Legalità e bene comune: tanti gli spunti dal confronto promosso da Azione Cattolica

Si è tenuto nel pomeriggio di lunedì 10 marzo, presso il Centro pastorale di Fiuggi, il convegno promosso dall’Azione Cattolica diocesana sul tema “Legalità e bene comune”, in cammino sulla strada tracciata dalla 50° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani svoltasi a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. La presidente dell’Azione Cattolica di Anagni-Alatri, Concetta Coppotelli, ha introdotto il convegno sottolineando il significato dell’iniziativa, ovvero un segno tangibile di quanto sia più importante avviare dei processi che possano portare con i giusti tempi ad un cambiamento, piuttosto che occupare spazi, un atteggiamento quest’ultimo dominante nell’agire politico contemporaneo.  La politica non può essere relegata a una dimensione teorica e distante, ma deve essere vissuta come un impegno quotidiano per migliorare la società. La formazione politica non deve essere vista come un privilegio per pochi, ma come una necessità per tutti coloro che desiderano contribuire al bene comune, soprattutto per i giovani. La presidente di Ac ha quindi citato il beato Giuseppe Toniolo e il suo pensiero sulla democrazia, ricordando quanto sia necessario tornare ad abitare nuovi luoghi, dove fede e impegno pubblico possano dialogare senza contrapposizioni, dando forma concreta alla costruzione del bene comune. Ha voluto ringraziare i tanti partecipanti che gremivano la sala, il vescovo Ambrogio Spreafico, le autorità politiche e militari presenti e i relatori che hanno accolto l’invito: il vescovo di Verona Domenico Pompili e il dottor Roberto Maria Sparagna, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia. A moderare il convegno l’avvocato Daniele Bruno, della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, Ente strumentale del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il quale ha avviato il confronto ricordando i temi centrali affrontati a Trieste: lo stato attuale della democrazia e la partecipazione attiva dei cittadini colpita dal crescente fenomeno dell’astensionismo elettorale.  Proprio a questo proposito ha spiegato come il Magistero della Chiesa non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà d’opinione dei cattolici su questioni contingenti, ma istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune. Il vescovo Ambrogio Spreafico sul tema della partecipazione e del contributo dei cristiani alla vita politica, ha voluto ricordare come i cristiani rappresentano un “noi” nel trionfo attuale dell’”io” e come basterebbe recuperare pienamente questa consapevolezza per capovolgere la realtà del nostro tempo; da questo stesso principio deriva infatti il rispetto delle regole che è direttamente collegato a volere il bene dell’altro. «Noi siamo un noi – ha detto tra l’altro Spreafico – e il ritrovarci insieme è la prima risposta che possiamo dare al bisogno di partecipazione; se non lo fai, vuol dire che non ti interessa il bene dell’altro. E la partecipazione nasce da una cultura, da un modo di pensare. E’ necessario coltivare e far crescere la cultura del “noi”, anche nelle nostre comunità». Il magistrato Roberto Sparagna si è espresso sul tema della