I seminaristi del Leoniano trionfano nel torneo nazionale di calcetto

Le braccia al cielo tra un po’ le dovranno alzare per ben altro significato, ma intanto i seminaristi del Leoniano di Anagni nei giorni scorsi le hanno alzate in segno di esultanza, per aver vinto la Seminario Cup di calcio a 5, il torneo tra i seminari regionali italiani che si è svolto a Potenza. Nella città lucana i ragazzi del Collegio Leoniano, che ospita i seminaristi delle diocesi del Lazio sud e delle suburbicarie di Roma, hanno condotto una marcia trionfale, arrivando al girone finale “all’italiana”, mini torneo a 3 squadre, con il seminario dei padroni casa potentini e con quello pugliese di Molfetta. Ma anche qui non c’è stata storia e alla fine i nostri seminaristi hanno alzato al cielo non solo le braccia ma anche la Coppa ed hanno festeggiato assieme al rettore don Emanuele Giannone, in un clima di gioia e serenità, lo stesso che si respira nel seminario anagnino. Ed ecco i nomi di coloro che fecero l’impresa, con le rispettive diocesi di appartenenza:  il capitano Agostino Iafano (diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), il portiere Andrea Cecconi (Tivoli-Palestrina), Justus Chimauche Achibiri (Sabina-Poggio Mirteto), Pasquale Rinaldi (Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), Rosario Gabriele Giorgio (Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo), Antonhy Piccolo (Porto-Santa Rufina), Matteo Esposito (Anagni-Alatri, votato anche come miglior giocatore del torneo), senza ovviamente dimenticare il mitico allenatore Marco Arduini, economo del Leoniano. Igor Traboni

Rinnovate le cariche all’oratorio di Anagni per un 2023 scoppiettante

Il 20 aprile scorso, presso l’oratorio ANSPI “Pier Giorgio Frassati” di Anagni, si è svolto il rinnovo delle cariche del Consiglio di amministrazione. L’oratorio ha voluto coinvolgere tanti ragazzi e ragazze che si vedono già protagonisti nelle diverse attività oratoriali in corso e durante tutto l’anno. L’oratorio si pone come un ambiente educativo al servizio della città. Un contesto nel quale creare un clima spensierato, ricco, costruttivo, attraverso l’armonia delle proposte educative che si svolgono durante tutto l’anno. Dopo il periodo dettato dall’emergenza del Covid-19, il 2023 sarà un anno di rilancio. Già un importante appuntamento si è svolto domenica 16 aprile presso il parco divertimenti Cinecittà World di Roma con la partecipazione di circa 50 giovani in formazione. Altri appuntamenti riguardano, oltre al centro estivo dal titolo “Cavalieri Erranti”, tratto dal famoso romanzo “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, i percorsi formativi on-line e in presenza inseriti nei progetti educativi ANSPI “tisfido.com” e “Cambia…Menti”. E ancora, tra le attività importanti del 2023 si presentano la Giornata mondiale della Gioventù ad agosto con Papa Francesco in Portogallo e l’iniziativa Sportoratorio. Si collabora, inoltre, anche nel progetto del Cammino Sinoidale dal titolo “Cantieri di Betania” istituito dal Pontefice. Attualmente all’interno dell’oratorio anagnino sono iniziati i lavori di rifacimento del campo da calcetto e da basket, per un nuova design pronto ad accogliere giovani e giovanissimi durante tutto l’anno. Dopo quattro anni di mandato, si è provveduto alla nuova nomina del presidente e dei consiglieri che formeranno il consiglio per i prossimi 4 anni. In tal senso, don Gianluigi Corriere viene confermato presidente dell’oratorio. Sono stati confermati i seguenti consiglieri: Cerasaro Carlo, Cerasaro Massimo, Coppotelli Concetta, D’Ercole Stefano, Gatto Fausto, Iovino Francesco, Kambere P. Florent Kasai, Neccia Luca. Mentre i nuovi eletti sono: Ciavardini Roberta, Ferretti Gianluigi, Frusone don Francesco, Ricci Rachele.  

In preghiera, con Maria, per le vocazioni

In vista della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ci si potrà ritrovare per un Rosario vocazionale presso la chiesa di Mole Bisleti giovedì 27 aprile alle ore 21. L’iniziativa è delle parrocchie in comunione con Maria e proprio a Maria ci si affida per le vocazioni.

