A Fiuggi la veglia per la pace. Il vescovo Ambrogio: «La preghiera ci aiuta»
Si è tenuta lunedì 4 novembre a Fiuggi, presso la chiesa parrocchiale di San Biagio, la Preghiera per la pace e la fine di ogni violenza nelle nostre città, presieduta dal vescovo Ambrogio Spreafico e organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Un momento di preghiera intenso e raccolto, con monsignor Spreafico che ha poi proclamato il Vangelo delle Beatitudini e offerto ai presenti una riflessione, ricordando innanzitutto il significato del ritrovarsi insieme nella chiesa fiuggina «per chiedere al Signore nella preghiera il dono della pace ovunque c’è la guerra, laddove i popoli soffrono, dove uomini e donne, piccoli e grandi muoiono sotto le macerie della distruzione. Siamo qui perché la preghiera ci aiuta, ha una sua forza, la preghiera ci libera da quei sentimenti di inimicizia che talvolta sono anche nel cuore di ognuno di noi e magari ci allontanano dagli altri, ci riempiono i pensieri, i sentimenti o i giudizi». Quello che ci viene chiesto per incamminarci con decisione sulla strada della pace, ha aggiunto Spreafico, è farci «compagni di quel Dio che ha inviato in mezzo a noi il Figlio perché fosse la testimonianza di pace, di amore, della possibilità di vivere insieme nella nostra diversità come sorelle e fratelli, come amici che si prendono per mano per aiutarsi, per aiutare gli altri, soprattutto chi soffre e ha bisogno». Rifacendosi poi ad alcuni dei passaggi delle Vangelo poco prima annunciato «parole che abbiamo ascoltato tante volte», Spreafico ha rimarcato come «le beatitudini ci aiutano a capire come dobbiamo vivere da cristiani, come con la nostra vita, i nostri pensieri e azioni dobbiamo includere tutti coloro che sono parte dell’amore di Dio, a cominciare dai poveri, da quel “beati i poveri in Spirito perché di essi è il regno dei cieli”, sì, Spirito perché i poveri cercano sempre qualcosa che allievi la loro condizione, quei poveri che tante volte vivono ai margini della vita, della società, del mondo, talvolta anche nelle nostre comunità. E “beati coloro che sono nel pianto perché saranno consolati”: quanta gente oggi piange, ma dobbiamo sempre pensare che il Signore non ci abbandona e noi dobbiamo essere donne e uomini che sanno anche consolare, asciugare le lacrime altri, che sanno fermarsi e si prendono cura di chi soffre; essere capaci di asciugare le lacrime, asciugare le lacrime degli altri diminuisce anche il dolore perché lo si condivide», ha aggiunto il vescovo. Prima della conclusione, sono stati letti tutti i Paesi in guerra e le zone del mondo dove sono in atto dei conflitti, pregando per ognuno. di Igor Traboni. Grazie per la collaborazione a don Francesco Frusone e Fausto Martufi
Gli incontri dei nostri giovani in preparazione al Giubileo
Prenderà il via domenica 10 novembre (chiesa Sant’Emidio, Alatri, alle 17.30) il ciclo di incontri “Pellegrini di speranza”, voluto dalla Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Anagni-Alatri come cammino di preparazione al Giubileo per i giovani dai 18 ai 35 anni. La prima tappa di questo cammino sarà riferita all’ABITO, ovvero al come “vestirsi” per un pellegrinaggio, cosa mettere in valigia e cosa lasciare a casa? Una similitudine che riporta all’essenziale della vita, a mettere solo ciò che conta davvero nella bisaccia di ogni giorno e nelle piccole grandi cose di ogni giorno (con gli amici, a scuola, all’università, al lavoro, in famiglia, in parrocchia…), secondo un tema che i giovani hanno già affrontato nel ciclo dello scorso anno e che ora opportunamente riprendono sulla strada del Giubileo. Questo percorso di riflessione e approfondimento prevede altre tappe, secondo questo calendario stilato dalle Pastorali coordinate da don Luca Fanfarillo