Settimana Santa: i riti con il vescovo Ambrogio

Il vescovo Ambrogio Spreafico presiederà la Messa del Giovedì Santo e quella di Pasqua nella Cattedraledi Anagni. Per giovedì prossimo 17 aprile l’appuntamento per la Messa “Nella cena del Signore” è per le 21. Per quanto concerne invece la Messa della domenica di Pasqua, 20 aprile, verrà celebrata alle 11.30, sempre in Cattedrale ad Anagni. Mercoledì 16 aprile la Messa crismale si terrà invece, alle 17, nell’abbazia cistercense di Casamari, con il vescovo Spreafico e i presbiteri delle diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino.Sui social della diocesi ci sono comunque nel dettaglio gli orari dei riti della Settimana Santa nelleparrocchie e nelle chiese dei centri principali della diocesi.
Alatri: alunni “a lezione” sul Venerdì Santo

Nella mattinata di martedì 15 aprile, gli alunni della seconda media dell’Istituto comprensivo Alatri 1 hanno visitato la mostra sul Venerdì Santo di Alatri, esposta al chiostro e curata da Emma Ritarossi. Una iniziativa voluta dai docenti Aurora Santachiara e Gabriele Ritarossi che hanno inserito questo momento di approfondimento all’interno del progetto sulla storia di Alatri e delle lezioni di religione cattolica. Nelle lezioni che hanno preceduto la visita, infatti, gli alunni in classe hanno approfondito i riti sacri del Venerdì Santo, i simboli e la storia, attraverso documenti che poi hanno potuto vedere anche dal vivo. Particolare interesse negli alunni ha destato lo studio in classe del “Miserere” nella versione latina e italiana e che poi, contestualmente alla visita e grazie al coro storico di Scurano, i ragazzi hanno potuto ascoltare come in un concerto solo per loro, riuscendo a comprendere meglio, testo alla mano, le parole che si tramandano nel modo popolare di padre in figlio. I ragazzi sono rimasti affascinanti ed entusiasti dal conoscere più da vicino la tradizione religiosa e culturale di Alatri in ordine al Venerdì Santo. Il lavoro in classe e l’incontro col coro è stato un confronto generazionale straordinario, condito da alcuni aneddoti raccontati da Silvestro Pantano che hanno lasciato gli alunni sbalorditi e curiosi, come quello che una volta per entrare nel coro vi era una vera e propria selezione che dopo diverse prove sanciva l’ammissione o meno, o di quando una volta nelle carceri, situate proprio in quello che ora è il chiostro, si diede vita ad un canto del Miserere che coinvolse quanti erano dietro le sbarre e quanti rispondevano da fuori.
La Via Crucis dei giovani: un grande segno di speranza

La Via Crucis diocesana dei giovani – tenutasi nella serata di venerdì 11 aprile ad Alatri – è stata un’esperienza spirituale di grande impatto per i giovani provenienti dai diversi paesi della diocesi. La partecipazione è stata numerosa ed entusiasta, con molti giovani che hanno scelto di unirsi a questa esperienza per riflettere sulla Passione di Cristo e sulla propria fede. I giovani, attraverso i loro commenti e le riflessioni, hanno evidenziato il ruolo fondamentale della speranza nel superare le difficoltà e nel guardare al futuro con fiducia. “La speranza è ciò che ci aiuta a non arrenderci mai, anche quando la vita ci sembra troppo difficile”. Le riflessioni dei giovani sono state profonde e significative, evidenziando la loro capacità di approfondire i temi spirituali e di trovare un senso più profondo nella loro fede. La Via Crucis diocesana, organizzata dalla Pastorale giovanile e vocazionale, è stata dunque un’esperienza che ha lasciato un segno profondo nei giovani che vi hanno partecipato. Il messaggio di fiducia e di coraggio che emerge da questa esperienza è chiaro: la fede non è solo una questione personale, ma anche una forza che ci aiuta a superare le difficoltà e a guardare al futuro con fiducia. La fede oggi richiede coraggio e fiducia, ma è anche una fonte di speranza e di consolazione. Il messaggio che abbiamo voluto lasciare ai nostri giovani – come Pastorale giovanile e vocazionale – è che non siamo soli nelle difficoltà e nelle croci quotidiane. È Gesù che ci aiuta e porta la nostra croce. I giovani hanno capito che la fede non è solo una questione personale, ma anche una relazione profonda con Dio, che ci aiuta e ci sostiene in ogni momento della nostra vita.
