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Nel 2002 le Nazioni Unite hanno proclamato la “Giornata internazionale della montagna” e da allora ogni 11 dicembre la si festeggia, anche come preziosa occasione per riflettere sulla responsabilità che hanno gli uomini per tutelarla. La montagna regala esperienze uniche ed irrepetibili, si impara che ogni salita, semplice o complicata che sia, ha dentro di sé delle emozioni. La persona riscopre sé stessa anche nella forma più estrema; riscopre quella solitudine che aiuta a fortificare l’anima ed è un modo per guardarsi dentro.
La montagna ci trasforma, ci aiuta a vivere e ad essere migliori ed è per questo che ha tutta questa magnificenza e contiene così tanti valori. Nella sua nudità ogni montagna ha tanto da dire…: insomma, è il luogo dove l’uomo si ritrova davanti al Signore. Salire in cima diventa allora la metafora dell’ascesi interiore che ognuno è chiamato a compiere. Raggiungere una vetta dopo grande fatica è un’esperienza liberante; ammirare il panorama dall’alto aiuta anche ad apprezzare la quotidianità e ad ammirare quella bellezza che tante volte dal basso non è nemmeno intuibile.
Nel nostro territorio ci sono montagne che si ergono, maestose come la Monna, la Rotonaria, il Viglio, il Cotento e tante altre che, come grandi fari, ci ricordano che, pur essendo mute, ci parlano continuamente. E torna in mente quanto disse San Giovanni Paolo II: la montagna è “la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti”. E non a caso il santo pontefice polacco più volte amò ritirarsi sulle nostre montagne, da quelle del santuario della Santissima Trinità a quelle attorno a Piglio.
Emanuela Sabellico