Pasqua 2025
Atti 10,34-43; Colossesi 3,1-4; Giovanni 20,1-9
Sorelle e fratelli,
Maria di Magdala voleva bene a Gesù Era stata perdonata e lo seguiva. La sua amicizia per Gesù
la porta per prima ad andare al sepolcro. Ma ecco, la pietra era stata tolta dal sepolcro e il copro del
Signore non c’era più. Corse da Pietro preoccupata e, insieme anche con l’altro discepolo Giovanni,
tornarono al sepolcro, ma tale fu la sorpresa e lo sgomento che non capirono che cosa fosse
accaduto. Solo l’altro discepolo, il più giovane, dice il Vangelo, “vide e credette”. Questa
annotazione del Vangelo ci dice che proprio quel giovane discepolo aveva visto in quei segni
lasciati nel sepolcro che Gesù era vivo, a differenza di Pietro più anziano e forse troppo sicuro di sé,
come appare altrove nei vangeli. Ciò non indica ovviamente una diminuzione del compito di
pastore che Gesù affiderà a Pietro, ma forse ci vuole dire che in un giovane c’è a volte più prontezza
nel capire e anche nel credere di quanto noi pensiamo abitualmente. Così inizia la fede nel Signore
risorto. Sì, tutti, cari amici, non solo chi viene da una lunga tradizione di fede, ma una donna
peccatrice e un giovane possono aiutarci a riscoprire la forza di vita che viene da quel sepolcro, a
capire di nuovo quanto il Signore risorto ci comunica nel tempo in cui siamo, rinnovando così noi
stessi.
Non sempre capiamo tutto. Oggi siamo qui per farci guidare dalla luce del risorto in un mondo
buio, dove sembrano vincere la paura, la stanchezza, l’ingiustizia, la violenza della guerra. Chi
toglierà via la pietra che nasconde la luce di quell’uomo, Figlio di Dio, che ha donato la vita per noi,
rifiutando l’uso della spada, pregando per l’unità e per la pace in un mondo che sembra amare
l’opposto? Quella pietra era pesante, come sono pesanti le pietre che nascondono il dolore e le ferite
di tanti uomini e donne, resi invisibili dal buio dell’indifferenza, da sguardi ormai distratti, che
passano davanti al dolore e alla morte come se fosse normale o non li riguardasse. Sì, il buio non fa
vedere nessuno, tanto meno il dolore altrui, ma solo se stessi. Quanta indifferenza!
Ma quella donna e quei discepoli non si persero d’animo. Corsero per cercare, vedere. E poi
qualcuno, un angelo, come racconta Matteo, un giovane, come dice l’evangelista Marco, due
uomini in vesti sfolgoranti, come troviamo in Luca, Gesù stesso, come preferisce raccontare
Giovanni, ci parleranno, ci aiuteranno a capire. Siamo qui per questo. Sì, Gesù nostro Signore è
risorto, è l’inizio di un tempo nuovo, in cui la morte non sarà la fine definitiva della vita, perché Dio
ha fatto risorgere Gesù da morte. Ma noi dobbiamo correre. Certo non tanto con le gambe, perché
qualcuno non ce la farebbe, ma con il cuore. Dobbiamo correre da Gesù, fermarci davanti al dolore di quel sepolcro, e poi ascoltare la parola di Dio, che ci parli del risorto, della nuova vita che inizia
con lui già durante la nostra vita terrena e poi dopo la morte.
Allora oggi ci viene chiesto di scegliere come vivere, oppure vogliamo continuare tutto come
prima, o magari come altre Pasque in cui non è cambiato niente o solo poco? L’apostolo Paolo ci
viene in aiuto. “”Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra
di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”. Sorelle e fratelli, abbiamo
spesso lo sguardo basso, il pensiero rivolto a noi stessi, al nostro interesse, a quanto possiamo fare
ogni giorno. Certo, questo è comprensibile, direi normale. Anche guardare a se stessi serve per
vivere soprattutto in un tempo difficile come questo. Ma non basta per realizzarci, soprattutto non
basta per essere felici, per vivere bene. Si cammina a testa bassa, magari china sul cellulare, così
non si vede nessuno e tutto ci passa accanto senza che ce ne accorgiamo. Gli altri, soprattutto i
poveri, diventano inesistenti; a volte il mondo li considera inutili! Con la testa gli altri diventano
persino un fastidio, perché il tuo sguardo rivolto sempre in basso li rende tali. Ma gli altri esistono,
non sono comparse occasionali. Il dolore esiste, la guerra esiste. E, se vuoi vivere bene, devi
guardare oltre il basso, al di là dello sguardo sempre chino su di te! Alziamo allora lo sguardo
anzitutto verso il Signore, verso la sua parola di vita. Cerchiamo le cose che vengono da lui, che
vuole solo il nostro bene, la nostra felicità. Le cose di lassù non sono cose strane o superflue; sono
la vita. Le possiamo cercare e trovare a partire da qui, dalle nostre comunità, dalla Parola di Dio e
dall’Eucaristia; le troviamo nella preghiera, nella cura e nell’amore per gli altri, nell’amore
reciproco e nella condivisione della nostra vita. Così potremo fare di Pasqua davvero l’inizio di un
tempo nuovo. Comunichiamo agli altri, con gioia e semplicità, con le parole e l’esempio, questo
sguardo che vede oltre se stessi, questo tesoro di vita perché tutti vedano attraverso di noi lo
sguardo e l’amore di Gesù risorto, che ci tende la mano per camminare con noi. E preghiamo perché
il saluto che il Signore risorto rivolse ai discepoli “pace a voi” sia per tutti, soprattutto per i paesi in
guerra, l’inizio di un tempo di pace.