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Apertura del Giubileo in diocesi: l’omelia del vescovo Ambrogio

29 Dicembre 2024

Apertura del Giubileo in diocesi: l’omelia del vescovo Ambrogio

Sorelle e fratelli,
siamo saliti verso la cattedrale come pellegrini, come gli uomini e le donne che salivano al tempio di Gerusalemme per incontrarsi con il Signore. Il Vangelo ci racconta che i genitori di Gesù usavano anche loro salire a Gerusalemme per la Pasqua. Salire verso il Signore, uscendo da se stessi. Salire insieme, come popolo, comunità. Ecco il primo grande dono del Giubileo: riscoprire e gustare la gioia di uscire da se stessi per essere insieme in un mondo diviso, dove la solitudine frantuma le relazioni. Insieme rinnoviamo la nostra fede nella forza di amore del nostro Dio, ci
facciamo guidare da Gesù che nel Natale ci ha dato la speranza di un nuovo inizio.

Pellegrini di speranza è ciò che deve caratterizzare questo anno che iniziamo con gioia.
Giunti davanti al Signore riconosciamo le nostre fragilità e il nostro peccato. Infatti, il giubileo è il
grande tempo del perdono di Dio e della remissione dei debiti: ognuno secondo la Bibbia tornava in
possesso di ciò che aveva perduto. Questo è anche il significato più vero dell’indulgenza plenaria.
Di solito ci riteniamo creditori nei confronti degli altri. Crediamo che c’è sempre qualcuno che ci
deve qualcosa: attenzione, considerazione, affetto, e molto altro. Oggi scopriamo un’altra parte di
noi stessi: essere in debito con Dio, ma anche con gli altri. Riflettiamo allora: cosa avremmo potuto
fare per qualcuno e non lo abbiamo fatto? Oggi il Signore ci ricorda il debito verso di lui non per
farci sentire in colpa, ma perché possiamo gioire del suo perdono e così pentirci di tutto quello che
non abbiamo fatto o abbiamo fatto di male, per rendere più bella la nostra vita, essere capaci come
lui di voler bene, perdonare, restituire il bene ricevuto, amare con gratuità senza sempre aspettarci
qualcosa in cambio. Ecco la vera libertà: il perdono ci rende liberi di amare e il pentimento crea la
coscienza di essere tutti in debito con qualcuno, perché ci aiuta a riconoscere il male fatto e il bene
non fatto. La grazia del Giubileo è perciò libertà e felicità. La porta che entrando abbiamo
attraversato è la porta del perdono e della speranza.
Il Signore ci attende. Gesù, come nel tempio con i saggi di Israele, vuole dialogare con noi. Ci
ascolta e parla. Egli mostra la sua saggezza non per sottometterci al suo volere, come i tiranni di
questo mondo, ma per aiutarci a vivere felici, perché chi lo accoglie, lo ascolta, accetta di farsi
aiutare dalla sua parola, può crescere come lui in sapienza, età e grazia. Gesù stesso risponde a
Maria e Giuseppe che deve occuparsi delle cose del Padre suo. Ecco l’impegno di questo anno di
grazia: fare spazio nel cuore a Dio nostro Padre, per essere come la famiglia di Nazareth. Ma non
siamo soli. Gesù cammina con noi, prega con noi, è in mezzo a noi, alle nostre comunità. Forse
come Maria e Giuseppe anche noi a volte lo perdiamo perché presi da noi stessi, dalla fretta delle
nostre faccende. Cerchiamolo e si farà trovare, perché è sempre lì, alla porta del nostro cuore. La
preghiera personale e comune, la lettura della Bibbia, la Santa Messa della domenica, gli incontri
nelle nostre comunità e associazioni, la condivisione della nostra vita con tutti, soprattutto con i deboli e i poveri, saranno il luogo dove possiamo sempre trovarlo. Non avere paura, non pensare
che non puoi fare nulla per cambiare il volto violento del mondo, in cui sembrano vincere l’odio e
la forza che sottomette e distrugge. E’ il giubileo della speranza. C’è speranza, perché il Signore
vuole sperare con te in un tempo di pace e fraternità, di amicizia e solidarietà.
Papa Bonifacio VIII, cittadino di questa nostra bella città, diede inizio il 22 febbraio 1300 al
primo Giubileo cristiano perché un concorso di popolo lo chiedeva, chiedeva l’indulgenza plenaria,
chiedeva perdono per i peccati, sentiva il bisogno della misericordia di Dio in un secolo difficile. Sì,
sorelle e fratelli, abbiamo bisogno anche noi di quella misericordia e di quell’amore paziente del
Signore che può cambiare la vita, cominciando dal cambiamento di noi stessi. Questo è il tempo del
perdono, del pentimento, della speranza che non delude. Così ha detto papa Francesco all’apertura
del Giubileo nella Basilica di San Pietro: “Sorelle, fratelli, questo è il Giubileo, questo è il tempo
della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al
rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi
davvero un tempo giubilare… A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata
perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il
cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella
sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei
poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza”.
Sorelle e fratelli, facciamo nostra le parole di Francesco e la gioia di questo momento insieme,
perché il Giubileo liberi le energie di bene che sono in noi e in tutti, perché ogni giorno il male sia
vinto dal bene, l’odio dal perdono, l’inimicizia dall’amore, l’esclusione dalla condivisione.

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