La reliquia di Carlo Acutis accolta a Fumone
«Davanti al sole ci si abbronza, ma davanti all’Eucarestia si diventa Santi»: queste le parole del beato Carlo Acutis, che in questo anno giubilare sarà dichiarato Santo. Quale “privilegio” e quale “onore”, come anche che grande “onere” per la nostra comunità di Fumone accogliere, domenica 12 gennaio, nella parrocchia di San Paolo VI e San Pietro Celestino V, la reliquia del beato Carlo Acutis. (nella foto, mentre viene mostrata dal parroco don Roberto Martufi) La sua biografia abbastanza breve ma intensa, perché morto giovanissimo all’età di 16 anni. Come tutti i ragazzi degli anni 2000, si affacciò alla vita con tutte le sue passioni e i sogni, adoperandosi per il prossimo e coltivando un “AMORE” particolare per l’Eucaristia (definita da lui «L’AUTOSTRADA PER IL CIELO»). Come si può diventare santi così giovani? Forse un marziano? Un invasato? Queste le domande, come tante altre, che hanno attraversato i nostri cuori, facendo accorrere tante persone che, con gli occhi lucidi dall’emozione, hanno accolto in processione la teca, a forma di Tau, contenente un ciuffo dei capelli del beato Carlo Acutis. Ti ringraziamo Signore per questa “grazia”. Il beato Carlo Acutis faccia crescere nella nostra comunità giovani e adulti che si “nutrano” dell’Eucaristia, l’autostrada che ci porta a TE!! a cura delle parrocchie Fumone
A Fumone una reliquia di Carlo Acutis, modello di santità per i giovani
Da domenica 12 gennaio 2025 una reliquia del corpo del Beato Carlo Acutis sarà esposta, in maniera permanente, alla venerazione dei fedeli nella chiesa San Pietro Celestino e San Paolo VI a Fumone, in località Pozzi. Un dono che la comunità fumonese suggellerà con una Messa alle 11.30, celebrata dal parroco don Roberto Martufi e che peraltro, proprio per sottolineare l’importanza dell’evento, sarà anche l’unica celebrata nella giornata in questa e nell’altra chiesa parrocchiale del paese. Si tratta di una reliquia cosiddetta “di primo grado”, ovvero resti sacri (corpi interi, ossa, capelli, sangue, carne, ecc) di figure di dichiarata santità, il che rende ancora di più l’idea del grande dono che viene fatto alla comunità di Fumone e a quanti vorranno recarsi nella chiesa di Pozzi per venerare la reliquia di Carlo Acutis(nello specifico, si tratta di alcuni capelli appartenuti al giovane morto in odore di santità).«La richiesta di questa reliquia – spiega il parroco, don Roberto Martufi – è stata motivata proprio dal desiderio della comunità dei fedeli, perché anche attraverso questo segno si possa scoprire sempre di più la forza della preghiera e l’importanza della vita di fede, in particolare tra i giovani», che peraltro a Fumone costituiscono una bella realtà intorno alle parrocchie.La figura di Acutis, morto a soli 15 anni e le cui spoglie riposano ora ad Assisi, è infatti particolarmente cara ai giovani di tutto il mondo e papa Francesco lo ha indicato loro come «modello di santità dell’era digitale». E nel Giubileo degli adolescenti, in aprile, ci sarà la canonizzazione di Acutis. «Anche in vista della canonizzazionedi san Carlo Acutis – aggiunge don Martufi – pensiamo di organizzare qualche evento per i giovani».