Un “Punto Gioia” per gli studenti di Alatri

Si è concluso anche presso l’Istituto comprensivo Alatri 1 “Dante Alighieri”, dopo che lo stesso è stato realizzato pure in altre scuole del comprensorio, il progetto della comunità Nuovi Orizzonti “Punto gioia”, focalizzata in particolare sui temi delle fragilità, delle dipendenze e delle emozioni dei giovani. L’iniziativa, proposta e svoltasi durante l’ora di religione cattolica, è stata promossa dai docenti Gabriele Ritarossi e Paola Santoni ed è stata accolta dal collegio docenti. “Punto gioia” ha saputo offrire agli studenti delle terze classi l’opportunità di confrontarsi con le proprie fragilità, con le fatiche, ma anche con i sogni e le aspirazioni più vere e profonde. Le attività e le testimonianze offerti durante gli incontri con le sezioni A-B-C-D delle terze classi sono state accolte dagli studenti con entusiasmo e commozione, facendo scaturire così riflessioni profonde attorno a tante dinamiche che i nostri ragazzi respirano e che spesso si intrecciano con le loro storie. Alcuni alunni della scuola di Alatri, così come di quella di Guarcino dove in precedenza è stata realizzata la stessa iniziativa, hanno anche deciso di far fruttare ulteriormente questa esperienza, mettendola al centro del loro percorso per la tesina d’esame, a riprova dell’impatto positivo che la stessa ha avuto sui ragazzi. Un punto di gioia, insomma, proprio come ben descrive il titolo di questa iniziativa, per aprirsi, confrontarsi, commuoversi, interrogarsi. Ma anche un punto di ascolto e dialogo, un’occasione concreta di formazione e trasformazione. Le storie di ordinaria resurrezione di tanti coetanei, che sono passati dalla morte alla vita grazie anche e soprattutto alla vicinanza degli operatori e dei coetanei di Nuovi Orizzonti (provenienti soprattutto dalla vicina Cittadella Cielo di Frosinone, cuore delle attività nazionali ed internazionali della realtà fondata da Chiara Amirante) sono state, poi anche la testimonianza migliore di cosa voglia dire Pasqua e dunque la migliore preparazione quaresimale anche per questi studenti dell’Istituto “Dante Alighieri” di Alatri. (nella foto, la scuola Dante Alighieri)
Gli esercizi spirituali di Quaresima dell’Azione Cattolica

Dal 28 al 30 marzo 2025, nell’accogliente casa delle suore Francescana di Cave (Roma), si sono tenuti gli esercizi spirituali dell’Azione Cattolica diocesana, guidati da don Pasquale Bua, sacerdote della diocesi di Latina e docente e già direttore dell’Istituto Teologico Leoniano di Anagni. Il consueto appuntamento quaresimale per aderenti e simpatizzanti ha visto insieme laici, laiche, il diacono Vincenzo Pesoli e suore nella varietà di carismi che tanto bella fanno la Chiesa. Un percorso dello Spirito meditando la Parola di Dio scelta sulla base degli orientamenti triennali dell’AC “Date loro voi stessi da mangiare” (Mt.14,13-21). Più numerosi dello scorso anno i partecipanti, provenienti da diverse realtà della diocesi, che si sono allontanati dalle loro comunità affinché al loro ritorno potessero testimoniare i frutti spirituali ricevuti. Questo il messaggio che vorremmo arrivasse a tutti voi, affinché l’esperienza vissuta da alcuni possa parlare alla vita di molti, suscitando oggi stesso la necessità di una riforma di vita orientata alla realizzazione della volontà di Dio per ognuno di noi. Dopo uno screening spirituale per fare il punto sulla propria situazione e per preparare il terreno alla semina, le meditazioni proposte da don Pasquale, hanno avuto come filo conduttore quello dell’esplorazione delle scene in cui Gesù è a tavola, anticipazione del banchetto eucaristico dell’ultima cena, un banchetto che è sempre esperienza di misericordia, di un Dio che vuole sedere a tavola con noi per condividere la nostra vita e renderci simili a lui. Gli spunti proposti sono sempre stati orientati ad una riflessione ecclesiale personale e comunitaria, come comunità parrocchiale e di associazione di AC. Lc 5,1-11 – La pesca miracolosa. Essere pescatori di uomini, questa è la chiamata del cristiano! Gesù vuole che si vada a cercare chi è nella