Fervono i preparativi per “Il Corpo e l’Idea”, mostra sulla “Testa anatomica” di Filippo Balbi, il quadro più famoso dell’artista del XIX secolo, il “pictor egregius” di cui parlano con ammirazione le cronache del tempo, che visse e operò per un lungo tratto della sua vita – dopo gli anni napoletani e romani – tra la Certosa di Trisulti e la vicina Alatri. E proprio Trisulti ospiterà la mostra ad ingresso gratuito, dal 5 agosto al 29 ottobre prossimi, organizzata dall’Associazione Gottifredo, con una serie di patrocini uno più importante dell’altro, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università La Sapienza di Roma, in sinergia con il Museo di Storia della Medicina di Roma, depositario del dipinto dal 1950, e in accordo con la Direzione regionale dei Musei del Lazio.
La mostra è curata da Mario Ritarossi, pittore e storico dell’arte, autore di alcune sensazionali scoperte anche in ordine al Balbi, docente di materie pittoriche presso il Liceo artistico Bragaglia di Frosinone, e si pregia di un ristretto comitato scientifico di cui fanno parte Maria Conforti, direttrice del Museo di storia della medicina, Alessandro Aruta, curatore dello stesso museo, e Marco Bussagli, storico dell’arte, docente di anatomia artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e collaboratore di Avvenire.
La mostra ha avuto un suo fondamentale prologo con il restauro del quadro, commissionato dalla Gottifredo alla cooperativa Koinè nell’ambito del progetto Coworking, sostenuto dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. Il restauro ha restituito al quadro i colori originali e i particolari deteriorati dal tempo ed è stato eseguito da Natalia Gurgone. Tra le novità, infine, la traduzione tattile del dipinto per i non vedenti e ipovedenti, realizzata con un percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento degli Istituti Bragaglia di Frosinone e Comprensivo di Alatri, una ricostruzione in realtà virtuale effettuata dai giovani artisti del Gruppo Keiron e un audiovideo della classe di tecnologie multimediali del Conservatorio musicale di Frosinone. Giovani anche gli architetti del gruppo Trinomio che hanno progettato il suggestivo allestimento della mostra. Il percorso sonoro è opera originale, composta per la mostra dal Maestro Luca Salvadori, docente di composizione al Conservatorio frusinate.
Ma dietro, e soprattutto dentro, questa mostra ci sono tante altre competenze e professioni che si possono già scoprire sul sito della mostra e social della Gottifredo, grazie al lavoro – di interviste e non solo – di Tarcisio Tarquini, presidente del sodalizio e uomo di cultura e comunicazione a tutto tondo, e non solo in quanto giornalista professionista. Veniamo così a conoscenza dell’operato di alcuni dei professionisti già citati, ma anche, ad esempio, delle creazioni multimediali di Valerio Murat o delle performance poetiche di Giovanni Fontana; o ancora di come questo dipinto appartenne inizialmente al tenore Evan Gorga, ciociaro di Broccostella, iniziatore di quel museo degli strumenti musicali oggi aperto a Roma e fine collezionista nelle cui raccolte finì per l’appunto anche la “Testa” del Balbi.
Tornando al luogo scelto, ovvero a quella Certosa a due passi dal borgo di Collepardo e «luogo di straordinaria spiritualità», secondo il commento del vescovo Ambrogio Spreafico, con la diocesi di Anagni-Alatri che ha deciso di sostenere la “fattibilità” della mostra perché, ha aggiunto il presule, «apprezzo i principi ispiratori della mostra stessa e le forti connessioni con le tematiche dell’accessibilità e dell’inclusività. La mostra peraltro indaga anche i contenuti spirituali della ricerca artistica di Balbi. Questa esperienza, inoltre, generando una rinnovata attenzione alla produzione artistica di Balbi, potrà auspicabilmente ispirare un autentico itinerario “balbiano”, da Collepardo ad Alatri e Guarcino, tra le sue opere conservate nelle chiese della diocesi».
Igor Traboni