Gruppo San Lazzaro: dare consolazione dopo un lutto
Come ormai da diversi anni, l’unità pastorale delle “Parrocchie in comunione con Maria”, che abbraccia le comunità di Laguccio, Mole Bisleti (nella foto, la chiesa parrocchiale), Pignano, Basciano e Sant’Emidio, nella zona rurale tra Tecchiena e Alatri, si organizza attraverso dei gruppi per portare avanti i diversi servizi per il bene della comunità stessa. Ed ecco che nei giorni scorsi è nato il “Gruppo San Lazzaro”, con una finalità specifica. Sarà infatti questo, come spiega il parroco don Luca Fanfarillo, «il gruppo della consolazione, perché ci recheremo nella casa del defunto per pregare insieme e per stare vicino alla famiglia, per non lasciare soli quanti sono stati colpiti da un lutto».Questo gruppo si aggiunge dunque agli altri già formati in precedenza, ovvero: Gruppo ArcangeloGabriele, per portare a tutte le famiglie delle parrocchie gli avvisi e i messaggi delle varie iniziative;Gruppo San Camillo, per andare a visitare i malati nelle loro case; Gruppo Santa Marta, con personeche si occupano della pulizia e del decoro delle chiese parrocchiali; Gruppo San Giuseppe, con persone che seguono da vicino la manutenzione di chiese e ambienti parrocchiali, dove c’è sempre qualcosa da aggiustare.D’altro canto, la “missione” propria di questi gruppi la si comprende bene anche dalle figure di riferimento scelte per dar loro un nome e che in qualche modo si pongono anche come protettori eprotettrici delle varie attività e servizi.«Amo ripetere che è meglio il poco di molti che il molto di pochi, come in effetti sta avvenendo perquesti gruppi, con il coinvolgimento di tante persone, compresi alcuni giovani, che ne fanno parte e interpretano il tutto proprio come un servizio», conclude don Luca Fanfarillo. Igor Traboni
«Una bella stagione di fede» al santuario di Vallepietra: il bilancio dopo la chiusura per la pausa invernale
Con la Messa celebrata nella mattinata del 2 novembre, il santuario della Santissima Trinità di Vallepietra ha chiuso i battenti per la pausa invernale, consueta con l’avvicinarsi dell’inverno e di tante settimane in cui, soprattutto a causa della neve e del ghiaccio, è difficile se non impossibile raggiungere gli oltre mille metri di altezza del sacro speco. Il santuario della Santissima riaprirà come sempre il primo maggio del nuovo anno. Ma intanto è tempo di bilanci per questa ennesima stagione di fede vissuta all’ombra della Santissima Trinità e lo facciamo con monsignor Alberto Ponzi, rettore del santuario, vicario generale della diocesi di Anagni-Alatri e parroco di Vallepietra. «E’ stata una stagione difficile ma comunque bella, importante», esordisce don Ponzi, con un chiaro riferimento all’incidente occorso ad un giovane pellegrino della provincia di Roma, colpito il 25 maggio scorso da un masso staccatosi dalla montagna sovrastante; a seguito di questo incidente, per motivi di sicurezza, tutta l’area del santuario è stata chiusa per circa due mesi «ma poi – riprende il rettore – abbiamo potuto riaprire, grazie soprattutto al Comune di Vallepietra, che ha realizzato a tempo di record un camminamento tale da “ingabbiare” tutto il tratto che porta alla cona dove è conservato l’affresco della Santissima». I pellegrini sono stati quindi invitati a rispettare tutte le regole di sicurezza che sono state ulteriormente predisposte, compreso il divieto di celebrare Messe nella grande chiesa all’aperto. I lavori di messa in sicurezza comunque proseguiranno, grazie anche ad un cospicuo finanziamento concesso dalla Regione Lazio e, tra le varie ipotesi, c’è anche quella di realizzare una copertura proprio per la chiesa all’aperto, estendendola anche alla successiva area dove insistono anche attività commerciali ambulanti. Ma torniamo all’aspetto della fede: «Dopo la riapertura del santuario, c’è stato un afflusso di pellegrini molto intenso soprattutto nei mesi di settembre e ottobre, grazie anche alle belle giornate. La nostra stima è superiore alle 150mila presenze. Anche verso i giorni di chiusura c’è stato un afflusso notevole, come ad esempio nell’ultima domenica di apertura, con i raduni delle “compagnie” e l’arrivo di circa 800 pellegrini, così come per la Messa conclusiva del 2 novembre. La devozione verso la Santissima Trinità – aggiunge don Alberto Ponzi – non conosce ostacoli di sorta ed è sempre molto forte nella nostra gente, così come nei tanti pellegrini che arrivano anche dalle province e dalle regioni limitrofe. E’ un qualcosa di bello che si rinnova anno dopo anno, grazie anche allo straordinario operato delle compagnie». C’è un altro aspetto che il cronista, salito diverse volte al santuario, non ha potuto non cogliere e che lo stesso don Ponzi rimarca e sottolinea: il notevole afflusso di giovani, che magari nelle chiese e nelle parrocchie si vedono sempre di meno, ma che per la Santissima Trinità hanno un’affezione continua: «E’ vero, molti di loro fanno parte delle compagnie e sono tra i primi ad animarle. Tanti poi vengono e mi dicono: non sono potuto venire quando c’era il pellegrinaggio della compagnia o della parrocchia, ma appena ho potuto eccomi qui. Poi ci sono tanti gruppi di ragazzi che vengono anche loro in segno di devozione autentica, e non solo per una scampagnata nei boschi circostanti». Il segno di fede autentica che la Santissima ridesta, come ha avuto modo di sottolineare anche il vescovo Ambrogio Spreafico quando ha celebrato al santuario, lo si riscontra pure nell’accostarsi di continuo al sacramento della Riconciliazione, grazie ai numerosi sacerdoti che ogni giorno, e non solo alla domenica, hanno prestato questo servizio negli appositi spazi al coperto, Insomma, una stagione di fede intensa ed “esaltante”, nella migliore accezione del termine. Ricordiamo infine che è già disponibile il calendario 2025 del santuario, che si può ricevere anche a casa (info sul sito internet e sui social del santuario di Vallepietra).
