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L’omelia di Pasqua del vescovo: “Pace a voi” sia la nostra vita

9 Aprile 2023

L’omelia di Pasqua del vescovo: “Pace a voi” sia la nostra vita

Cari fratelli e sorelle, è Pasqua. Cantiamo la gioia della resurrezione unendoci a tutte le nostre comunità in questa terra: il Signore è risorto, principio di una nuova vita, una nuova creazione. Infatti, è il “primo giorno”, il primo giorno di un nuovo mondo. Ed era ancora buio. È il buio della morte, quel buio che oscura la vita di tante donne e uomini, che copre le tante croci di dolore del mondo con l’indifferenza. È un grande e inaspettato annuncio in un mondo dove il torpore e la delusione sembrano smorzare ogni novità, ogni visione e ogni sogno per il futuro. Anche quelle donne, come del resto i discepoli, erano delusi dopo la morte di quel loro amico Gesù. Lo testimoniano quei due discepoli, che scendevano da Gerusalemme a Emmaus, che confidano a Gesù senza riconoscerlo: “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute… Alcune donne si sono recate al mattino alla tomba, e non avendo trovato il suo corpo sino venute e dirci di avere avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

Non basta vedere con i nostri occhi, pieni a volte di paura e delusioni. E’ necessario anzitutto andare, anzi correre; non si può aspettare, quando si riceve questa buona notizia. Non ci possono trattenere i dubbi, la fatica, la delusione. Quei discepoli come le donne non sembra avessero capito, ma si affrettarono verso quella tomba. Volevano bene a Gesù. Perciò andarono in fretta, come quando qualcuno sente qualcosa che riguarda un amico caro e che vuole costatare di persona ciò che si dice. Noi siamo qui per questo. Non per abitudine, ma perché vogliamo almeno vedere, per poi farci aiutare a credere e a capire. E questo lo fa la Parola di Dio, quella dell’angelo al sepolcro e quella che dovremmo leggere e meditare ogni giorno.

Cari fratelli e sorelle, l’apostolo Paolo ci ha parlato del lievito vecchio, che dobbiamo togliere dalla tavola del nostro cuore, per “essere pasta nuova, poiché siete azzimi”. Paolo si riferisce alla Pasqua ebraica, che le comunità ebraiche festeggiano proprio in questi giorni, dove si doveva ripulire la casa di tutto ciò che conteneva il lievito, per preparare gli azzimi che si dovevano mangiare durante i sette giorni della festa, come memoria della liberazione dall’Egitto, come leggiamo nel libro dell’Esodo: “Osserverete la festa degli Azzimi, perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d’Egitto” (Es 12,17). La Pasqua è davvero un vero nuovo inizio! Allora ognuno deve individuare dov’è nella sua vita il lievito vecchio, le proprie abitudini, le cose vecchie, il cuore impaurito, i pensieri e i sentimenti abituali, le divisioni, le inimicizie, il peccato che ci allontana dal Signore e tra noi. Riconosciamo che forse è la cosa più difficile, perché ognuno è attaccato a se stesso, pronto a difendere il proprio io, poco incline a farsi mettere in discussione persino dalla Parola di Dio, che a volte tiriamo dalla nostra parte invece di ascoltarla e accoglierla nel cuore, per paura di cambiare noi stessi. Quanto lievito vecchio ci priva della gioia di gustare l’amore di Dio, di farci abbracciare da lui, toccare dalla sua parola, e con lui toccare le ferite dei poveri e dei sofferenti. Il lievito vecchio ci rende più soli, e non ci permette di gustare la bellezza di essere un popolo di fratelli e sorelle che si vogliono bene e che hanno un cuor solo e un’anima sola in un mondo di grandi e piccoli conflitti e divisioni, di tanti io individuali o collettivi, che umiliano l’amore e la fraternità.

Paolo allora ci esorta: “Infatti Cristo nostra Pasqua si è immolato. Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio né con un lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità”. La Pasqua di Cristo sia davvero per ognuno un nuovo inizio, l’inizio di una nuova vita, un nuovo modo di essere e di vivere. Abbiamo tra le mani un tesoro che può trasformare il nostro cuore e il mondo intero. Accogliamolo, comunichiamolo come fecero le donne. Gesù ci attende in Galilea, cioè nel luogo dove aveva incontrato per la prima volta i discepoli che avevano cominciato a seguirlo. Sì, il Signore è risorto e ci affida il Vangelo della Pasqua come la buona notizia di amore e salvezza per questo tempo tanto segnato dalla violenza e dagli egoismi. Che questa Pasqua sia di bene e di pace per l’Ucraina e per i Paesi segnati dalla guerra, di vita e di amore per i poveri e i sofferenti. Una delle prime parole infatti del risorto quando apparve ai discepoli furono: “Pace a voi”. Siano anche le nostre parole e la nostra vita. Cristo è risorto. Veramente è risorto!

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