morte a causa delle proprie scelte e miserie per riportarlo alla vita attraverso la sua Parola non solo sentita con l’orecchio, ma ascoltata con la mente, fatta scendere nel cuore e tramutata in azione. Far vivere chi abbiamo intorno, seminare vita incarnando la chiesa sognata da Papa Francesco in Evangelii Gaudium, una Chiesa presa più dall’ansia missionaria di raggiungere tutti che dalla conservazione delle istituzioni. Chiediamoci cosa possiamo lasciare della vecchia vita per fare spazio all’uomo nuovo? Cosa ci trattiene a riva? Mt 14, 13-21 – La prima moltiplicazione dei pani. Non date solo qualcosa di voi, ma tutto ciò che siete! La logica del donare e condividere impegnandosi in prima persona: quando questo viene sottoposto alla benedizione di Dio avviene una trasformazione che porta ad una moltiplicazione, a sfamare tutti e ad avere anche un avanzo. Cosa possiamo fare per diventare Chiesa e associazione dei cinque pani e dei due pesci? Passare dalla fame alla sazietà, il poco condiviso e benedetto sazia l’altro. In che modo ciascuno è chiamato a vedere cosa abbiamo e a condividerlo con gli altri come Chiesa e come AC? Come la comunità parrocchiale può condividere il suo poco sfamando chi c’è intorno? Lc 19,1-10 – Zaccheo. “Oggi la salvezza è entrata in questa casa…”! Il racconto di una riconciliazione, il passaggio da un uomo vecchio ad un uomo nuovo. Occorre vincere gli ostacoli che si contrappongono a questa conversione: la folla dei lontani dalla fede che allontana e divide da Cristo (diversa da una comunità cristiana che aiuta nel cammino di fede); la piccolezza spirituale e l’attaccamento alle cose materiali che ci allontana come zavorra dai livelli più alti in cui abita il Signore. Decidiamo oggi qualche passo da compiere per conformare maggiormente la nostra vita alla volontà di Dio? Intraprendiamo una riforma di vita in quella direzione? Lc 22, 24-27 – Chi è il più grande. Dobbiamo essere maggiordomi del Signore che è il padrone della casa! Quante discussioni e quante divisioni abitano le nostre comunità parrocchiali e le nostre associazioni per il dilagare della logica del più grande e della superbia. Gesù propone la contrapposizione tra chi signoreggia (Kyrios) e chi serve (Diaconos), richiamando per la Chiesa l’immagine della piramide rovesciata in cui più si sale più si deve essere il servitore di tutti. La Diaconia, ovvero il servizio, è caratteristica di ogni battezzato non solo di chi esercita lo specifico ministero, perché è servendo in piedi che si esercita la propria autorità e non sedendo al tavolo. Come esercitiamo la nostra autorità nel servizio ecclesiale che stiamo vivendo, servendo o sedendo? 1 Corinzi 11,17-34 – Il Pasto del Signore. Quante Eucaristie sprecate!Paolo rimprovera i Corinzi per le loro riunioni domenicali dove, oltre a condividere la cena, si consuma anche quella eucaristica, ma senza comunione tra ricchi e poveri. Anche noi molte volte ci accostiamo all’Eucarestia in comunità divise, dimenticando che ogni volta che si umilia l’altro si getta disprezzo sulla chiesa di Dio. Celebrare il memoriale di Colui che si è dato tutto per noi, non significa solamente ripetere un gesto, ma ripetere quello stile del dono totale di sé. Paolo ci dice che diventiamo un solo corpo, un “corpo ecclesiale”, una comunità. E come il pane è fatto di tanti grani e il vino di molti acini, nell’Eucaristia dovremmo diventare un solo corpo e la mancanza di fraternità ci rende indegni di mangiare il corpo eucaristico. L’Amen che diciamo dopo aver preso il corpo di Cristo alla Comunione è il simbolo dell’unità, significa dire: “Si, voglio essere membro di questo corpo vivendo in comunione con questi fratelli e sorelle”. Dall’Eucaristia domenicale dovrebbe scaturire un nuovo senso di fraternità e comunità per essere degni imitatori di Cristo nella nostra vita. Riconosciamo il corpo di Cristo anche nei fratelli e sorelle che ci hanno offeso? Ci aspettiamo gli uni gli altri nelle nostre eucaristie perché chi ama aspetta? Sollecitiamo e rispettiamo il passo degli altri nelle nostre comunità? Noi di AC dobbiamo assumere di più l’aspetto dell’offerta di noi stessi altrimenti saremo come chi beve e mangia indegnamente. Ci avviamo verso la settimana Santa: l’Azione Cattolica augura a tutti un fruttuoso cammino verso la Pasqua di rinnovamento della propria vita e di tutte le nostre comunità parrocchiali. a cura della Presidenza diocesana di Azione