legalità, tema inflazionato, ma che riguarda tutti e non solo gli operatori di giustizia. Legalità vuol dire osservare la legislazione vigente. La parola “legale” viene da legge, qualcosa che lega ovvero vincola e l’aspetto positivo di questa accezione è che la legalità presuppone l’unione con gli altri, “dove c’è società umana lì troverai il diritto, la legalità”. Citando Aristotele ha ricordato come “l’uomo è un animale sociale che comunica con gli altri”, ma l’uomo di oggi ha perso la sua qualità di essere uomo sociale parlante. I concetti di società, legalità e uomo sono fortemente connessi. La legalità ha bisogno di regole a diverse scale sociali che, se non sono rispettate, comportano per i trasgressori una sorta di estromissione dalla comunità: dalla famiglia allo Stato, fino ad arrivare alle organizzazioni sovranazionali. Le leggi per essere giuste devono rispettare dei principi fondanti e questi valori li ritroviamo nella Costituzione italiana (uomo come fine e non come mezzo, diritti e doveri della persona,  il diritto di voto per l’esistenza stessa della nostra comunità, il lavoro e la dignità che ne deriva, il principio di uguaglianza ecc.). La legge è paragonabile al vincolo di una fune che tiene unita tutta una comunità, ma occorre nominare chi la faccia rispettare e se qualcuno se ne approfitta il legame si scioglie e la fune viene tagliata. Sparagna ha poi raccontato la sua esperienza come magistrato nell’Operazione Minotauro, condotta contro la ‘ndrangheta in Piemonte, e come uno dei maggiori indagati abbia deciso di pentirsi e diventare un collaboratore di giustizia dopo averlo conosciuto. Un episodio fondamentale che attesta in modo indelebile l’importanza di rispettare la dignità delle persone con le quali abbiamo a che fare anche se hanno commesso dei reati gravi, perché la giustizia può ricucire il legame sociale reciso dalla trasgressione delle regole e raddrizzare le coscienze deviate.  Ha poi testimoniato l’impatto nella sua vita della scelta di seguire la legalità ovvero essere costretto a vivere sotto scorta con tante limitazioni per la sua vita privata. Il vescovo di Verona Domenico Pompili ha parlato del rapporto tra giustizia e carità individuando nella figura di Gesù la differenza tra la giustizia terrena e la giustizia di Dio. La carità porta a compimento la giustizia e il Magistero della chiesa lo ricorda ai cattolici già nella Rerum Novarum di Leone XIII fino a Papa Francesco in Fratelli Tutti, sottolineando la connessione tra legalità e fratellanza. Dai tempi della Rivoluzione francese libertà, uguaglianza e fraternità sono state adoperate in modo non unitario e una ha finito di prevalere sull’altra generando ideologie estremiste e i totalitarismi. Ha ricordato come il Vangelo può trasformare la realtà e come oggi manchi nella società un pensiero critico che va assolutamente recuperato sull’esempio del cristianesimo sociale dell’800 a Verona, quando sacerdoti e religiosi istituirono scuole, luoghi di cura e banche di credito cooperativo attraverso la loro presenza nei gangli della società del loro tempo e della loro città. Ha criticato l’atteggiamento di chi identifica le vittime con i colpevoli, stigmatizzando la mentalità per cui “i poveri se la sono

