Mercoledì delle Ceneri: l’omelia del vescovo Ambrogio

6 Marzo 2025

Mercoledì delle Ceneri: l’omelia del vescovo Ambrogio

Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2025, Cattedrale di Anagni

Sorelle e fratelli,
l’inizio del tempo di Quaresima con il rito delle Ceneri ci sorprende sempre, perché sembra una
contraddizione in un mondo dove si ama la forza, dove si cercano uomini e donne forti che
rispondano alle incertezze e alle paure che rendono difficile la vita. Siamo nel tempo della forza,
che si impone, che ti abitua a pensare che la vita è vincere, sfruttare, sottomettere ed eliminare gli
altri. Non si tratta solo delle guerre, ma anche di un sentire comune e di un modo di vivere, che
rendono difficile una convivenza fraterna e amica. “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”
sono parole singolari, che sembrano un po’ fuori dal mondo. In realtà sono parole che ci aiutano a
capire chi siamo e a non averne paura. Siamo uomini e donne fragili, deboli. Basta poco per
renderci incerti, paurosi, preoccupati, ansiosi.
Per questo il Signore vorrebbe dirci: non avere paura della tua fragilità. La forza vera, quella che
fa vivere e crescere, che rende umani e felici, viene dal mio amore, dalla mia parola, dall’essere
fratelli e sorelle, amici. Solo l’amore sconfigge il male e vince persino il nemico. Le ceneri che
riceverai sul tuo capo ti ricordano chi sei e insieme la protezione di Dio sulla tua vita. Ma oggi ci
dice anche, come abbiamo ascoltato dal profeta Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore…
ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande
amore”. Il tempo che iniziamo è un invito alla fiducia e alla speranza. Possiamo trovare forza nella
debolezza nel Signore misericordioso e di grande amore. La sua Parola ci guiderà in questo tempo
tra le incertezze del tempo e la violenza del mondo per diventare donne e uomini che diffondono il
profumo dell’amore di Dio con mitezza e umiltà, prendendoci cura gli uni degli altri, soprattutto dei
poveri e delle persone più deboli di noi, come ad esempio gli anziani e i malati.
Vogliamo essere in questo tempo come quel popolo di cui parla il profeta: “Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti, esca lo sposo
dalla sua stanza e la sposa dal suo talamo”. Abbiamo bisogno di essere popolo, insieme, piccoli e
grandi, giovani e anziani, per custodirci nella nostra fragilità. Quanto conta per un uomo e una
donna sapere di non essere solo, di essere in un popolo, una comunità, avere qualcuno a cui puoi
rivolgerti, che ti può ascoltare e aiutare. In questo senso siamo protetti e abbiamo la nostra forza e la
saggezza che ci viene da Dio.
Per questo il Signore nel Vangelo ci offre le armi necessarie per vivere come suo popolo e
condividere la nostra vita senza isolarci e pensare di far da soli, come ci fa credere il mondo con
l’inganno delle sue parole e delle sue illusioni. Elemosina, preghiera e digiuno sono le armi che ci daranno forza e ci renderanno capaci di aiutarci e aiutare gli altri, persino al di là di coloro che
incontriamo ogni giorno. Infatti, l’elemosina ci apre alla condivisione e alla gratuità, la preghiera
travalica i confini e raggiunge tutti, soprattutto chi soffre per la guerra e l’ingiustizia, il digiuno ci
ricorda di saper rinunciare a qualcosa di nostro per far spazio al Signore e agli altri. Non siamo soli
in questo esercito disarmato di miti e di umili. Siamo nella Chiesa di Cristo, accompagnati dai
nostri fratelli e sorelle. Siate segno di unità della famiglia umana. Siate segno di amore e di
condivisione, germe di speranza per tutti senza mai escludere nessuno. Nella coscienza della
fragilità della condizione umana, ricordiamo oggi in particolare papa Francesco, perché sia
sostenuto dall’amore di Dio e possa tornare presto a guidarci con le sue parole di speranza e di pace.
Sorelle e fratelli, che in questo tempo possiamo essere anche noi un popolo grande, che sa
avvicinare tutti alla mensa della Parola di Dio e del Pane di vita eterna, piccoli e grandi. Abbiamo
bisogno di riscoprire nella liturgia della Domenica il valore e la forza di essere insieme, di gustare la
gioia e la bellezza di essere cristiani, amici, sorelle e fratelli.
Amen

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