I Caracciolini da 300 anni ad Anagni: una serie di eventi per l’anno Giubilare
I padri Caracciolini si preparano ad aprire l’anno Giubilare per festeggiare la loro presenza continua da 300 anni ad Anagni. Sono infatti presenti con il loro servizio in città dal 1725, nella centralissima parrocchia di San Giovanni de Duce. Il loro servizio si integra con i sacerdoti diocesani, visto che gli stessi Caracciolini prestano servizio pastorale anche nella chiesa di Santa Chiara e dalle suore Cistercensi della Carità.Il loro servizio è ispirato al santo Francesco Caracciolo, al tempo Ascanio Caracciolo, nato nel 1563 a Villa Santa Maria in Abruzzo e morto nel 1608 ad Agnone, in Molise.I Caracciolini, come detto, sono arrivati nella Città dei Papi nel 1725 e da allora sono impegnati nella pastorale parrocchiale cercando di trasmettere lo spirito dell’Ordine: servendo i poveri, gli anziani e gli ammalati. Oltre alle attività parrocchiali, i padri Caracciolini hanno sempre insegnato in istituti scolastici il credo della Chiesa cattolica, e inoltre si occupano della formazione dei nuovi giovani seminaristi. Non meno importanti sono le missioni che svolgono anche all’estero, impegnandosi a costruire scuole e seminari.Per questo importante evento giubilare, la parrocchia di San Giovanni ha organizzato una serie di appuntamenti.Si parte venerdì 11 ottobre, con l’incontro dei bambini del catechismo con un discendente della famiglia del Santo, Nicola Caracciolo, che coinvolgerà i gruppi raccontando la vita del Santo.Sempre lo stesso giorno, in piazza Dante, dalle 19, tre ristoranti di Anagni condivideranno un momento conviviale. In particolare, verranno coinvolti Malacucina, Trattoria del Grappolo d’oro e Tratto-Pesce. La serata sarà allietata dalla musica dal vivo a cura di Alessandro Viti e Max Stefano.Sabato 12 ottobre, alle 16 presso la Sala della Ragione del Comune di Anagni si svolgerà un convegno sulla storia della parrocchia di San Giovanni de Duce e la pastorale dei Caracciolini nel mondo. L’incontro, moderato dal sottoscritto, vedrà gli interventi di P. Pierpaolo Ottone, P. Floribert, il prof. Tommaso Cecilia, i gruppi catechistici e infine il parroco Padre Florent Kasai.Domenica 13 ottobre, alle 10.30, la Messa nella parrocchia di San Giovanni de Duce, celebrata da Mons. Ambrogio Spreafico, Vescovo di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino.Durante tutto l’anno giubilare si continuerà con tantissimi eventi in programma. Per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina Facebook della parrocchia o contattare il sacerdote. Carlo Cerasaro
San Luca, a Guarcino, “luogo del cuore”
La Casa di preghiera San Luca, oasi di spiritualità nella natura incontaminata delle montagne attorno a Guarcino, è stata inserita nei “Luoghi del cuore” del Fai e si può votare andando proprio sul sito del Fondo Ambiente Italiano e cliccando prima la regione Lazio e quindi la voce specifica di San Luca. Ricordiamo anche che dall’11 al 15 novembre prossimi la Casa ospiterà degli esercizi spirituali per sacerdoti, religiosi e religiose. Il tema scelto è “Lezioni di Dio sulla storia della nostra vocazione”. A guidare gli esercizi sarà monsignor Enrico Dal Covolo, vescovo e teologo, membro del Pontificio comitato di scienze storiche, già rettore della Lateranense per due quadrienni. Per info contattare don Luca Centurioni: 331- 2051763 o scrivere alla mail: lucacenturioni@gmail.com. La Casa di preghiera “San Luca” – Casa per Ferie è gestita dalle suore Figlie della Madonna del Divino Amore e costituisce uno strumento per la missione di apostolato propria della Congregazione, ossia opere di apostolato e di assistenza religiosa. Già monastero Benedettino nel XII secolo, testimonianza di vita claustrale di tempi remoti, immerso nel verde della Val Cosa, il complesso è stato restaurato nella sua bellezza austera. Don Umberto Terenzi, fondatore della Congregazione, lo volle “… per gli esercizi spirituali. Sia un luogo di ritiri, di meditazione e di riposo degli animi…”.
