Il vescovo in visita al Centro estivo “Al Sicomoro” di Fiuggi

Il vescovo Mons. Ambrogio Spreafico nella mattinata di mercoledì 3 luglio ha fatto visita al Centro estivo “Al Sicomoro”, presso la chiesa Regina Pacis di Fiuggi.Il Centro ospita numerosi bambini e ragazzi di tutte le età che, con i loro educatori, vivono il periodo estivo all’insegna del gioco, dello sport, dell’amicizia e della preghiera.Il Vescovo, accolto dal parroco padre Enzo Iannacone, ha presieduto un momento di preghiera ricordando a tutti che si può vivere insieme in pace e senza guerra.Mons. Spreafico si è poi soffermato sulla bellezza della diversità, dicendo tra l’altro che anche se siamo tutti diversi possiamo essere tutti amici, così come Gesù che ha voluto accanto a sé degli amici per stare insieme come comunità. Insieme possiamo costruire la pace come veri fratelli, il Sicomoro è proprio questo: vivere insieme un cammino di fede e di amicizia.

Non lasciamo sole le famiglie che vivono il dramma di un suicidio: incontro a Laguccio

La presenza di tante persone, ben oltre le aspettative degli stessi organizzatori che hanno infatti dovuto dirottare l’incontro da una prevista saletta alla più capiente chiesa (nella foto), è stata una delle prime risposte – anche e soprattutto a livello di attenzione e partecipazione – alla drammaticità del ripetersi di suicidi ad Alatri e nei paesi circostanti, da parte di giovani e non solo. L’incontro in questione, che si è tenuto quindi presso la parrocchia di Laguccio, è stato organizzato dal parroco don Luca Fanfarillo, dalle associazioni Radici e Alatri nel cuore e dall’Ama, di Ceprano, proprio come momento di condivisione e riflessione rispetto a quanti poi vivono il lutto derivante da questi suicidi, ma anche come una possibilità di intercettare i bisogni, le necessità, il grido d’aiuto di quanti poi decidono di farla finita con la vita. Molto preziosa si è rivelata la presenza di Stefania Casavecchia, presidente di Ama, la onlus che da diversi anni opera proprio per cercare di aiutare quelle famiglie che, spesso all’improvviso, vengono colpite dal suicidio di un congiunto. Insieme ai rappresentanti delle due associazioni di Alatri, ha poi portato contributo ed esperienza anche a Croce Rossa Italiana, ricordando che il numero gratuito 1520 in tutta Italia è a supporto anche di queste problematiche, attraverso esperti e psicologi.

“L’angelo dei poveri” suor Elisabetta Jacobucci, di Trevi nel Lazio, è Venerabile

Papa Francesco, ricevendo in udienza il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione del Decreto riguardante le virtù eroiche della Serva di Dio Elisabetta Jacobucci, religiosa professa delle Suore Francescane Alcantarine. Nata a Trevi nel Lazio, allora in diocesi di Anagni, il 23 luglio 1858, suor Elisabetta è morta a Meta di Sorrento, in diocesi di Sorrento, il 10 febbraio 1939. Nei giorni scorsi lo stesso cardinale Semeraro ha presieduto una celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Sorrento, in onore della Venerabile suor Elisabetta Jacobucci, le cui virtù sono state trasmesse oralmente ad alcuni anziani di Trevi nel Lazio, compresi alcuni parenti tuttora residenti nel paese. La vita della religiosa alcantarina si spese però quasi tutto nei paesi della Costiera Amalfitana, dove ben presto iniziarono a chiamarla “l’angelo dei poveri”: era solita girare, con pazienza e umiltà, tra i borghi marinari per la classica questua a favore soprattutto degli orfani e dei poveri, spendendosi anche in altri modi per i più bisognosi, anche quelli che semplicemente incontrava lungo il suo cammino.Ecco come Domenico Caponi ha preziosamente ricostruito sui social l’operato della sua conterranea: “Per circa cinquant’anni, percorrendo le strade della penisola sorrentina, fece del suo umile servizio un’autentica missione. Aveva il dono di saper ascoltare e di provare compassione per ogni situazione di bisogno. La sua parola, semplice ma sapiente, portava un frutto di consolazione e di pace. L’Eucaristia era il fulcro della sua giornata e la vita tra sorelle il conforto delle sue fatiche. Il suo stile di vita intessuto di silenzio, di nascondimento, di umiltà la caratterizzò fino alla fine dei suoi giorni. Dopo la morte la sua memoria restò in benedizione per quanti l’avevano avvicinata cosicché nel 1965 si diede avvio al processo di beatificazione”.