e don Pierluigi Nardi e dall’Equipe diocesana giovanile: domenica 24 novembre si svolgerà la Glc, Giornata locale della gioventù, appuntamento che vedrà i nostri ragazzi simbolicamente uniti a quelli di tutto il mondo che pure celebreranno localmente le varie Giornate della gioventù. Le info pratiche sulla location della Glc verranno comunicate nei prossimi giorni, anche attraverso i media e i social diocesani. Il 20 dicembre si terrà poi la veglia di preparazione al Natale. Una volta aperto l’Anno santo, gli incontri dei giovani riprenderanno il 26 gennaio 2025, il 16 febbraio, il 23 marzo, l’11 aprile (con la tradizionale Via Crucis all’aperto) e il 25 maggio. «Desideriamo incamminarci verso Roma, centro del Giubileo 2025, come pellegrini sulle orme degli apostoli e martiri, inquieti cercatori della Speranza che si manifesta in Gesù, ancora di salvezza», hanno scritto i giovani sui loro social per far conoscere questi incontri e per invitare tutti i giovani, anche quelli che solitamente non frequentano parrocchie, associazioni o movimenti e che magari, come spesso accade, hanno lasciato “le cose di Chiesa” o gli argomenti della fede dopo il sacramento della Cresima. Igor Traboni
In ricordo del vescovo Belloli, a 13 anni dalla morte
Martedì 5 novembre ricorre il tredicesimo anniversario della morte di Luigi Belloli, vescovo di Anagni-Alatri dal 1988 al 1999 «e soprattutto – dichiara don Emanuele Onifade, presidente dell’associazione culturale intitolata proprio a Belloli – ispiratore e fondatore della nostra Scuola cattolica. Molte cose sono cambiate, dalla proprietà della Scuola al contesto in cui quella realtà è sorta, ma ricordare monsignor Luigi Belloli vuol dire fare memoria sia di un precursore dei tempi (soprattutto per aver compreso la potenzialità dei mezzi di comunicazione) sia una persona a cui molti di quelli che sisono formati in quell’ambiente devono qualcosa». Il 5 novembre si ricorda anche l’anniversario della costituzione dell’associazione, sorta nel 2011. «In unprimo tempo – riprende don Onifade – la nostra associazione intendeva rivolgersi solamente agli ex alunni del liceo della Scuola cattolica; il mutare dei tempi e delle situazioni hanno favorito invece l’assunzione di una denominazione più ampia, proprio in ragione del fatto che la Scuola come l’abbiamo conosciuta non c’è più, ma questo non toglie la bellezza di quanto abbiamo ricevuto durante gli importanti anni della nostra formazione. Proprio per questo, allargando l’orizzonte, durante la celebrazione del prossimo 5 novembre ricorderemo chi ci ha preceduto “all’altra riva”, e qui penso al prof. Ludovico Quattrocchi, che fu nostro preside per molti anni; a monsignor Angelo Pilozzi già rettore del Seminario vescovile (esperienza dalla quale la Scuola Cattolica aveva preso origine) e monsignor Angelo Ricci, che è stato il vero cuore culturale della diocesi per molti decenni. Per queste ragioni martedì 5 novembre alle 17.30 nella Cattedrale di Anagni deporremo un omaggio floreale sulla tomba del vescovo Belloli per poi celebrare la Messa in suo suffragio, oltre che dei tanti insegnanti e precettori che ci hanno formati, senza dimenticare che in quel giorno il calendario diocesano impone di ricordare i Santi le cui reliquie sono venerate nelle chiese della diocesi, con un ringraziamento al parroco della Cattedrale don Marcello Coretti per la sua disponibilità, cortesia e per stima cheannualmente ci dimostra».Lombardo di nascita, don Luigi Belloli venne nominato vescovo di Anagni-Alatri il 7 dicembre 1987 da Giovanni Paolo II e il 6 gennaio 1988 ricevette l’ordinazione episcopale, nella basilica di San Pietro in Vaticano, per imposizione delle mani dello stesso pontefice polacco. Il successivo 6 marzo il vescovo Belloli prese possesso della diocesi.