I giovani pellegrini alla Santissima. Con la gioia di arrivare alla “meta” dell’amicizia con Gesù
Dal paese di Vallepietra, con la partenza fissata di buon mattino, fino al santuario della Santissima Trinità, per un’ascensione che ha unito la gioia dello stare insieme al desiderio di arrivare alla meta, sia pure anche con fatica, perché in alcuni tratti le due ore circa di salita presentano delle asperità. Ma alla fine, come detto, ecco la meta: in questo caso il sacro speco sotto la montagna, ideale rappresentazione dell’arrivare al Signore, senza tante zavorre, perché in montagna – come dovrebbe accadere nella vita – si va solo con l’essenziale. Ecco un po’ il senso ed il significato del pellegrinaggio che venerdì 6 settembre è stato compiuto da un gruppo di giovani e da alcuni adulti e organizzato dalla Pastorale giovanile e da quella vocazionale della diocesi, con i responsabili don Luca Fanfarillo e don Pierluigi Nardi che lo hanno guidato. Provenienti soprattutto dall’unità pastorale delle “parrocchie in comunione con Maria”, da Collelavena e da Tecchiena Castello, una volta giunti al santuario i pellegrini hanno partecipato alla Messa, molti di loro si sono accostati al sacramento della Riconciliazione (i confessori sono sempre a disposizione al santuario) e quindi un pranzo al sacco come ulteriore momento di convivialità e amicizia, prima di ridiscendere a Vallepietra, sempre a piedi e ancora per immergersi nel grande significato spirituale di ogni pellegrinaggio, che non può certo terminare una volta “arrivati”. Concetti bene espressi da don Luca Fanfarillo nel corso dell’omelia: «Il pellegrinaggio rappresenta un po’ la nostra vita. Durante il percorso si incontrano mille difficoltà, si fatica, ma quando si arriva alla meta la gioia è grande, specialmente se Gesù cammina accanto a noi». di Igor Traboni
Il Vescovo alla Santissima: «Anche noi possiamo essere “grandi” perché servi nell’amore»
Anche il vescovo Ambrogio Spreafico tra i primi pellegrini a tornare al santuario diocesano della Santissima Trinità di Vallepietra, dopo l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza a seguito del ferimento nel maggio scorso di un giovane fedele colpito da un masso staccatosi dalla montagna. Il vescovo ha celebrato Messa giovedì 25 luglio, a 24 ore dalla riapertura del luogo sacro, nel giorno della festa liturgica di San Giacomo e alla vigilia di quella di Sant’Anna, particolarmente venerata dai fedeli che salgono alla Santissima.«Siamo molto contenti di essere tornati qui – ha detto Spreafico all’inizio della Messa – e ringraziamo il Signore che ci aiuta a ritrovare il senso della comunità attorno all’altare della mensa eucaristica».Nel corso dell’omelia, il vescovo di Anagni-Alatri, prendendo spunto dal Vangelo del giorno, ha ricordato come «oggi ci sono tanti dominatori nel mondo, da quelli che conosciamo ai piccoli prepotenti che magari sfruttano gli altri con la piaga del caporalato e ce ne accorgiamo solo quando ci sono fatti di cronaca, che assoggettano i giovani con lo spaccio di droga. E qualche volta anche nelle nostre comunità possono esserci delle persone che pensano di avere dei piccoli poteri. Ma non è questa la vita dei discepoli di Gesù, che ci ricorda invece che chi vuole essere grande deve farsi servo. Ecco, Gesù ci dice che bisogna essere “grandi” ma per realizzarci nell’umanità, non per essere prepotenti. Servo è colui che ascolta il Figlio di Dio che ci vuole far crescere nella nostra umanità, come sorelle e fratelli». E invece, ha aggiunto Spreafico, il mondo sembra andare in tutt’altra direzione: «Oggi c’è poco rispetto degli altri, siamo sempre lì pronti a giudicare, a parlar male, a scrivere male degli altri. Ma il vero servo è colui che si accorge del bisogno dell’altro e si mette a disposizione, senza pretendere niente. E’ colui che lava i piedi come ha fatto Gesù, chinatosi su di noi e che tutti ci conosce per nome, sa delle nostre