«Il Signore è il Dio della vita»: l’omelia del vescovo Ambrogio nella Messa per la professione perpetua di suor Evelyne

Questo il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Ambrogio Spreafico nella celebrazione per la Professione perpetua di Sr. M. Evelyn (Cistercensi della carità), in Anagni, domenica 30 giugno 2024 Sorelle e fratelli, concludiamo il giorno del Signore con la professione perpetua di Sr. M. Evelyne ela benedizione del “Giardino dello sposo”, voluto da Madre Claudia come luogo di incontro con ilSignore e con la bellezza del giardino di Dio. Cara Sr. Evelyne, non poteva esserci giorno miglioreper la tua consacrazione solenne al Signore, perché nelle rose di questo giardino tu possa crescerecome rosa che profuma dell’amore di Dio.Il Signore è il Dio della vita. Lo abbiamo ascoltato nella prima lettura. E’ bene ricordarselo in unmondo pieno di morte e di violenza, che generano paura, chiusura, indifferenza, che fannodimenticare che abbiamo la responsabilità di aiutare tutti a vivere, dai piccoli che devono nascere ecrescere con la pazienza dell’amore, ai vecchi che non possiamo abbandonare come inutili, daimigranti che hanno diritto di vivere come noi fino ai giovani che spesso giudichiamo e aiutiamopoco a non crescere nell’illusione di una felicità effimera.Il Vangelo ci indica la via per come vivere, per tornare a vivere, come fece Gesù a quella donna ealla figlia di Giairo. Quella donna stava perdendo la vita (il sangue rappresentava la vita). Tutticonoscevano la situazione della donna, anche i medici a cui aveva fatto ricorso. Ma la vita nonriprendeva. Possiamo capire la vergogna di quella donna. Sì, la malattia talvolta fa vergognare,perché il corpo si indebolisce fino a diventare irreposcibile. Quella donna si confonde tra la folla,ma vuole arrivare a Gesù, almeno a toccare il lembo del mantello. Non è un gesto magico. Quellembo rappresenta il lembo del mantello della pregheria che gli ebrei indossavano. Lei sa chequell’uomo è un uomo di Dio, un uomo di preghiera. E Gesù se ne accorge. Ma come poteva contutta quella gente che si accalcava attorno a lui? Lo dicono i discepoli con grande meraviglia. Lodiremmo anche noi. Chi si accorge dei tanti che cercano guarigione, aiuto, speranza, che vorrebberoincontrare, toccare qualcuno per dire che esistono, che vorrebbero essere considerati, aiutati, guariti.Chi si accorge di loro? La folla ha sempre fretta. Noi abbiamo sempre fretta! Siamo in un mondo didistratti da se stessi, abbiamo sempre da fare. Chi se ne importa – sembra sentir dire – se tantianziani, poveri, deboli, profughi, avrebbero bisogno del tuo aiuto, avrebbero bisogno di esseresalvati? Ma così non c’è vita. E così o giovani si perdono, i vecchi muoiono soli, i migrantimuoiono nel mare o nei deserti, mentre i grandi si chiudono nella paura.Sorelle e fratelli: venite in questo giardino. Lì c’è Gesù. Lui ti può aiutare, salvare, guarire dallamalattia congenita del to io, della tua indifferenza. Fermati! Riposati! Fai come Giairo. Nonrassegnarti! Non smettere di cercare Gesù, di importunarlo con le tue parole, con la preghiera. Lui èli per ascoltarti. 2Oggi Madre Claudia vorrebbe dirti: vieni in questo giardino in un mondo di donne e uomini chenon sanno fermarsi, che non colgono il fiore della bellezza, che distruggono il creato perl’arroganza e l’affarismo dei ricchi e dei potenti. Il Signore, lo sposo, ti aspetta. Qui troverai pace,troverai parole, sentimenti, pensieri, potrai dare riposo alla tua umanità. Potrai guarire dal maledell’indifferenza e dell’egoismo, dalla paura e dalla tristezza, che ti paralizzano e ti impediscono diamare. Rendi un giardino il tuo cuore e il luogo dove vivi ogni giorno! Rendi un giardino il desertodi amore e di carità, quella per cui Madre Claudia ha voluto vivere e che ci lascia come eredità.Cara Suor Evelyne, gusta la bellezza e la gioia del giardino di Dio, dove ha voluto porre l’umanitàfin dall’inizio perché le donne e gli uomini potessero vivere insieme in pace, come sorelle e fratelli.Tu vieni dall’Uganda, un grande Paese di un continente dimenticato o sfruttato da tanti perimpossessarsi delle sue ricchezze, ma pieno di giovani, di speranze, di futuro. Preghiamo perchénon ci dimentichiamo di loro! La preghiera sia la tua forza, come indica il braccio verticale dellacroce. La fraternità e la carità la cura della tua umanità e di quella degli altri, come indica il braccioorizzontale. Non ci siano mai confini per la tua carità. Siete come Cistercensi della Carità unpiccolo fiore nel numero, ma potete essere un roseto di speranza per la vostra testimonianza diamore e di cura per i piccoli e per tutti, un seme della presenza amorevole di Dio in questo mondo.Lo auguro a voi tutte, mentre noi vi accompagneremo con la preghiera in questo luogo checustodisce la memoria di una lunga storia della Chiesa e che da oggi è arricchita da questo“Giardino dello sposo” rinnovato nella sua bellezza.