Santi e altre figure: gli studenti di Trivigliano alla scoperta del Medioevo
Il 31 ottobre, nella classe 2B della Scuola secondaria di primo grado di Trivigliano, si è tenuto un evento speciale: il Festival del Medioevo. Un momento straordinario nato da una semplice domanda posta dai ragazzi ai professori qualche settimana fa: “Possiamo mascherarci ad Halloween?”. La risposta dei professori Valentina Cardinale, di Lettere, e Gabriele Ritarossi, di Religione, non si è fatta attendere e ha colto tutti di sorpresa. “Certamente!”, ma con una condizione: niente zombie o mostri, tipici dell’immaginario di Halloween. Invece, gli alunni avrebbero interpretato personaggi del Medioevo, un’epoca che stanno studiando in classe, avvicinandosi così a figure storiche che hanno lasciato un segno indelebile. Così è nato il Festival del Medioevo, un’occasione per conoscere personaggi storici in modo originale e stimolante. Ogni studente ha scelto un personaggio medievale e ha preparato una breve presentazione, studiando costumi e dettagli storici con grande cura e dedizione, anche grazie al supporto delle loro famiglie. Il risultato è stato un’aula trasformata in un vero palcoscenico di storia e cultura, dove ogni alunno ha potuto incarnare un protagonista dell’epoca medievale. I ragazzi hanno messo in scena con entusiasmo le vite di alcune delle personalità più importanti del Medioevo: Simone ha interpretato Guglielmo il Conquistatore, raccontando la famosa Battaglia di Hastings e le sue gesta in Inghilterra; Davide ha impersonato Carlo Magno, il grande Imperatore del Sacro Romano Impero; Tommaso è stato Tommaso d’Aquino, noto filosofo e teologo; Gabriele ha dato voce a Dante Alighieri, il poeta esiliato di Firenze; e Francesco è stato San Francesco d’Assisi, l’umile servo di Dio che predicava l’amore per tutte le creature. Il viaggio nella storia è proseguito con Edoardo nei panni di Papa Bonifacio VIII, che ha evocato il potere della Chiesa nel 1300, e Giammarco come Goffredo di Buglione, il difensore della Terra Santa. Matteo ha impersonato Cristoforo Colombo, con il suo spirito da esploratore, mentre Elide ha dato vita a Matilde di Canossa, la contessa che sfidò re e papi. Altri ragazzi hanno presentato donne di grande forza e fede, come Anna nelle vesti di Giovanna d’Arco e Giada come Anna Comnena, la principessa bizantina. Giulia ha interpretato Ildegarda di Bingen, mistica e guaritrice, e Benedetta è stata Caterina da Siena, consigliera spirituale di papi. Viola ha rappresentato Violante di Aragona, mentre Evelyn ha incarnato Isabella di Castiglia, la regina che rese possibile il viaggio di Colombo. Infine, Greta ha interpretato Santa Chiara d’Assisi, che difese il suo convento con coraggio. Questo evento ha coinvolto profondamente la classe, grazie anche alla presenza e al supporto dei docenti di sostegno Tomei e Guardiani, che hanno accompagnato e incoraggiato i ragazzi in ogni momento. Non solo è stato un momento di apprendimento, ma anche di condivisione e crescita personale, dove ogni alunno ha contribuito a creare un’esperienza immersiva e indimenticabile. Grazie al Festival del Medioevo, la classe 2B ha potuto trasformare il semplice costume di Halloween in un’opportunità educativa, che ha permesso ai ragazzi di conoscere più da vicino le grandi figure del Medioevo, di riflettere sui valori che hanno caratterizzato quell’epoca, e di rivivere la storia in prima persona. Questa esperienza ha dimostrato come lo studio possa diventare un’avventura emozionante e come, anche attraverso il gioco, si possano scoprire le radici del nostro passato e il valore della cultura.