Canto e liturgia: le indicazioni – e la simpatia – di mons. Frisina

E’ come quando un bambino realizza il sogno  della sua vita: stringere la mano al proprio calciatore o cantante preferito; per me si è realizzato incontrando e ascoltando monsignor Marco Frisina, sacerdote della diocesi di Roma e direttore del coro diocesano dell’omonima diocesi,  nonché compositore di numerosi brani per assemblee liturgiche e teatrali. In ambito cattolico, è certamente l’autore più cantato nelle celebrazioni eucaristiche. L’incontro è avvenuto a Fiuggi giovedì 20 aprile, presso il Centro pastorale diocesano. Nutrita é stata la partecipazione degli operatori della Liturgia e dei coristi delle varie realtà parrocchiali della diocesi. Tutto il territorio diocesano era rappresentato, con un numero alto di partecipanti, più di duecento persone. L’incontro, dopo l’entrata “trionfale” al canto esplosivo “Jesus Christ you are my life”, da lui composto in occasione della GMG del 2000 avvenuta a Roma, ha avuto il tono di un momento di preghiera e formazione liturgica; quest’ultima, molto a cuore del direttore del nostro Ufficio liturgico diocesano don Bruno Durante e della sua equipe. Il coro parrocchiale Regina Pacis di Morolo ha eseguito il canto iniziale, al quale ha fatto poi seguito il lungo intervento tenuto da monsignor Frisina. Tante le suggestioni ricevute. Anzitutto la genesi del canto liturgico; il maestro simpaticamente, ma profondamente ne ha colto l’inaugurazione nel canto del Gloria da parte degli angeli preparati dall’eternità, una volta aperto il sipario del cielo, alla nascita del Redentore. Ha quindi ricordato gli insegnamenti del Concilio e del Magistero circa la musica sacra e il canto liturgico, facendo leva sul fatto della partecipazione attiva dei fedeli, cioè del canto dell’intera assemblea e anche del fatto che quello dei cantori é un servizio e un ministero per la liturgia. Ha sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino, ribadendo che «la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, dando alla preghiera un’espressione più soave, sia favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i sacri riti» (SC 112). A tal proposito ha ribadito ai coristi il compito di sostenere le loro assemblee, spingendo, magari con dolce prepotenza i loro parroci a cantare a loro volta, almeno le parti fisse della celebrazione eucaristica. Il canto infatti esprime l’amore e nessuna opera nasce dall’amore come la liturgia. Finalmente, con tono pastorale e da maestro, ha evidenziato i “peccati del coro”, pregando tutti di rifuggire quelle tentazioni legate all’esibizionismo e al tornaconto personale. Da ultimo l’incontro si é chiuso con il canto mariano, da lui composto, “Madre fiducia nostra” ed eseguito dal coro guida della parrocchia di Morolo, insieme a tutta l’assemblea presente. Esaltante, quasi da stadio, è stato il momento conclusivo, quando monsignor Frisina si è intrattenuto con tutti, siglando di autografi il suo libro “Musica per la liturgia”, salutando, concedendosi a scatti fotografici, mentre con gioia, i presenti hanno avuto l’onore di dialogare e incontrare l’autore di molti dei canti eseguiti durante le celebrazioni liturgiche.   Don Francesco Frusone