Anagni: la Biblioteca Mariana scrigno di fede e cultura

Disinfestazione delle librerie lignee, sanificazione del materiale librario, trattamento di criodisinfestazione, depolveratura e disinfezione topica; installazione di un avanzato impianto di ventilazione meccanica e purificazione dell’aria: sono questi gli interventi realizzati negli ultimi mesi nella Biblioteca Mariana di Anagni, uno dei gioielli del patrimonio storico-artistico-culturale della diocesi, collocata nei locali inferiori dell’ex seminario minore e resi possibili grazie ai fondi dell’8×1000 alla Chiesa cattolica e al contributo del Segretariato regionale per il Lazio del Ministero della Cultura, eseguiti da ditte altamente specializzate e seguiti passo passo da Federica Romiti, responsabile dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e l’edilizia di culto, su impulso del vescovo Ambrogio Spreafico, sempre attento al connubio fede-cultura, con la vigilanza della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio. La biblioteca conserva oltre 25.000 volumi, tra cui alcune cinquecentine e seicentine. La maggior parte dei libri è arrivata grazie alla donazione di Onorato Capo, anagnino, filantropo dell’Ottocento, che a seguito della dispersione dei patrimoni librari monastici, dopo l’Unità d’Italia, comprò moltissimi volumi sui mercati antiquari e li donò al Seminario vescovile della città. Ma un’ampia dotazione arrivò anche da Leone XIII; il papa della “Rerum Novarum” ma anche dalla fortissima impronta mariana, tanto che scrisse le encicliche “Magnae dei matris” sul culto alla Vergine, e “Augistissimae Virginis” sulla preghiera del Rosario. E quindi potrebbe aver intitolato a Maria anche la biblioteca – mancano però conferme a questa ipotesi – cui peraltro si accede proprio da via Leone XIII e con la sala grande di conservazione contrassegnata dalla presenza di un suo busto. La biblioteca, come il Seminario, subì dei bombardamenti nel 1944 e venne danneggiata anche dallo scoppio di alcune mine; buona parte dei libri venne comunque ricoverata per tempo in Vaticano e tornò ad Anagni alla fine della guerra. Il canonico Vincenzo Fenicchia ne iniziò la compilazione del catalogo a schede, terminandolo nel 1976 e poi proseguito da don Angelo Pilozzi. Diretta da monsignor Claudio Pietrobono, aderisce al Polo PBE (https://beweb.chiesacattolica.it/benilibrari/). Con il vicino archivio, con quello di Alatri e con il museo diocesano inaugurato di recente in quest’ultima città, la Biblioteca Mariana va insomma a costituire un tassello pregiato di questo immenso patrimonio culturale diocesano. È inoltre inserita nei circuiti di valorizzazione promossi dal progetto DUC IN LATIUM (https://www.ducinlatium.it/). Per info su giorni e orari di apertura si può consultare la pagina dedicata alla biblioteca su BEWEB (https://www.beweb.chiesacattolica.it/istituticulturali/istituto/3418/Anagni+%7C+Biblioteca+Mariana).
Giubileo: sabato 24 maggio il pellegrinaggio con il vescovo Ambrogio

Il pellegrinaggio giubilare interdiocesano (Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino) si svolgerà sabato 24 maggio 2025. Il programma è lo stesso della data del 15 marzo – posticipata a causa delle condizioni di salute del Santo Padre – e prevede la partecipazione all’udienza di Papa Francesco, la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Ambrogio e il passaggio della Porta Santa.Modalità di partecipazioneSi invitano parrocchie, comunità religiose, associazioni ed aggregazioni laicali a raccogliere le adesioni entro il 30 aprile; ciascun gruppo dovrà provvedere all’elenco nominativo dei partecipanti. Le iscrizioni devono essere comunicate al direttore dell’Ufficio diocesano pellegrinaggi, Bruno Calicchia, possibilmente con messaggio whatsapp al numero 347-4624941.