Giovani “sconnessi”? Niente affatto: ecco cosa hanno combinato di bello alla Festa del Ciao a Mole
I giovani… un mondo sconosciuto, bizzarro, oppositivo, inavvicinabile, assai lontano dalla realtà. Quei giovani immersi nei social e nel dolce far niente… Vi dimostro che non tutti i giovani sono così, che non tutti stanno in panciolle o in cameretta con le cuffiette alle orecchie per non connettersi col mondo degli esseri umani o dei familiari che sembrano essere di troppo e incapaci di entrare nel loro universo schermato e disattivato. Dovevate vederli i 40 e oltre giovani e giovanissimi che domenica 27 ottobre presso la parrocchia Maria Santissima del Rosario, hanno tenuto… a bada una masnada di ragazzini provenienti da Laguccio, Sant’Emidio, Pignano, Basciano, Mole Bisleti. Li hanno fatto giocare, divertire e scoprire la bellezza di stare insieme e di collaborare alla riuscita di una festa tutta a loro dedicata per l’intera giornata. I giovani erano cortesi, amorevoli, coinvolgenti con i più piccoli. Hanno agito con preparazione e competenza, si sono travestiti per far divertire…e per divertirsi. Hanno condiviso cibo e giochi, ma anche stati d’animo dei più piccoli che a volte piangevano solo per essersi sbucciati un ginocchio o per aver perso di vista la mamma o la nonna che stavano meditando proprio su di loro, sulla loro educazione, insieme agli altri genitori e con il parroco don Luca Fanfarillo. Si è percepita la gioia di essere insieme, di dedicare il proprio tempo agli altri, di aver progettato e ipotizzato, insieme a delle giovani-adulte, un programma per la FESTA DEL CIAO che pochi anni addietro era tutta dedicata a loro. I giovani hanno bisogno di stima, di incoraggiamento, di essere stimolati e soprattutto amati. Chi non lavora e non si impegna, se è giustamente ricompensato da stima e comprensione? Apprezziamoli i nostri giovani, coinvolgiamoli i nostri giovani, stimoliamoli i nostri giovani, incoraggiamoli i nostri giovani, riprendiamoli anche quando deviano, ma soprattutto amiamoli e il nostro mondo sarà più bello e più a misura di essere umani. Ilaria D’Onorio, presidente parrocchiale Ac Mole Bisleti
Trisulti, ancora tutto fermo. Sollecito al ministro: “Convochi il Tavolo”
Che fine ha fatto il “Tavolo per la valorizzazione della Certosa di Trisulti”, lo splendido complesso monastico che aspetta ancora di tornare a “nuova vita” dopo le ben note vicende dell’affidamento, poi revocato, ad una associazione vicina all’ex stratega di Donald Trump, Steve Bannon? In oltre due anni dalla costituzione con provvedimento della Direzione generale dei musei, infatti, il “Tavolo” non è stato mai convocato, nonostante siano intercorsi numerosi solleciti da parte della Rete Trisulti Bene Comune, realtà associativa di cui fanno parte oltre 20 associazioni e istituzioni della provincia di Frosinone che tanto si è battuta, in sede legale, proprio per la revoca di quell’affidamento, allora posto in essere dal Ministero per la Cultura a quei tempi retto da Dario Franceschini. Adesso arriva una nuova richiesta, inviata direttamente al Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e sottoscritta – oltre che dal presidente della Rete, Maria Elena Catelli – anche dal vescovo di Anagni-Alatri, Ambrogio Spreafico, e dal sindaco di Collepardo, Mauro Bussiglieri, per chiedere un incontro per fare chiarezza sulle intenzioni del Ministero e sul futuro del “Tavolo”, a fronte di quella che a suo tempo era stata, come si legge in una nota della Rete Trisulti Bene Comune, “una confortante dichiarazione di intenti sulla volontà di attuare un modello di gestione della Certosa aperto alla partecipazione di enti e associazioni del territorio non è stato più convocato per elaborare il piano delle attività da svolgere per raggiungere la nobile finalità”. Tra l’altro, sia il vescovo Spreafico che il sindaco Bussiglieri, oltre alla Rete, hanno sollecitato più volte la Direzione generale dei musei, ma senza ottenere alcun riscontro. Nella lettera si fa riferimento anche all’urgenza di affrontare delicate problematiche, emerse in questi ultimi mesi, legate alla tutela della Certosa, “un complesso monastico di particolare pregio, con una storia millenaria, in cui il territorio riconosce le proprie radici culturali e spirituali. Le finalità per il quale il Tavolo è stato a suo tempo istituito non solo non sono venute meno, ma richiedono di essere perseguite con diverso e migliore impegno, alla luce di situazioni e problematiche, connesse non solo alla valorizzazione ma alla stessa tutela della Certosa”, scrivono ancora monsignor Spreafico, Bussiglieri e la Catelli. di Igor Traboni