AC diocesana: in 270 dal Papa, con la Beata Armida

22 aprile 2023: da tante parti di Italia arrivano giovani, adulti e ragazzi per ringraziare Papa Francesco per la beatificazione di Armida Barelli, laica di Azione Cattolica, avvenuta lo scorso 30 aprile 2022 nel Duomo di Milano. Apostola con passione, ha sempre invitato laici e laiche ad essere appassionati del Vangelo e della Vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e insegnando a costruire percorsi di fraternità per dare anima ad una società più giusta, più inclusiva, più solidale. E poteva mancare l’AC di Anagni-Alatri? Certo che no! In 270 sono partiti alla volta di Roma dove, in Piazza San Pietro, gremita di soci e simpatizzanti, l’AC diocesana, in comunione con l’associazione tutta, ha portato l’abbraccio e l’impegno ad essere apostoli di tutti noi. L’emozione di accogliere Papa Francesco, che non si è sottratto ai richiami gioiosi dei tanti, è ogni volta unica e irripetibile. «Carissimo Papa Francesco – dice Emanuela Gitto, vice-presidente del settore Giovani di Azione Cattolica, portavoce di tutti – anche noi oggi diciamo a gran voce che ci canta nell’anima l’amore del Signore. Guidati dall’esempio della beata Armida, ci prendiamo l’impegno di annunciare Cristo con la nostra semplice vita, cantando, amando, pregando. Con gioia, nella chiesa, insieme al Signore». E Papa Francesco ringrazia per essere venuti così numerosi a rendere grazie al Signore per il dono della persona di Armida, ricordando subito la generatività della beata, laica capace di essere apostola e di far germogliare il Regno di Dio che cresce e fruttifica dappertutto. Tessitrice di grandi opere, lo ha fatto realizzando una trama formidabile di relazioni, girando in lungo e in largo l’Italia e tenendo contatti con tutti. «La Vita di Armida –  dice Francesco – esprime questa dinamica e ci permette di contemplare come il Signore compia grandi cose quando le persone si rendono disponibili e docili alla sua volontà. Lei che sentiva di non appartenersi più e di dover fare della propria esistenza un dono per gli altri: essere lei stessa missione, al di là dei limiti e delle imperfezioni». E’ questa l’eredità che l’AC vuole accogliere e che vuole consegnare ad ogni generazione. La conclusione con la Messa presieduta dall’Arcivescovo monsignor Delfini che, emozionato, ringrazia il Signore per la sua generosità avendo concesso sole “tanto” dice, gioia e presenza. L’AC diocesana c’è sempre!   Giusy Secondino Presidenza Diocesana di AC

Dalla città dei papi alla città della pace: cronaca di un pellegrinaggio

La giornata della Terra, una ricorrenza dedicata all’importante questione relativa al nostro impegno per la protezione dell’ambiente che si realizza attraverso piccoli gesti quotidiani, è stata segnata da un pellegrinaggio dei cresimandi della parrocchia San Giovanni de Duce di Anagni insieme ai loro genitori nella terra di San Francesco di Assisi e Santa Chiara: entrambi personaggi di cui non si può parlare senza pensare alla città di Anagni. Infatti due papi anagnini, Innocenzo III e Gregorio IX, sono legati in modo particolare alla figura del serafico padre Francesco. Nel 1210 Innocenzo III, che inizialmente si era rifiutato di ricevere Francesco e i suoi seguaci recatisi a Roma per chiedere l’approvazione della regola dell’Ordine francescano, solo in un secondo momento, come dice la leggenda, a seguito di un sogno, approvò la regola a metà, cioè solo verbalmente, dubitando della sua attuabilità perché considerata poco accettabile dalla Chiesa di Roma. Anche se solo parziale, l’approvazione è stata di una importanza capitale: grazie ad essa i Francescani furono liberi di attuare la loro regola e ottennero la licenza di predicarla. Gregorio IX ebbe