50° di ordinazione sacerdotale del vescovo Ambrogio

Dodici aprile 1975: Ambrogio Spreafico viene ordinato presbitero a Roma. Le diocesi di Anagni-Alatri e Frosinone-Veroli-Ferentino, in preghiera e in segno di ringraziamento al Signore, si stringono attorno al loro Vescovo nel 50° di ordinazione sacerdotale. Per l’occasione, domenica 6 aprile il vescovo Ambrogio presiederà la celebrazione eucaristica nell’abbazia di Casamari, con inizio alle ore 16.

Mercoledì delle Ceneri: l’omelia del vescovo Ambrogio

Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2025, Cattedrale di Anagni Sorelle e fratelli,l’inizio del tempo di Quaresima con il rito delle Ceneri ci sorprende sempre, perché sembra unacontraddizione in un mondo dove si ama la forza, dove si cercano uomini e donne forti cherispondano alle incertezze e alle paure che rendono difficile la vita. Siamo nel tempo della forza,che si impone, che ti abitua a pensare che la vita è vincere, sfruttare, sottomettere ed eliminare glialtri. Non si tratta solo delle guerre, ma anche di un sentire comune e di un modo di vivere, cherendono difficile una convivenza fraterna e amica. “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”sono parole singolari, che sembrano un po’ fuori dal mondo. In realtà sono parole che ci aiutano acapire chi siamo e a non averne paura. Siamo uomini e donne fragili, deboli. Basta poco perrenderci incerti, paurosi, preoccupati, ansiosi.Per questo il Signore vorrebbe dirci: non avere paura della tua fragilità. La forza vera, quella chefa vivere e crescere, che rende umani e felici, viene dal mio amore, dalla mia parola, dall’esserefratelli e sorelle, amici. Solo l’amore sconfigge il male e vince persino il nemico. Le ceneri chericeverai sul tuo capo ti ricordano chi sei e insieme la protezione di Dio sulla tua vita. Ma oggi cidice anche, come abbiamo ascoltato dal profeta Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore…ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grandeamore”. Il tempo che iniziamo è un invito alla fiducia e alla speranza. Possiamo trovare forza nelladebolezza nel Signore misericordioso e di grande amore. La sua Parola ci guiderà in questo tempotra le incertezze del tempo e la violenza del mondo per diventare donne e uomini che diffondono ilprofumo dell’amore di Dio con mitezza e umiltà, prendendoci cura gli uni degli altri, soprattutto deipoveri e delle persone più deboli di noi, come ad esempio gli anziani e i malati.Vogliamo essere in questo tempo come quel popolo di cui parla il profeta: “Radunate il popolo,indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti, esca lo sposodalla sua stanza e la sposa dal suo talamo”. Abbiamo bisogno di essere popolo, insieme, piccoli egrandi, giovani e anziani, per custodirci nella nostra fragilità. Quanto conta per un uomo e unadonna sapere di non essere solo, di essere in un popolo, una comunità, avere qualcuno a cui puoirivolgerti, che ti può ascoltare e aiutare. In questo senso siamo protetti e abbiamo la nostra forza e lasaggezza che ci viene da Dio.Per questo il Signore nel Vangelo ci offre le armi necessarie per vivere come suo popolo econdividere la nostra vita senza isolarci e pensare di far da soli, come ci fa credere il mondo conl’inganno delle sue parole e delle sue illusioni. Elemosina, preghiera e digiuno sono le armi che ci daranno forza e ci renderanno capaci di aiutarci e aiutare gli altri, persino al di là di coloro cheincontriamo ogni giorno. Infatti, l’elemosina ci apre alla condivisione e alla gratuità, la preghieratravalica i confini e raggiunge tutti, soprattutto chi soffre per la guerra e l’ingiustizia, il digiuno ciricorda di saper rinunciare a qualcosa di nostro per far spazio al Signore e agli altri. Non siamo soliin questo esercito disarmato di miti e di umili. Siamo nella Chiesa di Cristo, accompagnati dainostri fratelli e sorelle. Siate segno di unità della famiglia umana. Siate segno di amore e dicondivisione, germe di speranza per tutti senza mai escludere nessuno. Nella coscienza dellafragilità della condizione umana, ricordiamo oggi in particolare papa Francesco, perché siasostenuto dall’amore di Dio e possa tornare presto a guidarci con le sue parole di speranza e di pace.Sorelle e fratelli, che in questo tempo possiamo essere anche noi un popolo grande, che saavvicinare tutti alla mensa della Parola di Dio e del Pane di vita eterna, piccoli e grandi. Abbiamobisogno di riscoprire nella liturgia della Domenica il valore e la forza di essere insieme, di gustare lagioia e la bellezza di essere cristiani, amici, sorelle e fratelli.Amen

