Lo hanno preparato per un mese intero, pezzetto dopo pezzetto, con tutta la maestria che impone l’utilizzo di ingredienti particolari: farina, uova, zucchero a velo e con la magia dell’immancabile cioccolato. Ma soprattutto con il desiderio di donare il presepe di pasta frolla, così creato, ad un ospite particolare: il vescovo Ambrogio Spreafico che, come ogni anno, anche nelle scorse festività natalizie è andato a portare gli auguri a tutto il personale e ai detenuti della Casa circondariale di Frosinone. E proprio questi ultimi, che nel carcere di via Cerreto frequentano le classi dell’Alberghiero della sede distaccata dell’Istituto Buonarroti di Fiuggi, hanno preparato – seguiti nei minimi particolari dall’insegnante Maria Gabriella Venditti – il delizioso presepe di pasta frolla, opera di alta pasticceria che è stata particolarmente gradita da monsignor Spreafico.
Il presepe è stato poi esposto nel periodo delle festività natalizie – anche come una vera e propria opera d’arte – nella Cattedrale di Frosinone, per volere del parroco, don Paolo Cristiano, che ha accompagnato il vescovo durante la visita assieme al cappellano del carcere, ai volontari della Comunità di Sant’Egidio e della Pastorale carceraria e dagli Scout del Distretto Fse di Frosinone.
Sono ben 10 anni che l’Istituto Alberghiero di Fiuggi è presente con i suoi corsi tra “i ragazzi di via Cerreto”, come recita la targhetta apposta al presepe di pasta frolla donato al Vescovo, una esperienza che attualmente sta coinvolgendo una trentina di detenuti, suddivisi in tre classi che si alternano tra lezioni in aula e il laboratorio pratico. Al termine dei vari cicli di studi, gli ospiti della casa circondariale possono quindi sostenere un esame di qualifica, con una commissione ad hoc che si reca in carcere, oppure la maturità, sostenendo l’esame presso la sede di Fiuggi.
Questa esperienza, fortemente caldeggiata dalla dirigente professoressa Maria Rosaria Villani, in questo decennio ha aiutato decine di detenuti nel percorso di reinserimento sociale e lavorativo una volta scontato il debito con la giustizia. Ed ecco così alcune storie emblematiche, come quella del detenuto adulto (la maggior parte di questi studenti ha più di 50 anni e per il 50% si tratta dii stranieri) che, una volta uscito dal carcere, è stato assunto in una pizzeria di un paese del Lazio dal figlio, grazie alla qualifica da pizzaiolo conseguita proprio in via Cerreto.
Igor Traboni