed essere pellegrini vuol dire proprio questo: imparare a camminare con gli altri nella vita; durante un pellegrinaggio ci aiutiamo, ci sosteniamo; certo, ognuno ha il suo passo, ma nel cammino siamo sempre pronti ad aiutare gli altri. E non si va dove ognuno vuole, ma in questo caso insieme verso la Triniità». E così è stato: un fiume di gente ha quindi preso le mosse dalla bella piazzetta del paese, per inoltrarsi nei vicoli del borgo, quindi sfiorare le ultime case del paese, i campi coltivati, qualche cavallo e un asinello, il piccolo cimitero, un antico molino, zigzagando tra il Simbrivio che qui scorre, prima di gettarsi più a valle nell’Aniene. Così camminando, è stato anche recitato il Rosario, prima dell’ascesa vera e propria al santuario, dove alle 10.30 è stata celebrata la Messa, presieduta da Spreafico e con una decina di sacerdoti provenienti anche da diocesi limitrofe e pure dall’Abruzzo, alla testa di altrettante “compagnie” di fedeli. «E’ bello fare il pellegrinaggio in questo luogo dove veramente c’è il Dio unico in tre persone», ha detto all’inizio il vescovo di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino. Ringraziamo il Signore che ci aiuta a stringerci attorno all’altare, ad essere una comunità di fratelli e sorelle, anche con la grazia di Dio del silenzio, in un mondo dove le chiacchiere si sprecano». Nel corso dell’omelia, e prendendo spunto dalla lettura di Isaia appena declamata, Spreafico ha fatto riferimento al tempo difficile in cui viviamo, dove anche oggi «ci sono pochi ricchi e tanti poveri, in un mondo profondamente ingiusto. Quanta gente porta dei pesi e noi non ce ne accorgiamo? Gli anziani delle Rsa, i malati, quelli che vivono da soli. Ma abbiamo mai bussato alla porta del vicino che non vediamo da giorni, invece di giudicarlo?». Spreafico ha quindi invitato i presenti a vivere la Trinità «in un mondo che dovrebbe essere di fratelli. E allora, ognuno di noi può costruire un mondo migliore, però finiamola di lamentarci, di svegliarci la mattina e ce l’abbiamo sempre con tutti. No, la mattina diciamo una preghiera, fermiamoci almeno un minuto con il Signore e poi quando usciamo facciamo un sorriso al vicino che magari ci sta poco simpatico. Questi si meraviglierà, ma l’avremo “convertito” ad una nuova umanità». Sul senso del pellegrinaggio , il vescovo è tornato quindi ad esaltarne la bellezza «perché i pellegrini si fermano se c’è uno in difficoltà, si salutano, fanno amicizia. E noi nella fatica non dobbiamo mai dimenticare gli altri. Abbiamo bisogno di quella gentilezza che rende la vita più bella. In questo tempo di guerre, di tante violenze, anche nelle nostre città, noi però non dobbiamo cedere alla paura: affidiamoci a Dio, tenendoci per mano, abbracciandoci. Perché l’amore fa vivere, mentre la solitudine abbrevia la vita. Ognuno di noi deve star bene dove sta, deve essere felice dove si trova, perché non è il posto, ma quello che hai dentro che ti cambia la vita». Spreafico si è avviato a concludere l’omelia, volgendo ancora una volta lo sguardo alla montagna che sovrasta il santuario, rivolgendo un augurio ai presenti, ma anche alle comunità di appartenenza e a quanti saliranno da maggio prossimo al santuario: «La Trinità vorrebbe che fossimo felici così: amandoci l’un l’altro. Chiediamo alla Trinità che ci faccia vivere proprio così». di Igor Traboni

L’Ostia Incarnata è tornata ad Alatri dopo la peregrinatio a Verona

Il 12 febbraio si è conclusa la peregrinatio della reliquia dell’Ostia Incarnata del Miracolo eucaristico di Alatri in alcune parrocchie della diocesi di Verona. La reliquia è stato presa in consegna dalla delegazione della diocesi di Anagni Alatri, composta dal Vicario generale Mons. Alberto Ponzi, da don Edoardo Pomponi e don Pierluigi Nardi e quindi riportata in Ciociaria e ricollocata in sede nella concattedrale San Paolo di Alatri. La peregrinatio ha rappresentato ovunque, nelle parrocchie e chiese della diocesi veronese, un momento intenso di preghiera, come auspicato dal vescovo Ambrogio Spreafico nella Messa ad Alatri per la consegna della reliquia.

Il vescovo Ambrogio guida il pellegrinaggio a piedi alla Santissima

Il 16 febbraio si ricorda l’Apparizione della Santissima Trinità e, come consuetudine, dalla chiesa parrocchiale di Vallepietra, si sale in pellegrinaggio al Santuario. Questo è l’unico momento, nei mesi in cui il Santuario è chiuso (dal 3 novembre al 30 aprile), nel quale si può accedere a questo luogo sacro, santuario diocesano e punto di riferimento di fedeli e pellegrini della nostra diocesi, di tutto il Lazio e delle regioni limitrofe. Come ogni anno le celebrazioni si dividono in due giornate: il giorno dell’apparizione, venerdì 16 febbraio, alle 7 si parte a piedi dalla chiesa parrocchiale di Vallepietra. E quest’anno il pellegrinaggio sarà guidato da Monsignor Ambrogio Spreafico, Vescovo di Anagni-Alatri, che condurrà personalmente il corteo in pellegrinaggio verso il Santuario, dove poi presiederà alla celebrazione eucaristica, insieme a Monsignor Alberto Ponzi, rettore del Santuario. Il giorno successivo, sabato 17, alle 16.30 ci sarà la recita del Rosario, seguito alle 17 dalla celebrazione eucaristica presieduta dal Rettore Mons. Alberto Ponzi; a seguire, la processione del quadro con l’immagine della Trinità per le vie del paese. Negli ultimi anni la festa dell’apparizione sta diventando sempre più importante e molto partecipata, conducendo a Vallepietra centinaia di pellegrini che visitano e rendono grazie alla Trinità nell’unico giorno di riapertura della pausa invernale.