Giornata per la carità del Papa

Domenica 30 giugno la Chiesa italiana celebra la Giornata per la Carità del Papa: attraverso le offerte raccolte durante le celebrazioni eucaristiche, si avrà modo di sostenere Papa Francesco nel suo intervento generoso nelle situazioni di bisogno, personali e comunitarie.«L’immagine della Chiesa ‘ospedale da campo’ resta sempre impressa nella nostra mente e nei nostri cuori, chiedendo di essere concretizzata. Questo, ancora una volta, ci stimola a fare la nostra parte per raggiungere i più bisognosi, anche grazie alla carità del Papa», ha scritto tra l’altro Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della CEI, in una lettera inviata a tutte le parrocchie italiane insieme ad Avvenire e alla locandina dell’evento. Proprio il quotidiano cattolico Avvenire destinerà peraltro alla carità del Papa il ricavato delle vendite di domenica 30 giugno

Anagni: la Cripta di San Magno, quel restauro e altri tesori della Cattedrale

Questa è storia, anzi, è Storia con la maiuscola: il 1° luglio del 1994 Anagni festeggia la fine del cantiere di restauro della Cripta di San Magno, la cosiddetta Cappella Sistina del Medioevo. Dopo sette anni di lavoro, i 540 metri quadrati di affreschi duecenteschi tornano a incantare migliaia di visitatori con i loro colori. L’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, presenziò alla cerimonia di inaugurazione e rimase estasiato alla vista delle storie narrate da quegli artisti, caratterizzate da una estrema semplicità negli schemi compositivi e al contempo da una particolare complessità di contenuti.   A 30 anni dalla fine di quel cantiere, il tutto viene giustamente celebrato dal MuCA, il Museo della Cattedrale di Anagni, polo culturale che continua ad attrarre turisti, visitatori e appassionati d’arte sempre più numerosi, ripercorrendone le tappe salienti, i passaggi più importanti e innovativi e i risultati che lo resero all’epoca un cantiere che fece scuola, un mirabile esempio di professionalità e lungimiranza per le tecniche impiegate e per l’approccio metodologico. Si trattò di una significativa occasione di studio delle tecniche e dei materiali impiegati dalle maestranze attive sui ponteggi del cantiere medievale, aprendo una nuova stagione di ricerca e di indagini storico-artistiche. L’Istituto Centrale per il Restauro, insieme alla CBC di Roma, realizzò un sogno: quello di poter aprire al pubblico in maniera continuativa la Cripta di San Magno, evitando lunghe pause e chiusure dovute alla necessità di intervenire in modo massiccio sulle superfici. Una costante opera manutentiva accorsa in questi 30 anni, unitamente alle accortezze messe in campo dal Capitolo della Cattedrale e al regolare monitoraggio dello stato di conservazione delle pitture, ci permette di vedere ancora oggi gli affreschi pressoché nelle stesse condizioni in cui erano a ridosso della fine dell’intervento di restauro. L’evento del 30 giugno ha dunque lo scopo di permettere ai visitatori di immergersi pienamente in una suggestiva atmosfera e di conoscere in maniera più approfondita i tre