la grazia di conoscere personalmente Francesco d’Assisi e nel 1228 lo proclamò santo. Santa Chiara, da parte sua, è e rimarrà una figura importante per la città di Anagni per essere stata canonizzata nella cattedrale di Anagni. Per onorarla, l’11 agosto di ogni anno, la città organizza il palio di Santa Chiara, una gara tra arcieri che vede la partecipazione non solo dei cittadini anagnini ma anche dei paesi circostanti. Il pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia di San Giovanni servita dai Chierici Regolari Minori (Padri Caracciolini) ha avuto come primo momento importante la visita alla chiesa di Santa Chiara e il rinnovo delle promesse battesimali al fonte in cui è stata battezzata la santa assisiate. Un gesto che ha toccato in modo particolare i cresimandi in questo di tempo di Pasqua alla fine del quale saranno cresimati. Grande è stata l’emozione. Rinnovare le promesse battesimali in questo posto non solo ha ricordato ai ragazzi la loro dignità acquistata nel battesimo ma anche e soprattutto il loro impegno, come piccolo contributo per collaborare con il piano del Signore per la loro santificazione iniziato in modo particolare il giorno del battesimo quando sono morti al peccato e nati a una vita nuova in Cristo, resi membri del Corpo mistico di Cristo della cui morte e risurrezione sono invitati a essere testimoni nella loro vita quotidiana. La visita alla città della pace non poteva fare a meno dell’impegno per la promozione della pace. È stata colta l’opportunità per ricordare a tutti i piccoli gesti quotidiani per la promozione della pace nella famiglia e nella società tra cui; primo nutrire di sentimenti positivi nei confronti degli altri, secondo la tolleranza o pazienza di fronte agli sbagli degli altri e terzo la preghiera per essere in grado di rinunciare alla vendetta. Nutrire di sentimenti positivi è un’arma potentissima. Chi nutre di sentimenti positivi promuove la pace perché si basa sulla convinzione che ognuno di noi è capace di bene. Il male che porta alla discordia a volte è un fallimento nel compiere il bene che sta nel nostro cuore. Perciò chi sembra non essere in grado di fare il bene necessita di un risveglio che è possibile quando non si sente giudicato ma amato e accolto nella sua debolezza. La tolleranza e la pazienza sono basati sulla convinzione che le cose possono cambiare. Il fattore tempo è di importanza capitale per la promozione della pace. Quando c’è stata una rottura nelle relazioni non si può pensare che la concordia ritorni di punto in bianco. La pazienza concede all’altro lo spazio per prendere coscienza della gravità delle sue colpe. Concede anche la possibilità di attuare un piano per la riconciliazione senza la quale la pace rimane un sogno e se viene dichiarata è falsa. La preghiera ricorda che la pace oltre a essere un desiderio della persona umana è anche dono di Dio. Nella giornata della Terra non poteva mancare il richiamo all’attenzione di un altro aspetto della pace: la pace con il creato che grida giorno e notte per il comportamento malvagio della persona umana che non solo la tratta come un oggetto ma anche come una risorsa disponibile per il proprio uso e consumo. All’esempio di San Francesco d’Assisi che chiamava tutte le creature fratelli e sorelle, è stato ricordato in base alle varie calamità naturali che stanno succedendo, che è giunta l’ora in cui ciascuno è chiamato a riconoscersi parte fragile della Terra. Infatti se la Terra può sopravvivere senza di noi non possiamo sopravvivere senza di essa. Da qui la necessità di trattarla come una sorella, con amore, con cura perché sia in grado di provvedere alle nostre necessità e alle necessità di quelli che ci saranno dopo di noi.   Florent Kasai Kambere, crm