Suor Vittoria, la monaca-scrittrice del monastero di Anagni
Altro che vita “da recluse” dietro le grate o, peggio ancora, in una accezione dura a morire, una vita “inutile” per la Chiesa e il mondo: le monache di clausura portano avanti, insieme alla fondamentale preghiera, tante attività che le immergono e le proiettano totalmente nel mondo “esterno”. Prendiamo suor Maria Chiara Vittoria Giannicchi: originaria di Ceprano, una giovinezza per sua stessa ammissione un po’ “movimentata”, lontana dalla Chiesa e spesso anche in antitesi con la fede, dopo aver maturato la vocazione, entra nelle Clarisse, prima nel monastero di Ferentino e poi, dopo la chiusura di questo, nel convento di Santa Chiara, ad Anagni. E qui, dietro quelle grate nel cuore della città dei papi, in una comunità ricca di vocazioni soprattutto dall’America centrale, suor Vittoria si dedica con particolare efficacia alla scrittura di libri. L’ultimo è appena uscito, è disponibile sulle piattaforme digitali di vendita e si intitola “Esercizi spirituali: i vizi”, con prefazione di don Francesco Paglia, del clero di Frosinone- Veroli-Ferentino, parroco a Vallecorsa e responsabile diocesano della pastorale vocazionale. In queste pagine, suor Vittoria accompagna e aiuta il lettore ad immergersi negli scritti di san Francesco d’Assisi, alla luce della Sacra Scrittura e del catechismo della Chiesa cattolica. E lo fa scandagliando lo spirito e l’animo umano dagli abissi più profondi dell’io, dove l’orgoglio, definito come “il mostro che gorgoglia”, è il precursore di tutti i vizi. La bussola spirituale di questo libro della collana “Il Tau” è proprio la ricerca di Dio negli aspetti più reconditi del proprio agire, rispetto alla vita e soprattutto alle relazioni con gli altri. Partendo dalla conversione di san Francesco d’Assisi, si passa all’esame accurato dei vizi e delle relative virtù. Ogni vizio è inoltre collegato con una trasgressione di quei dieci comandamenti che forse abbiamo rimosso troppo in fretta, conferendo alla scala dei vizi un andamento vertiginoso verso il degrado morale. La lotta al vizio conduce invece, argomenta l’autrice, alla conquista della virtù. E gli esercizi spirituali risultano una saggia proposta di scelta di testi sacri, accompagnati dai commenti di suor Maria Chiara Vittoria, per un esame di coscienza autentico per quella chiamata alla vita santa che il Signore stesso ci chiede. Ma non è finita qui, perché con un altro libro già uscito, suor Vittoria ci fa entrare già nello spirito del Natale attraverso una delle porte privilegiate: il presepe. E proprio “Pregare con lo Spirito Santo difronte al presepe” è il titolo di un altro libro, pensato da questa monaca clarissa nel cammino dei figli spirituali della famiglia francescana dopo due anni di condivisione nella “Scuola di Preghiera” dove è nato il gruppo di preghiera “Pace e bene”. Un aiuto comunque indicato per tutti coloro che vogliono immergersi nella bellezza dell’ambiente con i personaggi di Betlemme. Un libro di meditazione e di adorazione, in un’evoluzione ricca di spunti e materiali di preghiera. Ci sono molti riferimenti biblici, al catechismo della Chiesa cattolica e alla nascita del presepe a Greccio, fin dai tempi di san Francesco d’Assisi come celebrazione eucaristica. Per ulteriori informazioni e per ordinare i libri si può andare su: clarisseanagni. blogspot.com. di Igor Traboni
Pontificio Collegio Leoniano: inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025, l’omelia del Vescovo Ambrogio