Il Museo della Cattedrale di Anagni festeggia i suoi primi 10 anni

Il Museo della Cattedrale di Anagni, inaugurato nel 1975, ha subito un significativo rinnovamento nel febbraio del 2015, per volontà dell’allora vescovo Mons. Lorenzo Loppa, del prevosto del Capitolo don Marcello Coretti e del direttore don Massimiliano Floridi. Il nuovo allestimento del percorso museale era volto a valorizzare l’intero patrimonio storico e artistico della Cattedrale e per la prima volta furono aperti al pubblico ambienti di grande rilevanza e bellezza solitamente inaccessibili; il Tesoro della Cattedrale e l’Oratorio di San Thomas Becket, visitabili solo su richiesta o in occasioni particolari durante l’anno, venivano inseriti stabilmente nel percorso museale insieme alla Cripta di San Magno, che custodisce uno dei cicli pittorici più importanti dell’Occidente medievale.Questo cambiamento, insieme a tutta una serie di scelte mirate e di innovazionitecnologiche e gestionali, ha permesso al Museo di crescere costantemente, anche nelnumero di visitatori: un primo traguardo significativo è stato raggiunto nell’ottobre del 2023,quando il museo ha accolto il suo 30.000° visitatore dall’inizio dell’anno. Un risultato senzaprecedenti nella sua storia, tuttavia prontamente superato nel novembre dell’annosuccessivo, quando il 40.000° visitatore ha varcato la soglia d’ingresso del MuCA.Questo incremento testimonia l’interesse crescente per il patrimonio culturale di Anagni el’efficacia delle iniziative promosse dal Museo per attrarre un pubblico sempre più ampio:molti sono stati i programmi televisivi che hanno deciso, in questi anni, di affascinare ilproprio pubblico con le meraviglie conservate al suo interno.Oltre all’incremento dei visitatori, il museo ha ampliato la propria offerta culturaleattraverso la pubblicazione di una guida storico-artistica, concepita per approfondire laconoscenza delle opere e degli spazi espositivi e la promozione di altri volumi a caratterescientifico e divulgativo. Queste iniziative, insieme all’organizzazione di eventi, convegni emostre temporanee, ha contribuito a consolidare il ruolo del museo come uno dei centriculturali di riferimento nell’area a sud di Roma. Anche monsignor Ambrogio Spreafico, fin da quando è stato nominato vescovo pure di Anagni-Alatri, ha sempre mostrato grande attenzione verso il museo.Un ruolo fondamentale in questo sviluppo è stato svolto dal Capitolo della Cattedrale di Anagni, che ha guidato con grande competenza e dedizione il processo di rinnovamento. Grazie alla sua gestione attenta e lungimirante, il museo ha potuto migliorare la propria offerta, rendendosi sempre più accessibile e attrattivo per studiosi, turisti e appassionatid’arte. Grande attenzione è stata posta, fin da subito, all’accessibilità di tutti gli ambienti. Unascensore, un montascale mobile per coloro che hanno difficoltà di deambulazione,un’app con tracce anche in LIS e tracce dedicate ai più piccoli, l’organizzazione di visiteguidate per ciechi e ipovedenti, hanno permesso di abbattere, almeno in larga parte, letante barriere architettoniche e sensoriali. La strada da percorrere è ancora molta e lenuove tecnologie potranno aiutare sempre di più il Capitolo in questo cammino costante diinclusione. L’attenzione alla cura del patrimonio storico-artistico è diventata sempre più frequente esistematica negli ultimi anni, anche grazie al contributo di benefattori: l’intero pavimentodella Cattedrale, la loggia delle Benedizioni, la Cripta, l’Oratorio di San Thomas Becket, lafacciata, gli affreschi del Criptoportico, i tessuti medievali, le icone, i reliquiari, i volumiantichi, sono stati oggetto di restauro, cosicché l’intero patrimonio che il Capitolocustodisce si presenta oggi al visitatore in ottimo stato e si prevede, negli anni a venire, unampliamento dell’offerta e un costante lavoro di monitoraggio e manutenzione. Per questoil Capitolo intende ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile il raggiungimento di untale obiettivo: BancAnagni e il suo presidente, il dottor Stefano Marzioli, sempre vicini alleesigenze del monumento; la Soprintendenza e i suoi attenti funzionari, che hanno sempreun occhio di riguardo per la tutela di un patrimonio così eccezionale; la Regione Lazio, conuna serie di finanziamenti utili anche al restauro di beni mobili e la Sices di Rodolfo Lanzi,che ha realizzato e contribuito al restauro della facciata della Cattedrale. Altri importanti aiuti sono arrivati da diversi atenei della regione che per motivi di studio e di ricercastanno ancora oggi provvedendo al restauro di tele e sculture lignee. Alcuni importantirestauri sono stati eseguiti anche a seguito di richieste di prestito per importanti mostre difama nazionale e internazionale come “Dante. La visione dell’arte”, tenutasi nel 2021 neiMusei di san Domenico a Forlì; “Recycling Beauty” nel 2022 alla Fondazione Prada diMilano; “Roma Medievale. Il volto perduto della città”, sempre nel 2022 presso palazzoBraschi a Roma.In questi dieci anni di importanti cambiamenti il MuCA si è trasformato e, da piccola realtà di provincia, è diventato in un esempio per molti musei del Basso Lazio e una certezza per l’accoglienza turistica della regione.