Sulle vette, nel ricordo di don Ghirelli e padre Rosin

Sono le 8.30 del 29 aprile 2023, eccoci pronti a Pian delle Faggete per camminare insieme verso la vetta del Monte Semprevisa nel ricordo di due giganti della nostra storia. In tanti, giovani e adulti, insieme, in cammino tra le vette dei nostri territori, come tante volte abbiamo fatto con padre Mario Rosin, gesuita, e don Giuseppe Ghirelli. La presenza di molti familiari di don Giuseppe Ghirelli e di tanti amici di Anagni, Alatri, Carpineto, Piglio e di altre località, dopo una bella escursione ha riempito la cima. Alle 11.30 la Messa celebrata da don Francesco Frusone, che si è unito a noi durante il cammino, e ci ha proposto l’omelia in modo sinodale con il metodo della conversazione spirituale, dove tutti, in religioso silenzio e al cospetto del cielo quasi rapiti dall’atmosfera, abbiamo ascoltato sia l’omelia stessa chele testimonianze in ricordo dei nostri amici sacerdoti ed un pensiero inviatoci da don Domenico Pompili, ora vescovo a Verona. Francesco Iovino, che negli anni giovanili è stato uno dei giovani a contatto con padre Rosin, ci ha ricordato la sua figura e la capacità di ascolto nel giorno in cui ricorreva il XXXII anniversario della sua salita al cielo che lo colse al suo posto, nel confessionale del Collegio Leoniano di Anagni, in quella mattinata del 29 aprile 1991. Quel giorno diverse generazioni di giovani si sono ritrovati senza un padre, infatti, egli era proprio il padre spirituale di tantissimi giovani della nostra diocesi. Le sue meditazioni nei Campi scuola di Azione Cattolica, negli Esercizi spirituali, negli incontri con i giovani hanno lasciato tracce indelebili nel cuore dei tanti che lo hanno conosciuto e restano attuali anche oggi a distanza di anni; quanti lo hanno conosciuto, nel tempo ne hanno curato la memoria con la pubblicazione di diversi suoi scritti e seguitano a ricordarlo per il tanto bene che ha elargito a piene mani senza risparmiarsi. Il vescovo Domenico Pompili nel suo messaggio ascoltato durante la Messa ci ha ricordato che don Giuseppe Ghirelli è stato uno dei frutti più riusciti di padre Rosin, sottolineando come tra i due il legame fosse più che solido e di come li unisse anche l’amore per la montagna. Giorgio, il nipote di don Giuseppe, ha preso la parola in un clima di profonda commozione, per leggere alcuni pensieri, che il nostro don aveva scritto nel corso degli ultimi anni vissuti tra la missione in Etiopia e il ritorno in Italia: “Incomincio a rendermi conto che ciò che veramente conta è aprirsi all’ascolto dell’altro per imparare e ricevere, mettendo da parte se stessi e quello che noi possiamo dire o dare. La missione è innanzitutto un andare incontro, un muoversi verso l’altro, un ascoltare l’altro per servirlo e accompagnarlo, nella situazione in cui si trova, fargli conoscere Gesù che solo è in grado di illuminare tutte le situazioni della vita”. (17/10/2013) “Come spesso accade quando si va in montagna la “prima appettata” è sempre quella più dura, poi si fa il fiato, si continua a salire e tutto sembra più facile. Sembra. Perché la salita c’è sempre ed è necessario non dimenticare LA META da raggiungere. Il mio cammino continua, guardo avanti”. (14/4/2014) “Mi sembra di essere tornato indietro di 40 anni, quando al campeggio pioveva e si stava sotto le tende. Dovete sapere che la casa dei missionari ha il tetto in lamiera, così quando piove si risente il tintinnio familiare che ci accompagnava mentre si rimaneva in tenda in attesa che spiovesse”. (16/05/2015) “I laici come sapete bene, nella vita della Chiesa sono insostituibili, senza di loro il Vangelo non può entrare in dialogo col mondo”. (22/11/2016) “Sapete bene che la chiesa di Adaba in Etiopia, dove sono stato parroco per sei anni, è stata dedicata alla Santissima Trinità ponendo nell’abside della stessa chiesa l’icona della Trinità di Vallepietra dando vita ad un gemellaggio tra l’Antica Chiesa di Anagni Alatri e la giovane Chiesa di Robe. Ora si tratta di far crescere la comunione tra le nostre due Chiese”. (29/12/2020) “Io ho seminato (spero bene!!!). Lui porterà a compimento”. (30/12/2019) Al termine della Messa ci siamo recati in processione presso una roccia, vicino alla vetta, dove la sorella di don Giuseppe ha scoperto una targa, in sua memoria, che in epigrafe riportava la frase utilizzata dal Vescovo Emerito Lorenzo Loppa nel giorno del suo funerale: “Buono come il pane, solido come la roccia”. Abbiamo concluso la mattinata, sotto una leggera pioggerellina, in amicizia, condividendo il cibo che ognuno aveva portato. Al termine, tra abbracci e saluti siamo tornati a casa felici della giornata trascorsa, nel ricordo, bello, di due figure, che hanno accompagnato per tantissimi anni il cammino di generazioni di fedeli e con l’impegno di proseguire il cammino tracciato. L’impegno preso è che continueremo a sostenere la giovane Chiesa di Adaba in Etiopia con il progetto “Quante stelle”, tanto caro a tutti noi e a don Giuseppe che lo aveva ispirato, con lo stile di amicizia, condivisione e ascolto, eredità preziosa che i nostri cari sacerdoti ci hanno lasciato. di Massimo Cerasaro e Giorgio Minella (nelle foto: un momento della giornata, della Messa celebrata da don Francesco Frusone, la targa-ricordo apposta sul monte e una vecchia foto con don Peppe Ghirelli e padre Mario Rosin)