Segue il testo dell’omelia del Vescovo Mons. Ambrogio Spreafico nella celebrazione per l’inaugurazione dell’anno accademico 2024/25del Pontificio Collegio Leoniano – Anagni 23 ottobre 2024Clicca qui per scaricare il pdf Fratelli e sorelle, iniziamo questo nuovo anno davanti al Signore, per nutrirci cella sua Parola, pane di vita eterna. Abbiamo bisogno di ritrovarci insieme davanti a lui, per ricentrare la nostra vita, per riscoprire la gioia e la bellezza di essere cristiani, di vivere il senso di essere popolo, comunità, non tanti io che camminano da soli pur essendo con gli altri. L’apostolo Paolo ci trasmette sempre il grande dono di essere comunità, di vivere la gioia dell’unità e della fraternità, quel mistero di cui anche le genti sono diventate partecipi, condividendo la “stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Egli si sente partecipe di questa grazia, che è annunciare “alle genti le impermeabili ricchezze di Cristo”. Se c’è una resistenza nel tempo in cui siamo riguarda proprio la condivisione della gioia di essere comunità, popolo riunito dalla Spirito Santo come segno dell’unità di tutto il genere umano”, come dice il Concilio. Il mondo ci abitua all’io, ad essere concentrati su di sé, i propri bisogni, le proprie esigenze, emozioni, paure, e via di seguito. Siamo in un mondo in cui gustare la forza di essere “corpo di Cristo”, uniti dal suo amore per noi, è diventato quasi una richiesta troppo difficile. Nella parabola che abbiamo ascoltato Gesù parla di un padrone, che ha bisogno di amministratori che si facciano custodi della sua casa. Noi tutti, in modi diversi, siamo chiamati a custodire la casa di Dio, le nostre comunità, anche questo luogo dove molti di voi vivono. Essere amministratori non vuol dire essere padroni. Poco prima il Signore aveva parlato dell’inganno della ricchezza e del possesso, perché “la vita non dipende dal possesso”. Il mondo abitua al possesso. La violenza e le guerre sono spesso frutto della smania di possesso di beni, terre, ricchezze altrui. Ma anche la vita quotidiana è costellata di un modo di vivere in cui possedere beni, esibirli, usarli mettendoli in mostra (pensate a chi sfreccia per le strade con macchine enormi per esibirsi o ci semplicemente vuole qualcosa perché è di moda! Si comincia già da piccoli a pretendere per esibirsi e non essere da meno degli altri). Non è spontaneo essere amministratori, o, come aveva detto proco prima Gesù, servi. Molti vogliono essere solo padroni! Questa è una grande tentazioni anche degli uomini e delle donne di chiesa e riguarda anche le nostre comunità. Possedere, sentirsi padroni, magari solo di una chiave o di un incarico, invece di essere al servizio. Da qui nascono giudizi, gelosie, irritazioni, persino rivalità. Così a volte si perde il senso di essere al servizio di una casa dove l’unico signore a maestro è il Signore. Quindi si perde anche il senso dell’attesa, della vigilanza. Ma si deve vigilare, perché la casa che noi abitiamo come cristiani è per tutti, è per una famiglia che deve sentirsi accolta, amata, rispettata nelle sue diversità. Sorelle e fratelli, “a chiunque fu dato molto, molto più sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. Molto ci è stato dato a cominciare dalla vita e da quanto ciascuno di noi ha ricevuto negli anni della sua crescita, ma anche molto ci è stato “affidato”. L’evangelista si riferisce qui a quanto il Signore ci ha affidato come discepoli del Signore dal battesimo in poi nella vita della Chiesa. Bisogna avere sempre la consapevolezza di quanto abbiamo ricevuto e di quanto ci è stato affidato. Solo questa consapevolezza ci aiuterà ad essere non padroni, ma servi, pronti a restituire quanto abbiamo ricevuto. Vivere la vita come restituzione di qualcosa che abbiamo ricevuto libera il cuore e la mente dall’ossessione del possesso, dei beni, dell’esibizione. Rende umili e quindi sempre vigilanti, perché bisognosi di accogliere il Signore nella nostra vita e di condividere con gli altri quanto abbiamo ricevuto. Con questa consapevolezza sapremo costruire un mondo fraterno, comunità accoglienti, non chiuse nei propri riti e nelle proprie conventicole di uguali, che finiscono per escludere, per giudicare e disprezzare gli altri. Quante esclusioni umiliano la grazia di un Vangelo che, come dice Paolo, è grazia per tutti. Cari amici, condividiamo la grazia e la gioia di un Vangelo che ci è stato affidato e che può avvicinare tutti a un modo di vivere fraterno e amico in un mondo che esclude e discrimina, in cui i poveri sono spesso dimenticati, gli stranieri esclusi e respinti, i giovani non ascoltati, gli anziani lasciati soli e ghettizzati. Quanta miseria ci tocca vedere! Quanta ingiustizia! Non assecondiamo mai questa mentalità che sta rendendo l’umanità più