ambienti affrescati nei sotterranei della Cattedrale di Anagni: l’antico Oratorio di San Thomas Becket, l’Ambulacro e la protagonista della serata, la Cripta di San Magno. Per l’occasione sarà aperto, eccezionalmente, anche il chiostro della Cattedrale, dove sarà possibile degustare un piacevole aperitivo preparato dallo chef del ristorante Malacucina di Anagni. Attenzione:La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata telefonicamente al numero 0775 728374 oppure via mail all’indirizzo museo@cattedraledianagni.it

Un libro, una professione perpetua e un roseto nel segno di Madre Claudia De Angelis

Da mercoledì 26 a domenica 30 giugno Madre Claudia De Angelis, fondatrice della congregazionedelle Cistercensi della Carità, verrà ricordata nella sua città natale di Anagni con una serie di celebrazioni religiose, che avranno il culmine nella professione perpetua di una suora, la presentazione di un libro e l’inaugurazione del “roseto di Madre Claudia”. Più nel dettaglio, dal 26 al28 giugno si terrà un triduo di preghiera guidato da don Bruno Sperandini, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano, con celebrazione eucaristica alle 17.30 e adorazione dalle 20 alle 21. Sabato 29, presso la sala delle lapidi alle 19, la presentazione del libro “Con Claudia nel giardino dello Sposo”, di Autori vari. Domenica 30 giugno il vescovo Mons. Ambrogio Spreafico presiederà la celebrazione per la professione perpetua di suor Maria Evelyne Alinaitwe (chiesa Santi Cosma e Damiamo, alle 18), cui seguirà l’inaugurazione del roseto. Per quanto concerne il libro, preziosi sono i contributi sugli interventi di restauro e conservativo per la nuova sistemazione del giardino pensile nel complesso della casa madre delle Cistercensi e di cui trattano, anche con dovizia di corredo fotografico, i progettisti Luca Ciocci e Umberto Tommasi, con la collaborazione di Matteo Marcoccia. La parte più corposa del libro è affidata a Federica Romiti, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e l’edilizia di culto, mentre suor Patrizia Piva cura l’introduzione e scrive tra l’altro: “Quello che proponiamo è un testo a più mani che ha l’intento di valorizzare la nostra “Casa museo” incastonata nello splendido scenario architettonico del Palazzo Bonifacio VIII. Questa pubblicazione è la realizzazione di un sogno che da tempo, insieme alla mia Famiglia religiosa, avevamo nel cassetto. Una realizzazione resa possibile dalla sinergia di diverse menti e competenze, in un progetto di studio dettagliato che tende alla valorizzazione, ma anche a far conoscere questa ‘dimora mirabile’. Ognuno degli autori che ha messo mano a queste pagine è mosso da diversi ‘amori’: quello per l’arte, la cultura, la città di Anagni e il valore degli spazi verdi; ma in modo particolare e speciale per l’amore verso la figura di una donna anagnina, Claudia De Angelis della Croce, madre e fondatrice della Congregazione Suore Cistercensi della Carità”. Una volta inaugurato, il roseto verrà messo a disposizione anche per eventi spirituali, culturali, musicali e altro. di Igor Traboni

