Erano davvero tanti i giovani che si sono ritrovati giovedì sera ad Alatri per partecipare alla veglia di preghiera per Thomas e le altre vittime delle violenze, voluta dalle parrocchie cittadine e tenutasi proprio al “Girone”, laddove il diciannovenne è stato ucciso da mani rimaste ancora ignote. Guidata dal vescovo Ambrogio Spreafico, la veglia è iniziata con un primo momento di silenzio e quindi con l’accensione dei lumini che hanno illuminato quel luogo reso buio dalla violenza umana. Il silenzio, che in questi casi si definisce “irreale”, è stato invece reale e “assordante”, con i ragazzi assorti nella preghiera e nella riflessione, ascoltando il Vangelo delle beatitudini e poi le preghiere lette da alcuni coetanei, alla presenza dei parroci di Alatri e di altri sacerdoti della diocesi, del papà e di altri familiari di Thomas, del sindaco Cianfrocca. E il silenzio si è fatto ancora più carico di partecipazione nell’ascoltare la riflessione del vescovo Spreafico: «Quando si è insieme si accetta di incontrarci e si diventa amici – ha esordito il presule – E l’amicizia è un grande dono nella vita; talvolta noi la togliamo agli altri, qualche volta la regaliamo, ma è sempre meglio non toglierla l’amicizia perché toglie un pezzo della vita a un uomo, a una donna, a un giovane, a un vecchio che hanno bisogno di te, perché noi abbiamo bisogno degli altri. E lo stiamo forse scoprendo, in maniera così inaspettata, proprio davanti alla morte violenta del nostro caro amico Thomas, lo stiamo scoprendo come lo scoprirono Maria e Giovanni, sotto la croce, perché davanti al dolore si possono fare tante scelte». E qui Spreafico ha richiamato il passaggio del Vangelo «di quei due appesi alla croce come Gesù: uno lo malediceva, e questo è comprensibile quando uno soffre, mentre l’altro pronuncia parole quasi strane, una preghiera: Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. E’ una preghiera di speranza, perché quell’uomo nella sofferenza e davanti a un sofferente come lui e con la morte che sarebbe arrivata poco dopo, spera nella vita, ci crede, sa che la sua vita non finirà del tutto con la morte; sono parole di speranza che fanno guardare al futuro».
Come già in occasione del funerale di Thomas, il vescovo ha quindi invitato i giovani a non rassegnarsi, a non rimanere indifferenti: «Non possiamo dire: tanto il mondo è così, io che c’entro? No, noi ci entriamo perché davanti alla violenza che si abbattuta sul vostro e nostro caro amico non possiamo rimanere indifferenti, e siamo qui perché abbiamo scelto di non esserlo. E allora vorrei che il nostro essere qui ci aiutasse a riscoprire che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Papa Francesco dice spesso che non ci si salva da soli, è questo è vero perché abbiamo bisogno di aiutarci, di darci speranza, di guardare al futuro insieme, di costruirlo, perché il futuro non si costruisce da solo e non lo costruiscono neanche solo i grandi della terra, ma si costruisce insieme, e voi ne siete responsabili quanto noi», ha rimarcato Spreafico sempre rivolto ai giovai presenti e ai tanti collegati sul sito internet e sui social della diocesi. «E’ bello essere insieme – ha ripreso il vescovo – ma oggi tante svolte si scappa dagli altri, scegliamo la solitudine, magari di essere connessi a distanza, ma oggi siamo connessi nella vita e dobbiamo rispondere alla violenza con l’amicizia, guardando sempre nel cuore dell’altro. E allora vorrei che questo fosse un momento che continua: mi piacerebbe rivederci un’altra volta per parlare, ascoltarci, per dirci anche quanto è difficile talvolta costruire con gli altri un futuro di pace in un mondo guerrafondaio come il nostro. Grazie perché la vostra presenza è un dono per questa città, per questa terra, per il mondo intero, perché avete scelto di dire no alla violenza e davanti a Thomas e di promettere in tanti: noi vogliamo costruire un mondo pacifico, eliminando tutto quello che ci separa, dandoci la mano, abbracciandoci l’un altro. E la preghiera che quell’uomo crocifisso fece è anche la nostra la preghiera, che dà speranza, fa guardare all’altro. Possiamo rendere il mondo pacifico con il nostro impegno, la nostra vita le nostre parole».
Igor Traboni