50° di sacerdozio del vescovo Ambrogio: il saluto della diocesi di Anagni-Alatri

Caro Vescovo Ambrogio, ci uniamo al coro dei tanti che ringraziano il Signore per il dono del Suo sacerdozio ricevuto 50 anni fa. E’ stato questo l’inizio di tante grazie che il Signore le ha concesso nel suo ministero di Pastore. Desideriamo sfogliare questi anni con la memoria riconoscente che Dio ha operato in Lei a favore di tanti uomini e donne e a nostro favore, con l’apertura al futuro in cui ci attende il Signore con amore e tenerezza, con la responsabilità attenta allo Spirito e alla novità che la fantasia dello Spirito semina nel nostro presente. Nel saluto che Lei ha fatto alla nostra Diocesi del 10 novembre 2022 ebbe a dire: «Sarò in mezzo a voi come un Pastore ma anche come un amico. Continueremo a costruire insieme, in questo tempo così difficile, una Chiesa che risponda ai problemi, alle domande e al bisogno di salvezza di tanti uomini e donne del nostro mondo, comunicando il Vangelo che è una buona notizia e prendendoci cura gli uni degli altri. Sono qui per essere al servizio dell’unità e dell’amore reciproco, per vivere insieme la gioia di essere popolo, sorelle e fratelli tra noi e sempre con i poveri e gli ultimi». Un programma realizzato pienamente con tanta disponibilità, trovando sempre il tempo per stare in mezzo a noi e a tutte le comunità parrocchiali incontrate. Insieme a tutto il presbiterio Le dico grazie per l’affetto, il rispetto, l’attenzione, la stima che ha in tutti noi sacerdoti, nei diaconi, nei religiosi e religiose, e verso l’intera comunità e per il cammino fatto con prudenza e saggezza insieme con la Chiesa sorella di Frosinone-Veroli-Ferentino. Certamente per tutti noi sacerdoti questa festa è un’occasione per ravvivare l’entusiasmo del nostro servizio e la passione per vivere e trasmettere la gioia del Vangelo. Ci uniamo al Suo Te Deum di gratitudine a Dio, alla sua famiglia, alle persone che l’hanno accompagnata, implorando per Lei le più elette benedizioni nel continuo del Suo ministero di Pastore. Auguri vivissimi Monsignor Alberto Ponzi Vicario generale della diocesi di Anagni-Alatri
L’omelia del vescovo Ambrogio per il 50° di ordinazione sacerdotale

Fratelli e sorelle, “è bello e dà gioia che i fratelli siano insieme”, recita il Salmo. Sì, è bello per me essere qui con voi a rendere grazie al Signore per i cinquant’anni dalla mia ordinazione sacerdotale. Grazie per la vostra presenza così numerosa e fraterna. Saluto il vescovo Giorgio, arcivescovo di Foggia, che è stato con me i primi anni a Frosinone, il padre Abate Loreto e la comunità monastica di Casamari, che ci ospita sempre con benevolenza. Saluto voi, cari sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, e tutti voi, sorelle e fratelli, parte preziosa del popolo di Dio delle Diocesi che il papa mi ha affidato. Mi sento davvero parte di questo popolo di donne e uomini che nella loro vita e nei loro diversi impegni nelle nostre comunità e associazioni laicali desiderano costruire un mondo in cui si possa vivere insieme, con gli altri e per gli altri, con la preghiera, l’amicizia, la cura, soprattutto dei poveri e dei fragili, ma anche degli anziani e dei giovani. Ho visto seminare in questi anni tanto bene, tanto amore, tanta gratuità nel servizio, anche nei momenti difficili come gli anni del Covid o in questo tempo, in cui crescono le difficoltà nella vita quotidiana e anche la solitudine. Vi ringrazio di cuore. Ringrazio il prefetto e le autorità civili e militari, che sono qui, con cui abbiamo sempre cercato di contribuire insieme al bene di tutti. Come Chiesa non ci siamo mai tirati indietro nel contribuire alla crescita umana e sociale di questa terra, benedetta da Dio per le sue bellezze, ma anche tanto deturpata dall’affarismo e dagli opportunismi, a volte senza visione e con un pensiero corto. Premettetemi infine di salutare alcuni amici della Comunità di Sant’Egidio di Roma, che fin da diacono e poi da sacerdote mi ha aiutato a vivere la Parola di Dio a partire dalle periferie della città. Grazie di essere qui. La Parola di Dio ci guida sempre a riscoprire il senso della grazia e della benevolenza di Dio, che tutto può cambiare anche nei tempi difficili, come era quello di Israele