Tempo di Quaresima: il vescovo Ambrogio incontra gli operatori pastorali

Domenica 9 marzo 2025 l’incontro del vescovo Ambrogio per l’inizio della Quaresima, con un invito a partecipare rivolto a tutti gli operatori pastorali, ai catechisti, agli educatori, ai volontari della Caritas, ai ministri straordinari della Comunione, agli insegnanti di religione, agli animatori liturgici, ai giovani…L’incontro si terrà presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine, in via Cavariccio, a Tecchiena (ampia possibilità di parcheggio nella zona retrostante la chiesa), con inizio alle ore 16.

Preghiera per la pace e la fine di ogni violenza

Lunedì 3 marzo a Fiuggi, con inizio alle 18.30 nella chiesa parrocchiale di San Biagio, si terrà la preghiera – tradizionalmente organizzata in tutto il mondo dalla Comunità di Sant’Egidio – per la pace e la fine di ogni violenza, nel terzo anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina. Questo momento di preghiera sarà guidato dal vescovo di Anagni-Alatri, Ambrogio Spreafico.

Rosario per Papa Francesco

La Chiesa di Anagni-Alatri tutta continua a pregare per la salute di Papa Francesco e lo farà anche recitando un Rosario, guidato dal vescovo Ambrogio, lunedì 3 marzo, alle ore 21, nella chiesa di Santa Teresa a Fiuggi.

Preghiera per Papa Francesco

Il vescovo Ambrogio Spreafico guiderà la preghiera per la salute di Papa Francesco, prevista – su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio – per mercoledì 26 febbraio, alle ore 20, nella chiesa di San Benedetto a Frosinone alta (piazzale della Prefettura e delle Poste centrali)

Il vescovo Ambrogio ricorda la prima Bolla giubilare: «Facciamoci pellegrini di speranza, come Bonifacio VIII»