I giovani di Alatri e la speranza: incontro con don Merola

Non si è di certo spenta ad Alatri l’eco della morte di Thomas Bricca, il giovane ucciso lo scorso 30 gennaio da killer ancora sconosciuti, tanto che nel pomeriggio di domenica 7 maggio si terrà in centro una manifestazione per chiedere giustizia. Una mobilitazione passata da subito attraverso quella delle coscienze, con la veglia di preghiera voluta dal vescovo Ambrogio Spreafico il 16 febbraio e poi proseguita incontrando i giovani in più occasioni. Quindi con la presenza ad Alatri di don Luigi Ciotti, il 28 febbraio, con un incontro con gli studenti dell’Istituto di istruzione superiore. E adesso, presso la stessa scuola che ha così raccolto l’iniziativa dell’associazione Radici, ci sarà un nuovo incontro, questa volta con don Luigi Merola, giovedì 11 maggio alle 15 e dal titolo più che significativo “Non lasciamoci rubare la speranza”. Parroco a Forcella, uno dei quartieri più difficili di Napoli, don Merola vive sotto scorta, dopo aver denunciato la morte di una ragazza ma soprattutto per aver interpretato sentimenti di speranza e di riscatto di tanti giovani. Un vissuto che di certo giovedì don Merola racconterà anche agli studenti di Alatri, in quella stessa scuola frequentata da Thomas, per una iniziativa che Gabriele Ritarossi, presidente di quel sodalizio culturale Radici da sempre in prima fila per la crescita di Alatri, presenta così: «La comunità cittadina è stata duramente colpita dall’omicidio di Thomas Bricca.  Da quel giorno sono state dette tante cose, fatte diverse analisi sulla situazione degli adolescenti e dei ragazzi, evidenziate tante criticità e problematiche. Noi abbiamo pensato di offrire ai ragazzi, ai genitori, agli insegnanti, agli educatori la possibilità di fermarci a ragionare un po’ insieme, a metterci in ascolto. Abbiamo pensato che la testimonianza di una figura come quella di don Luigi Merola potesse essere per l’intera comunità una voce capace di accenderci dentro qualcosa di nuovo. Di seminare con le sue parole nel cuore dei ragazzi l’idea che il futuro è nelle mani di chi crede nella bellezza dei propri sogni. Per questo lo abbiamo cercato. Don Luigi ha messo una virgola dove tutti avevano messo un punto. Con la sua vita e la sua forza, ha scommesso che la speranza è più forte della disperazione, che il bene può essere costruito anche partendo da una storia drammatica e che un fuoco è acceso e la speranza divampa». Nel ringraziare la preside del “Pertini”, Annamaria Greco «che ha accolto con immediatezza la nostra richiesta e con entusiasmo in un patto di responsabilità educativa», Ritarossi dà dunque appuntamento a tutta la comunità, e non solo a quella scolastica, per giovedì prossimo.   Igor Traboni

La Madonna di Fatima pellegrina in diocesi

La Madonna di Fatima torna pellegrina nella nostra diocesi, con una presenza legata quest’anno quanto mai alla pace e ai giovani. L’arrivo è previsto per sabato 13 maggio a Torre Cajetani, la cui comunità è stata scelta – come sempre a rotazione tra i vari paesi – per questo pellegrinaggio organizzato dall’Unitalsi e dalla Caritas diocesane. Nel manifesto ci sono tutte le informazioni utili per partecipare ai vari momenti di preghiera.

Parrocchie in comunione con… l’estate dei ragazzi

Un’altra estate all’insegna del divertimento ma anche della riflessione, dell’amicizia e della solidarietà per i ragazzi delle “parrocchie in comunione con Maria”, ovvero l’unità pastorale che abbraccia i territori e le rispettive chiese di Pignano, Mole Bisleti, Laguccio, Sant’Emidio e Basciano, in comune di Alatri. Secondo il programma stilato dal parroco don Luca Fanfarillo e dai suoi collaboratori pastorali, si parte il 12 giugno con il primo Grest a Laguccio e si andrà avanti fino al 7 luglio, anche alle Mole, con animazioni, giochi e attività varie per ragazzi dai 6 ai 12 anni. Dal 10 al 13 luglio pellegrinaggio a piedi dei giovani fino ad Assisi, sulle tracce del beato Carlo Acutis, dove proprio il 13 verranno raggiunti da altri parrocchiani in pulmann. Dal 31 luglio al 5 agosto vacanza a Folgarida, per famiglie e giovani. Dal 16 al 19 agosto campo scuola a Sgurgola, per i giovani delle medie e delle superiori. Sono poi previste (il programma completo è sul manifesto) altre iniziative, come gite di un giorno a Mirabilandia e al Rainbow.