povera e violenta. Siamo portatori qui e nei luoghi che ci vedono vivere e operare della grazia e del dono che abbiamo ricevuto e che ci è stato affidato, perché sia comunicato con gioia e passione. La cultura che qui viene comunicata sia la via per allargare la vostra mente e il vostro cuore al mondo in cui siamo, perché la cultura deve sempre parlare al tempo in cui viene comunicata, come la fede deve diventare ogni volta cultura del vivere, altrimenti sarà sterile ripetizione. Il Signore ci aiuti, la Vergine Santa e i patroni delle nostre comunità, che affidiamo al Signore, ci proteggano e ci portiano sempre verso il Signore e intercedano perché il mondo ritrovi la via della pace e della fraternità. + Ambrogio Spreafico
Scuola, famiglia, comunità: insieme, per aiutare i giovani
“Fragilità evolutive in un epoca di radicali cambiamenti”: questo il titolo del convegno organizzato dagli Uffici Scuola delle diocesi di Anagni – Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino e che si è tenuto venerdì 25 ottobre presso il Centro pastorale di Fiuggi, in collaborazione con l’Associazione Italiana Genitori (A.Ge) e con la dott.ssa Serena Zurma, psicologa, psicoterapeuta ASL di Frosinone e presidente A.Ge. di Colleferro. Un intero pomeriggio per approfondire un tema tanto importante quanto delicato, come quello dei giovani di oggi che sembrano invincibili ma spesso nascondono profonde insicurezze e fragilità che non gli permettono una crescita serena. In questo bel venerdì, c’è stata una vera e propria riflessione a più voci: ha aperto il convegno, con i saluti e una breve ma incisiva introduzione, don Antonio Castagnacci, per poi continuare con il professore dirigente Adriano Gioè, il professore e dirigente Giovanni Guglielmi, la dottoressa Serena Zurma, la prof.ssa Maria Dari, presidente IRSEF, la prof.ssa Anna Navarra, la dottoressa Eleonora Campoli, consigliere del Comune di Paliano, e la prof.ssa Silvia Anielli, docente di religione cattolica. Il convegno è stato moderato dalla prof.ssa Enrichetta Mastromarino, che ha presentato l’evento come un’occasione di ascolto, formazione e riflessione rivolta a tutti i partecipanti sensibili ai temi dell’educazione. Sono stati analizzati i cambiamenti socio-culturali che definiscono le esperienze giovanili nel mondo contemporaneo e che influenzano la formazione delle identità giovani, le dinamiche relazionali, facendo emergere nuove fragilità legate alla eccessiva presenza mediatica e alla pressione sociale. In questo quadro così complicato si è parlato del ruolo della famiglia e della scuola, agenzia educativa che deve mettersi in ascolto, deve mettere al centro la persona, i suoi valori, la sua dimensione di vita, la sua storia, la sua crescita. Per questo in molte scuole si sta diffondendo sempre di più la consuetudine di istituire uno “sportello di ascolto”, gratuito e su base volontaria, che diventa un vero e proprio supporto. Sostenere i giovani nel superamento delle loro fragilità significa investire in un’educazione inclusiva, orientata al benessere e al potenziamento delle capacità individuali. La scommessa culturale dei prossimi anni sarà quella di costruire nel Paese e mettere a disposizione della scuola e della famiglia una cultura della pre- adolescenza e dell’adolescenza, che sostenga la scuola e la famiglia nella formazione delle nuove generazioni. A conclusione dei lavori si è arrivati a questa riflessione: per sostenere efficacemente i giovani e affrontare le fragilità evidenziate, è necessario sviluppare strategie integrate che coinvolgano scuole, famiglie e comunità. di Emanuela Sabellico
Giubileo: il 15 marzo 2025 il pellegrinaggio interdiocesano a Roma
Si svolgerà sabato 15 marzo 2025 il pellegrinaggio interdiocesano a Roma per il Giubileo, con i fedeli delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino guidati dal vescovo Ambrogio Spreafico. Il programma prevede l’appuntamento in piazza San Pietro, l’udienza giubilare con papa Francesco, la celebrazione eucaristica e il passaggio della Porta santa. Il dettaglio degli orari verrà comunicato in un secondo momento attraverso i media e i social diocesani. Le adesioni si raccolgono nelle parrocchie di appartenenza e andranno comunicate entro il 15 dicembre prossimo, per consentire la migliore organizzazione logistica.