La Giornata dei giovani e quello zaino da riempire con l’essenziale…

Sabato 15 giugno, circa duecento ragazzi delle due diocesi unite in persona episcopi, Anagni – Alatri e Frosinone -Veroli – Ferentino, hanno vissuto una giornata a loro dedicata, organizzata dalle commissioni di pastorale giovanile delle due diocesi, per dare inizio a quelle che saranno le attività estive nelle varie parrocchie, associazioni e oratori.Un giorno di festa che si è svolto presso l’Acquapark di Tecchiena e che ha visto momenti di riflessione, preghiera, adorazione, ma anche giochi, condivisione e tanto divertimento. Durante la mattinata si è scelto di sviluppare il tema del pellegrinaggio: ognuno di noi a suo modo è un pellegrino, ognuno nella propria vita è chiamato ad affrontare un cammino portando dietro di sé il necessario per poter affrontare il viaggio. Ogni pellegrino ha il suo zaino da riempire con l’essenziale, per far sì che il peso non sia troppo da portare, ma contenga ciò che è più importante per raggiungere la meta. Il cristiano è un pellegrino un po’ speciale con uno zaino un po’ speciale perché la Meta che deve raggiungere è speciale. Provando a riflettere su cosa un buon cristiano dovrebbe mettere nel proprio zaino sono stati pertanto individuati quattro temi, affrontati durante la mattinata. Il primo è l’acqua: come ogni pellegrino anche il cristiano ha bisogno di dissetarsi durante il cammino e lo fa attraverso il Vangelo, la Parola viva che disseta come Gesù stesso ci dice: «Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv4,14). Il secondo elemento è il cibo che sostenta durante il viaggio, che nutre e dà forza; il vero nutrimento di ogni cristiano è Gesù stesso che colma ogni nostro bisogno con il suo corpo e il suo sangue: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo – dice il Signore – Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv6,51). Il terzo elemento è la preghiera con la quale il cristiano è chiamato a rimanere in costante contatto con il Signore, è un colloquio che dà vigore, che sostiene come un bastone il cammino nei momenti di difficoltà. Il quarto e ultimo tema affrontato è quello della carità: il cristiano non è solo ad affrontare il suo cammino, ma cammina insieme a tanti altri pellegrini come lui. L’aiuto reciproco, specie nei momenti più difficili, risulta essere la linfa necessaria per non fermarsi, ma andare avanti e continuare a camminare.I quattro temi sono stati affrontanti in altrettanti stand, mediante giochi o momenti di riflessione e condivisione, il tutto tenendo al centro del grande spazio a disposizione la tenda dell’Adorazione dove tutti i ragazzi hanno sostato dinanzi al Santissimo, proprio per un momento di adorazione, con la possibilità anche di confessarsi. La mattinata ricca di momenti intensi è terminata con il pranzo e nel pomeriggio è stata data ai ragazzi la possibilità di godere delle piscine dell’impianto che ci ha ospitato.L’augurio lasciato ai giovani, che durante l’estate si dedicheranno alle diverse attività nelle parrocchie, negli oratori, nei campi, è che ognuno di loro possa essere un vero pellegrino in cammino verso la Meta che è Cristo, svuotando il suo zaino dalle paure, dagli attaccamenti, dalle durezze di cuore per fare spazio all’Amore che rende lieve ogni peso. di Ilaria Fiorini

Ad Alatri e Anagni due strutture per il “dopo di noi”