fatiche, dei dolori, ma anche delle attese, delle speranze. Gesù ci dice che la nostra grandezza è quella di metterci a servizio e questo può renderci felici», ha aggiunto il vescovo, ricordando quindi la figura del buon samaritano «che ebbe compassione e si fermò, anche se aveva da fare. Invece noi oggi abbiamo sempre fretta, abbiamo sempre qualcosa da fare. Ma se vedete una persona triste, sola, fermatevi: questo guarisce anche il nostro egoismo e ci aiuta a farci “grandi” perché servi».Il vescovo Spreafico è quindi tornato sulla riapertura del santuario della Santissima Trinità, ringraziando tutti colori che si sono adoperati per la messa in sicurezza come ha fatto poi anche il rettore monsignor Alberto Ponzi, rivolgendo un invito ai fedeli: «E’ bello essere qui, passare davanti alla bella immagine della Santissima Trinità che ci guarda negli occhi, ma facciamoci davvero guardare, usciamo da quella cappellina diversi, perché in quegli occhi c’è lo sguardo di Dio che ci dice: anche tu devi cambiare, puoi farti servo e per questo grande, un uomo vero che realizza se stesso nell’amore e nella condivisione». Il vescovo ha poi tratteggiato la figura di sant’Anna, rifacendosi alla sua tenera maternità: «Ci ha donato la madre del figlio di Dio e noi tutti, anche noi uomini, dobbiamo imparare ad essere un po’ madri, ad amare come amano le madri, perché l’amore è pazienza e se invece fai il prepotente non ottieni niente. Sant’Anna ci protegga perché anche noi possiamo essere “madri” di tanti e possiamo aiutare i nostri giovani a costruire un mondo più fraterno». Al termine della celebrazione il vescovo ha quindi ricordato il suo recente breve viaggio a Gerusalemme, sottolineando il dolore e la sofferenza incontrati e invitando tutti a pregare per la pace «magari al mattino appena svegli: un segno di croce e una preghiera per la pace: Sant’Anna, che veniva proprio da quella terra, ne sarebbe contenta». La Messa è stata celebrata nella chiesa sotterranea al coperto, stante il divieto, sempre per quei motivi di sicurezza che tutti i fedeli sono tenuti a rispettare, di sostare in alcune aree all’aperto del santuario. di Igor Traboni
Il 24 luglio riapre il santuario della Santissima. Il 25 luglio la Messa del Vescovo
Mercoledì 24 luglio il santuario diocesano della Santissima Trinità di Vallepietra riapre ai fedeli, dopo l’esecuzione dei lavori (nella foto) per la messa in sicurezza, a seguito dell’incidente del 25 maggio scorso, quando un sasso staccatosi dalla montagna sovrastante colpì al capo un giovane pellegrino di Olevano Romano, le cui condizioni sono poi comunque andate progressivamente migliorando. Il giorno successivo, giovedì 25, al santuario salirà il vescovo Ambrogio Spreafico, per celebrare Messa alle 17, nel giorno della ricorrenza di sant’Anna, la madre di Maria la cui devozione popolare è fortemente legata per l’appunto anche a quella della Santissima.La notizia della riapertura, tanto attesa dai fedeli non solo della Ciociaria, ma anche delle province e regioni limitrofe, è stata comunicata ufficialmente dal rettore del santuario, monsignor Alberto Ponzi, con questa nota: “Carissimi pellegrini, siamo qui a comunicarvi che mercoledì 24 luglio riaprirà il nostro amato santuario. Chiedo a voi pellegrini e devoti di adeguarvi alle indicazioni che vi saranno date all’arrivo al santuario. L’ ingresso al santuario sarà possibile solo attraverso un camminamento coperto, realizzato a partire dal candelabro fino all’ ingresso del tunnel che porta alla chiesa San Giovanni Paolo II. Tutto questo è stato possibile grazie allo sforzo del santuario e del comune di Vallepietra, per permettere ai pellegrini di tornare a visitare e venerare l’immagine della Santissima Trinità”.Per mettere in sicurezza l’area del santuario, infatti, sono stati eseguiti dei lavori di somma urgenza, così illustrati dal comune di Vallepietra, in un’altra nota ufficiale del neo sindaco Daniele Mioni in cui si