(Omelia per la celebrazione eucaristica nel giorno in cui Bonifacio VIII pubblicò la Bollagiubilare del 1300. Anagni, 22 febbraio 2025) Sorelle e fratelli, concludiamo questo giorno in cui abbiamo voluto fare memoria di quel 22febbraio 1300 nel quale Bonifacio VIII promulgò la Bolla Giubilare del primo giubileo della storiadella Chiesa. Fu la risposta alla grande e crescente domanda di perdono che tanti pellegriniriversatisi a Roma verso la basilica Vaticana chiedevano. Erano tempi difficili, di guerra, violenza,di grandi calamità naturali. Anche i cristiani facevano le loro battaglie. Nei tempi di violenza crescela paura, l’ostilità, l’indifferenza, ma anche la speranza e il desiderio di un tempo nuovo. “Pellegrini di speranza”, perché la “speranza non delude”, ha voluto che fosse il Giubileo di quest’anno papaFrancesco, per cui in particolare oggi vogliamo pregare, perché torni presto a guidarci in questoanno santo, facendoci ascoltare la sua parola di speranza e di pace. Ne abbiamo tutti bisogno, nehanno bisogno i Paesi oppressi dalla guerra, come l’Ucraina, la Terra Santa, la RepubblicaDemocratica del Congo, e molti altri forse a noi sconosciuti. Sorelle e fratelli, alziamo lo sguardo,guardiamo la gente che soffre, che grida pace, che invoca la fine delle guerre e della violenza.Guardiamo gli anziani soli o in istituto, che chiedono amicizia, affetto, cura. E i giovani chechiedono di essere ascoltati e voluti bene. Facciamoci pellegrini di speranza per le strade del mondocon la preghiera che ci libera dall’abitudine al vittimismo, al lamento, all’indifferenza. Facciamocipellegrini, come il nostro concittadino papa Bonifacio, che ascoltò la domanda di perdono e di paceche veniva da tanta gente, per muoverci anche noi da qui verso il mondo, passando da quella PortaSanta della Basilica Vaticana, di cui oggi abbiamo celebrato la festa della Cattedra di san Pietro, perinvocare il perdono e la misericordia di Dio.Le parole di Gesù che abbiamo ascoltato ci aiutano. “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelliche vi odiamo, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Questaè l’unica vittoria vera, cari amici. L’amore vince sempre l’inimicizia, fate cioè del bene a chi vi vuolmale, benediteli, cioè non sparlate degli altri, anzi dite bene di loro, e infine pregate per chi vi trattamale. Ognuno potrebbe dire: impossibile. Non diciamolo oggi! Il Giubileo apre la strada delle coseimpossibili perché siano possibili. Lasciamoci guidare dalla parola di Gesù e vinceremo il male conil bene, l’odio con l’amore e la preghiera. Dobbiamo crederci, dobbiamo viverlo. Vuoi esserefelice? Credo che ognuno lo desideri. Allora, continua Gesù, comincia a fare agli altri ciò chevorresti gli altri facessero a te, e non il contrario. E poi ancora quasi per spiegare ancor meglioquanto già detto: “Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostraricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo”. Dare, voler bene, con gratuità, senza aspettaresempre il contraccambio. Quanto è triste la vita di chi dà qualcosa, ma aspetta ogni volta di ricevere il contraccambio. Mai contenti, mai felici, sempre in attesa che finalmente l’altro ti dia qualcosa,affetto, considerazione, attenzione e via di seguito. Prova a voler bene con gratuità, e vedrai chesarai finalmente contento! Non dire subito di no. Provaci almeno! E poi, se ti affiderai al DioAltissimo come ci si affida a un padre, potrai riconoscere negli altri sorelle e fratelli, amici, perchéla Paternità divina rende tali, e non estranei o persino nemici.E infine: tutto comincia con la misericordia, quella scelta di Dio che sempre perdona, che semprevuol bene, che sempre ci accoglie anche se noi spesso ci dimentichiamo di lui e ci facciamo gliaffari nostri. “Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati,perdonate e sarete perdonati, date e vi sarà dato, (senza sempre essere misurati), perché con lamisura con cui misurato sarà misurato anche a voi in cambio”. Sorelle e fratelli, sono parole chiare,concrete, piene di amore. Il Signore ha fiducia in ognuno di noi, così ci affida la via del bene,dell’amore, della misericordia, del perdono, via che portano alla pace e all’amicizia tra noi e contutti. A noi viverle, per essere felici, per aiutarci in questo tempo difficile, per non lasciar solonessuno, per dare speranza e crescere come amici, sorelle e fratelli, segno di un mondo dove sipossa vivere insieme.

Impagliazzo: «Così possiamo costruire la Pace, ogni giorno…»