Messe a disposizione dalla diocesi di Anagni-Alatri e affidate alla onlus “Insieme”, attraverso il suo braccio operativo della cooperativa La Meridiana, sono state ufficialmente aperte in queste ultime settimane due strutture, ad Alatri e Anagni, per il “dopo di noi”, ovvero per consentire una indipendenza anche abitativa a decine di giovani e meno giovani con varie disabilità. Ad Anagni l’immobile destinato si trova in via Nova, mentre ad Alatri è ubicato in via dei Manni, ex abitazione del parroco di Santo Stefano. I posti letto in entrambe le strutture sono cinque, come previsto dalla normativa del dopo di noi, più un sesto posto destinato ad un operatore la cui presenza è comunque prevista per la notte, nel caso di emergenze e sempre a norma di legge (in questa prima fase si sta procedendo solo con una residenzialità diurna di otto ore al giorno, anche per far ambientare al meglio gli ospiti che in effetti per la prima volta escono da soli di casa e da una dimensione famigliare). Gli ospiti già vivono in questi due complessi e stanno ottimamente mettendo a frutto quell’autonomia domestica che poi li porterà ad una indipendenza sempre più ampia, sia lavorativa che nella vita di tutti i giorni.L’associazione Insieme di Alatri, una onlus costituita da genitori di giovani con varie disabilità, sta inoltre attivando le necessarie pratiche burocratiche per accreditare una terza struttura per il dopo di noi, a Guarcino: si tratta dell’ex asilo comunale, una struttura più grande che consentirebbe di arrivare fino a 10 posti letto e messa a disposizione dal Comune per portare anche in questo paese l’esperienza di inclusione piena; una volta esperito l’iter necessario, si pensa di partire per il mese di ottobre, come riferisce Gianni Ricciotti, vice presidente della onlus Insieme. Sul territorio anche il comune di Fiuggi si sta muovendo e quanto prima si conta di accreditare un’altra struttura proprio nella cittadina termale, dove peraltro si potranno ospitare le persone che ora si trovano invece nella casa di Alatri.Con le aperture di Alatri e Anagni va dunque a coronarsi un primo, grande lavoro condotto negli anni da “Insieme”, l’associazione che ringrazia sentitamente la disponibilità della diocesi, con tutta la progettualità illustrata al vescovo Ambrogio Spreafico e con il supporto operativo nel corso del tempo da parte di don Antonio Castagnacci e don Giggino Battisti. di Igor Traboni

Prepararsi alla maturità, con un desiderio nel cuore. A Fiuggi 50 giovani da tutto il Lazio

Cosa c’entra la fatica del momento con il mio desiderio di essere me stesso e vivere intensamente il reale? E’ possibile scoprirlo studiando per la maturità? Con queste domande si sono ritrovati a Fiuggi, presso il Centro pastorale, una cinquantina di ragazzi delle scuole superiori provenienti da tutto il Lazio, invitati dai loro professori e compagni di classe con cui condividono in parte l’esperienza di Gioventù Studentesca (la proposta educativa di Comunione e Liberazione ai ragazzi delle scuole superiori). Una convivenza di studio in preparazione dell’esame di Stato che prevede una 3 giorni intensa, da venerdì a domenica, studio individuale, tavoli tematici sulle varie materie e due testimonianze, una sull’attualità e una sul Novecento letterario in preparazione di un esame, forse il vero primo esame per molti di loro. Così, introducendo il gesto, Andrea Battistoni, responsabile regionale di Gioventù Studentesca e prof di matematica e fisica al Liceo Plinio Seniore di Roma: «Questo è un periodo particolare, ognuno ha le sue situazioni, chi lascerà casa per andare all’università in altra città, chi si allontana dalla morosa per iniziare un cammino diverso dal liceo ecc. E’ un momento di passaggio, un momento in cui all’apparente difficoltà si accompagna anche una novità, la scoperta di una novità. Questi giorni siamo qui per studiare ma anche per capire e per guardare con stupore a cosa sta accadendo nelle pieghe dell’esame. Nella mia vita ho sempre fatto esperienza che quando c’è un sentimento è perché qualcosa è in corso, il nostro compito è scoprire cosa c’è in corso, cosa c’è in ballo, un po’ come quando uno ha fame, deve scoprire cosa c’è un bel primo piatto, un dolce…Ecco siamo qui per scoprire questo, voi come alunni, noi come docenti; nessuno ci ha obbligato a fare una cosa così bella e impegnativa se non il desiderio di scoprire la realtà, di vivere intensamente queste giornate. Sono desideroso di scoprire, io insieme a voi». E allora, che dire? Occhi aperti e cuore desto, si inizia l’avventura. di Alessandro Rossi