Prete da sessant’anni «e se tornassi indietro, sempre prete mi farei, perché sono stato e sono felice di esserlo! Guardi che a casa mia stavamo bene, mio padre era commerciante, giravano anche un po’ di soldini, ma io decisi di diventare prete e non me ne sono mai pentito, anzi…!».
E’ un fiume in piena di simpatia e vitalità don Agostino Santucci, 86 anni appena compiuti, che giovedì 28 giugno ricorderà quello stesso giorno del 1963 quando venne ordinato sacerdote. E lo farà a Sgurgola, il paese che oramai è il suo, dove è stato parroco dal 1970 e fino a 10 anni fa, con una cerimonia che vedrà la presenza del vescovo Ambrogio Spreafico a presiedere la Messa di ringraziamento nella chiesa di Santa Maria Assunta, alle 18.
«Sono nato a Carpineto Romano il 28 giugno 1937 – racconta don Agostino – e sono entrato in seminario subito dopo le scuole elementari, prima al seminario minore e poi al Leoniano, sempre ad Anagni. Dopo l’ordinazione ho insegnato, grazie al vescovo di allora monsignor Compagnoni che mi fece laureare anche in Lettere, sono stato condirettore del seminario e preside della scuola cattolica. Ho insegnato fino a 80 anni e sarei anche andato avanti, ma non mi sembrava opportuno, anche se ancora adesso sento molti studenti, mi cercano in tanti».
Per tanto tempo la vita di questi prete si è svolta così: La mattina a scuola e il pomeriggio a Sgurgola, parroco del paese alle falde dei monti Lepini: «All’inizio qualcuno mi disse: non ci andare, è un paese con tanti problemi… Ma io andai, sempre per obbedienza, e mi sono sempre trovato benissimo, perché la gente di Sgurgola è buona. Mi vogliono tanto bene».
Ora la parrocchia, come quella del vicino paese di Gorga, è affidata a padre Efrain Mora Garcia e a padre Alberto Leal Celis, dei missionari eudisti, ma don Agostino è rimasto in paese. «Non mi sono mai mosso da qui. Certo, il paese è cambiato come tutti gli altri paesi, ma qui si è cercato sempre di mantenere tutto il buono, anche in parrocchia. L’Azione Cattolica è sempre stata molto fiorente e questo mi rende contento. Io ho sempre aperto le porte a tutti, se qualche gruppo o associazione me lo chiedeva, mettevo tutto a disposizione se era per il bene della Chiesa, convinto che poi ci pensa lo Spirito Santo, ma solo l’Azione Cattolica ha attecchito per bene. I giovani di Sgurgola? Sono dei bravi ragazzi. Certo, la pratica religiosa ora è relativa e questo è un segno dei tempi. Però io trovo che sono tutti bravi ragazzi, sempre pronti a sacrificarsi, a collaborare. Anche le famiglie per forza di cose sono cambiate e qui a Sgurgola, soprattutto negli anni passati, sono arrivate tante famiglie straniere. Molti di loro non sapevano neppure l’italiano e allora mi sono detto: come prete, come parroco, devo fare qualcosa anche per loro, siamo tutti figli di Dio. E così, ad esempio, abbiamo iniziato a far celebrare una Messa in inglese tutte le domeniche, a mezzogiorno, anche adesso. Di solito viene qualche prete straniero, di quelli che stanno completando gli studi a Roma e che nel fine settimana sono liberi».
Insomma, i tempi sono cambiati, decisamente, ma don Agostino guarda avanti, con l’esperienza dei suoi 60 anni da sacerdote: «Ai miei tempi i seminari erano pieni, ma anche perché molti genitori mandavano lì i figli per studiare. Oggi c’è crisi di vocazioni? Non la metterei in questi termini. Direi piuttosto che c’è crisi di numeri, perché i figli sono molti di meno e non possiamo pretendere la stessa risposta numerica del passato, Ma, fatte le proporzioni, è un po’ come allora. Solo che adesso la qualità è migliore, i sacerdoti oggi sono molto più preparati di noi. Ma io, se tornassi indietro, sempre prete mi farei!».
di Igor Traboni