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Gli esercizi di giovani e adulti Ac all’insegna del “cosa vuoi che io faccia?”

26 Marzo 2024

Gli esercizi di giovani e adulti Ac all’insegna del “cosa vuoi che io faccia?”

Si sono svolti a Fara in Sabina, in provincia di Rieti, presso il Monastero delle suore Clarisse Eremite, nei giorni dal 15 al 17 marzo scorsi, gli esercizi spirituali per giovani e adulti promossi dall’Azione Cattolica diocesana a cui ha partecipato un gruppo di 26 persone, guidato da don Bruno Durante. Un viaggio dell’anima all’interno di un’antica fortezza medievale (“Dio è per noi rifugio e fortezza”, Sal 45), complessa al suo interno, ma splendida all’esterno e proiettata verso paesaggi di pace oltre le sue mura che ha contribuito a creare una benefica risonanza tra l’anima del luogo e quella dei partecipanti alla presenza del Signore. Una trasposizione dell’anima e della sua complessità interiore, attraverso la quale don Bruno ci ha accompagnati con la Parola di Dio nel silenzio e nella preghiera, in un percorso necessario per fare il punto sulla nostra vita, per interrogarsi e lasciarsi interrogare dalla domanda: “Cosa vuoi che io faccia?”. Una riscoperta del silenzio che ci ha costretti a lasciare spazio a Dio. Le sette meditazioni (Babele e Pentecoste: il disegno; La chiamata di Abramo; Péirasmos – la prova – ; Le seduzioni del maligno; La condizione dell’uomo: la salvezza; Cana: la festa di Gesù, le feste degli uomini; Gerusalemme mia città -Apocalisse-), sono state intervallate dalla celebrazione della Messa, dalla preghiera delle Ore (Lodi mattutine, Vespri e Compieta) e dall’Adorazione Eucaristica.

Nella chiesa dedicata a Santa Maria della Provvidenza sono risuonati i canti quaresimali e un raggio di luce coloratissima ci ha fatto visita nell’ultima celebrazione domenicale.

Come si è potuto condividere nella Collatio finale, molto sentite sono state, tra le altre, la meditazione sulle nozze di Cana (Gv 2,1-11) e sulla condizione dell’uomo, la salvezza (Mc 1, 40- 45). Nella prima, la mediazione di Maria verso Gesù e i servitori che compiono al meglio delle loro possibilità gesti apparentemente inutili (riempire di acqua le anfore fino all’orlo perché “Qualsiasi cosa vi dirà, voi fatela”): ci siamo riconosciuti in quei servitori nelle innumerevoli volte in cui compiamo gesti apparentemente inutili nella nostra vita personale, associativa e di comunità, gesti che scopriamo di dover continuare a fare al meglio perché si compia in noi e in mezzo a noi la volontà di Dio. Nella seconda, la guarigione di un lebbroso (Mc 1, 40-45): Dio ha bisogno della croce per entrare nella vita dell’uomo attraverso la sofferenza, la malattia, penetra e dilata il cuore dell’uomo, la croce è una “collocazione provvisoria” a cui segue la Pasqua di Resurrezione che è “passaggio”.

Il ritorno a valle da questa bella altura ha segnato per alcuni una sosta nella vicina Abbazia di Farfa, per poi riprendere il cammino verso il ritorno a casa dove continuare con il nostro impegno e la grazie di Dio a raccogliere i frutti di questa esperienza spirituale. Chiudiamo riportando un pensiero tratto da Jean Claude Dhôtel e da “La spiritualità ignaziana” e che sembra fare eco per ciascuno di noi alla domanda iniziale “cosa vuoi che io faccia?”: «Infine, l’uomo è in grado di entrare e di progredire in un giusto rapporto con se stesso. Peccatore e salvato, egli accetta consapevolmente il suo passato – pur pesante che sia – per iniziare il suo futuro. Egli sa che è proprio della sua natura fabbricare immagini e costruire progetti, ma imparerà a mettere una distanza tra il suo desiderio di Dio e i suoi progetti umani, di modo che, se essi crollano, egli ritorni al suo desiderio, se riescono, egli non ne faccia degli idoli. Nato a se stesso dallo Spirito, egli è liberato dal fascino delle immagini. Tanto, egli ha ormai un’altra Immagine da guardare. Che si lasci educare!».

di Luca Ciocci

Consigliere settore Adulti Ac

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