esiliato a cui si rivolge il profeta: “Non pensate più alle cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia; non ve ne accorgete?” Sorelle e fratelli, a volte siamo ancorati al passato e tristi nel presente, un po’ senza futuro. La Parola di Dio ci risveglia a una speranza vera, umana, gioiosa, vivibile. Se ascolti il Signore che ti parla, tutto può cambiare, perché è anzitutto Dio che ti cambia, ti rinnova, ti offre una nuova strada su cui camminare, quella del bene, della giustizia, della pace, della cura degli altri, di cui il mondo ha estremamente bisogno in questo tempo di tante guerre, di troppo odio, rivalità, di io che camminano senza gli altri, con la testa bassa, oppure pronti a giudicare e a condannare, tanto per sentirsi migliori. Gesù sa quanto è facile vivere per se stessi, ma conosce anche la nostra fragilità, il nostro peccato, il bisogno di amore e di salvezza. Lo mostra a quella donna adultera, che gli portano davanti per essere giudicata e condannata, come voleva la legge. Per due volte, di fronte alle parole degli accusatori, Gesù si china e scrive per terra. Sì, Gesù si abbassa, si umilia, si assume il peso del peccato del mondo, per poi alzarsi e indicare la via della vita e della resurrezione, del perdono di Dio che salva da tutti i peccati e dalla morte definitiva. Così, in quel gesto di scrivere per terra ci sono i nomi di quando ci allontaniamo dal Signore, perché solo il perdono di Dio farà scrivere quei nomi nel cielo per vivere sempre con lui. Il Signore non è venuto infatti per condannare, ma perché tutti, ascoltando la sua parola, possano vivere la gioia del Vangelo, la bellezza di una fraternità che rende popolo e ci fa vivere nel bene, nell’amore per tutti, soprattutto per i poveri e gli ultimi. Ho gustato la gioia di essere popolo con voi in tutti questi anni, soprattutto da quando abbiamo accolto l’invito di papa Francesco all’assemblea della Chiesa italiana a Firenze nel 2015, che ha chiesto di riflettere sulla Evangelii gaudium. Da allora lo abbiamo fatto senza interruzione, aprendo le porta delle nostre comunità a tutti, offrendo a molti, anche a chi non frequentava abitualmente la Chiesa, la possibilità di ascoltarsi, riflettere insieme, condividere il proprio tempo con chi aveva bisogno. Grazie a tutti quelli che si sono impegnati e hanno tenuto vivo fino ad oggi questo modo di essere Chiesa, un “noi” di persone che, nella ricchezza della loro differenza, camminano insieme e si aiutano, rendendo la casa di Dio non un élite di prescelti che se la giocano tra loro sentendosi migliori e giudicando gli altri, ma un luogo dove tutti possono trovare accoglienza e amicizia, cura e condivisione, e soprattutto possono trovare il Signore e gustare la speranza di vita e di bene della sua Parola e del pane di vita eterna nella Santa Liturgia e nei sacramenti della Chiesa. Nel Giubileo corriamo allora come pellegrini di speranza, come ci suggerisce l’Apostolo Paolo. Nessuno, tanto meno io anche dopo 50 anni di sacerdozio, è arrivato alla perfezione, cioè a una vita ripiena della presenza di Dio. Ma tutti corriamo perché il Vangelo sia luce in questo tempo buio, pieno di paure e di solitudini, di pessimismo e di tristezza! Sì, non c’è tempo da perdere attorno a se stessi. Il mondo ha bisogno di questa speranza che viene dalla luce di Dio, che irradia perdono e amore, fraternità e pace. Ne hanno bisogno in Ucraina, in Terra Santa, e ovunque la guerra continua a umiliare e uccidere. Ne hanno bisogno anche le donne e gli uomini di questa terra, che devono trovare in noi la luce e lo sguardo amorevole e accogliente di Dio, che aiuta e salva. Affidiamoci l’un l’altro all’amore del Padre, perché camminando insieme con
Le Cistercensi celebrano i 350 anni della nascita della fondatrice madre De Angelis

Le suore Cistercensi della Carità, ordine religioso che ha casa madre ad Anagni, celebrano i 350 anni della nascita della Serva di Dio madre Claudia De Angelis della Croce fondatrice della congregazione. Dopo il triduo dal 2 al 4 aprile, sabato 5 aprile (giorno della nascita) celebrazione eucaristica alle 18 e, a seguire, un concerto a Palazzo Bonifacio, nel giardino-roseto dedicato proprio a madre Claudia. Nella locandina il programma completo delle celebrazioni.