La pace è possibile e va perseguita da ognuno di noi attraverso tre percorsi concreti: 1) Partecipare ai problemi lontani, facendoci artigiani di pace. 2) Essere solidali, facendoci artigiani di solidarietà. 3) La preghiera e la sua forza storica. Così Marco Impagliazzo, docente di Storia contemporanea presso l’Università Roma Tre e presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha sintetizzato il suo appassionato e appassionante intervento sul tema “Immaginare la pace. Il Giubileo anno di speranza e riconciliazione” tenuto giovedì 20 febbraio nell’auditorium diocesano di Frosinone, davanti ad una platea numerosa e alla presenza del Prefetto, del Questore di Frosinone e dei sindaci di alcune città delle due diocesi, nell’ambito di una iniziativa organizzata dalle diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri, in quel percorso di approfondimento e formazione per il Giubileo 2025 fortemente voluta dal vescovo Ambrogio Spreafico. E proprio monsignor Spreafico, dopo la presentazione di Impagliazzo fatta da Luisa Alonzi che ha moderato l’incontro, ha introdotto l’Ospite, ricordandone l’impegno come intellettuale a tutto tondo, e dunque anche come uomo di pace, nell’operato internazionale della Comunità di Sant’Egidio, per un intervento al convegno «che ci aiuterà a capire, a comprendere, in questo tempo così difficile, come vivere e come farlo da cristiani». Impagliazzo ha iniziato quindi da una certezza, ovvero da quella «speranza che non delude» che Papa Francesco ha voluto “sigillare” nell’indizione del Giubileo «in questo tempo di inquietudine» per le tante guerre, per i problemi che ci assillano, come quello del riscaldamento globale e delle conseguenze sul clima (e qui Impagliazzo ha sottolineato l’impegno del vescovo Spreafico su questi temi), prima di ripercorrere rapidamente la storia dei 27 Giubilei ordinari, a partire da quel primo indetto nel 1300 dall’anagnino Bonifacio VIII, a ciò spinto dai fedeli dell’epoca che chiedevano «un moltiplicatore di gioia e speranza». E a distanza di secoli, il grido degli uomini di oggi è invece quello della pace «che si prepara solo con la pace, mentre l’atteggiamento della comunità internazionale o è quello dell’immobilismo o è quello delle armi», anche nel solco di quella “passività morale” di cui parla Thomas Merton e che Impagliazzo ha definito «un problema del nostro tempo, mentre occorre agire in modo concreto per dimostrare che non è vero l’assunto dell’ineluttabilità della guerra. Ma più  che di pacifisti, il mondo di oggi ha bisogno di pacificatori». Questo nostro tempo, invece, ha argomentato Impagliazzo, soffre di «deculturazione della fede», richiamando la denuncia fatta a suo tempo da Paolo VI di un mondo che soffre per mancanza di pensiero «e nell’immaginare la pace c’è questa mancanza. Oggi ci si chiude anche in una sorta di “provincialismo”, si confida in questo perché ci dà semplificazioni rassicuranti». Impagliazzo ha poi tracciato alcuni eventi epocali recenti che hanno mutato il corso della Storia, dall’11 settembre al crollo dell’Urss. E oggi? «C’è questa realtà minacciosa della guerra», rispetto alla quale la Comunità di Sant’Egidio ha operato, ad esempio, con i corridoi umanitari, «ma toccare la guerra – come Impagliazzo ha fatto sul campo in diverse parti del mondo – non è come guardarla in tv: è qualcosa di tremendo!». E da questo punto di vista anche la memoria è importante, da conservare e tramandare, anche perché stanno scomparendo gli ultimi testimoni della seconda guerra mondiale e della Shoah. «E ci si accorge del valore della pace solo quando questa manca». Un panorama non idilliaco, nel quale svetta comunque il faro della Chiesa “maestra di umanità” (Paolo VI) che ci vuole “fratelli tutti”, solco tracciato da Papa Francesco che lo ha detto e ripetuto chiaramente: la guerra è il fallimento dell’umanità. «I papi hanno portato avanti un ministero di pace», ha aggiunto Impagliazzo, «e tutti si sono fatti carico della profezia della pace». Una pace che sgorga copiosa anche dal dialogo «ma oggi siamo nel mondo dell’Io, che logora il Noi, anche nelle famiglie, nell’ambiente ecclesiale. Oggi c’è tanta solitudine, che poi porta all’aggressività», ha stigmatizzato Impagliazzo, ricordando che anche il fenomeno del nazionalismo è frutto di «un egoismo collettivo». L’IMPORTANZA DELLA CULTURA Avviandosi a concludere, il presidente della Comunità di Sant’Egidio ha quindi sottolineato l’importanza della Cultura, del leggere, dell’informarsi, un tema tanto caro anche al vescovo Spreafico che più volte lo ripete nei suoi interventi e che lo ha ripreso anche nei saluti finali. «L’ignoranza – ha detto Impagliazzo – favorisce la guerra. Occorre leggere, una cosa che ci salva anche dalle fake news. E serve viaggiare, incontrare gli altri, aprire il cuore e la mente. La pace ha bisogno di cultura!», ha ribadito Impagliazzo, prima di terminare con i tre punti di cui dicevamo all’inizio e che costituiscono una bussola «per superare l’Io e ricentrarci sul Noi, per ricucire i tessuti sociali anche nelle nostre città, nelle nostre famiglie, per preparare un mondo di pace. Forse è un sogno, ma è un orizzonte su cui lavorare, qualcosa che ognuno di noi può costruire ogni giorno». Igor Traboni