legge tra l’altro: “Nei primi 30 giorni di mandato ci siamo occupati esclusivamente sul progetto di messa in sicurezza del Santuario, abbiamo presentato e ci siamo fatti approvare un progetto in regione in tempi record, grazie al tempestivo intervento del consigliere regionale Flavio Cera e dell’assessore al bilancio Giancarlo Righini. Nel frattempo che si compirà la gara per i lavori regionali, abbiamo però pensato di abbreviare ulteriormente i tempi creando un progetto-specchio di quello presentato in Regione, questa volta affittando le strutture”.Ed ecco dunque realizzato questo camminamento coperto che consentirà ai fedeli e ai visitatori di raggiungere il santuario in sicurezza. Il percorso obbligato così delineato, ci tiene a sottolineare don Alberto Ponzi, va assolutamente rispettato e non si può uscire o deviare dallo stesso, per motivi di sicurezza. Tornando al giorno di riapertura, verrà celebrata come da consuetudine nei feriali una Messa al mattino, alle 10.30. Il giorno dopo, giovedì 25, ci saranno Messe ogni ora al mattino, dalle 8 alle 12, mentre quella pomeridiana è prevista per le 17, celebrata per l’appunto dal vescovo Spreafico, cui però quest’anno non seguirà la processione. Come sempre, saranno disponibili dei sacerdoti per le confessioni.Eventuali variazioni di orario, per motivi logistici, verranno comunicate attraverso i social della diocesi e del santuario. di Igor Traboni
Inaugurati a Fumone i locali per l’attività pastorale e la canonica
Sono stati inaugurati, nel pomeriggio di mercoledì 11 luglio, la casa canonica e i locali per l’attività pastorale delle parrocchie di Fumone, in località Pozzi, presso la parrocchia San Pietro Celestino V e San Paolo VI. La struttura, costruita ex novo con i fondi Cei dell’8xMille, viene inaugurata ad un anno dalla cerimonia della posa della prima pietra. La celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo Monsignor Ambrogio Spreafico,con concelebranti il parroco don Roberto Martufi, il vicario generale della diocesi mons. Alberto Ponzi, mons. Claudio Pietrobono, don Antonio da Padova -sacerdote del Ruanda in servizio nella nostra Diocesi- e dal diacono Vincenzo Pesoli, ha visto la grande partecipazione della comunità di Fumone e proprio nell’omelia il Vescovo ha ricordato come questi nuovi locali possano diventare vivi proprio attraverso le persone, sottolineando l’importanza di fare le cose insieme, perché solo così si può costruire qualcosa di bello e crescere in un cammino di fede e comunione fraterna. Dopo la celebrazione eucaristica sono stati inaugurati, con la benedizione da parte del Vescovo Spreafico e il consueto taglio del nastro, i nuovi locali pastorali. I ringraziamenti del parroco vanno a tutti coloro che si sono impegnati nella realizzazione del centro, a partire dalla Ditta Paolo Costantini che ha consegnato i lavori nei tempi prestabiliti, l’Ufficio dei Beni culturali e l’edilizia di Culto della diocesi che ha portato avanti le pratiche del progetto, e tutti coloro che in ogni ruolo si sono messi a disposizione per la pulizia e la sistemazione dei locali. Don Roberto Martufi ha ricordato, poi, come questa struttura sia stata progettata e sognata come punto di incontro e ritrovo per le attività pastorali della comunità. Il sindaco di Fumone Matteo Campoli dal canto suo ha ringraziato il Parroco per le belle parole e l’impegno costante e il Vescovo per aver permesso la costruzione del complesso, facendo omaggio di una targa con il nome della struttura “Centro Pastorale San Paolo VI”. Il Vescovo e il Parroco hanno infine ricordato, prima della benedizione, l’importanza dei fondi Cei dell’8xMille alla Chiesa Cattolica italiana, perché è proprio grazie ad essi che si possono realizzare strutture come questa, ovvero un centro parrocchiale che servirà come luogo di aggregazione per le attività della parrocchia. Il pomeriggio si è concluso con un momento di agape fraterna. di Chiara Campoli